Una nuova occupazione abitativa -Il nostro piano casa: recuperare le case abbandonate per recuperare diritti e dignità!

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Le video interviste

Federica- Ass. Città Migrante

Dansa – un abitante della nuova casa occupata

Makan un abitante della nuova casa occupata

Doten- un abitante della nuova casa occupata

 

Questa mattina, mentre nel centro di Reggio Emilia si monta il palco per Matteo Renzi, in periferia della città una casa abbandonata è stata occupata e restituita alla collettività. In occasione della visita del presidente del Consiglio ci siamo riappropriati del diritto all’abitare, presentando il nostro piano casa: recuperare le case vuote per recuperare diritti e dignità.

La casa di via Gramsci 44 si trova nell’Area Nord, una parte della città che più di altri rappresenta il nuovo cantiere della rendita immobiliare e finanziaria. Con l’apertura di una delle tante case abbandonate di questo territorio, che scorre tra la stazione dell’Alta Velocità  e i ponti di Calatrava, ribadiamo che l’unica grande opera che vogliamo è casa e reddito per tutti.

Durante la mattina i nuovi abitanti della casa, cinque profughi della cosiddetta emergenza nord-africa del 2011, hanno iniziato il lavoro di recupero dello stabile, praticando un’alternativa alla città in cui migliaia di case sono vuote mentre sempre più persone sono costrette a dormire in strada.

Non ci siamo solo riappropriati di una casa, ma del diritto alla città, inteso come diritto collettivo di determinare lo sviluppo e la gestione del territorio che abitiamo. Perché oggi per garantire una casa per tutte e tutti è necessario un vero è proprio cambio di paradigma; recuperando il patrimonio immobiliare esistente invece di consumare altro suolo, riconvertendo gli immobili confiscati alla malavita in uso abitativo e sociale, bloccando gli sfratti esecutivi e riconoscendo la residenza di tutte le persone senza casa che vivono nel territorio cittadino per poter accedere ai servizi sanitari e sociali.

Per fare questo siamo consapevoli che non possiamo prescindere dallo scenario Europeo e le politiche della Troika: politiche che determinano il governo locale, allargando sempre di più lo spazio del mercato;  ristringendo lo spazio dei diritti, redistribuendo la ricchezza e le opportunità verso l’alto, scaricando i costi sociali e ambientali verso il basso.

Partiamo quindi da qui per collegarci ad altri territori in lotta durante la settimana di mobilitazione Europea dal 15 al 25 maggio, guardando verso la mobilitazione transnazionale del 11 luglio a Torino.

Come sempre questo è solo un nuovo inizio.

Città Migrante, Casa Bettola, Laboratorio AQ16

Per sostenere l’occupazione in via Gramsci 44 è importante il contributo di tutti. Al momento stiamo cercando: 5 reti, 5 materassi, 1 tavolo, 1 stufa a legna, mobilio da cucina, sedie, comodini, tavolini, cuscini, lenzuola, coperte, biciclette  tel 3498766244, mail cittamigrante@gmail.com

 


 

 

 

18 maggio- pullman da RE per manifestazione contro i CIE a Bologna

Domenica 18 maggio parteciperemo alla manifestazione a Bologna contro la riapertura del CIE. Partenza da Reggio con pullman alle ore 14
presso parcheggio Foro Boario (davanti al Lab aq16).
Prenotazioni pullman 3387663416

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L’appello di lancio della manifestazione dal sito del Progetto meltingpot Europa:

Bologna – Manifestazione contro la riapertura del CIE
Praticare il dissenso, solidarietà senza confini: impedire la riapertura del CIE di via Mattei

Mnifestazione domenica 18 maggio, ore 16
Partenza da Piazza XX Settembre Bologna

Il Ministero dell’Interno ha stanziato i finanziamenti per i lavori di riapertura del CIE di Via Mattei, il centro di detenzione per migranti che ha rappresentato una pagina nera nella storia di Bologna. Noi non siamo disponibili ad accettare la sua riapertura e riteniamo necessario opporre con forza il rifiuto di tutta la città a questa fabbrica di ingiustizia e sofferenza, che rinchiude e priva della libertà i migranti per il solo fatto di non avere o di aver perso il permesso di soggiorno. Per questo invitiamo tutte e tutti a costruire insieme una grande manifestazione per domenica 18 maggio.

Un rifiuto dimostrato in oltre quindici anni di lotte che, a Bologna come altrove, hanno espresso – dall’esterno e dall’interno di quelle gabbie – un’opposizione senza ambiguità all’aberrazione umana e giuridica rappresentata dai CIE. Battaglie che hanno denunciato come la detenzione amministrativa – prevista per la prima volta dalla legge Turco-Napolitano – sia funzionale ai dispositivi legislativi che mirano a sfruttare, ricattare, discriminare i migranti, come la legge Bossi-Fini. Grazie a questi percorsi di mobilitazione e al protagonismo dei migranti in lotta dentro e fuori i luoghi di lavoro si è consolidato un patrimonio di dissenso che ha indicato le responsabilità degli attori coinvolti, incluse le amministrazioni locali, oggi a favore della chiusura definitiva del CIE di via Mattei.

Ma non possiamo fermarci qui. Sappiamo che l’attuale chiusura del CIE è anche frutto di questo percorso di resistenza, tuttavia siamo consapevoli che la politica nazionale ed europea in materia di migrazione e asilo prosegue nella direzione del blocco selettivo della libertà di movimento e dei percorsi individuali. Da un lato, è rafforzata la militarizzazione dei confini «materiali» e dei sistemi di respingimento/deportazione (come mostra la missione militare mare nostrum), dall’altro sono moltiplicate le barriere «immateriali» alla circolazione e all’inclusione nello spazio europeo. Ne sono esempio non solo le procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno che subordinano il diritto di restare al reddito e al contratto di lavoro, ma anche i requisiti di accesso al welfare, agli ammortizzatori sociali, alla previdenza. In tempi di crisi è ancor più evidente la logica escludente volta a costruire sempre nuovi confini, «materiali» e «immateriali», per cui casa, salute, istruzione, reddito sono trasformati da diritti a «privilegi» quasi irraggiungibili per gran parte della popolazione, migrante e non.

È ormai sotto gli occhi di tutti che le politiche di governo delle migrazioni, di cui sono espressione sistemi di confinamento come i CIE (ma anche i cosiddetti centri di accoglienza per richiedenti asilo – CARA), sono il terreno su cui si ridisegnano lo statuto complessivo della cittadinanza e le gerarchie dello sfruttamento. Basta considerare uno dei capisaldi dell’Unione Europea: la libera circolazione. Non solo essa è vietata per migranti e rifugiati (vale per questi ultimi il regolamento di Dublino), ma anche chi – pur essendo cittadino europeo – non soddisfa requisiti di reddito e residenza deve rinunciare ai diritti previsti dai singoli Stati dell’Unione. Ecco allora che l’inaccettabile discriminazione tra cittadini comunitari e non si riproduce in forme di differenziazione e gerarchizzazione anche fra gli stessi comunitari, come mostrano le richieste dei primi ministri, inglese e tedesco, di introdurre quote di ingresso per gli europei, l’allontanamento dal Belgio di cittadini italiani, quello di cittadini romeni di minoranza rom da molti Stati membri, senza sottovalutare le conseguenze del recente referendum in Svizzera.

Le stesse forme di segregazione e governo della mobilità delle persone vengono attuate anche fuori dai confini europei, a livello globale, andando a delineare nuove geografie della disuguaglianza lungo linee di classe, ’razza’ e genere. Il governo del lavoro migrante su scala globale si gioca anche sulla costruzione di centri di detenzione nelle frontiere esterne dell’Europa, dall’Ucraina alla Libia, ottenuta in cambio di investimenti e vantaggi commerciali.

Di fronte a politiche europee e nazionali che mirano a separare e diversificare, ci sentiamo sempre più uniti nelle nostre differenze e condizioni. Alla minaccia dell’egoismo e dell’indifferenza reagiremo il 18 maggio, all’interno della settimana di mobilitazione promossa tra gli altri dal coordinamento Europeo Blockupy, con solidarietà e determinazione, consapevoli che libertà e democrazia sono da reinventare e costruire attivamente dalla parte dei migranti, per il diritto a una vita degna per tutti/e, partendo dall’opposizione a tutti gli strumenti del razzismo istituzionale come i centri di detenzione e identificazione.

Lanciamo per questo un’assemblea cittadina giovedì 8 maggio alle 20.30 presso Làbas occupato, per costruire insieme una grande giornata di lotta nell’ambito della mobilitazione europea.

Adl Cobas, Carovana Europea Bruxelles 2014, Cobas Bologna, Coordinamento Migranti, Cs TPO, Hic Sunt Leones Football antirazzista, Làbas occupato, RID/CommuniaNetwork, ∫connessioni precarie, Scuola Kalima Tpo, SIM – scuola di italiano con migranti Xm24, Sportello medico-legale Xm24, Sportello Migranti Tpo, Unione sindacale italiana – Associazione internazionale dei lavoratori – lavoratori e lavoratrici anarchici, Vag61, Casa Bettola reggio Emilia, Associazione Città Migrante Reggio Emilia, Lab Aq16 Reggio Emilia, Lab. Paz Project Rimini, Casa Madiba Occupata Rimini, Associazione SOS Donna Bologna, Compagnia teatrale Cantieri Meticci Bologna, Atlantide R-esiste Bologna, Sportello Migranti Universo Bologna, …

#NoCieNoCara #BastaBossiFini #NoBorderRegime #StopDetention

Per adesioni: nocienocara@gmail.com

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/305128942972564/

11 maggio- Assemblea nazionale contro l’emergenza-collegamento da Casa Bettola

Domenica 11 maggio ore 16 presso Casa Bettola,
(Via Martiri della Bettola 6 RE)

ci colleghiamo all’assemblea nazionale on line contro l’emergenza.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare!

11 maggio

Dal sito del Progetto Meltingpot Europa
Domenica 11 maggio 2014 – Assemblea nazionale contro l’emergenza
Alle ore 16.00 in web conference. Iscrizioni a redazione@meltingpot.org

Da qualche mese ormai sono ricominciati gli arrivi di persone via mare sulle coste siciliane. Ed ancora una volta tutto è dominato dalla retorica dell’emergenza.E come sempre si tratta dell’ennesima occasione per imporre modalità fuori dalle regole, prassi arbitrarie e violazioni dei diritti.
Si parla come sempre di invasione con dichiarazioni shock ed allarmi. Eppure, guardando a ciò che avviene oltre i confini europei troviamo decine di conflitti, dalla Siria al Corno d’Africa, dall’est Europa alla fascia sub sahariana che producono la fuga di milioni di persone torturate, imprigionate, perseguitate.
Ci dicono che l’unica risposta possibile è l’operazione Mare Nostrum, come se l’unico problema fossero le morti nel “nostro mare” e non continuassero invece ad avvenire lontane dai nostri occhi. Al tempo stesso il Governo ha ancora una volta improvvisato in tema di accoglienza. Non mancano i respingimenti e le deportazioni, ma per chi invece raggiunge le nostre coste il destino è ancora una volta quello di una accoglienza improvvisata, fuori dai circuiti ufficiali, una nuova occasione per gonfiare le tasche di molti.
Intanto gli insopportabili confini interni dell’Europa ingabbiano chi raggiunge l’Italia costringendo migliaia di persone a superare le frontiere imposte dagli Stati UE di nascosto.

Crediamo che tutt questo debba necessariamente trovare risposta. Una risposta collettiva e condivisa, nello spirito della Carta di Lampedusa, riprendendo collettivamente la sfida per la costruzione di “canali umanitari” veri, di percorsi accoglienza degna, di un diritto d’asilo europeo.
Oggi abbiamo bisogno di riprendere il filo di quel discorso aperto negli scorsi mesi per rimetterci in cammino. A partire dalle lotte che, come questi ultimi mesi ci hanno dimostrato, nelle battaglie per il diritto all’abitare per contro lo sfruttamento nella logistica, sono state ricche di un rinnovato protagonismo dei migranti, senza dimenticare la necessità di costruire un discorso che riesca ad invertire la retorica che ci viene imposta, quella dell’invasione ma anche quella dell’accoglienza caritatevole, due facce della stessa medaglia.
Perché sullo sfondo rimane l’imminente riapertura dei CIE di Milano e Bologna, una legge (la Bossi–Fini) ancora intatta che continua a produrre ricatti, permamenti violazioni del diritto d’asilo e contro tutto questo dobbiamo opporci.

Per questo proponiamo a tutti di ritrovarci insieme per mettere in condivisione ciò che sta accadendo nei nostri territori e costruire le iniziative dei prossimi mesi, domenica 11 maggio 2014, alle ore 16.00 attraverso la Global conferece, una assemblea on line che permetterà a tanti di collegarsi da diversi luoghi della penisola.

Una nuova occasione per ripartire insieme

L’Altra fotografia- la presentazione della “Città che vogliamo”

Si è conclusa l’iniziativa “L’altra fotografia” che ha visto le ex poste centrali di Reggio Emilia occupate e restituite alla città con eventi culturali e dibattiti politici. Ringraziamo tutte e tutti per la partecipazione, l’entusiasmo e la gioia nell’ aver attraversato queste giornate con il contributo prezioso che ognuno ha saputo dare. La città che vogliamo è questa e siamo in cammino per realizzarla insieme, le battaglie che ci aspettano sono molte ma pronti ad affrontarle.

I video interventi della presentazione della “Città che vogliamo”:

Feancesco Paone – Lab aq16

Simone Armini- Casa Bettola

Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Scarica la Città che vogliamo

Commento conclusivo delle giornate di occupazione di Daniele Codeluppi – Lab aq16

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Da Global Project : Reggio Emilia – Temporary Autonomous Zone: L’Altra fotografia
Liberato lo stabile delle ex poste centrali per tre giorni di intervento in città

Si è conclusa oggi l’occupazione che il centro sociale Aq16, lo spazio autogestito Casa Bettola e l’associazione Città Migrante hanno effettuato in centro storico per tre giorni di iniziative culturali e politiche.

E’ importante focalizzare il luogo e il tempo scelti per l’occupazione temporanea.

Le ex Poste Centrali di via sessi, a fianco di piazza martiri del 7 luglio, è uno stabile dismesso da circa un anno, acquisito da Montipò, insieme ad un altro stabile storico di Reggio Emilia, Palazzo Busetti, entrambi destinati alla riqualificazione in stabili commerciali.

Esempio palese della riconversione privatistica della proprietà pubblica alla quale si sta assistendo in molte parti d’italia e non solo, rappresenta il nuovo brand dell’accumulazione di capitale e di speculazione finanziaria sugli immobili, che assegna nuova verve al vecchio modello speculativo legato alla cementificazione selvaggia cui abbiamo assistito negli anni passati e che a Reggio Emilia si ripropone in una nuova veste con mire ambiziose di espansione sull’area Nord della città, oggi occupata da stazione AV MedioPadana e ancora in procinto di definizione del piano regolatore.

Non solo. La destinazione finale di questo stabile, come dell’altro già citato, definiscono un ulteriore passo sulla strada che porta alla commercializzazione degli spazi urbani dentro e attorno al centro storico, se non un vero e proprio processo di gentrificazione, che pure si dà in altre zone della città, un esproprio del potenziale urbano che esautora la cittadinanza, privandola della possibilità di intervenire nella configurazione dei luoghi che abita, conducendo ad un quasi definitivo svuotamento di piazze e strade in un tempo in cui, per altro, le condizioni di lavoro e di vita della stragrande maggioranza delle persone difficilmente consentono l’accesso a questi luoghi di consumo.

Il 1 Maggio – #1M – di quest’anno ha visto moltissime piazze europee, da Milano a Berlino da Parigi a Istanbul, e non solo, riempirsi di mobilitazioni che riappropriandosi del dato storico legato a questa data (più che della sua memoria), ha espresso con interventi diversi, su tematiche diverse, la volontà di rompere l’accerchiamento imposto dalla norma mainstream che istituzioni elettive e non elettive, formali e non formali, producono e sviluppano in una dialettica ad una sola voce, che marca gli accenti unicamente su profitto e finanziarizzazione, dimentica e indifferente del piano sociale. Si tratta di piazze e di mobilitazioni che guardano oltre il primo del mese per una primavera dei movimenti territoriale, europea e mediterranea al contempo, ed è in continuità con queste piazze e con questo piano politico che a Reggio Emilia si è scelto di occupare le ex Poste Centrali. Inserendosi in un luogo e in un tempo cittadini egemonizzati dalla campagna elettorale in corso per le amministrative e le europee, così come dal grande happening (culturale e profittevole) della Fotografia Europea, si è voluto aprire uno squarcio visivo nella consuetudine relazionale che intercorre oggi tra il cittadino e la politica, ovvero quel rapporto culturale di delega stigmatizzabile nella figura sociale del consumatore.

Lo spazio si aperto ponendosi in maniera alternativa e conflittuale rispetto al modello del grande evento e delle grandi opere (retaggio dell’Expo) secondo il quale si attirano capitali esterni non redistribuiti al territorio e si impone una deroga della norma soprattutto per quanto riguarda le relazioni lavorative, sottoposte ad un regime speciale di sfruttamento e speculazione.

Si è rotto il paradigma di delega per il quale si fanno richieste e si concedono promesse, presentando all’interno delle ex Poste Occupate, un programma, parziale e di parte, che all’interno dello spazio mediatico della campagna elettorale non promuove nessun candidato, ponendo invece la sua centralità sui conflitti sociali, le battaglie e i percorsi politici che quotidianamente, dal basso, vengono agiti, in forma aperta alla costruzione partecipativa e collettiva per la costruzione di un’altra città.

Moltissime le iniziative che spontaneamente hanno arricchito il programma di eventi e dibattiti previsto per le tre giornate, durante le quali in particolar modo si è approfondito i temi della casa e della cittadinanza con la partecipazione di Rete diritti in casa di Parma e di Casa Madiba di Rimini, e rispetto ai temi dell’ambiente e dei territori con un intervento di Gianni Tamino all’incontro che si è tenuto Sabato mattina.

Tre giornate che hanno visto l’attraversamento di centinaia di persone, che in uno spazio nuovo, aperto, temporaneo e non consueto, hanno espresso interessi e curiosità in certi casi originali rispetto alla possibilità di riappropriarsi della propria capacità politica di intervenire in città.

Una Zona Temporaneamente Autonoma, per aprire un varco che partendo da Reggio Emilia  presenti una Fotografia Alternativa del territorio e dell’Europa che si intende realizzare, che rilancia immediatamente le prossime iniziative europee di maggio e di luglio contro la Troika, gli OGM e la disoccupazione, annunciando sul territorio prossime future occupazioni.

 

Riaperta la sede storica delle poste di Reggio Emilia

Riaperta la sede storica delle poste di Reggio Emilia , via Sessi 3,
L’altra fotografia. 1-2-3 maggio eventi e dibatti per ripensare e costruire insieme la città che vogliamo! Vi aspettiamo
#altrafotografia

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Oggi città migrante compie sette anni. Festeggiamo liberando temporaneamente una zona della città, ex poste in via sessi 3, insieme al lab aq16 e Casa Bettola e a tutte e tutti quelli che vogliono contribuire a costruire una città dove al centro ci sia l territorio, le persone  e i diritti.

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1-2-3 Maggio- Tre giorni per ripensare la città e trasformare il territorio

1-2-3 MAGGIO 2014
TRE GIORNI PER RIPENSARE LA CITTÀ E TRASFORMARE IL TERRITORIO
PRESSO ZONA TEMPORANEAMENTE AUTONOMA

Nei giorni in cui inaugura la Settimana della fotografia Europea, ci troviamo per sviluppare un’altra fotografia: una fotografia che mette in evidenza le contradizioni della città, focalizzando temi che trovano poco spazio nel dibattito politico, andando oltre la narrazione istituita, costrunedo insieme una narrazione istituente. Vogliamo fotografare l’esistente per poterlo trasformare, immaginando un’altra Reggio Emila, costrunedo la città che vogliamo a partire dei nostri bisogni e sogni collettivi!

INCONTRI – DIBATTITI – TEATRO – CONCERTI – MOSTRE – VIDEO – LABORATORI PER BAMBINE/I

Anticipazioni per il 1° maggio;
ore 18.00 – spettacolo teatrale “La Cisterna” con Massimo Zaccaria
una riflessione sulle morti sul lavoro
ore 20.00 – concerto manouche con Honolulu Swing
ore 22.00 – djset ambient & visuals

Programma in continuo aggiornamento!

https://www.facebook.com/events/275557835950768/

Tel: 334 8013055334 8013055

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Promosso da Città Migrante – Casa Bettola – Laboratorio AQ 16

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Manifestazione contro la lega nord! I profughi di guerra portano i fiori al monumento dedicato ai caduti della Resistenza.

Manifestazione contro la lega nord! I profughi di guerra portano i fiori al monumento dedicato ai caduti della Resistenza. Costruiamo insieme Reggio Emilia e l’ Europa che vogliamo!

La resistenza  oggi è anche quella di chi scappa dalle guerre e cerca nuova vita nel nostro paese e si conquista i diritti negati riprendendosi le case lasciate vuote

monumento ai caduti

Guarda il video della consegna dei fiori al monumneto ai caduti della resistenza da parte dei profughi di guerra

Guarda i video e le foto della manifestazione

Circa 200 antifascisti hanno animato questa mattina una determinata manifestazione contro la presenza in città del segretario nazionale della Lega Nord Matteo Salvini.

Una settimana, quella culminata con la giornata di oggi, attraversata da intense polemiche, botta e risposta in merito all’opportunità o meno del partito padano di aver organizzato in una città storicamente molto legata alla resistenza partigiana un convegno “anti-euro” pregno di contenuti nazionalisti. La manifestazione, convocata dal Laboratorio Aq16, ha visto la presenza di tanti e tante giovani che già lo scorso febbraio si erano radunati, sempre contro la Lega per opporsi ad una fiaccolata in zona stazione, riuscendo ad evitare il passaggio dei padani nel quartiere più meticcio di Reggio Emilia.

Oggi il centro della città era massicciamente militarizzato dai reparti di celere provenienti da Bologna, chiamati per difendere il comizio di Salvini e tutelare il ministro del welfare Poletti, invitato dalle istituzioni cittadine alla commemorazione ufficiale del 25 aprile. Scelta, quella di aver invitato il ministro Poletti, definita inopportuna dai manifestanti antifascisti a poche settimane dagli scontri del 12 aprile nei pressi del ministero romano cui Poletti è titolare. Manifestazione diventata famosa per la violenza gratuita con cui i reparti antisommossa hanno gestito la piazza romana.

Il presidio, nonostante le limitazioni imposte dalla questura si muove verso le 10.20 e si trasforma in corteo lungo la via Emilia dirigendosi verso l’hotel Posta , nel cuore del centro dove Salvini stava tenendo il comizio. I manifestanti , forzato con decisione un primo blocco di transenne, spingono gli agenti fino all’altezza di via Guido da Castello dove la strada era interrotta da mezzi blindati mezzi di traverso. Dopo alcuni momenti di tensione dovuti ai tafferugli dal corteo si stacca una delegazione di rifugiati ed antirazzisti per deporre simbolicamente dei garofani rossi ai piedi del monumento alla resistenza in piazza martiri del 7 luglio. “La resistenza oggi è quella di chi scappa dalle guerre e cerca nuova vita nel nostro paese e si conquista i diritti negati riprendendosi le case lasciate vuote” dicono i militanti al ritorno della delegazione. Il corteo proseguirà poi per le vie del centro per fare ritorno in piazza Gioberti da dove la mattinata era iniziata intonando slogan contro la lega nord e la fastidiosa presenza dei reparti antisommossa di polizia.

Una manifestazione riuscita, che ha dato spessore ad una giornata storicamente importante come il 25 aprile, connotandola di contenuti anti nazionalisti ed antirazzisti. Perché come sottolineato più volte durante il corteo il nuovo fascismo oggi è quello che dopo 7 anni di austerity e crisi feroce preme l’acceleratore sui sentimenti egoistici e per il ritorno alle piccole patrie, condizione che porterebbe l’Europa ad essere attraversata dalle guerre. Contenuti che il Laboratorio Aq16 e tutti i gruppi presenti oggi in manifestazione, intenderanno sviluppare in un ricco calendario primaverile, dal 1 maggio, attraversando le mobilitazione europee di metà mese, al 18 maggio contro i CIE a Bologna, fino ad arrivare alla grande mobilitazione continentale convocata l’11 luglio a Torino in occasione del summit dell’ UE sulla disoccupazione giovanile.

Art tratto dal sito di Global Project

Ottenuta residenza nella casa occupata da alcuni migranti provenienti dalla Libia

Gli interventi video del dibattito “Residenze negate” :

Introduzione Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Avv. Alessandra Scaglioni – Avvocato di strada Reggio Emilia
Stato di necessità e vita in una casa occupata. La tutela del “cittadino debole”

Avv. Antonio Mumolo – Avvocato di  strada Bologna
L’esperienza di Bologna come riconoscimento effettivo del diritto alla residenza

Dott. Costantino Giordano – Avvocato di strada Bologna

Dott.  Simone Beghi – Avvocato di strada Reggio Emilia
La residenza a Reggio Emilia e la residenza dei cittadini comunitari tra normative, prassi amministrative e diritto

Avv.Vainer Burani – Associazione Giuristi Democratici
Conflitto sociale, codice penale, processo e tutela del cittadino

Conclusioni Federica Zambelli Ass. Città Migrante

A Reggio Emilia, così come in tante altre città d’Italia, una volta decretata la fine del Piano “Emergenza Nordafrica”, molti migranti che si trovavano alloggiati presso strutture comunali si sono ritrovati in strada. Milioni e milioni di euro spesi per gestire quella che avrebbe dovuto essere l’accoglienza e che in molti casi è stato invece un vero business, senza garantire percorsi di vera tutela e di inserimento nel territorio.

Delle quasi 200 persone arrivate nella provincia di Reggio Emilia c’è chi ha scelto di tentare la fortuna in altri paesi europei rimanendo poi ingabbiato nel regolamento di Dublino, chi si è trasferito in altre città e chi è andato ad ingrossare la manodopera sfruttata nella campagne del sud durante le raccolte. Altri sono rimasti sul territorio. Chi è stato più fortunato ha trovato ospitalità presso qualche amico in città, qualcuno è alloggiato al dormitorio, altri vivono in luoghi abbandonati, ed alcuni stanchi di passare il giorno e le notti in strada il 28 aprile del 2013, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello di avere una casa, occupando uno stabile lasciato all’abbandono da oltre vent’anni.
Con il sostegno dell’associazione Città Migrante e grazie alla solidarietà di molti sono iniziati una serie di lavori, tutt’ora in corso, per cercare di rendere il più abitabile possibile lo stabile.
A inizio novembre 2013 gli occupanti della casa chiedono l’iscrizione anagrafica nel comune di Reggio Emilia, essendo stabili da tempo e volendo usufruire di tutti i diritti che ne sono connessi. Prima di tutto il medico.
La domanda di residenza viene protocollata. Dopo poco tempo l’operatore del comune si reca nell’abitazione per verificare se effettivamente le persone dimorano nel luogo indicato. Durante la visita, gli occupanti mostrano la casa e quando viene chiesto loro a che titolo si trovano nell’abitazione, i migranti spiegano le ragioni dell’occupazione.
Passati i 45 giorni previsti dalla normativa per gli accertamenti, i migranti si recano in anagrafe per richiedere la Carta d’identità. In quell’occasione vengono a conoscenza che non è stata accolta l’istanza. Da lì a pochi giorni ricevono la raccomandata : “non sarà possibile procedere all’accoglimento dell’istanza poiché l’accertamento effettuato non è sufficiente a dimostrare la sussistenza della dimora abituale all’indirizzo su indicato” e di presentare “eventuali comunicazioni scritte corredate da idonea documentazione comprovante la dimora abituale (Es. rogito, contratto di affitto, ricevute di pagamento utenze ecc..)”
L’avvocato che collabora con l’associazione Città Migrante invia immediatamente le comunicazioni all’anagrafe che dimostrano come i signori in oggetto vivono effettivamente nell’abitazione indicata ribadendo inoltre che “in tema di residenza anagrafica ex articolo 43 cc, la giurisprudenza è univoca nel ritenere che la residenza di una persona è determinata dalla sua abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, ossia dall’elemento obiettivo della permanenza in tale luogo e dall’elemento soggettivo della volontà di abitarvi stabilmente, rilevata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali, la cui prova può essere fornita con ogni mezzo”.
In seguito alle osservazioni da parte dell’avvocato il dirigente anagrafe del comune di Reggio Emilia invia nota nella quale è scritto che si sospendono i termini del procedimento di residenza in attesa dell’acquisizione del parere della Prefettura come organo di vigilanza sulle anagrafi in quanto i signori “ non hanno alcun titolo che consenta di ritenere la loro presenza in esso se non meramente occasionale”.

L’associazione Città Migrante rende pubblica la questione della negata residenza organizzando un dibattito, in collaborazione con gli avvocati di strada di Reggio Emilia, che sollevi il tema in generale della residenza partendo da questo caso specifico.

A pochi giorni di distanza dall’iniziativa, l’anagrafe effettua un ulteriore controllo presso lo stabile e verifica come i signori dimorino effettivamente ancora nello stesso luogo.
In seguito a questo arriva la nota che “le pratiche di trasferimento di residenza sono state concluse positivamente”. Ad oggi i migranti provenienti dalla Libia che si sono riappropriati del diritto all’abitare sono iscritti nell’anagrafe del comune di Reggio Emilia nello stabile che hanno occupato.

Grazie alle battaglie e agli interventi messi in campo la Carta di Lampedusa si fa azione:

La Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere, conquistare e costruire la possibilità di abitare in un luogo adeguato al proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.

Primo Marzo- Reggio Emilia e Rimini in marcia per i diritti!

Partenza da Reggio Emilia:
ore 13.15 appuntamento in stazione treni FF.SS. Info 3495238926

Il primo marzo da Reggio Emilia e Rimini raggiungeremo la piazza di Bologna per costruire insieme una giornata di mobilitazione che metta al centro la libertà e i diritti per tutte e tutti indipendentemente dal paese di nascita o di provenienza.
Partiamo dai nostri territori per disegnare in cammino con tante e tanti altri un’Europa diversa, per abbattere i confini, sia esterni definiti attraverso frontiere militarizzate che producono migliaia di morti, che interni materializzati nei CIE ma anche in tutte quelle barriere ed ostacoli che quotidianamente si incontrano per l’accesso ai diritti di cittadinanza, intesi come diritti universalmente riconosciuti, che permettano ad ogni individuo di vivere una vita degna. A partire dalla chiusura dei CIE e dall’abolizione della legge Bossi-Fini che pende come una spada di Damocle sulla vita dei migranti, al diritto alla casa che viene costantemente negato, ad un reddito di cittadinanza per tutte e tutti, per un lavoro libero dallo sfruttamento, per un’accoglienza degna, perché l’accesso all’istruzione e alla salute siano garantiti.
Scendiamo in piazza il primo marzo, nel solco impresso dalla Carta di Lampedusa che si fa azione, per ribadire che la salute non è profitto, contro ogni forma, palese o silente, di privatizzazione di servizi cruciali per la vita di una comunità.
Perché abbattere i confini e le frontiere dell’Europa vuol dire anche ostacolare i respingimenti, interni alle nostre città, che i migranti e i soggetti più deboli subiscono ogni giorno, nell’accesso a un diritto vitale come quello di ottenere cure degne. Pensiamo a tutte le persone che si sono rivolte ai nostri sportelli non in grado di poter accedere ad un visita perché impossibilitati a pagare il ticket. Solo alcuni esempi: i migranti che hanno avuto una forma di protezione internazionale (come i migranti provenienti dalla Libia) che non hanno mai lavorato e non rientrano nella categoria disoccupati e quindi non possono essere esenti dal pagamento del ticket, lo stesso vale per tutti quelli che sono stati artigiani o lavoratori autonomi e per i migranti che non hanno il permesso di soggiorno e non possono dichiarare lo stato di indigenza, come sarebbe in realtà previsto dall’accordo Stato-Regioni ma non applicato in questo punto. L’accesso ai pediatri per i figli minori di genitori “irregolari”, nonostante la delibera regionale abbia approvato in questo punto l’accordo Stato-Regioni “indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle regioni e delle province autonome”, l’applicazione rimane ancora lenta e tortuosa e tutti i cittadini comunitari che non hanno un lavoro sono costretti a pagare un’assicurazione sanitaria dai prezzi esosi anche se pubblica.
La Carta di Lampedusa afferma la necessità di garantire un accesso senza discriminazioni alle strutture sanitarie, alle cure mediche, e in termini di servizi, compresi quelli per la maternità e per l’infanzia, indispensabili per il pieno esercizio del diritto di ogni persona a ricevere e a dare cura.
Perseguiamo pari dignità e uguaglianza fra i cittadini nell’accesso alle cure, nell’ottica di salvaguardare tutti quelli che non possono permettersi di destinare risorse sufficienti ad avere prestazioni sanitarie adeguate.
L’attacco al Sistema Sanitario Nazionale universalistico è già in atto, e i migranti sono purtroppo l’anello più debole di un processo che ormai coinvolge milioni di persone in Italia.
Pertanto ci mobilitiamo con forza affinché nessuno sia escluso!

Gli appelli delle realtà cittadine di lancio della manifestazione del 1 marzo a Bologna:
http://www.meltingpot.org/Primo-marzo-da-Bologna-all-Europa-per-una-cittadinanza.html#.Uwz3tM5FDBM

Ass. Città Migrante- Reggio Emilia , Ass. Rumori Sinistri- Rimini

Partenza da Reggio Emilia:  ore 13.15 appuntamento in stazione treni FF.SS. Info 3495238926
Partenza da Rimini: bus organizzato partenza 13.00 dal Parcheggio Settebello in Via Roma 70. Info 3407368508