PROCESSO A CARICO DI CITTA’ MIGRANTE

Martedì 27 ottobre alle ore 11.30 avrà luogo la terza udienza del processo a carico di un’attivista dell’associazione Città Migrante per aver denunciato lo sfruttamento della manodopera irregolare.

Invitiamo tutti alla conferenza stampa martedì 27 ottobre in tribunale alle ore 11.30 presso il giudice di pace.

17 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE ANTIRAZZISTA A ROMA

Manifestazione Nazionale Antirazzista

manifestazione antirazzista Roma

ROMA 17 OTTOBRE 2009
Piazza della Repubblica, ore 14.30

PARTENZA DA REGGIO EMILIA ORE 7 PARCHEGGIO FORO BOARIO

PRENOTAZIONE PULLMAN: 338/2607783

Il 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in
piazza a Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il
24 agosto dello stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta,
era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo.
A 20 anni di distanza, il razzismo non è stato sconfitto, continua a
provocare vittime e viene alimentato dalle politiche del governo
Berlusconi. Il pacchetto sicurezza approvato dalla maggioranza di
centro destra risponde ad un intento persecutorio, introducendo il
reato di “immigrazione clandestina” e un complesso di norme che
peggiorano le condizioni di vita dei migranti, ne ledono la dignità
umana e i diritti fondamentali.
Questa drammatica situazione sta pericolosamente incoraggiando e
legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti di ogni
diversità.
Intanto, nel canale di Sicilia, ormai diventato un vero e proprio
cimitero marino, continuano a morire centinaia di esseri umani che
cercano di raggiungere le nostre coste.
E’ il momento di reagire e costruire insieme una grande risposta di
lotta e solidarietà per difendere i diritti di tutte e tutti rifiutando
ogni forma di discriminazione e per fermare il dilagare del razzismo.
Pertanto facciamo appello a tutte le associazioni laiche e religiose,
alle organizzazioni sindacali, sociali e politiche, a tutti i movimenti
a ogni persona a scendere in piazza il 17 ottobre per dare vita ad una
grande manifestazione popolare in grado di dare voce e visibilità ai
migranti e all’Italia che non accetta il razzismo sulla base di queste
parole d’ordine׃

• No al razzismo
• Regolarizzazione generalizzata per tutti
• Abrogazione del pacchetto sicurezza
• Accoglienza e diritti per tutti
• No ai respingimenti e agli accordi bilaterali che li prevedono
• Rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
• Diritto di asilo per rifugiati e profughi
• Chiusura definitiva dei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE)
• No alla contrapposizione fra italiani e stranieri nell’accesso ai diritti
• Diritto al lavoro, alla salute, alla casa e all’istruzione per tutte e tutti
• Mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro
• Contro ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone gay, lesbiche, transgender.
• A fianco di tutti i lavoratori e le lavoratrici in lotta per la difesa del posto di lavoro

Comitato 17 ottobre

Per adesioni: comitatoroma17ottobre@gmail.com

http://www.17ottobreantirazzista.org/

MANIFESTAZIONE CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA SABATO 11 LUGLIO ORE 18.00

 

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L’ASS. CITA’ MIGRANTE PARTECIPA ALLA MANIFESTAZIONE
INDETTA DALL’ASSEMBLEA IO NON HO PAURA

LA LIBERTA’ FINISCE QUANDO INIZIA LA
PAURA 

Il movimento IO NON HO PAURA,
promotore della campagna che dallo scorso 18 aprile si batte contro l’ordinanza
limitativa del diritto di manifestazione nel centro storico di Reggio Emilia,
ritiene doveroso e importante riconfermare la manifestazione cittadina dell’11
luglio. Pensiamo che l’ ulteriore proroga della sospensione dell’ordinanza dal
30 giugno al 30 settembre non sia motivo sufficiente per mandare l’iniziativa
politica in vacanza. E’ chiaro che se sindaco, prefetto e questore hanno scelto
di rimandare la scelta all’autunno,  sia
frutto delle pressioni dei movimenti e della campagna Io Non Ho Paura lanciata
da diverse soggettività organizzate del territorio. Rimandata l’ordinanza a
settembre  verrebbe da dire, anzi più
precisamente al 3 ottobre, il primo sabato utile dopo la tregua. Giorno in cui
non avremo paura di infrangere il divieto e dimostrare tutta la debolezza di
misure che di sicurezza ne creano ben poca.

Vogliamo manifestare ancora una volta la netta
contrarietà al pacchetto sicurezza Maroni ed al clima politico che fin nella
nostra città provoca l’adozione di stupide ed ingiuste ordinanze liberticide
per tutti e tutte. A Reggio Emilia, dopo le ordinanze anti-immigrazione, le
retate ai campetti sportivi e ai luoghi di ritrovo abituali dei cittadini
migranti, l’ordinanza che impone la chiusura dei kebab dalle 22, i provvedimenti
contro l’alcol e l’aggregazione nel centro storico, il Prefetto, di concerto
con il sindaco Delrio, ha alzato il tiro, facendo propria una direttiva del
ministro dell’interno Maroni, vietando le principali vie e piazze del centro
storico alle manifestazioni politiche per tutto il weekend. Stessa linea che il
rieletto Delrio “sceriffo a norma di legge” accentua, dichiarando che il suo
nuovo mandato calcherà in maniera decisa il leit motive securitario. Tendenza
inaugurata con la nuova ordinanza contro ambulanti abusivi e mendicanti.
Arrendetevi illusi: legge contro i poveri non contro la mafia, norme contro chi
sopravvive non contro chi specula, agevolazioni per le boutique e ordinanze
contro chi vuole vivere il centro storico come bene comune gratuito…

D’altronde il teatrino politico-economico visto
con l’assemblea generale di Confindustria dello scorso 22 giugno al teatro
Valli rende bene l’idea di quale sicurezza si parli: soldi pubblici a banche e
industriali e briciole per gli espulsi dal mercato del lavoro. Una sala gremita
di grandi e medi imprenditori locali, alla presenza della presidente
Marcegaglia, del segretario Cisl Bonanni e di quasi tutto il mondo politico
reggiano, ha richiesto a gran voce l’impegno della politica per rilanciare
l’economia in crisi. E, ovviamente, la politica risponde in modo affermativo,
chinando la testa agli industriali, promettendo mari e monti e facendo ben
capire a chi andrà l’occhio di riguardo per i prossimi cinque anni di
amministrazione locale. In questo senso possiamo scorgere una nuova funzione
prospettica del divieto a manifestare: se la crisi accentuerà ancora i disagi
(soprattutto nei portafogli) delle persone, esse tenderanno a ribellarsi, per
cui serve necessariamente un argine contro eventuali insorgenze. La piazza in
questo momento è territorio pericoloso, è zona rossa.

Ritenendo la grave situazione economica-sociale-
politica reggiana figlia di meccanismi globali che travalicano i confini
provinciali, vogliamo dare alla mobilitazione dell’11 luglio ampio respiro
guardando a quello che in quella settimana succederà nel travagliato territorio
della città dell’Aquila. Contestiamo la scelta ignobile di questo governo di
voler svolgere in quel territorio il G8, ovvero il vertice dei governi che
questa crisi hanno generato. Aderiamo all’appello dell’assemblea riunita
all’Aquila il 21 giugno per una mobilitazione contro il G8 diffusa nelle varie
città italiane. Appoggiamo chi, nei territori colpiti dal sisma, si vive oggi
la lotta contro la crisi come il sacrosanto diritto di auto-organizzarsi nei
campi e decidere come, dove, quando ricostruire la propria città.

                               Assemblea IO NON HO PAURA Reggio Emilia                                             http://iononhopaurareggioemilia.blogspot.com/     

 

MANIFESTAZIONE 1 MAGGIO 2009

Se non tu chi? Se non oggi quando? Domani sarà troppo tardi

Le
valutazioni di Olesea Cozirev (Ass. Città Migrante) alla fine del
corteo e il contributo dell’esperienza migratoria di Abdelghani
Benaissa (Ass. Città Migrante)

Tratto dal sito del Meltingpot  

logo 1 maggio 
 
 
 

Olesea Cozirev                                                                                  

Siamo molto contenti di come sia andata questa giornata di
mobilitazione. È stata la dimostrazione di una nostra forza come
migranti, perché quando un migrante esce in piazza significa qualcosa
di importante. La manifestazione di oggi è stata organizzata non solo
perché il primo maggio è diventata anche la nostra festa, questo è il
nostro terzo corteo che organizziamo il primo maggio, ma soprattutto
siamo scesi in strada per dire che non siamo responsabili di questa
crisi e il pacchetto sicurezza non lo vogliamo.
È stata una manifestazione diversa da quella dello scorso anno. Nel
2008 è stato il primo maggio migrante ed al corteo hanno partecipato in
maggior parte persone di origine straniera, quest’anno invece il
risultato è stato quello per cui abbiamo lavorato e costruito per la
preparazione del corteo, un primo maggio meticcio, che ha portato in
piazza non soltanto migranti ma anche italiani.
Questo primo maggio è il risultato del lavoro che abbiamo fatto durante
un intero anno. Vorrei evidenziare soltanto un paio di cose che sono
per noi molto significative. Città Migrante fin dalla sua nascita si è
occupata dello sfruttamento della manodopera irregolare e abbiamo
adesso ottenuto, con un duro lavoro, circa una ventina di permessi di
soggiorno attraverso l’articolo 18 del Testo Unico sull’immigrazione.
Questi permessi di soggiorno equivalgono a venti vite, a venti futuri,
forse a venti famiglie e venti bambini. L’altra questione riguarda la
crisi che stiamo attraversando tutti, siamo nella stessa barca,
migranti e non: per esempio il ragazzo che ho di fianco sta come me,
anche lui è precario e sta male, oppure il medico che si è opposto alla
cancellazione del divieto di segnalare gli irregolari che si rivolgono
alle strutture sanitarie. Queste sono le persone che con noi oggi sono
scese in piazza. Sono le persone con cui in questo anno abbiamo
costruito un percorso comune e oggi vogliamo fermare insieme quello che
di peggio domani potrebbe capitare. La crisi che vive un migrante ed un
italiano è molto simile anche se un precario o un giovane disoccupato
italiano è più fortunato perché ha alle spalle una famiglia. Un
migrante, se per esempio non è più in grado di pagare l’affitto oppure
il mutuo non ha nessun luogo in cui andare.
La cosa più significativa riguarda la questione della perdita del
lavoro. Un migrante perdendo il lavoro perde il permesso di soggiorno e
questo porta al ritorno all’irregolarità. Questo non vogliamo che
avvenga ed è anche per questo che manifestiamo oggi. Se domani io perdo
il lavoro, un altro perde il lavoro, un altro ancora e via dicendo ci
mettiamo insieme e chiediamo che sia rinnovato il nostro permesso
nonostante il lavoro.
La situazione che si sta vivendo dimostra il fallimento della legge
Bossi- Fini, oggi nella crisi si vede più che mai l’ipocrisia e la
debolezza del sistema legislativo e politico.
In questo periodo di crisi economica e sociale si stanno costruendo
artifizi come la paura che si sta creando contro i migranti. Si crea un
nemico, è colpa sua se sto male, ma io non credo che il nemico sia il
più debole. I nemici sono più lontani e sono sotto scorta.
Non è colpa dei migranti che si trovano in questo paese se la vita è
diventata così difficile. Su questo clima di paura del domani nasce il
pacchetto sicurezza.
Come donna e come cassaintegrata io non riesco a mandarlo giù questo
odio. Da dove è arrivata questa emergenza sicurezza? A chi rende la
vita più facile e sicura se io pago 200 euro per il mio permesso di
soggiorno? Chi è che si sente più sicuro se la clandestinità è un
reato? Se per gli atti civili serve il permesso di soggiorno? Questo
fatto è gravissimo perché si negherà il diritto di matrimonio alle
persone irregolari, il diritto a riconoscere un figlio e a registrare
un morte.
Introducendo il reato di clandestinità il dirigente scolastico dovrà
denunciare il genitore irregolare che iscrive il figlio a scuola. La
conseguenza sarà che questi bambini perderanno il diritto
all’istruzione. E chi ancora gode di questo diritto troverà i suoi
figli in classi separate, discriminando i migranti fin da bambini. La
detenzione nei CIE fino a sei mesi serve soltanto ad arricchire le
tasche dei costruttori e degli appalti non di certo all’identificazione
degli irregolari, cosa fra l’altro detta dallo stesso sottosegretario
dell’interno Mantovano.
Il nostro percorso vuole essere anche di incontro con le persone per
ascoltarci e capire che convivenza e solidarietà possono aiutare a
risolvere dei problemi comuni.
Io per esempio sono felice di essere parte di Città Migrante perchè
questo mi permettere di poter raccontare quello che vivo, di
manifestare e scendere in piazza, di aiutare le persone che si trovano
in difficoltà. Questo è il modo in cui abbiamo deciso di essere parte
attiva di questa società. Oggi principalmente sono i migranti che ci
contattano per questioni di insoluti nei luoghi di lavoro ma in futuro
potrebbe essere anche un italiano ad avere lo stesso tipo di problema
che noi ormai affrontiamo da anni.
Io sono libera come tutti quelli che hanno avuto il coraggio di uscire
oggi e di urlare io non ho paura.

Abdelghani Benaissa Il divieto si sognare

Era la prima volta che prendevo un aereo, avevo paura di ciò che mi
aspettava dall’ altro lato del Mediterraneo dietro migliaia di
chilometri che ho dovuto percorrere, paura di un futuro incerto, paura
del destino.
Non ero mai stato in Italia, l’avevo soltanto vista in tv, o magari
letto qualche libro sulla sua storia, sapevo che il papa sta nella
città del vaticano a Roma, che a Firenze ci sono i monumenti ed è tra
le più belle città nel mondo, che Milano è la capitale della moda,
sapevo che ci sono tre milioni d’italiani dappertutto nel mondo tra
migranti e figli di migranti, persone che hanno dovuto lasciare il
paese, le loro famiglie, gli amici , per una vita migliore per poter
dare un futuro ai loro figli, e soprattutto per sfuggire la povertà e
alla burocrazia. Forse questa era la ragione che mi ha spinto a
scegliere l’Italia.
Ognuno ha la sua Germania o la sua America da raggiungere, ognuno ha il
suo nord ed il suo sud, la mia America era l’Italia. È stata una
decisione molto difficile per me, andarsene via dal mio paese, lasciare
la casa dove sono cresciuto per una destinazione sconosciuta , per un
altro paese molto diverso del mio, con una cultura diversa, lingua
diversa, costume e religione diversa. Era una sfida per me anche io
dovevo farlo per poter dare un senso alla mia vita, avere l’opportunità
di studiare, per sottrarmi alla miseria e all’ingiustizia, per avere un
bel futuro. E da lì iniziò la mia storia che non è molto diversa dalla
storia di oltre 800.000 persone senza documenti come me (i cosidetti
clandestini).
Credo fui molto più fortunato del mio amico Said che ha dovuto sfidare
la morte a bordo di una barca per cinque giorni nel mare senza cibo,
perse il suo fratello maggiore in un percorso del genere. Questo è il
prezzo che ha pagato per arrivare al suo paradiso. O magari Ismael, un
senegalese di 25 anni, che come prima tappa percorse migliaia di
chilometri per arrivare al sud della Libia, lì rimase per due anni a
fare lavori pesanti per guadagnarsi il suo posto su una delle barche
della morte, dato che nessuno sapeva se arrivasse vivo o morto.
L’Italia mi ha insegnato tanto, forse la prima cosa che impari è che
finché non hai i documenti è vietato sognare o desiderare qualche cosa,
di conseguenza anche i sogni vengono messi da parte, ho imparato ad
accantonare le mie ambizioni. Che uno senza documenti è una persona
senza identità, è uno senza nessun diritto, che non esiste proprio, è
una persona che fa paura a tutti. Nonostante ciò è buono lo stesso a
spezzarsi la schiena sotto il sole a fare i lavori pesanti e rischiosi
che gli italiani ormai non li fanno più.
Sappiamo che tutto ciò che sta avvenendo non è legittimo. Perché non è
giusto vivere cosi , emarginati della società, non è giusto vivere
nell’oscurità, non è giusto essere pregiudicati unicamente per la
mancanza dei documenti , non è giusto che dobbiamo nasconderci come dei
criminali ogni volta che una pattuglia dei carabinieri o della polizia
ci passa vicino, non è giusto che il potere fa finta di non vederci, e
non si muove per cambiare le cose, non è giusto che siamo usati come
capri espiatori, non è giusto che sopravvivo qui da sei anni e mezzo e
che non posso tornare al mio paese per ritrovare i miei cari.
Ci vogliono senza dignità, ci vogliono impercettibili, ci vogliono come
servi. Il sociologo Max Frisch diceva “abbiamo chiamato delle braccia,
ci siamo ritrovati con delle persone”. Ecco cosa desiderano, solamente
schiavi, che lavorano e poi magari dopo il lavoro trovano altri spazi
il più possibile distanti da loro dove non possono essere né visti nè
uditi. Tuttavia secondo voi quando quei lavoratori escono dalle case
dove hanno curato gli anziani o i bambini, quando escono dalle
fabbriche, dai cantieri e dai campi agricoli, cosa possiamo fare di
loro? Li nascondiamo dove non si può vederli ne udirli? Queste persone
quando finiscono di lavorare camminano per strada, passeggiano nei
giardini, frequentano i ristoranti ed i bar, in breve vivono, è normale
perchè fanno parte della società.(Che lo vogliate o no!)
“Capita a tutti di perdere soldi, non è una cosa grave perchè i soldi
vanno e vengono. Ma se perdi un vero amico hai perso la tua metà ,
invece se perdi la salute hai perso tutto in questa vita”. Queste sono
le parole di Vladimir un ucraino che tornò a casa sua dopo aver passato
tre anni sfruttato, sotto pagato, maltrattato. Tornò da sua moglie e
dal suo bimbo, lui non voleva perdere tutto!
Capì che qui si lavora come un cane e si muore come un cane. Ovunque
vai devi cominciare del basso e mano a mano arrivi al tuo scopo, è
giusto! In Italia è uguale cominci del basso ma per andare più in giù.
In questo posto devi obbedire, non protestare e tacere e se qualcosa
non ti va bene te la devi fare andare bene lo stesso, devi chinare la
testa ed adattarti a ogni situazione di sfruttamento, ed a qualsiasi
tipo di segregazione e oppressione, mascherate dietro la nuova politica
di sicurezza, con principalmente leggi e regole discriminatorie e
razziste per calpestare ancora di più la libertà e i diritti di tutti e
tutte, migranti e italiani.
Il posto da dove provengo io è molto particolare, dato che non puoi
fare due passi senza essere salutato da qualcuno, anche se non lo
conosci ! Lui parla con te, ti sorride e magari t’invita a bere un
caffè o a mangiare a casa sua! Sembra strano, ma da noi è cosi! La
gente esiste perché è pura e semplice, non hanno paura di guardarti
negli occhi quando si esprimono, perché non sono superficiali, non
hanno paura di avvicinare o accogliere una persona nuova o diversa
perché siamo tutti essere umani , da noi se non vedi un tuo vicino di
casa per due o tre giorni devi andare a chiedere sue notizie per vedere
se sta bene o se ha bisogno di qualcosa. Da noi se una persona perde un
parente trova sempre tutti quanti intorno a sé per condividere con lui
l’amarezza dell’accaduto. Da noi non serve un invito per partecipare a
qualunque festa nel quartiere. Mi manca tantissimo il rumore che
facevano i bambini giocando con il pallone o magari correndo
dappertutto nel palazzo dove abito, mi mancano le fragranze dei piatti
tipici algerini che annusi in giro per la città, mi mancano i sapori e
i colore della frutta fresca raccolta nella coltivazione di mio zio, mi
manca la voce dolce della mia mamma quando mi chiamava dal balcone per
dirmi che la cena è pronta o la mattina presto quando mi svegliava con
delicatezza per andare al lavoro. Mi mancano le camminate che facevo
con mio padre lungo la strada alberata che sbuca sul grande parco
pubblico dove stavamo lì ore e ore a chiacchierare su di tutto e di
niente o quando osservavamo i ragazzini divertirsi al gioco dello
sbirro ed il bandito, questa scena la vedo nuovamente anche oggi, nella
vita di tutti giorni e prendo parte anche io, ma sono sicuro di non
avere il ruolo del buono che va alla caccia del cattivo dato che le
regole di questo gioco vizioso non le faccio io e dato che lotto tutti
giorni per sopravvivere.
Anche qui la gente viveva come noi al paese nostro. Ma con il tempo
tutto è cambiato. Gli italiani sono diventati così impegnati che non
trovano neanche il tempo per loro stessi, divenuti così sofisticati che
non possono fermarsi un attimo per scambiare due parole con nessuno,
anche con il vicino di casa. Fanno tutto di fretta, ciascuno vive nel
suo mondo, ciascuno ha i suoi dubbi ed i suoi pensieri. Nessuno vuole
condividere la sua felicità o il suo dolore. Nessuno ha voglia di
aprirsi con gli altri, provare a capire i motivi e le ragioni chi hanno
costretto queste persone a venire da loro, provare di mettersi nella
loro pelle e penetrare nel più profondo della loro mente per arrivare a
percepire la loro melanconia , angoscia e dispiacere di vivere lontano
delle loro famiglie, dal loro paese e di essere isolati dalla società.
Penso che gli italiani hanno paura di tutto ciò che sembra diverso
anche se la diversità fa la ricchezza della società, hanno perso una
parte dei valori umani, che tempo fa gli consentirono di avere un
rapporto interpersonale sereno e puro, senza considerare il colore
della pelle o la provenienza.


Leggi il comunicato di lancio della manifestazione

Leggi la cronaca della giornata

MANIFESTAZIONE 1 MAGGIO 2009

 
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1 MAGGIO DI LOTTA

 Siamo gli stessi che hanno manifestato nelle strade di Reggio Emilia il 1° maggio 2007 contro lo sfruttamento della manodopera clandestina, siamo quelli che dopo varie mobilitazioni sono di nuovo scesi in Piazza un anno dopo, il 1° maggio migrante. Anche quest’anno vogliamo riempire le strade della nostra città. Un anno particolare che da quando abitiamo queste terre non avevamo ancora visto. La crisi che stiamo attraversando è epocale e coinvolge tanti di noi, lavoratori migranti e lavoratori italiani. Tantissimi sono i cassaintegrati, tanti sono anche quelli che il posto di lavoro lo hanno già perso e che un altro non lo stanno trovando. Le rate del mutuo che si accumulano, le morosità per l’affitto che aumentano, le bollette da pagare, la spesa e il lavoro che non arriva rende la vita di ognuno di noi ormai insostenibile. Siamo in tanti a pagare il prezzo di questa crisi, una crisi che però non abbiamo generato. Gli studenti pagano i tagli nella scuola perdendo dei diritti nel mondo dell’istruzione e i lavoratori pubblici subiscono il licenziamento dei precari aumentando la crisi di personale, noi migranti perdendo il lavoro perderemo anche il permesso di soggiorno e in questo modo l’irregolarità continuerà ad aumentare con ripercussioni gravi all’interno del tessuto sociale. E nel frattempo il governo regala soldi alle  banche, agli industriali e ai finanzieri . Questa situazione ha generato un clima di paura che trova risposte facili e qualunquiste nella cosiddetta guerra fra poveri in cui diventa molto più semplice attaccare il più debole invece che prendersela con i veri responsabili, potenti e ricchi. E’ più comodo e meno impegnativo pensare che sia il vicino a rubarci quello che spetterebbe a noi. Ma quel vicino in realtà è nella nostra stessa situazione, vive le nostre stesse paure e sta cercando di sopravvivere in questo stesso mondo. Ed è proprio in questo clima di paura che nasce il “pacchetto sicurezza” . Ma sicurezza di chi, sicurezza per chi? Chi è che si sente più sicuro se noi migranti paghiamo più soldi per il permesso di soggiorno, se siamo qui senza la famiglia perché ci vengono ristretti i parametri per poterci ricongiungere, se i medici dovranno denunciare gli irregolari che cercano cure sanitarie, se vengono posti divieti a manifestare, se gli scioperi potranno essere solo virtuali? L’unica sicurezza che rimane è quella di perdere dei diritti. In questo stesso clima anche in una città come Reggio Emilia stanno prendendo piede movimenti di destra come la neonata libreria fascista di Casa Pound. La risposta a questo clima di paura pensiamo che sia quella di abbattere il muro della diffidenza e dell’indifferenza con la solidarietà, e di combattere insieme contro un nemico più grande ma anche quello realmente comune. Per questo invitiamo il 1 maggio 2009 tutte e tutti, lavoratori migranti, italiani, cassaintegrati, disoccupati, studenti, insegnanti, medici ma anche tutti quei cittadini che hanno voglia di gridare io non ho paura, io manifesto, io esco, io le ronde non le voglio, io sono qui e questa crisi non la pago per un primo maggio 2009 che sia una giornata di lotta.

MANIFESTAZIONE 1 MAGGIO 2009:
METTINGPOINT ORE 14 PIAZZALE MARCONI (STAZIONE TRENI)

 

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PER FERMARE IL RAZZISMO ISTITUZIONALE 

PER DIRE NO ALLE RONDE 

PER IL DIRITTO DI MANIFESTARE IL SABATO E LA DOMENICA IN CENTRO STORICO

PER IL MANTENIMENTO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO ANCHE IN CASO DI PERDITA DEL LAVORO 

PER RINEGOZIARE IL MUTUO IN CASO DI PERDITA DEL LAVORO

PER FERMARE GLI SFRATTI 

PERCHE’ TUTTI POSSANO USUFRUIRE DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI 

NO AL REATO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA 

PER IL MANTENIMENTO DEL DIVIETO DI DENUNCIA DEI MIGRANTI SENZA DOCUMENTI CHE SI RIVOLGONO ALLE STRUTTURE SANITARIE E DELLA POSSIBILITÀ DI REGISTRARE LA NASCITA DEI LORO FIGLI 

PER LA CHIUSURA DEI CIE (cpt)

PER LA GARANZIA DI ACCESSO AL DIRITTO DI ASILO  

scarica la locandina multilingue

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1 МАЯ 2009 (russo)

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 مظاهره الاول من مايو 2009

 
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MANIFESTION 1 MAI 2009  

 

DIAMO UN CALCIO AL PACCHETTO SICUREZZA

Domenica 15 febbraio l’associazione Città Migrante ha partecipato al torneo di calcetto antirazzista organizzato dal laboratorio aq16 in risposta  alla partita interrotta dalle forze dell’ordine l’11 febbraio scorso, una partita che si è trasformata in arresti ed espulsioni di migranti di origine egiziana che hanno avuto la colpa di non avere un permesso di soggiorno, nemmeno liberi di dare quattro calci ad un pallone.
 
 
foto

Il Presidio contro il pacchetto sicurezza

Sabato 31 gennaio in Piazza Prampolini si è svolto il presidio contro il pacchetto sicurezza

Leggi la cronaca, ascolta gli interventi foto e

vedi la galleria fotografica sul sito del melting Pot 

 

Il comunicato stampa della giornata

Abbiamo aderito alla rete contro il pacchetto sicurezza e mentre oggi a
Roma si sta svolgendo una manifestazione in tante città di Italia i
migranti hanno organizzato variemobilitazioni. Anche noi a Reggio
Emilia abbiamo deciso di scendere in piazza, di non rimanere in
silenzio mentre sta per essere varato questo obbrobrio che è chiamato
“pacchetto sicurezza”, il disegno di legge 733 che va a modificare il
Testo Unico sull’immigrazione e altre leggi che interessano i cittadini
stranieri e non solo.

Vengono introdotti ostacoli nelle procedure per i ricongiungimenti
familiari, per ottenere la carta di soggiorno diventa necessario
superare un test d’italiano prevedendo che questa possa essere
richiesta per i propri familiari solo se anche loro soggiornano
regolarmente in Italia da almeno cinque anni, il prolungamento dei
tempi per l’acquisizione della cittadinanza, nuovi vincoli per
l’iscrizione all’anagrafe. Chi chiede il permesso di soggiorno deve
firmare un “accordo d’integrazione” a crediti (è il cosiddetto permesso
a punti) impegnandosi a raggiungere precisi “obiettivi d’integrazione”
entro la scadenza del permesso. La perdita dei crediti comporta la
revoca del soggiorno e l’espulsione. Si introduce una tassa sempre più
onerosa sul permesso di soggiorno.

Viene inoltre introdotto il reato di immigrazione clandestina che
prevede un’ammenda da 5 a 10mila euro. Chi è senza permesso di
soggiorno rischia di essere denunciato dal medico se va al Pronto
Soccorso, non potrà più riconoscere i figli e le figlie, sposarsi ed
inviare i soldi a casa. Il Ddl 733 prevede inoltre la detenzione nei
CIE (ex CPT) fino a 18 mesi.

E chi è che dovrebbe sentirsi più sicuro? L’unica sicurezza è quella dei diritti negati.

In nome della sicurezza la nostra vita diventerà impossibile, fatta di
insuperabili ostacoli burocratici e nuovi ed inutili adempimenti
amministrativi, in nome della sicurezza veniamo disegnati come soggetti
pericolosi, in nome della sicurezza si restringono i diritti ormai
ridotti al minimo.

In nome della sicurezza si vuole scaricare sui migranti il prezzo di
una crisi economica globale diventata ormai ingestibile. Il governo e
le parti sociali alleate stanno gestendo la crisi sul piano mediatico
spettacolare prestando il fianco nell’individuare il migrante come
nemico comune, pericoloso e che compete nella spartizione delle
briciole.

Noi non accettiamo in silenzio le etichette che ci vorrebbero imporre.
Siamo uomini e donne, famiglie, i nosrti bambini vanno a scuola, siamo
parte del tessuto sociale ed economico e vogliamo essere protagonisti
nella costruzione del futuro arginando il razzismo che si sta
diffondendo e affermare nuovi diritti per tutte e tutti.

-  Contro il Pacchetto sicurezza e il modello di società che propone.

-  Per
l’abolizione immediata della legge Bossi-Fini, perché perdere il lavoro
a causa della crisi rappresenta per le persone migranti una condanna
alla clandestinità.

-  Per la regolarizzazione di tutte e tutti.

-  Contro
il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, dispositivo
di controllo che imprigiona le persone migranti e rende precaria la
vita di tutte e tutti.

-  Contro la criminalizzazione di chi fugge da guerre e persecuzioni.

-  Contro le classi separate per i bambini e le bambine stranier@.

-  Contro la militarizzazione dei confini, delle città e delle strade.

-  Contro l’ansia e la paura in cui vorrebbero farci vivere.

-  Per
ripensare insieme un’idea di cittadinanza che garantisca a tutt@ i
diritti fondamentali e la libertà di scelta e di movimento

PRESIDIO CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

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31 GENNAIO 2009 ORE 15.30

PIAZZA PRAMPOLINI

PRESIDIO CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

 

L’associazione
Città Migrante invita tutte e tutti a partecipare al presidio contro il
pacchetto sicurezza che colpisce soprattutto i migranti sia con permesso di
soggiorno che non.

Non
rimaniamo in silenzio!

E’
giunto il momento di alzare la voce!

 

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جمعيه مدينه المهاجرين تدعو الجميع رجالا ونساء
واطفالا لحضور وقفه من اجل حقوقهم .كفي صمتا عندما تنهك اقل حقوق المهاجرين فقد
حان الوقت لايصال صوتنا .

السبت 31/01/2009 الساعه 15.30        piazza Prampolini

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Ассоциация Città Migrante прглашает всех  пртестовать против  PACCHETTO SICUREZZA, который направлен в
первую очередь против еммигрантов с пермессом или без.Скажем нет налогу на
пермессо ди сожерно и криминализации мигрантов.Молчать больше нельзя!!!

 

 

31 of January 2009 “Città
Migrante” organizes a sit-in agaist the law about immigrants.

Meeting: Piazza Prampolini at
3.30 p.m.

We have to fight together