Si è conclusa l’iniziativa “L’altra fotografia” che ha visto le ex poste centrali di Reggio Emilia occupate e restituite alla città con eventi culturali e dibattiti politici. Ringraziamo tutte e tutti per la partecipazione, l’entusiasmo e la gioia nell’ aver attraversato queste giornate con il contributo prezioso che ognuno ha saputo dare. La città che vogliamo è questa e siamo in cammino per realizzarla insieme, le battaglie che ci aspettano sono molte ma pronti ad affrontarle.
I video interventi della presentazione della “Città che vogliamo”:
Feancesco Paone – Lab aq16
Simone Armini- Casa Bettola
Federica Zambelli – Ass. Città Migrante
Scarica la Città che vogliamo
Commento conclusivo delle giornate di occupazione di Daniele Codeluppi – Lab aq16
Da Global Project : Reggio Emilia – Temporary Autonomous Zone: L’Altra fotografia
Liberato lo stabile delle ex poste centrali per tre giorni di intervento in città
Si è conclusa oggi l’occupazione che il centro sociale Aq16, lo spazio autogestito Casa Bettola e l’associazione Città Migrante hanno effettuato in centro storico per tre giorni di iniziative culturali e politiche.
E’ importante focalizzare il luogo e il tempo scelti per l’occupazione temporanea.
Le ex Poste Centrali di via sessi, a fianco di piazza martiri del 7 luglio, è uno stabile dismesso da circa un anno, acquisito da Montipò, insieme ad un altro stabile storico di Reggio Emilia, Palazzo Busetti, entrambi destinati alla riqualificazione in stabili commerciali.
Esempio palese della riconversione privatistica della proprietà pubblica alla quale si sta assistendo in molte parti d’italia e non solo, rappresenta il nuovo brand dell’accumulazione di capitale e di speculazione finanziaria sugli immobili, che assegna nuova verve al vecchio modello speculativo legato alla cementificazione selvaggia cui abbiamo assistito negli anni passati e che a Reggio Emilia si ripropone in una nuova veste con mire ambiziose di espansione sull’area Nord della città, oggi occupata da stazione AV MedioPadana e ancora in procinto di definizione del piano regolatore.
Non solo. La destinazione finale di questo stabile, come dell’altro già citato, definiscono un ulteriore passo sulla strada che porta alla commercializzazione degli spazi urbani dentro e attorno al centro storico, se non un vero e proprio processo di gentrificazione, che pure si dà in altre zone della città, un esproprio del potenziale urbano che esautora la cittadinanza, privandola della possibilità di intervenire nella configurazione dei luoghi che abita, conducendo ad un quasi definitivo svuotamento di piazze e strade in un tempo in cui, per altro, le condizioni di lavoro e di vita della stragrande maggioranza delle persone difficilmente consentono l’accesso a questi luoghi di consumo.
Il 1 Maggio – #1M – di quest’anno ha visto moltissime piazze europee, da Milano a Berlino da Parigi a Istanbul, e non solo, riempirsi di mobilitazioni che riappropriandosi del dato storico legato a questa data (più che della sua memoria), ha espresso con interventi diversi, su tematiche diverse, la volontà di rompere l’accerchiamento imposto dalla norma mainstream che istituzioni elettive e non elettive, formali e non formali, producono e sviluppano in una dialettica ad una sola voce, che marca gli accenti unicamente su profitto e finanziarizzazione, dimentica e indifferente del piano sociale. Si tratta di piazze e di mobilitazioni che guardano oltre il primo del mese per una primavera dei movimenti territoriale, europea e mediterranea al contempo, ed è in continuità con queste piazze e con questo piano politico che a Reggio Emilia si è scelto di occupare le ex Poste Centrali. Inserendosi in un luogo e in un tempo cittadini egemonizzati dalla campagna elettorale in corso per le amministrative e le europee, così come dal grande happening (culturale e profittevole) della Fotografia Europea, si è voluto aprire uno squarcio visivo nella consuetudine relazionale che intercorre oggi tra il cittadino e la politica, ovvero quel rapporto culturale di delega stigmatizzabile nella figura sociale del consumatore.
Lo spazio si aperto ponendosi in maniera alternativa e conflittuale rispetto al modello del grande evento e delle grandi opere (retaggio dell’Expo) secondo il quale si attirano capitali esterni non redistribuiti al territorio e si impone una deroga della norma soprattutto per quanto riguarda le relazioni lavorative, sottoposte ad un regime speciale di sfruttamento e speculazione.
Si è rotto il paradigma di delega per il quale si fanno richieste e si concedono promesse, presentando all’interno delle ex Poste Occupate, un programma, parziale e di parte, che all’interno dello spazio mediatico della campagna elettorale non promuove nessun candidato, ponendo invece la sua centralità sui conflitti sociali, le battaglie e i percorsi politici che quotidianamente, dal basso, vengono agiti, in forma aperta alla costruzione partecipativa e collettiva per la costruzione di un’altra città.
Moltissime le iniziative che spontaneamente hanno arricchito il programma di eventi e dibattiti previsto per le tre giornate, durante le quali in particolar modo si è approfondito i temi della casa e della cittadinanza con la partecipazione di Rete diritti in casa di Parma e di Casa Madiba di Rimini, e rispetto ai temi dell’ambiente e dei territori con un intervento di Gianni Tamino all’incontro che si è tenuto Sabato mattina.
Tre giornate che hanno visto l’attraversamento di centinaia di persone, che in uno spazio nuovo, aperto, temporaneo e non consueto, hanno espresso interessi e curiosità in certi casi originali rispetto alla possibilità di riappropriarsi della propria capacità politica di intervenire in città.
Una Zona Temporaneamente Autonoma, per aprire un varco che partendo da Reggio Emilia presenti una Fotografia Alternativa del territorio e dell’Europa che si intende realizzare, che rilancia immediatamente le prossime iniziative europee di maggio e di luglio contro la Troika, gli OGM e la disoccupazione, annunciando sul territorio prossime future occupazioni.