Primo Maggio No Expo – per le città che vogliamo!

1 maggio

1° maggio 2015: tra Reggio Emilia e Milano, un Expo alla rovescia per le città che vogliamo

Non è una coincidenza che l’inaugurazione di EXPO 2015 coincida con il Primo maggio, giornata che, dal 1889, celebra la lotta e la volontà di riscatto dei lavoratori in tutto il mondo. Scegliendo quella data, il governo Renzi ha inteso risignificare la “Festa dei lavoratori” trasformandola nella festa del grande capitale internazionale e, parallelamente, del nuovo ordine sociale che, con la complicità dei sindacati, attraverso lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la liberalizzazione definitiva del contratto a tempo determinato e dell’apprendistato, i bassi salari, i minori oneri per le imprese, la precarizzazione strutturale, lo sfruttamento eletto a norma, si è andato affermando negli ultimi anni in Italia.

Ma non solo: EXPO, oltraggiando la memoria del Primo maggio attraverso il divieto di scioperi nella città di Milano per quella giornata (divieto concordato con i sindacati: “Expo è un evento eccezionale e vogliamo partecipare concretamente alla sua riuscita – ha affermato Massimo Bonini, segretario generale della Filcams Cgil di Milano), diviene nel contempo il simbolo “vincente” della cementificazione selvaggia; della privatizzazione del settore pubblico tramite la costituzione di società private a capitale pubblico; della speculazione immobiliare, finanziaria e mafiosa; del modello di alimentazione stabilito in base alle logiche di profitto della multinazionali (che non a caso, pur avendo alle spalle solo storie di devastazione planetaria, di immiserimento dei coltivatori, di diffusione di cibi nocivi e spesso cancerogeni, sono state chiamate a “sponsorizzare” l’evento dedicato al tema “nutrire il Pianeta, energia per la vita”).

Contro le politiche di austerità dettate da BCE, Fmi e da tutta l’eurocrazia, contro l’affermazione di queste politiche a livello locale, nazionale e internazionale, contro le politiche oscene che stanno all’origine delle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo (e non solo), contro il saccheggio dei diritti e dei beni comuni in Italia e nel mondo, il Primo maggio, il Laboratorio cittadino “No-Expo – Per la città che vogliamo” di Reggio Emilia parteciperà al grande corteo internazionale No Expo MayDay di Milano e al “Pollicino in Fiera”, la 22esima edizione del mercato “alternativo” promosso dalla rivista Pollicino Gnus che, come da tradizione si svolgerà nel centro di Reggio Emilia dalle 9.00 alle 18.00 in Piazza Prampolini, e che quest’anno sarà all’insegna del “No-Expo”.

Il Laboratorio a Reggio Emilia, si è raccolto e ha iniziato il proprio cammino, con l’intenzione di connettere le tante esperienze che in questa città, da anni, agiscono pratiche di cambiamento sociale in ambiti differenti ma con l’orientamento comune di costruire dialogo, convivenza, diritti e dignità diffusi, ritessendo i fili di un tessuto sociale che rischia di essere sempre più lacerato da individualismi, paure, avidità sui quali i poteri che sono quelli di un capitalismo feroce, sanno di potersi reggere e prosperare. Per questo il Laboratorio si è impegnato a esplicitare e praticare concrete continuità tra questioni solo apparentemente separate, come il diritto all’abitare, l’accesso ai beni comuni, la sovranità alimentare, le altre economie, le relazioni libere tra generi e orientamenti sessuali, l’educazione e la tutela del territorio, costruendo un’occasione per intrecciare diverse lotte sociali e ambientali e attivare processi di cambiamento; contro la speculazione edilizia e il consumo di suolo, per un altro sviluppo della città e del territorio, contro la precarizzazione e l’impoverimento della vita, per un lavoro dignitoso e un reddito di base.

Il Primo maggio saremo in piazza per:

  • Ribadire il proprio rifiuto al modello di società che il capitale vorrebbe imporci
  • Fermare lo smantellamento del welfare e dello stato sociale;
  • Promuovere la tutela dei beni comuni
  • Riaffermare la sostenibilità della vita attraverso l’abbattimento della precarietà.
  • Trovare nella lotta ad Expo la possibilità di un fronte sociale comune, bloccando immediatamente la logica del lavoro gratuito in favore di quella del reddito garantito.
  • Promuovere la cura dell’educazione e della formazione che devono tornare a focalizzarsi sullo scambio di saperi e non sulla compravendita di energie da impiegare nel mercato seguendo bisogni determinati unicamente da logiche di consumo.
  • Ripartire dalla scuola, contestando con forza tutte le forme di aziendalizzazione della formazione pubblica e i meccanismi di falsa meritocrazia che sviliscono la qualità dell’insegnamento trasformato in una competizione senza fine.
  • Ripensare ad un rapporto equiparato tra le specie che popolano terre, acque, cielo, in prospettiva del superamento della prevaricazione di una popolazione sull’altra e della specie umana su tutte le altre.
  • Affermare immaginari che ribaltino quelli di una società machista, maschilista e patriarcale, che svelino la ricchezza e la pluralità dei generi.

Laboratorio No Expo – per la città che vogliamo!