𝐂𝐎𝐌𝐔𝐍𝐈𝐂𝐀𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐒𝐓𝐀𝐌𝐏𝐀 𝐂𝐎𝐍𝐆𝐈𝐔𝐍𝐓𝐎 𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎 #𝐋𝐎𝐓𝐓𝐎𝐌𝐀𝐑𝐙𝐎 #8marzo ❤️‍🔥

Siamo le donne e le libere soggettività che animeranno insieme la piazza dell’8 marzo a #ReggioEmilia, in continuità con le grandi manifestazioni del novembre scorso.
𝗡𝗲𝗹 𝗺𝗲𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝗲𝗯𝗯𝗿𝗮𝗶𝗼 𝗰𝗶 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝘁𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗿𝗰𝗶 𝗹𝗲 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗻𝗼 𝗶 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗶 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗺𝗼𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗻𝘀𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲, 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗮𝗽𝗲𝘃𝗼𝗹𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗶 𝗺𝗼𝗱𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶𝗿𝘀𝗶. 𝗟𝗲 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗰𝗲 𝗹𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗲𝗴𝗻𝗮𝗻𝗼: 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗻𝘀𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲, 𝗺𝗮 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘁𝗮. È un percorso mai finito che fa perno sul rendere la propria esperienza un bene comune nella relazione con tutte le altre.
Ci siamo dette che continueremo a confrontarci ma non a dividerci, come farebbe comodo al sistema patriarcale, anche dopo l’8 marzo.
I terreni di lotta comune sono tanti e in questo Lotto Marzo vogliamo condividerli con la città.
Saremo insieme in piazza 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝗰𝗶𝗼𝗽𝗲𝗿𝗼 𝘁𝗿𝗮𝗻𝘀𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗲 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼: 𝗻𝗼𝗻 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗶ù 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗼𝗻𝗱𝗲𝗿𝗰𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝘀𝗺𝗼 𝘀𝗶 𝗿𝗲𝗴𝗴𝗼𝗻𝗼 𝘀𝘂𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗴𝗿𝗮𝘁𝘂𝗶𝘁𝗼 𝗼 𝘀𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲. Senza di noi e la nostra disponibilità, il sistema collasserebbe. È nostra responsabilità sottrarci.
Saremo insieme in piazza 𝗽𝗲𝗿 𝘀𝗰𝗶𝗼𝗽𝗲𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗮𝗶 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗶 𝗶𝗺𝗽𝗼𝘀𝘁𝗶 𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗴𝗲𝗿𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲, 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮𝗿𝗰𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗼𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝘃𝗼𝗿𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗻𝗴𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗿𝗰𝗶.
Saremo insieme in piazza, persone lgbtqia+, persone razzializzate, persone con disabilità, persone che abitano il margine, persone che non rinunciano ad attraversare i confini della paura.
𝗦𝗮𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝘃𝗶𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗹’𝗼𝗿𝗿𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗮, 𝗱𝗲𝗹 𝗴𝗲𝗻𝗼𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶𝗮𝗹𝗶𝘀𝗺𝗼. La guerra è di chi la combatte, ma le sue conseguenze riguardano più che altro le donne civili, bambini e bambine, libere soggettività. Il nostro corpo è usato come campo di battaglia, territorio di conquista e competizione… per noi invece è veicolo di lotta, relazione, liberazione. Ce lo insegnano le donne iraniane al grido di Donna, Vita, Libertà.
𝗦𝗮𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗹𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁à 𝗱𝗶 𝗮𝗯𝗼𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗲 𝗱𝗶 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼 𝗰𝗼𝗿𝗽o 𝗽𝗲𝗿 𝗼𝘁𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗽𝗶ù 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝟭𝟵𝟰, 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗽𝗮𝗲𝘀𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗶𝗹 𝟳𝟬% 𝗱𝗲𝗶 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶 è 𝗼𝗯𝗶𝗲𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝗶 𝗻𝗼-𝗰𝗵𝗼𝗶𝗰𝗲 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗹 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗲 𝗻𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘀𝗽𝗮𝘇𝗶 𝗱𝗶 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮, 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗼𝗹𝘁à 𝗱𝗶 𝘀𝗰𝗲𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 è 𝗳𝗶𝗻 𝘁𝗿𝗼𝗽𝗽𝗼 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮𝘁𝗮.
Ci saremo anche per denunciare le aberrazioni dei tagli alla sanità, le violenze ostetriche e di reparto.
𝗦𝗮𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗴𝗿𝗶𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗿𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗽𝗿𝗼 𝗲 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗹𝘁à 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮 𝘁𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 il riferimento al fatto che ‘un rapporto sessuale senza consenso è stupro’.
Saremo insieme in piazza 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗮𝗿𝗲 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗿𝗶𝘃𝗼𝗹𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗹 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗮𝗻𝘁𝗶𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲 𝗰𝗵𝗲, 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗿𝗶𝗰𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗼𝘃𝗲𝗿𝘁à 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗮, 𝗮𝗯𝗶𝘁𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮, rischiano di non farcela a emanciparsi dalla violenza del partner.
𝗦𝗮𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝗰𝗶 𝗮𝗹𝗹’𝗲𝗰𝗼𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼, 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗲 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗻𝗶𝗼 𝗱𝗶 𝗺𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗲 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮𝗿𝗰𝗮𝗹𝗲 che sta sempre più velocemente esaurendo le risorse del pianeta in un processo selvaggio di accumulazione del profitto privato e privatizzato. 𝗖𝗶 𝘀𝗮𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗼𝗽𝗽𝗼𝗿𝗰𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗴𝗲𝗿𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝗲 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹 𝗽𝗮𝘁𝗿𝗶𝗮𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼, 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗹’𝘂𝗼𝗺𝗼 𝗼𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗮𝗹 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝗼𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝘀𝗳𝗿𝘂𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗰𝘂𝗶 𝗰𝗶 𝗯𝗮𝘁𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼. 𝗦𝗮𝗿𝗲𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗶𝗳𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮 ma anche per non tacere di fronte alle colpevoli omissioni relative alla cancellazione del contributo femminile alla storia umana e alla reticenza nell’adottare sistematici 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗶 𝗱𝗶 𝗲𝗱𝘂𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗻𝗮𝘁𝗼𝗺𝗼-𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗼-𝗮𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻* 𝗲 𝗮𝗱𝗼𝗹𝗲𝘀𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶.
Saremo insieme in piazza perché 𝗰𝗶 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗲 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗶𝘁𝘁à 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗲𝗰𝘂𝗿𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗮𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗶 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁* 𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮 𝗼 𝗰𝗿𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝗺𝗮𝗹𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝗼𝘃𝗲𝗿𝘁à.
Infine, non è mai superfluo ricordarlo, saremo insieme in piazza perché ci prendiamo l’impegno e la responsabilità di non stare mai in silenzio davanti alla violenza patriarcale che anche in questa città opprime, ferisce, minaccia, uccide.
Dal novembre scorso la sorella di una ragazza ammazzata ci ha chiesto di fare rumore: vogliamo prenderla in parola, e 𝘀𝗲 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗻𝗲 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼.

Associazione Nondasola, Non Una Di Meno Reggio Emilia, Spazio Donna liberƏ di essere, Assemblea Transfemminista degli Spazi Sociali, Donne in Nero, Collettivo Studentesco Rabûn, Compagnia LeMafalde

𝙇𝙊𝙏𝙏𝙊 𝙈𝘼𝙍𝙕𝙊 𝙎𝘾𝙄𝙊𝙋𝙀𝙍𝙊 𝘾𝙊𝙉𝙏𝙍𝙊 𝙇𝘼 𝙑𝙄𝙊𝙇𝙀𝙉𝙕𝘼 𝙋𝘼𝙏𝙍𝙄𝘼𝙍𝘾𝘼𝙇𝙀 ❤️‍🔥

Questo venerdì #8marzo ci saremo anche noi, come spazi sociali al corteo di #NonUnaDiMeno – #ReggioEmilia
Scendiamo in piazza contro la violenza del sistema cis-etero-patriarcale e del capitalismo che annichilisce le nostre esistenze.
Vogliamo riappropriarci delle nostre vite, abbattendo gli ostacoli che questo governo erge tra noi e la nostra libertà.
Abbiamo visto nelle ultime settimane quanto sia violenta e subdola la repressione al dissenso, prima con le manganellate a studentesse e studenti a Pisa e poi con la misura fascista dei sei divieti di dimora ai compagni dei Municipi Sociali di Bologna.
Ma lo abbiamo visto anche nel momento di tensione il 25 novembre a Roma davanti alla sede dei no-choice.
𝐒𝐚𝐩𝐩𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 è 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐮𝐧 𝐦𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐮𝐭𝐭ɜ.
Scendiamo in piazza l’otto marzo per affermare che le lotte sociali transfemministe, antifasciste e antirazziste per l’autodeterminazione delle nostre vite non si fermano, non si intimoriscono, ma anzi cercano alleanze per essere più decisive.
Per difendere la libertà di abortire e perché vogliamo molto di più della 194.
Per il diritto all’abitare, per contrastare le violenze istituzionali, economiche, psicologiche verso donne e soggettività lgbtqia+.
Per la libertà di movimento, per abbattere le frontiere e per la chiusura dei CPR.
Scendiamo in piazza per continuare a denunciare il genocidio del popolo palestinese, che Israele con la complicità dei paesi occidentali sta attuando.
Per la libertà di vivere, senza avere paura di essere stup*ate o uccise.
Per questo, per altro, per tutto.
L’otto marzo noi ci siamo.
🔥CORTEO RITROVO H.18 PIAZZA DEI MARTIRI 🔥

#torniAMOaBologna

L’accoglienza da sempre è parte del nostro dna. In questo caso si tratta di fratelli di lotta, espulsi dalla loro città per aver lottato per il diritto alla casa. Misure cautelari inaccettabili. Questi compagni vivranno ospiti nella nostra città, Reggio Emilia. Le botte ai ragazzi di Pisa hanno mostrato il lato violento dello stato. Anche questa vicenda, relativa ad uno sgombero di case occupate da lavoratori precari, altrettanto violento nelle modalità, dimostra quale china ha preso la gestione del dissenso in Italia.

#torniamoabologna

#NOCPR in #EmiliaRomagna

2 marzo- da #ReggioEmilia verso la #manifestazione regionale contro i CPR.
Ritrovo in stazione dei treni a Reggio Emilia alle 12.45 raggiungeremo insieme il corteo a Ferrara.

MANIFESTAZIONE NO CPR
SABATO 02 MARZO ORE 15 FERRARA

(Concentramento Piazzale Poledrelli)
Il Governo Meloni sta rilanciando il sistema dei CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri) dichiarando di volerne aprire almeno uno in ogni regione ed è stata confermata l’esistenza di uno studio di fattibilità per l’apertura di un centro a Ferrara.
Attualmente i CPR in Italia sono 10, tre dei quali sotto indagine per reati tra quali truffa, maltrattamenti, violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, oltre a reati fiscali. Tra le accuse, come emerso anche da diverse inchieste, la somministrazione forzata di psicofarmaci e la negazione di cure.
I CPR sono luoghi inaccessibili, dove di continuo avvengono soprusi e violenze che spesso portano ad atti di autolesionismo fino al suicidio, come quello di Sylla Ousmane, rinchiuso nel CPR di Ponte Galeria, avvenuto all’inzio di febbraio.
Luoghi inumani, in cui le persone sono private della libertà personale, anche solo per avere il documento di soggiorno scaduto, reato amministrativo non penale.
Dopo la manifestazione tenutasi ad ottobre a Bologna, la settimana scorsa sono stati fatti diversi presidi in regione appoggiati da tantissime realtà. A Ferrara quasi 50 associazioni si sono mobilitate, organizzando diverse iniziative.
Un CPR (allora CIE/CPT) in Emilia Romagna è già stato chiuso dopo una lunga stagione di lotte. Vogliamo ribadire chiaramente che nessun arretramento è possibile sul nostro territorio e che quelli esistenti in altre regioni devono essere immediatamente chiusi.
Rifiutiamo l’idea di carceri in cui rinchiudere, magari dopo essere stato sfruttato sul lavoro, chi ha la sola colpa di cercare un futuro migliore attraverso la migrazione.
Da Ferrara a Bologna, da Rimini a Piacenza la nostra non è solo un’opposizione di cittadin* contro modelli di reclusione e segregazione, ma è anche rivendicazione e impegno per un’accoglienza degna, per città aperte e plurali, per percorsi di autonomia e integrazione. Vogliamo contribuire ad una Europa di ponti, di libertà e giustizia sociale e non di muri, discriminazioni e politiche suprematiste e nazionaliste.

#NOCPR: CGIL, ARCI E CITTA’ MIGRANTE #REGGIOEMILIA CONTRO L’APERTURA DI NUOVI CPR IN #EMILIAROMAGNA

L’8 febbraio è una data lanciata dalla rete regionale per la mobilitazione contro i #CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio).
Una giornata in cui si svolgono presidi, eventi e conferenze stampa in varie città della regione #EmiliaRomagna. Da Bologna a Ferrara, da Rimini a Piacenza, fino a Reggio Emilia si diffonde un’opposizione ogni giorno più compatta e partecipata.
“Non si tratta solo di cittadine e cittadini che si oppongono a modelli di reclusione e segregazione che ricordano – come si evince dalle parole delle persone ospitate – quelli dei lager libici, ma di una protesta che coinvolge anche chi quotidianamente, con il proprio operato, si impegna per un’accoglienza degna, per città aperte e plurali” sottolineano Cgil Arci e Città Migrante.
I CPR sono strutture di detenzione amministrativa dove vengono richiusi i migranti per il solo fatto di non avere i documenti (dunque senza aver commesso reati), e oggi nei CPR possono essere rinchiusi anche i richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri se non forniscono subito una garanzia economica (pari ad almeno € 4938,00) e coloro i quali fanno domanda di asilo in fase di espulsione.
“E’ evidente che quella di considerare i migranti alla stregua di criminali è una scelta politica. Nei Centri di Permanenza per i Rimpatri si vivono quotidianamente fenomeni di sovrappopolazione, abusi fisici, limitazione alle comunicazioni con l’esterno, limiti all’assistenza legale. – scrivono in una nota Cgil Arci e Città Migrante – Lo scopo del trattenimento nei CPR dovrebbe essere quello di eseguire l’espulsione, cioè il rimpatrio forzato nel Paese di appartenenza, in realtà non funziona così: secondo i dati del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, infatti, nel 2022 sono state rimpatriate meno della metà delle persone trattenute. Inoltre i CPR hanno un costo anche in termini economici:nel periodo 2018/2021 il costo complessivo per la gestione (privata) dei CPR è stato di 44 milioni di euro”.
Il Governo in carica ha istituito un Fondo di spesa per l’anno 2023 di 20milioni di euro per la realizzazione di un Piano straordinario di individuazione delle aree militari per la realizzazione di un numero idoneo di strutture detentive.
“La detenzione amministrativa, sulla quale si è concentrata più volte la scure razzista dei governi che puntano sulla costruzione del nemico e sul mantra securitario per acquisire consenso, è un buco nero della nostra democrazia, come più volte sottolineato anche dalle principali Istituzioni europee e dalle agenzie delle Nazioni Unite. I Cpr sono luoghi di trattenimento del cittadino straniero dove finiscono persone senza documenti, non persone pericolose. Ci sono uomini e donne che sono stati badanti, muratori, cuochi in Italia con un regolare permesso di lavoro, poi hanno perso il posto e quel permesso non possono rinnovarlo. Ci sono uomini e donne che hanno chiesto asilo e non lo hanno avuto. Altri ancora hanno scontato una pena e aspettano il rimpatrio nel Cpr, che è un’altra condanna”.
“La presenza in Emilia Romagna di tali strutture va contrastata e la loro presenza va abolita su tutto il territorio nazionale, chi arriva nel nostro Paese lo fa perché fugge da situazioni di pericolo, povertà, degrado o perché perseguitato – concludono Luca Chierici, Cgil, Mirco Marmiroli, Arci e Federica Zambelli, Città Migrante – Pensiamo sia necessario investire affinché siano potenziati percorsi di inclusione nel tessuto sociale e lavorativo dei migrati, un modo per ridurre fenomeni di criminalità e fornire un contributo alla collettività. Per farlo occorre che le Istituzioni diano risposte rapide, favorendo percorsi di regolarità per chi arriva nei nostri territori”.
“Le leggi sull’immigrazione, che di fatto ostacolano percorsi di regolarità, hanno conseguenze nei territori che devono gestire situazioni di marginalità e di esclusione foriere di difficoltà per i migranti ma anche per gli abitanti delle città.
Oggi più che mai la politica non vuole programmare l’accoglienza intesa come risposta ad un fenomeno strutturale e per questo motivo si riduce ad affrontare gli arrivi sempre come se fosse un’emergenza, questa impostazione è superata dalla storia e va cambiata”.
Oggi si ricorda #OusmaneSylla, ragazzo di 22 anni originario della #Guinea, morto suicida il 4 febbraio nel CPR di #pontegaleria PonteGaleria ( Roma) . Questo il suo testamento scritto su un muro:
“Se un giorno dovessi morire, vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta (…)
I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro.
Mi manca molto la mia Africa e anche mia madre. Non c’è bisogno di piangere su di me, la pace sia con la mia anima e che io possa riposare in pace(..)”
Associazione Città Migrante
CGIL Reggio Emilia
Arci Reggio Emilia
8.02.2024



CUCINE SENZA FRONTIERE DALLA TUNISIA

Sabato 10 febbraio : dalla Tunisia con musica e cibo nella sede di Città Migrante in Viale Risorgimento 2/1 a #reggioemilia

Si parte alle 18 con :
THE KING OF BONGO EXPERIENCE – ARKTAH’ + ALI BELAZI
Due musicisti della scena alternativa tunisina di stanza a Bologna, Taha Ennouri alias ArkTah’ alla consolle e Ali Belazi alle percussioni, presentano un DJ Live-set di world music elettronica.
Alte temperature ritmiche, mix tra dimensione elettrica e acustica, basi elettroniche che lasciano spazio ai bagagli musicali di entrambi, echi lontani ma sorprendentemente familiari, perché istintivi: il mondo si muove, come le persone e i battiti.
La musica sarà accompagnata da un aperitivo con omek houria: (insalata tunisina a base di carote) e tajine malsouka (frittata tunisina con formaggio)

Ore 20:
Cucine senza frontiere dalla Tunisia con – couscous con verdure
e market khodra (salsa di verdure cotte)
prenotazioni cena e informazioni via WhatsApp al numero 3463790545 o alla mail cittamigrante@gmail.com
*Ali Belazi è percussionista, paroliere di testi in arabo e cantante. Fin dalla giovane età in Tunisia frequenta gli ambienti della tradizione musicale sufi e della musica popolare e folcloristica: elemento presente già nei suoi primi progetti musicali, che fondono stili e generi (Yamam, Strava, Mizrap Band). Con l’arrivo in Italia, prosegue il suo percorso di mescolanza tra culture musicali diverse.
*Taha Ennouri alias ArkTah’ è batterista, percussionista e produttore di musica elettronica. Negli anni suona in diversi gruppi della scena musicale alternativa tunisina (Gultrah Sound System, Chabbouba Stambeli Urbain, Treeq, Hiya wal Aalam).
Guidato dal ritmo, si orienta verso destinazioni diverse e attraversa latitudini e generi, creando soundscapes dove l’elettronica si mescola alle sonorità nordafricane e a quelle più ancestrali subsahariane, fino a toccare quelle più dolci e calde sudamericane. Leggi tutto “CUCINE SENZA FRONTIERE DALLA TUNISIA”

CONFINE ORIENTALE/ALTO ADRIATICO. DA CHE PARTE VENGONO I SILENZI #reggioemilia #casabettola

I TEMPI NON SONO MATURI

𝘐𝘯 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘷𝘦𝘯𝘵𝘦𝘯𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭 #𝘎𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰𝘥𝘦𝘭𝘳𝘪𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘰𝘯𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘶𝘯 𝘤𝘪𝘤𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘪 𝘱𝘦𝘳 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪 𝘥𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘯𝘢𝘴𝘤𝘰𝘯𝘥𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘭𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘵𝘢𝘱𝘱𝘦𝘵𝘰, 𝘤𝘩𝘪 𝘦̀ 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘴𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰 𝘪𝘯 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘪, 𝘤𝘩𝘪 𝘩𝘢 𝘯𝘦𝘨𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘦 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘰𝘯𝘴𝘢𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘱𝘦𝘳 𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘭𝘵𝘰 𝘢𝘥𝘳𝘪𝘢𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘮𝘦𝘵𝘢̀ 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘴𝘤𝘰𝘳𝘴𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘱𝘢𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘣𝘳𝘰𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘯𝘦𝘨𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘪𝘵𝘢̀ 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢, 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘵𝘢̀ 𝘦 𝘣𝘢𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘭’𝘪𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘴𝘶 𝘧𝘢𝘭𝘴𝘪𝘵𝘢̀ 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘣𝘶𝘨𝘪𝘦 𝘦 𝘰𝘮𝘪𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪.

𝗚𝗶𝗼𝘃𝗲𝗱ı̀ 𝟭𝟴 𝗚𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝗵.𝟮𝟭:𝟬𝟬 ℅ 𝗖𝗮𝘀𝗮𝗯𝗲𝘁𝘁𝗼𝗹𝗮

𝐂𝐎𝐍𝐅𝐈𝐍𝐄 𝐎𝐑𝐈𝐄𝐍𝐓𝐀𝐋𝐄/𝐀𝐋𝐓𝐎 𝐀𝐃𝐑𝐈𝐀𝐓𝐈𝐂𝐎. 𝐃𝐀 𝐂𝐇𝐄 𝐏𝐀𝐑𝐓𝐄 𝐕𝐄𝐍𝐆𝐎𝐍𝐎 𝐈 𝐒𝐈𝐋𝐄𝐍𝐙𝐈. L𝐨 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢.

Ne discutiamo con:
– Domenico Vitale – Storico, Istoreco
– Carlo Ugolotti – Storico, Università di Parma/Istoreco

Dal 1945 ad oggi nessun rappresentante dello stato italiano è andato in visita al campo di Arbe. In occasione delle celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della chiusura (a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943) le autorità italiane furono invitate, al pari di quelle slovene e croate, a partecipare alle cerimonie. Ancora una volta lo stato italiano è stato l’unico a non mandare nessun suo rappresentante a queste cerimonie di ricordo. Arbe è paradigmatico di come lo stato italiano si rapporti alle vicende dell’alto adriatico ed è da questo che vogliamo partire per parlare di chi, come e perché mantiene realmente il silenzio sviando la responsabilità della propria parte.

Prossimi incontri:

🚩 GIOVEDI’ 25 GENNAIO h. 21:00 _ 𝗡𝗢𝗥𝗠𝗔 𝗖𝗢𝗦𝗦𝗘𝗧𝗧𝗢, 𝘂𝘁𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗺𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗳𝗮𝗹𝘀𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗮
🚩 SABATO 3 FEBBRAIO h. 16:00 _ 𝗖𝗢𝗡𝗙𝗘𝗥𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗙𝗢𝗜𝗕𝗘: 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗲 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗲 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝗱𝗼𝗽𝗼𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗮 𝗮 𝗼𝗴𝗴𝗶

—————————————————————————-

Cena benefit per le spese legali

𝐒𝐀𝐁𝐀𝐓𝐎 𝟏𝟔 𝐃𝐈𝐂𝐄𝐌𝐁𝐑𝐄 ℅ #𝐋𝐚𝐛𝐀𝐐𝟏𝟔 #ReggioEmilia
𝐆𝐥𝐢 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐚𝐠𝐧ə 𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐝𝐚𝐥ə 𝐚𝐥𝐥❜𝐚𝐧𝐧𝐮𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐞𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐬𝐞 𝐥𝐞𝐠𝐚𝐥𝐢.
🔶Dalle 20:00
🔶Menù:
– antipasto veg
– piatto di polenta con sughi a scelta (di carne o veg)
– lambrusco (o analcolico)
– dolce
🔶Contributo a persona: 20€ adulto | 10€ bambini/e
📞 Prenotazioni al 3487458148 _ whatsapp o tell_ (entro giovedì 14 dicembre): indicando numero di posti e quantə veg.
____________________________
🚩Come ogni fine anno vogliamo ritrovarci e abbiamo il piacere di invitare compagnɜ e solidalɜ alla cena per le spese legali degli spazi sociali di Reggio Emilia. I procedimenti penali a carico di compagnɜ degli spazi sociali sono tuttora in corso, la mano lunga dello stato italiano continua a voler punire quanti negli anni passati e fino ad oggi hanno prodotto e agito conflitto sociale, aperto spazi di libertà e lottato per i diritti di tuttɜ.
Il prossimo futuro si presenta peggiore del passato, a tinte fosche, nere come il colore di chi governa oggi l’Italia. Il Governo di Giorgia Meloni è lanciato a grandi passi nel tentativo di realizzare il progetto politico missino elaborato negli anni ottanta del presidenzialismo, quello più recente di Berlusconi di mettere sotto controllo l’indipendenza della magistratura e il grande sogno leghista di dividere in due il paese attraverso il federalismo del Nord. Questi importanti progetti reazionari vengono accompagnati da una costante produzione di nuova legislazione repressiva.
Attraverso numerosi decreti (dpcm) il governo Meloni continua a creare nuovi reati da sanzionare con pene detentive e al contempo continua ad inasprire le pene previste per “reati” gia presenti nell’ordinamento penale italiano, su tutti il doppio aumento di pene per il “reato”di occupazione di immobili portato una prima volta a 5 anni e poi aggiornato dopo pochi mesi a 7 anni.
Queste azioni da parte del governo sono rivolte a voler normare comportamenti che non rientrano nei classici canoni della destra e a reprimere duramente ogni possibile conflitto sociale, dai rave alle occupazioni, dai blocchi stradali ai picchetti dei lavoratori, vogliono seppellire tutto ciò che odiano sotto anni di prigione.
Tocca a noi tuttɜ lavorare affinché tutto ciò non diventi la norma.
Tocca a noi tuttɜ essere solidalɜ con chiunque venga colpito.
Vogliamo ritrovarci come ogni anno per condividere percorsi e discorsi, una buona tavola del buon lambrusco e la determinazione nel continuare a lottare.

𝗟𝗮𝗯 𝗔𝗤𝟭𝟲 – 𝗖𝗶𝘁𝘁𝗮̀ 𝗠𝗶𝗴𝗿𝗮𝗻𝘁𝗲 – 𝗖𝗮𝘀𝗮 𝗕𝗲𝘁𝘁𝗼𝗹𝗮

NO BORDER fest

Sabato 28 ottobre vi aspettiamo alla NO BORDER FEST a #reggioemilia, una giornata di dibattito, cibo e musica per festeggiare insieme 16 anni di attività dell’associazione Città Migrante!

_Apertura cancelli ore 16.00
troverai il market con artigianato, Artist3, abbigliamento Vintage, illustrazioni, Handmade & more

_ore 17 Presentazione del libro ‘Umanità in bilico’, Medici Senza Frontiere in Italia, venticinque anni dalla parte degli esclusi, di Giuseppe De Mola
Intervengono
Monica Minardi – Presidente Medici senza Frontiere Italia
Bourama Yaressi – Associazione maliana Badegna Reggio Emilia
Luca Censi – Direttore Area Socio Sanitaria Servizi Integrati Cooperativa “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” di Reggio Emilia
– In collegamento Giuseppe De Mola, autore del libro e operatore umanitario di MSF
in dialogo con Federica Zambelli – Associazione Città Migrante

_ore 20.00 Cucine Senza Frontiere
Cucina senegalese e indiana. Piatti vegetariani
contributo 10 euro

_ore 21.00 musica live
Jules, Jungle Kats, La Kattiveria, Carota de Lo Stato Sociale, Dj set & more
contributo 5 euro

per informazioni e prenotazione cena : cittamigrante@gmail.com, SMS e WatsApp 346 379 0545

Il ricavato dell’iniziativa sostiene i progetti dell’associazione Città Migrante
L’associazione Città Migrante nasce a Reggio Emilia nell’ottobre del 2007 ed è composta da persone di origine italiana e straniera che insieme vogliono promuovere una cultura dell’accoglienza, e favorire nuove forme di interazione fra “vecchi” e nuovi” cittadini per costruire una città includente e solidale in cui i diritti siano garantiti a tutte e tutti

La #FIGC alza barriere e crea discriminazioni

Supportiamo la squadra Progetto Aurora di #ReggioEmilia e i suoi ragazzi, calciatori senza frontiere.
Rimaniamo sconvolti, delusi e demoralizzati da questa imbarazzante e meschina richiesta imposta dalla Federazione Italiana Calcio che prevede che i ragazzi per giocare a calcio debbano presentare diversi documenti perchè per lo Stato non sono italiani, in quanto i loro genitori sono di origine straniera . La normativa precedente con lo ius soli sportivo prevedeva questo solo per i bambini che non si trovavano in Italia al compimento dei 10 anni, ora sul bollettino della Figc, è stata pubblicata una nuova normativa che richiede la stessa documentazione per il primo tesseramento di tutti i ragazzi dai 10 anni in su, indipendentemente da quanto siano in Italia
Così la FIGC alza le barriere e crea discriminazioni.
Lo sport è nato per unire e far gioco di squadra. Così si infrangono i sogni di tanti bambini e ragazzi, a cui interessa giocare, divertirsi e stare insieme e non sottostare ad una burocrazia cieca, rigida e discriminatoria.
Siamo solidali con Gianni Salsi e con tutti i ragazzi del Progetto Aurora: li incoraggiamo a continuare a giocare, e chiediamo alla FGCI di ritirare questa normativa che impedisce di esercitare una attività sportiva e di fatto di essere parte di una comunità . Conosciamo bene il progetto Aurora e il lavoro importante che svolge nel quartiere di Santa Croce che abbiamo abitato fino a poco tempo fa.
E’ necessario prendere una posizione forte di fronte a questo che di fatto esclude e marginalizza dei bambini e dei ragazzi, che erige muri e disegna confini nella nostra città e nei nostri quartieri.

Per approfondire:
https://www.reggionline.com/addio-ius-soli-sportivo-la-federcalcio-regionale-chiede-lumi-roma-video/