RIPARTONO I CORSI DI ITALIANO E RIAPRE LO SPORTELLO MIGRANTI

I corsi di italiano dell’associazione Città Migrante sono proseguiti per tutto il mese di giugno e luglio. Dopo la pausa di agosto riprendiamo le lezioni:

SI RIPRENDE LUNEDI’ 12 SETTEMBRE ALLE ORE 19
ISCRIZIONI SEMPRE APERTE
TUTTI I LUNEDI’ E GIOVEDI’ DALLE 19 ALLE 21
VIA F.LLI MANFREDI,14 (FORO BOARIO) RE – capolinea minibù G
info: 349/7047933

SCUOLA DI ITALIANO PER DONNE CON POSSIBILITA’ DI LASCIARE I FIGLI ALLO SPAZIO INCONTRO (BABYSITTERAGGIO)
ISCRIZIONI SEMPRE APERTE
SI RIPRENDE MERCOLEDI’ 14 SETTEMBRE ALLE ORE 16
TUTTI I MERCOLEDI’ E SABATO DALLE 16 ALLE 18
PRESSO CASA BETTOLA, VIA MARTIRI DELLA BETTOLA 6
info:3387663416

I corsi sono gratuiti

SI RIAPRE MERCOLEDI’ 7 SETTEMBRE
TUTTI I MERCOLEDI’ DALLE 17.00 ALLE 20.00
Informazione ed orientamento per cittadini migranti
VIA F.LLI MANFREDI,14 (FORO BOARIO) RE – capolinea minibù G
IN COLLABORAZIONE CON ASS.YA BASTA! RE
info: 349/5238926

LO SPORTELLO MIGRANTI E’ ANCHE PUNTO INFORMATIVO DEL CENTRO REGIONALE CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Credi di essere stato trattato in modo diverso, di essere stato escluso da un servizio o da una opportunità a causa della tua nazionalità, etnia, o del tuo genere, della tua religione, del tuo aspetto o delle tue caratteristiche fisiche, della tua età o del tuo orientamento sessuale?
Rivolgiti allo Sportello Migranti, potrai segnalare l’episodio che hai subito, in modo che non rimanga ignorato. Troverai qualcuno che ti ascolta e che potrà darti informazioni e sostegno per far valere i tuoi diritti

L’accesso allo Sportello Migranti è gratuito

Uniti contro la crisi – Verso il Primo Marzo 2011

Guarda lo spot video del 19 febbraio

Assemblea/Incontro. Sabato 19 febbraio 2011 – ore 10
LabAQ16 – Reggio Emilia

Questa crisi è piena di ricatti ed ingiustizie.
Certo, anche altre epoche, da sempre, lo sono state.
E non c’è ricatto più pericoloso in questo momento di quello che ci divide, ci separa, ognuno impegnato a risolvere da sé la sua condizione, sia essa imposta da un super-manager, dai tagli di una riforma, o dall’ingiustizia di una sanatoria truffa.
Certo, ognuno di noi vive una condizione diversa, particolare, da cui liberarsi.
Per anni quella dei migranti ci ha raccontato la storia di un ricatto costruito sulla vita e sulla morte di migliaia di persone, che minacciava di estendersi a tutti.
Oggi, guardandoci intorno, ci accorgiamo che il ricatto della crisi e della precarietà sono già il mare in cui tutti noi (ex-garantiti e non) siamo immersi, ma soprattutto la comune sfida quotidiana da affrontare insieme: uniti.
Per questo battersi oggi con i migranti, affrontare la partita dell’immigrazione, su cui governi ed economie hanno costruito fortune finanziarie ed elettorali, riguarda noi tutti, qualunque sia la nostra provenienza: significa batterci per il nostro futuro. Perché Marchionne, la Gelmini, Maroni, non ci stanno semplicemente proponendo la fine del contratto nazionale, i tagli di una riforma o leggi ingiuste e razziste, ma un altro nuovo modello di società, una nuova economia dei rapporti sociali, una nuova gerarchia dei diritti, una traiettoria di violenze rinnovate e nuovi ricatti, per disegnare nuove forme di sfruttamento.
Insieme, abbiamo bisogno di scrivere la nostra alternativa, la nostra uscita dalla crisi: un nuovo statuto dei diritti, del welfare, della redistribuzione del reddito, della cittadinanza. Per questo crediamo sia il momento di rimetterci in cammino ancora (anche se non abbiamo mai smesso di esserlo, anche se lo abbiamo fatto altre volte); è il momento di riprovarci, in tanti ed uniti, convinti che la ricerca della trasformazione, per la condizione di vita di ognuno di noi, sia un pezzo anche della ricerca degli altri.
E’ una sfida, almeno quanto è una sfida quella che ci viene proposta da Marchionne, dal Governo, dalla crisi, e a quell’altezza dovremo provare ad affrontarla.

IL PRIMO MARZO SARA’ UN’OCCASIONE PER FARLO: E NOI CI SAREMO!
Sarà l’occasione per ridare forza alle battaglie per la dignità, per il diritto di restare dove si è scelto di vivere, per il diritto a non migrare forzatamente, come dal Maghreb all’Egitto fino al cuore dell’Europa, stanno affermando milioni di persone: le migliaia di ricercatori non più disposti a fuggire, le migliaia di operai non più disposti a tacere, le migliaia di migranti che qui hanno scelto di vivere non disposti ad andarsene.
Per affermare il nostro orizzonte: il diritto di scelta, di decidere del nostro futuro.
I terreni su cui confrontarci sono molti, a partire dalle istanze poste con la sanatoria e per la regolarizzazione permanente, dalle contraddizioni aperte dalle direttive europee alla violenza della detenzione e dei respingimenti, dalla spinta a liberarsi dalla schiavitù e dallo sfruttamento del lavoro nero e sottopagato, alla battaglia contro i nuovi ostacoli proposti dall’accordo di integrazione e dalle norme che trasformano l’apprendimento della lingua da diritto a dispositivo di esclusione.
Il 19 febbraio, vogliamo ritrovarci per cercare insieme la strada da percorrere, verso lo sciopero generale e generalizzato, per tracciare insieme un orizzonte ed il cammino per raggiungerlo. Per confrontarci con le enormi trasformazioni in corso e le immediate istanze su cui misurarci, indisponibili a cedere al ricatto della divisione di chi ci chiede di barattare i nostri diritti o quelli di altri in cambio di un povero futuro.
Uniti contro la crisi, uniti contro il razzismo e lo sfruttamento.

UNITI CONTRO LA CRISI

Assemblea/Incontro

Sabato 19 febbraio 2011
LabAQ16 – Reggio Emilia

Programma:

Ore 10. Assemblea Plenaria
Dal workshop di Marghera (Democrazia e Welfare: salario, reddito, redistribuzione della ricchezza) all’incontro di Reggio Emilia, uniti contro la crisi verso il primo marzo 2011 ed oltre.
Interventi e temi in discussione: un nuovo spazio per costruire alternativa, la crisi globale ed il diritto di scelta, il ricatto dentro la crisi, diritti di cittadinanza democrazia e rivolte, la pratica dello sciopero e lo sciopero generale, i diritti come bene comune, lo schiavismo del lavoro nero, la lingua e la costruzione del comune.

Ore 13. Pausa Pranzo

Ore 14. Assemblea plenaria (seconda parte)

Ore 16. Workshop/Incontro: la lingua come costruzione del comune
Scuole di italiano, associazioni, organizzazioni, volontari, migranti, per la costruzione di una campagna contro l’introduzione del test di lingua come barriera per l’accesso ai diritti, per affermare il diritto alla formazione ed all’apprendimento come strumenti per costruire nuovo welfare e nuova democrazia.

Il Laboratorio Aq16 è in via Fratelli Manfredi, 14

Come raggiungere il Lab.aq 16

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “RAZZISMO E INDIFFERENZA” DI RENATO CURCIO

Cooperativa Mag 6, Pollicino Gnus, Associazione Città Migrante, Infoshop Mag 6


LIBRERIA INFOSHOP MAG6

via Sante Vincenzi, 13/a, REGGIO EMILIA

(laterale di Via Matteotti, zona Mirabello):

VENERDI’ 18 FEBBRAIO, ore 18.30:

RAZZISMO E INDIFFERENZA.

(Sensibili alle Foglie, 2010)

Presentazione del libro di

RENATO CURCIO,

alla presenza dell’autore.

Introduce GIOVANNA PANIGADI

della Cooperativa Mag6.

Questo libro propone una riflessione sul razzismo di matrice italiana. Nella prima parte l’autore ripercorre la storia del pensiero razzista dall’Unità d’Italia, passando per il periodo coloniale fino a quello fascista. Una storia rimossa, che tuttavia continua a produrre il frutto avvelenato del pregiudizio razziale, sia che esso si manifesti contro africani, ebrei e zingari, sia contro i figli di unioni miste. Nella seconda parte, avvalendosi anche delle testimonianze raccolte in due laboratori tenuti a Genova e a Brescia, si sofferma invece sui dispositivi attuali del razzismo italiano e sulla sua fabbricazione. Qui si visita l’officina dei fantasmi, il processo di “interiorizzazione” di alcune categorie sociali, la produzione dei capri espiatori e la diffusione delle paure. Si getta uno sguardo anche sulle “folle fredde”, costruite dall’alto attraverso i canali mediatici, e sul razzismo come affare economico, intorno al quale  ruotano numerosi interessi. Infine si apre una finestra sulla prospettiva interculturale. Nella modernità liquida e precaria, il confronto paritario tra culture diverse resta il nodo irrisolto.

Apre il libro la prefazione di don Andrea Gallo.

Renato Curcio su temi complementari a questa ricerca ha pubblicato nel 2007 “I dannati del lavoro” e nel 2009 “Respinti sulla strada”, già presentati all’Infoshop Mag6.

VERITA’ STORICA E VERITA’ PROCESSUALE

Il 4 febbraio si è svolta l’udienza conclusiva del processo che vedeva imputati 2 dirigenti dell’ital Edil per aver sequestrato picchiato e cosparso di liquido infiammabile un lavoratore di origine straniera che chiedeva di essere pagato per il lavoro svolto in ambito edilizio. Il giudice ha assolto i due imprenditori edili.
Questo è stato un processo a parte rispetto al filone giudiziario principale che vede accusate una decina di dirigenti Ital Edil per associazione a delinquere finalizata allo sfruttamento della manodopera irregolare, procedimento che vede le indagini preliminari nella fase conclusiva. L’associazione Città Migrante che da anni sostiene la lotta di questi lavoratori per essere stati sfruttati e danneggiati dalla ditta Ital Edil e dalle sue varie diramazioni continua la battaglia affinchè emerga giustizia non solo nelle aule dei tribunali.
La battaglia è anche sociale e politica perchè non possano più esistere i presupposti che hanno consentito il verificarsi di fatti come questi.
L’associazione insieme ai lavoratori e ad altre organizzazioni della città è riuscita in questi anni a mettere in luce avvenimenti di cui troppo spesso è conveniente non parlare e a far sì che ora gran parte della società sia a conoscenza della vicenda e che sia parte attiva nella costruzione di un reale cambiamento. Costruzione che vedrà una tappa fondamentale nella discussione in consiglio comunale della mozione di iniziativa popolare che chiede al Comune di Reggio Emilia di costituirsi parte civile al processo Ital Edil.

Il commento dell’avvocato Vainer Burani:
Il processo che si è concluso questa mattina ha avuto un risultato per noi non soddisfacente. Va detto che poteva essere previsto per come si erano sviluppate le cose recentemente.
Il fatto che non si sia giunti a una condanna non dice nulla, a prescindere dalla motivazione che vedremo. La cosa che possiamo dire con forza è che il vero problema che abbiamo di fronte è un altro. In tanti casi e tante situazioni il fatto storico è una cosa e il fatto giuridicamente provato è un altra e quindi in questo senso ci sta anche questa assoluzione. Devo dire inoltre che a noi da veri garantisti non ci sconvolge il fatto che si arrivi all’assoluzione di persone che riteniamo colpevoli, diciamo semplicemente che probabilmente la violenza è stata commessa con un livello anche di arroganza e di forza tale che ha impedito di portare delle prove ulteriori, nel senso che effettivamente il mio assistito era talmente spaventato che non è stato in grado di riferire con lucidità tutti i particolari della vicenda che lo ha visto vittima.Il mio assistito ha riportato le cose con qualche imprecisione su dettagli, che il giudice ha ritenuto, evidentemente importanti. Io per conto credo che a ben guardare contraddizioni tali da rendere non credibile il racconto non ve ne siano sotto tutti i profili. Ad esempio ci può stare che il mio assistito possa non ricordare se gli hanno tolto o semplicemente abbassato i pantaloni o se a legarlo, imbavagliarlo o colpirlo sia stato l’aggressore postosi alla sua destra o alla sua sinistra a bordo dell’auto sulla quale viaggiava.
Il giudice, trattandosi di reati che prevedono una pena molto seria, ha probabilmente optato per l’assoluzione in assenza di prove da lui ritenute rassicuranti. Certo che in questo caso retoricamente si direbbe che il giudizio lo da la storia. Purtroppo i riscontri veri sono nella parte nodale del fatto per quello che si chiamerebbe giuridicamente l’antefatto, mentre per il fatto storico l’unico testimone era lui.
Ammetto che speravamo in qualcosa di diverso, ma non mi strappo i capelli perché è una delle cose previste e che possono succedere. Anche perché, lo ripeto, in fatti come questi è ancor più vero che è difficile chiedere giustizia.
Questo ci deve insegnare che la giustizia che si deve perseguire è in primo luogo, quella che nasce dalle trasformazioni sociali, quelle che devono eliminare situazioni come quelle subite dai lavoratori dell’Ital Edil. Gli sfruttatori sono sfruttatori perché lo dice la storia e lo dice la realtà. Facendo un esempio, quanti mafiosi “onorevoli” sono stati assolti perché non si è provata la colpevolezza?

CON L’EGITTO CHE SI RIBELLA

mercoledì 2 febbraio alle h.18.30 presidio in piazza Prampolini

In queste settimane l’Egitto, e con esso buona parte del Maghreb, si sta mobilitando contro un regime corrotto e oppressivo.
Una nuova generazione di cittadini chiede la fine del regime del presidente Mubarak, rivendicando radicalmente diritti e democrazia.
In un paese nel quale è stato attivato il coprifuoco, vengono annullate le libertà di manifestazione e di informazione, addirittura viene spenta la rete, vero e proprio mezzo di organizzazione e amplificazione delle proteste, ogni giorno migliaia di donne e uomini scendono per le strade sfidando il regime e subendo violenze inimmaginabili per un paese civile.
Il tragico bilancio parla già di centinaia di morti e migliaia di feriti e le immagini che ci giungono sono agghiaccianti.
La rivoluzione egiziana non è così lontana da ciò che avviene anche nel cuore dell’Europa e del resto del mondo, è una rivoluzione che ci restituisce un nuovo protagonismo di una società civile che non accetta più governi dispotici e manipolatori, che non accetta più la miseria e la crisi economica dei banchieri e degli imperi finanziari e lo afferma in modi radicali nelle strade e nelle piazze delle città.
Per questi motivi, mercoledì 2 febbraio alle h.18.30 in piazza Prampolini scenderemo in piazza a fianco dei popoli che si ribellano.
Solidarietà e appoggio al popolo egiziano ed a tutti i popoli ribelli! Contro tutti i governi che uccidono e reprimono!

LABORATORIO AQ16 – Ass. CITTA’ MIGRANTE

Reggio Emilia – Presentata la mozione popolare contro lo sfruttamento del lavoro irregolare

tratto da globalproject.info

Una mozione popolare presentata da ass.Città Migrante, Libera, Emergency, Popolo Viola, Comitato Provinciale Acqua Bene Comune, Federazione della sinistra, Sinistra Ecologia Libertà

700 firme per chiedere al Comune di costituirsi parte civile al processo Ital Edil.

Guarda il video della conferenza stampa

Oggi si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della mozione di iniziativa popolare che chiede al Comune di Reggio Emilia di costituirsi parte civile al processo Ital Edil. Un processo che vede imputate 10 persone per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera clandestina. Le ditte coivolte sono tre: la F.R.M. Ital Edil srl, la Technological Building 7 srl e la Valsem Costruction  Italia. Tutte facenti parte del settore edile, le prime due con sede a Reggio Emilia e la terza in Moldova. I lavoratori moldavi venivano direttamente reclutati al paese di orgine e pagati con gli stipendi moldavi 1,75 euro l’ora, mentre gli altri, in maggior parte di origine egiziana venivano reclutati in loco e costretti a firmare un contratto con un nome falso come condizione per poter lavorare. Le ditte lavoravano in più di 40 cantieri con appalti di opere pubbliche. Dagli atti del processo emerge che i lavoratori “assunti” dalla ditta erano non meno di quattrocento senza contare quante persone in realtà lavoravano sotto lo stesso nome. Una settantina di questi lavoratori hanno denunciato di non essere stati pagati, spesso gli veniva detto che parte dello stipendio serviva per la loro regolarizzazione, e di essere stati più volte minacciati. Alle denunce legali sono seguite una serie di iniziative fra cui un picchetto in una di queste ditte. I lavoratori che hanno sporto querela hanno ottenuto un permesso di soggiorno per protezione sociale ai sensi dell’art 18 del Testo Unico sull’immigrazione.Vantano un credito che varia dai 3000 agli 8000 euro fino a punte di 25.000 per un totale di circa 700.000 euro.

L’associazione Città Migrante, che fin dall’inizio ha raccolto le storie di queste persone e insieme ai lavoratori migranti ha intrapreso un percorso di denuncia, oggi con altre realtà del territorio come Libera, Emergency, Popolo Viola, Comitato Provinciale Acqua Bene Comune, Federazione della sinistra, Sinistra Ecologia Libertà ha promosso la mozione popolare raccogliendo 700 firme in meno di un mese. La mozione chiede al Comune di Reggio Emilia di costituirsi parte civile al processo che inizierà a breve. Vista la gravità dei fatti, il numero di lavoratori interessati, lo sfruttamento a cui sono stati sottoposti, il danno ecomonico che ne hanno riportato e l’incidenza dei fatti sulla vita sociale ed ecomomica della città di Reggio Emilia è responsabilità civile di questa istituzione prendere una posizione chiara in merito.

Rassegna stampa:

Tg3  Emilia Romagna

Viaemilianet

La Gazzetta di Reggio

L’Informazione

Il Giornale di Reggio

Il Resto del carlino

Reggio 24 ore

Reggio on line

Telereggio

LETTERA APERTA SULL’ACCORDO DI INTEGRAZIONE

Per sottoscrivere la lettera
cittamigrante@gmail.com
se vuoi poi inviare anche il tuo contributo scritto

Nei prossimi mesi sarà approvato in via definitiva dal Governo l’Accordo di Integrazione che imporrà ulteriori vincoli per l’acquisizione del permesso di soggiorno da parte dei migranti. L’accordo, inserito all’interno del “Pacchetto sicurezza”, si presenterà sotto forma di contratto con lo Stato e definirà il grado di “integrazione” che il migrante sarà tenuto a dimostrare.

Stipulazione di un contratto d’affitto, scelta di un medico di base, acquisizione della lingua italiana, conoscenza di non ancora definite “regole del vivere civile” e dei fondamenti della costituzione italiana diventeranno i gradini di un sistema a crediti che condizionerà l’acquisizione del permesso di soggiorno. Il cosiddetto permesso di soggiorno a punti.

In sintesi il cittadino straniero avrà 2 anni di tempo per raggiungere 30 crediti o punti. In caso contrario, il permesso di soggiorno sarà prima prorogato di un anno e poi revocato.

In particolar modo l’acquisizione delle competenze linguistiche pari al livello di certificazione europea A2 sarà requisito indispensabile per il rinnovo del permesso di soggiorno.

In quest’accordo, un tema così importante come quello dell’accesso all’istruzione è trattato in modo demagogico, senza profonda analisi.  Non emerge mai nessuna attenzione per la qualità dell’apprendere, per la motivazione legata al desiderio di comunicare o alla spontaneità dell’interazione. L’apprendimento della lingua è imposto nella nuova sterile veste di obbligo, condizione estrinseca, rigida e imprescindibile. Dichiarato, è il sottrarsi dello Stato di fronte ad ogni impegno economico.

Omessa ogni ipotesi di promozione, investimento e formazione da parte della pubblica amministrazione.

Ancora una volta saranno colpite quindi le fasce più povere e deboli della società: chi non ha mezzi a disposizione che facilitino l’apprendimento, chi non ha un bagaglio scolastico sufficiente, chi vive un disagio sociale tale da portarlo già lontano da ogni forma d’interazione con l’altro, chi ha superato l’età in cui la mente si muove in modo elastico e veloce.

L’introduzione del requisito della lingua italiana come apprendimento obbligatorio aggrava ulteriormente lo stato di salute della nostra società, già scandalosamente impregnata di una cultura superficiale ed escludente.

Mentre con i tagli alla scuola e alla formazione l’accesso all’istruzione diventa un cammino sempre più selettivo e impervio, l’accordo d’integrazione riduce, di fatto, il tema del diritto e delle pari opportunità a un ricatto. Quest’apparente semplificazione si tradurrà in una serie ancora poco prevedibile di complicazioni per il migrante, che dovrà attivarsi per trovare i supporti, gli strumenti e le risorse.

Si aggiunge a queste già sufficienti tribolazioni il fondato timore che una tale norma possa dare il via al libero mercato delle certificazioni o delle false promesse. Il fenomeno della ricattabilità del migrante sta aprendo piaghe gravissime nel già doloroso panorama dei “traffici sommersi” nel nostro paese.

Questo sistema di “esistenza a punti” nel suo complesso evidenzia sempre più la volontà di ignorare il problema delle discriminazioni, trasformando diritti fondamentali come la casa, il lavoro e l’accesso alla lingua in doveri, senza alcuna cura o attenzione all’inclusione dei più deboli.

Ci troviamo ancora una volta di fronte a una legge razzista e ingiusta, ma ci rimane ancora un po’ di tempo per mobilitarci affinché venga modificata.

Adesioni continuo aggiornamento

leggi la lettera aperta della Rete delle Scuole Italiano Migranti di Bologna

Associazioni/Gruppi

Ass. Città Migrante
Emergency gruppo di Reggio Emilia
Amnesty International GR 41 Reggio Emilia
Pollicino Gnus
Cobas Scuola Reggio Emilia
Ass. Ya Basta! Reggio Emilia
Partigiani Urbani
Ass. Culturale cinese
Centro Missionario Diocesano – Reggio Emilia / Guastalla
Alternativa libertaria – Reggio Emilia
Incontrotempo
G.A.3 Generazione Articolo 3
Ass. Passaparola
Associazione Perché no? Parma
Comitato Provinciale Acqua Bene Comune – Reggio Emilia

Singole persone

Barbara Bertani – Insegnante
Alberto Scudieri- Studente universitario
Giorgia Manzini- Programmatrice
Andrea Ceccardi – Studente universitario
Massimo Bassi – Insegnante
Fausto Boni -docente scuole secondarie di secondo grado
Caterina Zerlotti-impiegata coop cons. nordest, delegata sindacale, membro del direttivo Filcams e Camera del Lavoro Re
Jan Jensen- Medico
Cristina Del Rio- disoccupata
Pietro Del Rio- impiegato
Braglia Elda – pensionata
Annalisa Govi – Insegnante L2
Giorgia Tosi – Insegnate L2
Francesca Tamagnini- insegnante L2
Don Emanule Benatti
Don Gabriele Carlotti
Graziella Mattioli – impiegata comunale
Chiara Vecchi – psicologa
Monica Paganoni – casalinga
Miria Fontanesi – pensionata
Lilia Valentini – pensionata
Ileana Confetti – pensionata
Mariella Badodi – pensionata
Nanda Incerti – insegnante in pensione
Rania Abdellatif – impiegata comunale
Chiara Reverberi – operatore reti sociali comune di re
Susanna Lai – educatrice
Catia Manzini- impiegata comunale
Maria Claudia Caiti-  impiegata comunale
Gianfranco Rossi – docente universitario
Chiara Leoncini – atelierista
Monika Monelli – impiegata comunale
Tiziana Pezzi- impiegata
Elena Burani – insegnante L2
Alina Mussini  – insegnante L2
Laura Bertanti – atelierista
Catia Ambrosini – insegnante di lettere
Massimo Castagna -pubblico funzionario
Cristina Baldelli – Impiegata
Federico Fontanesi – Operaio
Daniela Borciani – Impiegata
Davide Ferretti – Libero professionista
Cinzia Campari – Biologo
Daria Merlo – Libera professionista
Mirco Tincani – Segretario provinciale rifondazione Comunista Reggio Emilia
Alessandro Carciola – Impiegato
Valda Rina – non occupata
Paola Bellesia – Insegante L2
Bartolini Alberto – Manager
Elena Codeluppi – Libera professionista
Luciana Petroni – Libera professionista
Ottavio Navarra – Editore
Giorgio Di Vita – Scrittore
Felice Nicotera – Pensionato
Davide Mattioli – Impiegato
Rossella Ferrari – Docente S.O.A.S. University  Londra
Valentina Molesini – Educatrice
Simona Vettorello – Educatrice
Manuel Masini – E ducatore
Roberta Sblocchi – Educatrice
Monica Caselli – Educatrice
Luca Colombo – Educatore
Alice Manfredi – Educatrice
Sabrina Iotti – Educatrice
Daniela Tiberti – Educatrice
Margherita Prodi – Studente universitario
Filomena Monaco – Studente universitario
Mirko Maglioli – Educatore
Michele Campanili – Educatore
Simone Oliva – Educatore
Don Eugenio Morlini – Parroco di San Bartolomeo
Antonio Turelli – Ricercatore
Paola Mistrali – Insegnante
Michela Caporusso – Assistente sociale
Fracesco Vicari – Pensionato
Patrizia Benedetti – Pedagogista
Lucia Strusi – Psicologa
Maria Chiara Ragazzi – insegnante di italiano L2
Daniela Casaburi – insegante di matematica
Luana Iovino – insegnante di italiano
Lorenzo Morani – insegnante di italiano
Daniela Callà – insegnante di italiano L2
Normanna Albertini – insegnante di italiano L2
Andrea Di Pietro – Studente universitario
Luciano Pigoni – insegnante di italiano in pensione
Raffaella Savastano – insegnante di italiano in pensione
Daniela Benevelli – insegnante di italiano L2
Luca Fucili – insegnante di italiano L2
Francesca Barazzoni – insegnante di italiano L2
Francesco Le Rose – insegnante di italiano L2
Lorenza Fantuzzi – insegnante CTP di Correggio
Delia Borciani – insegnante CTP di Correggio
Vanna Bernardi – insegnante CTP di Correggio
Paola Casi – insegnante italiano L2 Reggio Emilia
Marco Milozzi – operatore sociale, settore accoglienza
Fulvio Ichestre – pensionato
Giannella Quadri – insegnante L2, volontaria
Monica Bonilauri- insegnante L2 presso la scuola media G. Pascoli di Cadelbosco di Sopra
Alessia Acquistapace – insegnante L2
Mirco Ricco’ Panciroli-insegnante
Elvira Fochi-insegnante
lucia Spreafico-insegnante
Marina Leuratti-insegnante
Marianna Otone-insegnante
Milena Spaggiari-insegnante
Anna Moratti-insegnante
Marina Nora-insegnante
Edna Rossi-insegnante
Francesca Lopes-insegnante
Rosalba Grasso-insegnante
Annunziata Castrignano-insegnante
Gaia Tommasutti-insegnante
Erich Galliani-insegnante
Federico Fioresi-insegnante
Giavarini Liliana -dipendente pubblico impiego

MANIFESTAZIONE 1 MAGGIO 2010

1° MAGGIO 2010

MANIFESTAZIONE
PER I DIRITTI

CONCENTRAMENTO

STAZIONE
TRENI(PIAZZALE MARCONI) ORE 14.00

 


– Per la regolarizzazione di tutti i migranti


– Per dire no al razzismo e alla legge Bossi-Fini


– Per dire no al
Pacchetto sicurezza”


– Per la rottura del legame tra permesso di soggiorno e
contratto di lavoro


– Per il mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha
perso il lavoro
 


– Per dire no allo sfruttamento


– Per il diritto alla casa


– Per un reddito garantito anche per chi non ha più un
lavoro


 
 

1 مايو 2010

مظاهرة للدفاع على حقوقنا
محطة القطار (ساحة ماركوني) 14.00

  لتسوية
وضعية كل المهاجرين بدون استثناء.
— لنقول لا للعنصرية ولا لقانون بوسي فيني.
— لنقول لا لحزمة الأمن
لماروني

لقطع الصلة بين تصربح الإقامة وعقد العمل.
  للحفاظ على تصريح الإقامة
لأولئك الذين فقدوا وظائفهم.
— لنقول لا لاستغلال المهاجرين.
— للحصول على الحق في السكن.
— للحصول على الدخل المضمون لأولئك الذين فقدوا العمل.

 

 

 

 

1st MAY 2010

RIGHTS DEMONSTRATION

MEETING POINT

RAILWAY STATION (PIAZZALE MARCONI) 2 P.M.

 

-to ensure
regular stay to all the migrants

-to say no
to racism and to the immigration law “Bossi-Fini”


-to say no to “pacchetto sicurezza”

-to release
document from work

– for the
preservation of document in case of job loss

-to say no
to the exploitation of workers

-for the
rights of home

-to assure
a minimum income even to those who lost their job 

 

 

1° MAI 2010

MANIFESTATION POUR LES DROITS

RASSEMBLEMENT

GARE FERROVIAIRE (PIAZZALE
MARCONI) 14H

 

– Pour la
régularisation de tous les immigrés

– Pour dire Non
au racisme et aux lois Bossi-Fini


– Pour dire Non au
Pacchetto sicurezza”

– Pour qu’il
n’existe plus de lien entre le permis de séjour et le contrat de travail

– Pour le
maintien du permis de séjour en cas de perte de l’emploi 

– Pour dire Non
à l’exploitation

– Pour le droit
au logement

– Pour que le
revenu soit garanti même pour qui n’a plus d’emploi

 

 1 МАЯ 2010

 
МАНИФЕСТАЦИЯ ЗА ПРАВА ЧЕЛОВЕКА


 
СБОР У ЖЕЛЕЗНОДОРОЖНОЙ СТАНЦИИ(ПЛОЩАДЬ МАРКОНИ) в14.00

Узаконить
всех мигрантов

-Сказать
нет расизму и закону Босси Фини

-Сказать
нет
"Pacchetto sicurezza"

-За разрыв
связи между видом на жительство и рабочим контрактом

-За
сохранность вида на жительства в случае потери работы

-Сказать
нет эксплуатации

-За право
на жилье

-ЗА
гарантированный доход даже для тех,кто потерял рабочее место
                                                        

Ass. Città Migrante 

vedi il blog del 1 maggio 2010 

CONTRO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA CONTRO LO SFRUTTAMENTO PER I DIRITTI DEI LAVORATORI

A breve avrà luogo la terza udienza del processo a carico di un’attivista dell’associazione Città Migrante. (data ancora da stabilirsi).
Nel frattempo invitiamo tutti a mobilitarsi sabato 11 luglio contro il pacchetto sicurezza partecipando alla manifestazione indetta dall’assemblea io non ho paura

La parte dell’attività dell’associazione che viene messa sotto processo

L’associazione Città Migrante, fra le tante attività, gestisce già da anni uno sportello informativo rivolto ai cittadini di origine straniera. Le persone si rivolgono allo sportello per diverse necessità che vanno dal rinnovo del permesso di soggiorno, alla domanda di nulla osta al ricongiungimento familiare, alla richiesta di cittadinanza, a quella di asilo politico e tante altre pratiche.

Molte sono anche le segnalazioni di discriminazioni che i cittadini migranti subiscono nella nostra città. Fra queste moltissime sono state quelle di sfruttamento della manodopera migrante e soprattutto irregolare. L’associazione ha in questo modo la possibilità di monitorare quello che succede nel proprio territorio e non solo di accompagnare i migranti che chiedono aiuto nella risoluzione dei casi ma di denunciare pubblicamente ciò che avviene troppo spesso e di cui troppo poco si parla, di analizzarne le cause e di capire il meccanismo perverso del governo delle migrazioni e le conseguenze che questo ha su tante vite.

Perché sono così tante le denuncie di discriminazioni nel mondo del lavoro che ci vengono portate dai cittadini di origine straniera, arrivando fino alla riduzione in schiavitù?

La legge sull’immigrazione prevede che una delle condizioni indispensabili per il rinnovo del permesso di soggiorno sia il lavoro. Inoltre il contratto di lavoro determina la durata del permesso di soggiorno. Questo significa non poter poi accedere ad alcuni servizi, come per esempio l’edilizia residenziale pubblica che prevede come uno dei requisiti un minimo di due anni di durata del permesso di soggiorno. Questo strettissimo legame fra soggiorno e lavoro viene ulteriormente evidenziato dall’art 5 bis del Testo unico che prevede l’obbligo della stipula del contratto di soggiorno. Questo strettissimo vincolo legislativo fra permesso di soggiorno e lavoro mette il lavoratore migrante in una posizione subalterna e di possibile ricattabilità da parte del datore di lavoro. Questo perché il cittadino di origine straniera può trovarsi costretto ad accettare lavori sottopagati o a lavorare in condizioni di disagio, a non far valere i propri diritti in quanto lavoratore proprio perché dal suo contratto di lavoro dipende la regolarità del soggiorno nel territorio italiano.

Molte volte ci siamo sentiti dire al nostro sportello: non posso lasciare il lavoro perché il mio permesso di soggiorno sta per scadere. Per esempio da parte di assistenti familiari che vivono condizioni di forte disagio lavorativo all’interno delle famiglie costrette a lavorare senza giorno di riposo o a dormire nella stessa stanza della persona che assistono.

Oggi , dentro la crisi, il nesso tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro mostra la sua natura di dispositivo che punta a disciplinare violentemente la mobilità dei migranti, introducendo al tempo stesso una spaccatura e una divisione all’interno della composizione del lavoro. La crisi globale che stiamo attraversando non manca e non mancherà in futuro di avere pesanti ripercussioni anche per quanto riguarda la vita dei migranti e più in generale sui fenomeni migratori.

Se sempre l’immigrazione è stata considerata “utile”(intendiamo da un punto di vista di produzione economica), oggi la crisi e la conseguente chiusura di aziende, fabbriche, cooperative, industrie, pone un problema nuovo: migliaia di persone verranno licenziate e per gli immigrati ci sarà anche la perdita del titolo di soggiorno. Che ne sarà di questi lavoratori, in larga parte già formati e professionalizzati, che dovranno essere espulsi per poi riassumerne altri
quando ci saranno fasi di ripresa? La legislazione prevede un permesso di soggiorno per attesa occupazione della durata di sei mesi. E se in questi sei mesi il migrante non avrà una nuova occupazione si troverà nella condizione di soggiorno irregolare. Come abbiamo detto questo costringe il migrante a dover accettare ogni forma e condizione di lavoro.

Dentro allo scenario della crisi si stanno riscrivendo nuove regole, fra cui quelle che avranno un violento impatto negativo sulla vita dei migranti. Parliamo del ddl733 (pacchetto sicurezza). Ci sono moltissime norme che vanno a restringere il campo dei diritti dei migranti. Soprattutto per quelli che già sono qui. Pesanti restrizioni per i ricongiungimenti, tasse per il rinnovo del permesso di soggiorno , permesso di soggiorno per contrarre il matrimonio, nuovi criteri per l’iscrizione anagrafica, trattenimento nei cpt per 6 mesi, permesso di soggiorno a punti ed anche il reato di ingresso e soggiorno illegale.

Abbiamo fino ad ora parlato di quei migranti che vengono definiti regolari, cioè provvisti di un permesso di soggiorno. Ma quando ci troviamo a parlare con i migranti ci rendiamo conto come periodi di soggiorno irregolare siano la normalità. La maggior parte di migranti che oggi sono regolari lo sono grazie a sanatorie (l’ultima è stata nel 2002) o decreti flussi utilizzati come regolarizzazioni. Che cosa significa questo?

Abbiamo prima detto che il soggiorno è strettamente legato al lavoro ma non è esatto il contrario. Cioè il solo fatto di avere a disposizione un lavoro o un datore di lavoro disponibile a regolarizzare la posizione non danno il diritto ad un soggiorno regolare. La disposizione dei flussi di ingresso è regolata dall’art 3 del Testo unico. Si tratta dei tanto conosciuti decreti flussi. Il decreto flussi stabilisce le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello stato per lavoro subordinato, autonomo e stagionale. La normativa prevede che la domanda di assunzione attraverso il decreto flussi sia inoltrata per un lavoratore residente all’estero ma, come noto, la maggior
parte delle richieste avviene in realtà per migranti che già vivono e lavorano
nel territorio italiano dal momento che non vi sono altri canali di regolarizzazione del soggiorno. Questo è facile anche da immaginare perché
sarebbe molto improbabile che un datore di lavoro sia disposto ad assumere una persona che non ha mai visto e conosciuto prima. Sebbene presente in Italia, una volta ricevuto il nulla osta il lavoratore deve ritornare al paese di
origine per ritirare il visto di ingresso per motivi di lavoro intraprendendo un
viaggio clandestino a ritroso con il rischio di incorrere in un provvedimento
di espulsione. Innanzitutto le domande inoltrate hanno sempre superato di un gran numero le quote messe a disposizione, quindi questo crea una gara di chi prima inoltra la domanda. Ma non è tutto qui. L’iter è molto lungo e complicato e non sempre va a buon fine, per esempio se il migrante ha già avuto un provvedimento di espulsione il suo visto di ingresso o il suo futuro permesso di soggiorno per motivi di lavoro molto probabilmente verranno bloccati.
Infatti non a caso si è parlato della lotteria del decreto flussi. Molte volte capita anche che il datore di lavoro non è disposto ad aspettare i tempi di ri-ingresso del lavoratore (anche di più di un anno dall’inizio della procedura) e il lavoratore si trova costretto ad “acquistare” un lavoro alimentando il mercato nero e gli sfruttatori di esseri umani. (Abbiamo conoscenza di pagamenti fino ad 8000 euro per domande di assunzione tramite decreto flussi). I fortunati che vincono la lotteria intraprendono il viaggio clandestino a ritroso e in molti casi pagano per riuscire ad ottenere prima della scadenza del nulla osta (6 mesi) un appuntamento all’ambasciata per ritirare il visto di ingresso riempiendo ancora una volte le tasche dell’economia sommersa.

Durante l’ultimo decreto flussi (2007) a Reggio Emilia sono state inoltrate a Reggio Emilia 13.563 domande di assunzione, i posti disponibili sono meno di 1/3. Questo dato è significativo per comprendere la dimensione del fenomeno del lavoro nero, della clandestinità forzata, dell’assenza di procedure di emersione dall’irregolarità che tocca anche la nostra città.

L’irregolarità e di conseguenza il lavoro nero non sono quindi effetti collaterali ma bensì strutturali. Viene quindi naturale chiedersi che utilità hanno questi soggetti privi di permesso di soggiorno nel mercato del lavoro?Queste persone sono di fatto, dal punto di vista sociale, ricattabili. Predisposte cioè al lavoro in nero e di conseguenza sfruttabili senza ritegno, “sospese” dal diritto.

La ricattabilità nei posti di lavoro a partire da chi un permesso di soggiorno non ce l’ha ed è costretto ad alimentare le tasche dell’economia sommersa lavorando sottopagato e sfruttato a chi deve rinnovare il permesso di soggiorno ed accetta condizioni di lavoro svantaggiate, alle diverse tipologie di contratto che pongono forme di stratificazione e differenziazione all’interno del mondo lavoro non fanno altro che regolamentare il mercato del lavoro riducendo in questo modo la sfera complessiva dei diritti di tutti.

Perché il processo? Città Migrante contro la criminalità organizzata, contro lo sfruttamento nel mondo del lavoro.

Molti lavoratori di origine straniera in maggior parte senza permesso di soggiorno hanno lavorato, soprattutto nel settore dell’edilizia senza ricevere il compenso (o a volte solo una parte) per la prestazione svolta.

In poche parole lavoro gratis. Città Migrante ha deciso di sostenere quei lavoratori che con coraggio e stanchi di sentirsi dire : denunciami pure tanto sei un clandestino sono usciti allo scoperto per riprendersi un diritto base, che dovrebbe essere scontato: la paga al lavoro. L’associazione insieme a questi lavoratori ha intrapreso un percorso di denuncia pubblica e di
assistenza legale con l’appoggio di un avvocato presentando richiesta di
convocazione fra le parti presso la direzione provinciale del lavoro, quello
che viene chiamato tentativo di conciliazione per poter poi intraprendere una causa nel caso in cui appunto la conciliazione non vada a buon fine.

Il direttore della Direzione Provinciale del lavoro di Reggio Emilia dichiara che i lavoratori hanno posto un’istanza ma non avevano i requisiti per porla. I “clandestini” non possono attivare il tentativo di conciliazione previsto dall’art n. 410 del Codice di Procedura Civile presso la nostra direzione né tanto meno, in egual misura, il tentativo di conciliazione con l’art n. 411 presso un’organizzazione sindacale.
In realtà non si trova scritto da nessuna parte quanto dichiarato dal Direttore
della Dpl di Reggio Emilia. Si può inoltre aggiungere che nell’ordinamento
italiano esistono delle norme che possono essere applicate anche ai lavoratori irregolari. Queste risalgono al Codice Civile del 1942, in particolare, gli artt n. 2126 e n. 2116, costituiscono la base giuridica per garantire al lavoratore, anche se clandestino, come a tutti i lavoratori impiegati irregolarmente sul territorio italiano, il diritto di recuperare le differenze fra quanto avuto dal datore di lavoro e quanto sarebbe dovuto in applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali. E’ quindi prevista nel nostro ordinamento la possibilità, anche per i clandestini, di avviare vertenze per il recuperodel salario dovuto.

L’associazione ha più volte denunciato questo gravissimo fatto provocando anche la reazione dei Giuristi democratici che hanno scritto una lettera al direttore della Dpl e all’allora Ministro del lavoro. Purtroppo nonostante la campagna lanciata da Città Migrante le forze sociali che si occupano di lavoro e le istituzioni sono rimaste in silenzio di fronte a questa pesante affermazione e presa di posizione della Direzione provinciale del lavoro, atteggiamento che tutt’ora è in corso e che istituzionalizza la schiavitù, una legge però non ancora attiva ma a Reggio Emilia già effettiva. Reggio Emilia porta con se questo orribile primato nonostante venga più volte citata come città dalle buone prassi soprattutto in tema di integrazione. Forse non tutti sanno che è avanguardia nell’applicazione del pacchetto sicurezza, non solo nel divieto di manifestare in centro storico nel fine settimana ma anche nell’impedire il tentativo di conciliazione e i matrimoni per chi non ha il permesso di soggiorno. L’entrata in vigore del pacchetto sicurezza prevedrà l’esibizione del permesso di soggiorno per gli atti civili e quindi anche per il tentativo di conciliazione presso le direzioni provinciali del lavoro di
tutta Italia rendendo effettivamente gli irregolari schiavi per legge e il permesso di soggiorno per poter contrarre matrimonio. A Reggio Emilia l’ufficio matrimoni, già dall’estate scorsa chiede il permesso di soggiorno, che non è ostativo al matrimonio, ma in caso che non venga esibito la persona viene segnalata alla questura, cosa che naturalmente scoraggia i matrimoni. Quando a Reggio Emilia si vantano i matrimoni misti come fatto di integrazione si dovrebbe anche parlare del perché siamo avanguardia di
questa norma del pacchetto sicurezza.

Lo sfruttamento della manodopera irregolare è un fenomeno diffuso basta pensare ai rapporti di medici senza frontiere o per esempio alle inchieste del giornalista Fabrizio Gatti. Condizioni di sfruttamento assimilabili alla schiavitù. Queste non riguardano soltanto il sud del nostro paese ed il lavoro agricolo.

Da novembre 2007 a gennaio 2008 tanti sono stati i lavoratori soprattutto di origine egiziana e moldava che ci hanno denunciato situazioni paragonabili alla schiavitù e si sono susseguiti una serie di casi che riportavano sempre il nome della stessa ditta: Ital Edil. Questi lavoratori hanno deciso di organizzarsi e di denunciare la situazione e come associazione li abbiamo sostenuti. Oltre ad una battaglia legale si è deciso di uscire allo scoperto perché questo fenomeno diventasse patrimonio e conoscenza di tutti.

Il 25 febbraio 2008 gli attivisti dell’associazione Città Migrante insieme ai lavoratori hanno indetto un presidio con conferenza stampa per reclamare una cosa che dovrebbe essere scontata: il diritto ad essere pagati per le prestazioni lavorative effettuate.
Diverse persone dipendenti da Ital Edil, azienda edile di Reggio Emilia, hanno
infatti denunciato di non aver ricevuto il salario pattuito per il lavoro
svolto.
Il presidio è avvenuto davanti alla sede di Technological Building 7, poiché
gran parte del personale che prima lavorava negli uffici di Ital Edil (la cui sede era stata abbandonata misteriosamente) esercitava ora la propria attività negli uffici di questa seconda ditta.
L’incontro di febbraio si è concluso, dopo circa un’ora di trattative, con la promessa dell’azienda di ricevere i lavoratori entro venerdì 29 febbraio per trovare una soluzione ai loro problemi.
Così non è stato. Dopo qualche tempo, è arrivata, al contrario, una querela con una richiesta di risarcimento di 20.000 euro. Le accuse sono: diffamazione, ingiuria, interruzione di servizio commerciale. Si noti che, durante il presidio di febbraio, una delegazione aveva semplicemente suonato il campanello e salito le scale dopo che le era stata aperta la porta presso gli uffici della Technological Building 7. Aveva quindi espresso verbalmente le proprie richieste e perplessità, dialogando con alcuni interlocutori prestatisi alla conversazione volontariamente.
In quell’occasione lo striscione che accompagnava il picchetto recitava: “Chi è l’irregolare? Lo sfruttato o lo sfruttatore?”. A questa domanda retorica
rispondono i permessi di soggiorno avuti, tramite l’articolo 18 del testo unico
sull’immigrazione (rilascio del permesso di soggiorno per motivi di grave
sfruttamento e racket), da migranti irregolari che avevano prestato servizio
senza ricevere compenso presso la ditta Ital Edil s.r.l. e l’inchiesta aperta dalla magistratura che fino ad ora ha portato agli arresti domiciliari di alcuni dei responsabili della ditta. Una persona era appunto la stessa che abbiamo incontrato personalmente il 25 febbraio del 2008 all’interno della sede
della Technological Building 7. Oltre a questo il fatto di essere usciti
pubblicamente ha permesso a tanti altri lavoratori sfruttati di avere il coraggio di denunciare. Tante sono state le terribili storie che questi lavoratori ci hanno poi raccontato. Purtroppo questo non è un film, non avviene dall’altra parte del mondo. È proprio a casa nostra che tutto questo sta succedendo e il silenzio è assenso. Non vogliamo essere complici di questo sistema, non abbiamo paura di denunciare. Ancora una volta Not in my name.

Queste sono alcune delle ombre, delle zone oscure di cui troppo spesso è conveniente non parlare e non portare alla luce.

Zone buie che Città Migrante continua a denunciare, a sollevare il coperchio di una pentola che è in ebollizione e proprio per questo si trova oggi sotto processo, un processo che dovrebbe riguardarci tutti come parti sociali ma anche come cittadini che vogliono essere liberi dallo sfruttamento,
liberi dalla criminalità organizzata, perché tutti abbiamo una famiglia e se
tutti ci assumessimo la responsabilità di denunciare un sistema malato saremmo sicuramente più sicuri, sicuri di non essere sfruttati e sottopagati, sicuri di vivere in una città dove siano la criminalità organizzata e il razzismo
istituzionale a non avere cittadinanza. Per questo invitiamo tutti alla
manifestazione contro il pacchetto sicurezza che si terrà sabato 11 luglio alle
ore 18. a Porta Santa Croce a Reggio indetta dall’assemblea io non ho paura e a sostenere le spese legali dei lavoratori che continuano a denunciare situazioni di sfruttamento facendo un versamento al conto corrente intestato all’associazione di volontariato Città Migrante presso Banca Popolare dell’Emilia Romagna sede di Reggio Emilia IBAN: IT68V0538712800000001851154