LETTERA APERTA SULL’ACCORDO DI INTEGRAZIONE

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Nei prossimi mesi sarà approvato in via definitiva dal Governo l’Accordo di Integrazione che imporrà ulteriori vincoli per l’acquisizione del permesso di soggiorno da parte dei migranti. L’accordo, inserito all’interno del “Pacchetto sicurezza”, si presenterà sotto forma di contratto con lo Stato e definirà il grado di “integrazione” che il migrante sarà tenuto a dimostrare.

Stipulazione di un contratto d’affitto, scelta di un medico di base, acquisizione della lingua italiana, conoscenza di non ancora definite “regole del vivere civile” e dei fondamenti della costituzione italiana diventeranno i gradini di un sistema a crediti che condizionerà l’acquisizione del permesso di soggiorno. Il cosiddetto permesso di soggiorno a punti.

In sintesi il cittadino straniero avrà 2 anni di tempo per raggiungere 30 crediti o punti. In caso contrario, il permesso di soggiorno sarà prima prorogato di un anno e poi revocato.

In particolar modo l’acquisizione delle competenze linguistiche pari al livello di certificazione europea A2 sarà requisito indispensabile per il rinnovo del permesso di soggiorno.

In quest’accordo, un tema così importante come quello dell’accesso all’istruzione è trattato in modo demagogico, senza profonda analisi.  Non emerge mai nessuna attenzione per la qualità dell’apprendere, per la motivazione legata al desiderio di comunicare o alla spontaneità dell’interazione. L’apprendimento della lingua è imposto nella nuova sterile veste di obbligo, condizione estrinseca, rigida e imprescindibile. Dichiarato, è il sottrarsi dello Stato di fronte ad ogni impegno economico.

Omessa ogni ipotesi di promozione, investimento e formazione da parte della pubblica amministrazione.

Ancora una volta saranno colpite quindi le fasce più povere e deboli della società: chi non ha mezzi a disposizione che facilitino l’apprendimento, chi non ha un bagaglio scolastico sufficiente, chi vive un disagio sociale tale da portarlo già lontano da ogni forma d’interazione con l’altro, chi ha superato l’età in cui la mente si muove in modo elastico e veloce.

L’introduzione del requisito della lingua italiana come apprendimento obbligatorio aggrava ulteriormente lo stato di salute della nostra società, già scandalosamente impregnata di una cultura superficiale ed escludente.

Mentre con i tagli alla scuola e alla formazione l’accesso all’istruzione diventa un cammino sempre più selettivo e impervio, l’accordo d’integrazione riduce, di fatto, il tema del diritto e delle pari opportunità a un ricatto. Quest’apparente semplificazione si tradurrà in una serie ancora poco prevedibile di complicazioni per il migrante, che dovrà attivarsi per trovare i supporti, gli strumenti e le risorse.

Si aggiunge a queste già sufficienti tribolazioni il fondato timore che una tale norma possa dare il via al libero mercato delle certificazioni o delle false promesse. Il fenomeno della ricattabilità del migrante sta aprendo piaghe gravissime nel già doloroso panorama dei “traffici sommersi” nel nostro paese.

Questo sistema di “esistenza a punti” nel suo complesso evidenzia sempre più la volontà di ignorare il problema delle discriminazioni, trasformando diritti fondamentali come la casa, il lavoro e l’accesso alla lingua in doveri, senza alcuna cura o attenzione all’inclusione dei più deboli.

Ci troviamo ancora una volta di fronte a una legge razzista e ingiusta, ma ci rimane ancora un po’ di tempo per mobilitarci affinché venga modificata.

Adesioni continuo aggiornamento

leggi la lettera aperta della Rete delle Scuole Italiano Migranti di Bologna

Associazioni/Gruppi

Ass. Città Migrante
Emergency gruppo di Reggio Emilia
Amnesty International GR 41 Reggio Emilia
Pollicino Gnus
Cobas Scuola Reggio Emilia
Ass. Ya Basta! Reggio Emilia
Partigiani Urbani
Ass. Culturale cinese
Centro Missionario Diocesano – Reggio Emilia / Guastalla
Alternativa libertaria – Reggio Emilia
Incontrotempo
G.A.3 Generazione Articolo 3
Ass. Passaparola
Associazione Perché no? Parma
Comitato Provinciale Acqua Bene Comune – Reggio Emilia

Singole persone

Barbara Bertani – Insegnante
Alberto Scudieri- Studente universitario
Giorgia Manzini- Programmatrice
Andrea Ceccardi – Studente universitario
Massimo Bassi – Insegnante
Fausto Boni -docente scuole secondarie di secondo grado
Caterina Zerlotti-impiegata coop cons. nordest, delegata sindacale, membro del direttivo Filcams e Camera del Lavoro Re
Jan Jensen- Medico
Cristina Del Rio- disoccupata
Pietro Del Rio- impiegato
Braglia Elda – pensionata
Annalisa Govi – Insegnante L2
Giorgia Tosi – Insegnate L2
Francesca Tamagnini- insegnante L2
Don Emanule Benatti
Don Gabriele Carlotti
Graziella Mattioli – impiegata comunale
Chiara Vecchi – psicologa
Monica Paganoni – casalinga
Miria Fontanesi – pensionata
Lilia Valentini – pensionata
Ileana Confetti – pensionata
Mariella Badodi – pensionata
Nanda Incerti – insegnante in pensione
Rania Abdellatif – impiegata comunale
Chiara Reverberi – operatore reti sociali comune di re
Susanna Lai – educatrice
Catia Manzini- impiegata comunale
Maria Claudia Caiti-  impiegata comunale
Gianfranco Rossi – docente universitario
Chiara Leoncini – atelierista
Monika Monelli – impiegata comunale
Tiziana Pezzi- impiegata
Elena Burani – insegnante L2
Alina Mussini  – insegnante L2
Laura Bertanti – atelierista
Catia Ambrosini – insegnante di lettere
Massimo Castagna -pubblico funzionario
Cristina Baldelli – Impiegata
Federico Fontanesi – Operaio
Daniela Borciani – Impiegata
Davide Ferretti – Libero professionista
Cinzia Campari – Biologo
Daria Merlo – Libera professionista
Mirco Tincani – Segretario provinciale rifondazione Comunista Reggio Emilia
Alessandro Carciola – Impiegato
Valda Rina – non occupata
Paola Bellesia – Insegante L2
Bartolini Alberto – Manager
Elena Codeluppi – Libera professionista
Luciana Petroni – Libera professionista
Ottavio Navarra – Editore
Giorgio Di Vita – Scrittore
Felice Nicotera – Pensionato
Davide Mattioli – Impiegato
Rossella Ferrari – Docente S.O.A.S. University  Londra
Valentina Molesini – Educatrice
Simona Vettorello – Educatrice
Manuel Masini – E ducatore
Roberta Sblocchi – Educatrice
Monica Caselli – Educatrice
Luca Colombo – Educatore
Alice Manfredi – Educatrice
Sabrina Iotti – Educatrice
Daniela Tiberti – Educatrice
Margherita Prodi – Studente universitario
Filomena Monaco – Studente universitario
Mirko Maglioli – Educatore
Michele Campanili – Educatore
Simone Oliva – Educatore
Don Eugenio Morlini – Parroco di San Bartolomeo
Antonio Turelli – Ricercatore
Paola Mistrali – Insegnante
Michela Caporusso – Assistente sociale
Fracesco Vicari – Pensionato
Patrizia Benedetti – Pedagogista
Lucia Strusi – Psicologa
Maria Chiara Ragazzi – insegnante di italiano L2
Daniela Casaburi – insegante di matematica
Luana Iovino – insegnante di italiano
Lorenzo Morani – insegnante di italiano
Daniela Callà – insegnante di italiano L2
Normanna Albertini – insegnante di italiano L2
Andrea Di Pietro – Studente universitario
Luciano Pigoni – insegnante di italiano in pensione
Raffaella Savastano – insegnante di italiano in pensione
Daniela Benevelli – insegnante di italiano L2
Luca Fucili – insegnante di italiano L2
Francesca Barazzoni – insegnante di italiano L2
Francesco Le Rose – insegnante di italiano L2
Lorenza Fantuzzi – insegnante CTP di Correggio
Delia Borciani – insegnante CTP di Correggio
Vanna Bernardi – insegnante CTP di Correggio
Paola Casi – insegnante italiano L2 Reggio Emilia
Marco Milozzi – operatore sociale, settore accoglienza
Fulvio Ichestre – pensionato
Giannella Quadri – insegnante L2, volontaria
Monica Bonilauri- insegnante L2 presso la scuola media G. Pascoli di Cadelbosco di Sopra
Alessia Acquistapace – insegnante L2
Mirco Ricco’ Panciroli-insegnante
Elvira Fochi-insegnante
lucia Spreafico-insegnante
Marina Leuratti-insegnante
Marianna Otone-insegnante
Milena Spaggiari-insegnante
Anna Moratti-insegnante
Marina Nora-insegnante
Edna Rossi-insegnante
Francesca Lopes-insegnante
Rosalba Grasso-insegnante
Annunziata Castrignano-insegnante
Gaia Tommasutti-insegnante
Erich Galliani-insegnante
Federico Fioresi-insegnante
Giavarini Liliana -dipendente pubblico impiego

1° MARZO 2010 – UN GIORNO SENZA IMMIGRATI

Giornata
europea di mobilitazione e sciopero dei lavoratori

 ore
9.00

Presidio
davanti alla Prefettura di Reggio Emilia –

Corso Garibaldi, 45

– Per la
regolarizzazione di tutti i migranti

– Per dire no al
razzismo e alla legge Bossi-Fini

– Per la rottura
netta del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro

– Per il
mantenimento del permesso di soggiorno per chi ha perso il lavoro

– Per il ritiro
del
Pacchetto
sicurezza
  e per la
riforma immediata del diritto di cittadinanza

– Per dire basta
alle divisioni tra
noi e loro sul lavoro, a
scuola, nella società

– Una giornata
di lotta per costruire una società libera, solidale e accogliente   

 
ASS. CITTA’
MIGRANTE

 
LEGGI IN DIVERSE LINGUE

 
arabo

 
urdu

 
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francese.rtf

 
russo.rtf

 

  DALLE ORE 9 ALLE ORE 18

PRESIDIO PERMANENTE IN PIAZZA CASOTTI

 
scarica la piattaforma del gruppo promotore del 1 marzo di Reggio Emilia

piattaforma_1°Marzo2010_una_giorno_senza_immigrati.pdf

scarica il volantino dell’intera giornata promossa dal gruppo del 1 marzo di Reggio Emilia

Volantino_primomarzo2010.pdf

1° MARZO 2010 – LO SCIPERO NELLE FABBRICHE A REGGIO EMILIA


marzo 2010 – Reggio Emilia – lo sciopero nelle fabbriche

Tante
le aziende metalmeccaniche che aderiscono alla giornata di mobilitazione
e sciopero

 tratto dal sito di globalproject

Il
comitato per il Primo Marzo
presenta i dati dello sciopero: in quasi tutte le aziende
metalmeccaniche
della provincia sono previsti momenti di mobilitazione che
coinvolgeranno
centinaia di lavoratori immigrati e italiani.

Le modalità di
adesione andranno
dallo sciopero di 8 ore alla fermata con momenti informativi promossi
dalle
rappresentanze sindacali delle aziende; riportiamo alcuni esempi:


Terim di Rubiera: 8 ore di
sciopero per i  180 dipendenti

– Ipcleaning di rubiera: 4 ore di
sciopero per 160 dipendenti

– RCF di Reggio Emilia: 1 ora di
sciopero per i 200 dipendenti

– Zincatura Padana della Val
d’Enza: nei tre turni sono previste 4 ore di sciopero per ogni turno


Corghi di Correggio e Faba di
s. Ilario: fermata di ½ ora con i lavoratori immigrati  che si astengono
dal lavoro per tutto il
giorno

– Tecnogas di Gualtieri e
Cuccolini di Regio Emilia: fermata con momento informativo ed assemblea


Nuova SPC di Reggio: ¼ d’ora di
fermata per 60 dipendenti

Il Primo marzo 2010, noi
migranti e noi italiani assieme, diremo che siamo tutti stranieri
davanti al
clima di razzismo, xenofobia e sfruttamento che avvelena l’Italia e che
le
sfide del nostro tempo le vinceremo solo comprendendo che abbiamo
origine
diverse, ma le stesse prospettive, gli stessi diritti, la stessa libertà
da
difendere;
per un futuro d’integrazione, per una città libera e
plurale è
necessaria una risposta forte.

COME FAREMMO SENZA GLI
IMMIGRATI?

VERSO IL 1 MARZO SCIOPERO MIGRANTE

Lanciata anche a Reggio Emilia la campagna 24 ore senza di noi
 
Anche a Reggio Emilia è nato il comitato 1 marzo promosso dal comitato nopacchettosicurezza e dall’associazione Città Migrante
 
IL COMUNICATO
 

1° MARZO 2010 – UN GIORNO SENZA IMMIGRATI

E’ NATO ANCHE A REGGIO EMILIA IL GRUPPO PROMOTORE PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE

INTERNAZIONALE “PRIMO MARZO 2010, UNA GIORNATA SENZA DI NOI” FORMATO DAL COMITATO

PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA E DALL’ASSOCIAZIONE CITTÀ MIGRANTE.

Si
vuole portare avanti un percorso aperto a tutta la cittadinanza,
migrante e non, in vista della mobilitazione europea del “Primo Marzo
2010, Una giornata senza di noi” che si ispira e si terrà in
contemporanea con la Journée sans immigrés, 24h sans nous che si
svolgerà in tutta la Francia, ma che si sta diffondendo anche in altri
paesi europei che via via si stanno attivando.

Una giornata
che mette al centro le condizioni di vita e di lavoro dei migranti e
che mobilita tutti i lavoratori colpiti da questa crisi economica. A Reggio Emilia, come in tutta Europa, i migranti costituiscono una parte sempre più significativa della società.
Partecipano attivamente alla vita comunitaria della città,
contribuiscono in modo determinante allo sviluppo culturale, economico
e sociale del territorio. Sono attori chiave per i settori cardine del
tessuto produttivo reggiano: dalla metalmeccanica alle produzioni
agricole, dall’edilizia all’assistenza agli anziani. Hanno preso parte
insieme a tutte le lavoratrici e i lavoratori agli scioperi per la
difesa dei diritti del lavoro.

Oggi nessuna lotta sociale può più prescindere dalla centralità del mondo migrante.

La
legislazione sull’immigrazione a partire dalla legge Turco-Napolitano,
fino alla Bossi-Fini per terminare con il “Pacchetto Sicurezza” ha
creato con il legame tra lavoro e permesso di soggiorno persone
altamente ricattabili: chi perde il lavoro perde anche il permesso di
soggiorno e sempre più spesso anche chi ne ha diritto, a causa dei
lunghissimi tempi di attesa per il rinnovo, è in una condizione
indefinita tra regolarità e irregolarità. Questa condizione costringe
ad accettare lavori a qualsiasi condizione, indebolendo così il potere
contrattuale di tutto il mondo del lavoro. L’attuale crisi, vissuta da
tutti senza distinzione di colore della pelle, non fa altro che creare
conflittualità tra lavoratori facendo credere ad alcuni di essere
“protetti” perché altri sono buttati fuori dai processi produttivi e
dal paese. Questi provvedimenti legislativi hanno di fatto istituzionalizzato il razzismo,
indicando i soggetti più deboli come nemici per impedire ogni tentativo
di trasformazione sociale negando loro persino l’applicazione delle
direttive europee.

La clandestinità non viene combattuta ma prodotta:
si ottiene un serbatoio di manodopera a basso costo, senza diritti e
altamente ricattabile. Il lavoro migrante è il modello di una
progressiva precarizzazione di tutto il lavoro che risponde sempre più
solo alle logiche di mercato e del profitto basate sullo sfruttamento e
il lavoro in nero.

Reggio Emilia è la quarta città italiana per numero di irregolari:
lo dimostra il numero di domande presentate in occasione dell’ultimo
decreto flussi e della sanatoria-truffa per colf e badanti. E’ un
terreno fertile ad infiltrazioni mafiose: un primo passo per evitarle è
la regolarizzazione di tutti i migranti e il rilascio automatico del
permesso di soggiorno. L’irrigidimento dei criteri per l’ottenimento
del ricongiungimento famigliare e della cittadinanza e anche
semplicemente i vincoli per l’idoneità alloggiativa hanno l’effetto di
autorizzare la residenza in Italia solo ai migranti privati dei propri
affetti e quindi destinati ad una permanenza temporanea. Senza una riforma immediata del diritto di cittadinanza, nessun futuro potrà essere garantito:
i genitori non avranno la pensione e i figli sono costretti ad
accettare limiti razzisti per l’ingresso nella scuola come ha
dimostrato l’esperienza di Luzzara e l’introduzione del tetto del 30%
di studenti immigrati nelle classi. Di fronte alla crisi, la strategia
del governo è quella di ridurre al minimo i costi sociali del lavoro.
Una strategia che spiega perché, in caso di espulsione oppure se
lasciano l’Italia, i migranti non possono ritirare i contributi
versati. Come i lavoratori italiani, i migranti subiscono un attacco complessivo agli ultimi residui di welfare. Di fronte a tutto questo, è necessario costruire

mobilitazioni
che lottino per l’abrogazione della Bossi-Fini e del “Pacchetto
Sicurezza”, per la piena regolarizzazione dei migranti e l’estensione
di tutti i diritti a partire da quello di cittadinanza.

Per
un futuro d’integrazione, per una città libera e plurale è necessaria
una risposta forte, contro il razzismo, la xenofobia e tutte le leggi
che li creano e legittimano: 
uno sciopero del lavoro migrante da costruire come
forte protesta di tutti i lavoratori, italiani e migranti. Una giornata
in cui tutti gli stranieri si fermano per far capire quanto è
importante la loro presenza, che non possiamo fare a meno di “loro”. E
soprattutto che non ci devono più essere contrapposizioni tra “noi” e
“loro”, e che solo insieme possiamo costruire una città migliore e più vivibile.
I sostenitori della mobilitazione si impegneranno in prima persona
partendo dal basso a costruire con i migranti, i lavoratori e la
cittadinanza tutta una realtà basata sull’uguaglianza, il rispetto e la
solidarietà.

COMITATO PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA – ASSOCIAZIONE CITTA’ MIGRANTE

info – contatti – adesioni primomarzo2010reggioemilia@gmail.com

 

 

IN MERITO AI FATTI ACCADUTI ALLA SCUOLA DI ITALIANO DI BOLOGNA

In merito ai fatti accaduti alla scuola di italiano di Ya Basta! Bologna

La
luna e la notte arrivano. E’ lunedì. Col buio di una giornata di lavoro
dietro la schiena, a cavallo sulla mia bici penso ai visi che verranno
stasera. Il sorriso e l’energia di Larissa, qualcosa di tenero nello
sguardo di Kamel. L’affetto materno fra i frusci dei vestiti di Uzma.
Qualche ragazzo nuovo, appena arrivato, con ancora addosso e in bocca
il sapore del pesce fritto che prima della sua partenza si cucinava
sulla costa africana.
E’ lunedì e inizio la settimana con loro. Insieme prepariamo i giorni,
ma non si parla di futuro, a noi ci basta il presente : due ore, una
lavagna, dei fogli bianchi per ricominciare da capo.
Cacciamo
il freddo di febbraio con qualche parola d’italiano in più, un verbo
coniugato correttamente, una risata condivisa. Cacciamo insieme la
malinconia delle terre abbandonate, della solitudine, della nostalgia
del fratello lasciato dall’altra parte del mare, cacciamo i ricordi di
Lampedusa, della morte in mare. Cacciamo insieme le lacrime, le
riportiamo lontane, almeno ci proviamo.
Loro sono il Mondo : egiziani, pakistani, brasiliani, algerini,
marocchini, cinesi, moldavi, ucraini…E io sono ben poco, solo
un’insegnante volontaria d’italiano. Loro sono il mondo e io una
particella.  
E’
lunedì e dopo la lezione ci fermiamo spesso volentieri davanti alla
scuola, per chiacchierare, per salutarsi bene. Si fuma una sigaretta,
si parla del Corano, dell’Amore che si sta aspettando, del razzismo,
dei dolci della mamma. Loro sono un po’ degli insetti notturni : escono
sotto la protezione della luna, sanno di poter vivere più liberi una
volta che le finestre dei palazzi sono chiuse e che la buonanotte è
stata data. Noi davanti alla scuola, non pensiamo un attimo alla paura,
alla polizia, alla legge. Siamo insieme, e questo ci basta per
illudersi qualche minuto prima di ritornare in una realtà dove il
giorno è lotta, assenza, nascondiglio, paura e dove la notte è riposo
ma anche angoscia per l’indomani che ricomincerà presto.
Oggi però
so degli avvenimenti accaduti dopo la scuola, a Bologna, una scuola come
la nostra, che accoglie migranti, che abbiano il permesso di soggiorno
o che non lo abbiano perché noi disobbediamo al pacchetto
sicurezza. Oggi però so della paura degli insegnanti e degli allievi
sorpresi da controlli della polizia mentre la lezione era finita. La
realtà è arrivata senza lasciare tempo di spegnere la sigaretta di
conforto. Il rifugio e il riposo della notte non sono nemmeno
consentiti ai migranti e a chi aiuta loro. Sappiate però che ieri come
oggi e sicuramente come domani, non ho e non avrò paura. Voi insegnanti
di Bologna, noi di Reggio siamo dalla parte giusta. Dalla parte di chi
accoglie, di chi riceve, di chi impara. Dalla parte di chi lotta, di
chi non si arrende, di chi non ha paura, di chi accompagna.
Non abbiate paura, chi arresta, controlla, sfida, intimidisce non si
merita neanche un fremito. Continuiamo quindi perché ci sono ancora
tanti fogli bianchi da scrivere, tante chiacchiere da fare.

Sappiate infine che la scuola d’italiano “Città Migrante” è solidale con tutti voi, insegnanti e allievi.

Caroline Tobaty
Una delle insegnati della scuola di italiano dell’associazione Città Migrante – Reggio Emilia

SABATO 16 GENNAIO: PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON I MIGRANTI DI ROSARNO

Solidarietà ai migranti di Rosarno:

 
Presidio antirazzista sabato 16 gennaio ore 15, Piazza Prampolini
Reggio Emilia

La ribellione di Rosarno mette a nudo tutta la falsità delle
politiche in tema di immigrazione e  costringe a guardare quello che già si poteva immaginare
perché se ne conoscevamo tutti gli elementi, ma che oggi  più che mai non è possibile nascondere.

Rosarno mostra infatti come, a dispetto delle dichiarazioni
del ministro Maroni, ,sia la stessa legge sull’immigrazione a produrre sfruttamento,
manodopera a bassissimo costo, demolizione di ogni tipo di diritto. Lotta al
clandestino e via libera allo sfruttamento regalando così abbondante cibo alla
criminalità organizzata.

Rosarno ci mette inevitabilmente davanti alla violenza
strutturale di un mercato del lavoro selvaggio, di un sistema economico mafioso
fatto di una filiera agroalimentare che premia chi specula e sfrutta. Se il
prezzo delle arance è di 22 centesimi al chilo la manodopera a pochi euro l’ora
è indispensabile.

Ecco come la legge in tema di immigrazione sostiene il
mercato del lavoro ed oggi più che mai con l’entrata in vigore del reato di
clandestinità la produzione di schiavi per legge non fa che aumentare.

L’irregolarità e di conseguenza il lavoro nero non sono
quindi effetti collaterali ma bensì strutturali.

Rosarno non è un fenomeno isolato e unico ma purtroppo ben
rappresenta una faccia del paese in cui viviamo e oggi di fronte alla crisi
dilagante si svela in tutta la sua crudeltà dove la risposta razzista fomentata
da politiche di odio fa da contorno oltre che aprire ampi spazi di gestione del
territorio alla criminalità organizzata.

Ben conosciamo lo sfruttamento della manodopera migrante nei
cantieri  edili dell’Emilia rossa dove
per reggere gli appalti si risparmia sul materiale e sull’uomo, non solo sulla
sicurezza ma anche sulla sua paga. Quanti stanno ancora aspettando di essere
pagati per la prestazione lavorativa svolta? Quanti sono stati ricattati perché
senza permesso di soggiorno? Quanti hanno subito delle minacce? Quanti appunto
sono gli schiavi di una legge ingiusta?

Ormai sono troppi, non casi isolati, e facili da espellere
quando non servono più, quando alzano la voce, quando devono ricevere lo
stipendio.

E chi pagherà il misero compenso ai braccianti della Piana
di Gioia Tauro dopo la pulizia etnica?

Abbiamo sostenuto e sosteniamo la lotta di chi con coraggio
ha deciso di uscire allo scoperto perché sfruttato e sottopagato nei cantieri
edili di Reggio Emilia e ci sentiamo vicini ai migranti di Rosarno che nonostante
tutto ci hanno dimostrato come la ribellione sia possibile. Chiediamo che non
vengano deportati, rinchiusi nei CIE ma che sia riconosciuta loro la protezione
sociale perché vittime di sfruttamento.

Crediamo sia compito di tutte e tutti, migranti e non, difendere
i diritti negati ai migranti perché significa lottare per i diritti di domani.

La ricattabilità nei posti di
lavoro a partire da chi un permesso di soggiorno non ce l’ha ed è costretto ad
alimentare le tasche dell’economia sommersa lavorando sottopagato e
sfruttato  a chi deve rinnovare il
permesso di soggiorno ed accetta condizioni di lavoro svantaggiate, alle
diverse tipologie di contratto che pongono forme di stratificazione e
differenziazione all’interno del mondo lavoro non fanno altro che regolamentare
il mercato del lavoro riducendo in questo modo la sfera complessiva dei diritti
di tutti. È una battaglia di dignità umana, di civiltà di riconoscimento di
diritti per tutti perché non sarà di certo la guerra fra poveri, alimentata
dalle politiche di governo, la fuoriuscita dalla crisi ma piuttosto una
risposta collettiva che parta innanzitutto dalla difesa della dignità.

È importante dare dei segnali
chiari e mobilitarsi anche a Reggio Emilia come in tante città italiane per
questo invitiamo tutti a partecipare al presidio che si svolgerà sabato 16
gennaio alle ore 15 in piazza Prampolini

 

Associazione Città Migrante

Laboratorio aq16

Gruppo Amnesty International Reggio Emilia

MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA SABATO 7 NOVEMBRE

Concentramento porta S.Croce ore 14.30

manifesto

Il 20 dicembre 2008 apre anche a Reggio Emilia la sede locale
dell’organizzazione neofascista Casa Pound, situata in città in via
Montefiorino 10. L’organizzazione, nata a Roma nel 2003, apre oggi sedi
in moltissime città italiane forte degli appoggi finanziari e politici
provenienti dal PDL.

Chiara è subito l’intenzione dei poundisti,
arruolare nuovi camerati nelle scuole medie superiori attraverso il
ramo studentesco “Blocco Studentesco” per diventare in città ed in
provincia il covo che potesse fungere da punto di riferimento per tutta
la feccia fascista locale.

Nella prima metà dell’anno si
intensifica l’attività propagandistica di blocco studentesco davanti
alle scuole, si segnalano le prime provocazioni contro studenti
antifascisti. Il clima si surriscalda e si arriva a minacce a sfondo
sessista nei confronti di studentesse attive nel movimento antirazzista.

Le
scuole situate nel polo scolastico Makallè vengono a questo punto
presidiate costantemente da agenti digos, questa rimane ad oggi l’unica
risposta educativa dei dirigenti scolastici nei confronti di tensioni
che dalla società si riflettono nelle scuole.

Nel frattempo in
tutto il paese si susseguono pestaggi, aggressioni e violenze nei
confronti di omosessuali, cittadini stranieri ed attivisti di sinistra,
la matrice è prevalentemente una: fascista. Per tutta l’estate si
procede alla politica dei respingimenti in mare dei barconi carichi di
migranti, entra in vigore il pacchetto sicurezza, centinaia di persone
affogano in mare, la responsabilità è del governo italiano, in
particolare del ministro degli interni leghista Maroni. Nella città di
Reggio Emilia, travolta da una crisi economica senza precedenti, si
tenta inutilmente di togliere a suon di ordinanze l’agibilità politica
dei movimenti antirazzisti dalle piazze del centro storico. L’ordinanza
verrà per ben tre volte sospesa.

Si registra nella notte tra il
23 ed il 24 ottobre un escalation: durante un attacchinaggio militanti
di blocco studentesco danneggiano le strutture del Laboratorio Sociale
AQ16. Il giorno seguente, i primi attivisti del centro sociale giunti
per aprire trovano vetri sfasciati, grondaie divelte, bottiglie
fracassate e i materiale esposti nella bacheca dell’associazione Città
Migrante strappati. La matrice è palesemente rivendicata nei manifesti
di blocco studentesco affissi sui muri.

Viene organizzata nel
pomeriggio una conferenza stampa per denunciare pubblicamente
l’aggressione. Nel giro di poche ore giungono sul posto un centinaio di
attivisti e simpatizzanti antifascisti. Si decide che la risposta non
può solo essere quella della denuncia ma è importante dare un segnale
forte. Un corteo di un centinaio di persone raggiunge la sede di Casa
Pound per restituire un po’ del frutto della politica fascista seminata
in città negli ultimi mesi, cioè: MERDA!

Nella nostra città si
respira da troppi mesi aria pesante intrisa di paura, odio e razzismo
accompagnata dall’ascesa di forze politiche xenofobe come la Lega Nord
e la nascita di gruppi neofascisti come Casa Pound. Si sta facendo di
tutto per infangare la memoria antifascista della nostra provincia
partendo da un pericoloso revisionismo storico della Resistenza
Partigiana fino ad arrivare all’erosione dei più elementari diritti del
lavoro e di cittadinanza. Imprenditori politici della paura stanno
ipotecando il futuro della nostra città creando muri ed apartheid che
altro non faranno che alimentare la spirale dell’insicurezza e della
violenza.

 Diamo un segnale forte e chiaro da parte di quella
città che non accetta supinamente leggi fasciste come il pacchetto
sicurezza ed è disposta a disobbedirle. Reclamiamo il diritto di vivere
liberi in una città libera da ronde e bande nere.

FACCIAMOCI SENTIRE, LA MISURA E’ COLMA! GUAI A CHI CI TOCCA.

Laboratorio sociale AQ16

Manifestazione provinciale antifascista,  REGGIO EMILIA

SABATO 7 NOVEMBRE, ORE 14.30

concentramento Porta Santa Croce

Arrivo presso il monumento ai caduti della Resistenza

Per aderire scrivere a: labaq16@fastmail.fm

Adesioni:

ass. Ya Basta! Reggio Emilia
ass. Città Migrante
rivista Pollicino Gnus
CUB scuola
COBAS scuola
Federazione dei Comunisti Anarchici Reggio Emilia
Gruppo Comunista libertario F.lli Cervi
Montagna Antifascista
Studenti Antifascisti Reggio Emilia
P-CARC Reggio Emilia
Skinhead antifascisti antirazzisti
Paola Mistrali
Mirko Tincani segretario provinciale PRC
Alberto Scuderi

Andrea Rapini, ricercatore Università di Modena e Reggio

FAI Federazione Anarchica Reggiana

Mov. Protezione Animali di R.E.

Personaggi ed esponenti di musica/arte/cultura:

Ematoras Family
Labirinz System
Neutravel project
Lab. Hip Hop H2YO
Nakria – hip hop – Sciacca

Diego Lechiara

Assalti Frontali

FFD
LINEA
PUNKADEKA.IT
PUNKITALIANO.IT
UNITED COMMUNICATION Free Indipendent Press

Fulvio "Devil" Pinto

تنظم جميعه حقوقيه يوم السبت القادم مظاهره ضد العنصريه والفاشيه واليمن المتطرف وضد كل من يصنع المعوقات امام
 
المهاجرين علي اعتبارهم الشغل الشاغل لهم يكيدون لهم فهم وقود الفتره
القادمه حتي يصلوا الي اغراضهم السياسيه فهل من رافع لراسه عال بصوته
متمسك بحقه في التعايش في هده البلاد ام انتقلنا من ظلم الفقر وجبروت
الحكام الي بلاد اكثر فقرا وظلما لا بعنصريتهم ولاكن بسكوتنا وفرقتنا
فنكاد نكون جميعا مثل قوم فرعون فهل من جامع لهده الفرقه موحد لصفوفها
لمجابهه هدا الخطر القادم ام سنسمع النداء ونملئ الاكواب بالماء

   اللقاء 07/11 السبت في تمام الساعه 14.30via Roma

Da che parte stare: appello per una grande manifestazione nazionale

L’appello riportato
qui di seguito, frutto dell’assemblea tenutasi a Bologna lo scorso 7
marzo, intende avviare un percorso di mobilitazione in grado di
investire tutte le associazioni, i coordinamenti, le organizzazioni di
migranti e antirazzisti contro il pacchetto sicurezza, il razzismo
istituzionale, gli effetti della Bossi-Fini all’interno della crisi. Si
tratta di un percorso aperto a tutti coloro che vogliano prendervi
parte e arricchirlo con le loro mobilitazioni, con ogni genere di
iniziativa, dibattito e presa di posizione che possa contribuire a
radicarlo nelle lotte quotidiane nei diversi territori. Per queste
ragioni, tutte le realtà che ne condividono i contenuti possono aderire
all’appello inviando una mail a da.che.parte.stare@gmail.com, e sono
invitate a partecipare alla prossima assemblea che si terrà domenica 29
marzo alle ore 14 presso XM24, via Fioravanti 24, a Bologna.


DA CHE PARTE STARE


La crisi colpisce duro, la crisi colpisce tutti: donne e uomini,
italiani e migranti. Eppure, per rispondere alla crisi, il governo
produce e sancisce differenze. È razzismo istituzionale: la legge
Bossi-Fini e il "pacchetto sicurezza" inseguono il sogno di una forza
lavoro usa e getta, vogliono ridurre i migranti e le migranti alla
perenne espellibilità. Tutti i lavoratori e le lavoratrici in cassa
integrazione, sospesi dal lavoro e licenziati vedono ogni progetto di
vita frantumarsi di fronte ai loro occhi. Tra i lavoratori, i precari
con contratti a termine e senza garanzie sono messi alla porta per
primi. Tra
i lavoratori, i migranti vivono una doppia precarietà, sanno che il
permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una
minaccia più vicina, l’espulsione una possibilità sempre presente.
Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.

Il razzismo istituzionale colpisce duro: il Governo Berlusconi, con la
Lega Nord in prima fila e buona parte dei media, hanno dato il via ad
una campagna di odio che si indirizza prevalentemente contro i
"clandestini" ma criminalizza tutti i migranti giustificando il loro
sfruttamento. La proposta di un "contributo" per il rinnovo dei
permessi — che si aggiunge al furto dei contributi previdenziali e
pensionistici che non possono essere ritirati — mostra che il salario
dei migranti è considerato risorsa sempre disponibile. Si tratta di
denaro che, con quello di tutti i lavoratori, pagherà nuovi Centri di
identificazione ed espulsione. E mentre il razzismo istituzionale si
legittima sul corpo delle donne facendo strada a ronde e linciaggi
popolari, la violenza continua nelle case, i tagli alla scuola e al
welfare pretendono di rinchiudere tutte le donne tra le mura
domestiche, riservando alle migranti solo un posto da "badanti". Per
questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.

La crisi mostra spietatamente che lo sfruttamento non conosce
differenze: tutti hanno mutui e affitti da pagare, l’incubo del giorno
dopo. Il razzismo istituzionale impedisce però ai migranti di sperare
persino nelle già povere "misure anticrisi". Ammortizzatori sociali,
piani edilizi, bonus bebè non li riguardano: devono solo pagare, e
farlo in silenzio. L’abolizione del divieto di denunciare i migranti
irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie è l’espressione
più meschina di una strategia che vuole produrre una clandestinità
politica oltre che legale. Impedire di certificare la nascita dei figli
e delle figlie dei migranti senza documenti pone un’ipoteca sulle
prossime generazioni. Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.

Contro i colpi duri della crisi e del razzismo istituzionale,
la risposta deve essere altrettanto forte. È ora di scegliere DA CHE
PARTE STARE, e tutti e tutte siamo chiamati in causa. Le organizzazioni
autonome dei migranti, che in questi anni hanno tenuto alta la lotta
contro la legge Bossi-Fini, le associazioni e i movimenti antirazzisti,
i sindacati, tutti siamo tenuti a schierarci contro questa politica del
razzismo. Fino a quando i migranti saranno esposti al ricatto, tutti
saranno più ricattabili.
È tempo di ritessere il filo della
solidarietà, di avviare in ogni territorio una nuova grande azione
concreta di lotta capace di opporsi a un attacco alle condizioni di
vita che colpisce prima di tutto i migranti, ma non solo i migranti.

È ORA DI STARE DALLA PARTE DEI MIGRANTI E DELLE MIGRANTI. Per
questo, facciamo appello a tutti i lavoratori, le lavoratrici, gli
studenti e le studentesse, le associazioni e i sindacati, affinché
siano parte di questa lotta. Con questo appello inizia il percorso per
una mobilitazione che arrivi a una grande manifestazione nazionale
entro il mese di maggio in una città del nord
, dove più
evidenti sono le caratteristiche dell’offensiva del razzismo
istituzionale e più marcati gli effetti della crisi. Affinché gli
effetti della legge Bossi-Fini non amplifichino quelli della crisi,

NOI CHIEDIAMO:


– che i permessi di soggiorno siano congelati in caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità, sospensione dal lavoro;

– che i migranti, così come tutti quei lavoratori che non usufruiscono
di ammortizzatori, partecipino alla pari di ogni altro lavoratore a
ogni misura di sostegno e vedano salvaguardati i contributi che hanno
versato;

– che i migranti e tutti i lavoratori possano rinegoziare i loro mutui
in caso di perdita del lavoro; il blocco degli sfratti per tutti i
lavoratori e le lavoratrici nella stessa condizione, perché sappiamo
che un migrante senza contratto di locazione è un lavoratore
clandestino;

– il mantenimento del divieto di denuncia dei migranti senza documenti
che si rivolgono alle strutture sanitarie e della possibilità di
registrare la nascita dei loro figli;

– il blocco della costruzione di nuovi centri di identificazione ed
espulsione, l’utilizzo dei fondi stanziati per iniziative a favore di
tutti i lavoratori colpiti dalla crisi, la cancellazione di ogni norma
che preveda l’allungamento dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE.

– la garanzia di accesso al diritto d’asilo e il blocco immediato dei
respingimenti alla frontiera in attesa della promulgazione di una legge
organica in materia.

Coordinamento immigrati Brescia
Coordinamento migranti Bologna e provincia
Rete migranti Torino
MayDay Milano
Impronte – Rete per la libertà di movimento Roma
ADL-COBAS Federato RDB/CUB Padova, Treviso, Rovigo
Rete 28 aprile
Associazione Città migrante – Reggio Emilia
Coordinamento migranti Fiom-CGIL – Parma
Coordinamento lavoratori immigrati CGIL – Reggio Emilia
Coordinamento immigrati CGIL – Brescia
Associazione diritti per tutti – Brescia
Sportello Illegale CSOA Gabrio – Torino
Razzismo Stop Padova e Venezia
Cittadinanza globale – Verona
Ya Basta! – Bologna
Coordinamento migranti Terza Italia – Senigallia

SABATO 7 MARZO: INCONTRO NAZIONALE DELLE REALTA’ MIGRANTI E ANTIRAZZISTE

Dopo le numerose prese di posizione e gli appelli nelle liste e nei
giornali, dopo le assemblee e riunioni in molte parti d´Italia, dopo i
molti i presidi e le manifestazioni in differenti città contro il
pacchetto sicurezza in via di approvazione, contro il razzismo
istituzionale praticato dal governo e le continue violenze razziste,
crediamo sia giunto il momento di un incontro di tutte le realtà
impegnate nell´organizzazione dei migranti e nella pratica
dell´antirazzismo. La crisi rende sempre più evidente il significato
della legge Bossi-Fini, del legame tra permesso di soggiorno e
contratto di lavoro, della costruzione di nuovi centri di detenzione:
il governo oltre a considerare i migranti come forza lavoro su cui
scaricare i costi di questa crisi, sta anche cercando di utilizzarli
come valvola di sfogo contro le tensioni che stanno crescendo ovunque e
con sempre maggiore intensità.
Contro tutto questo è necessario prendere parola e riprendere l´iniziativa.


Diamo appuntamento per un incontro di tutte le reti antirazziste e le
realtà migranti interessate sabato 7 marzo, ore 14, a Bologna presso
XM24, via Fioravanti 24.

Coordinamento migranti Bologna e provincia
Reti migranti Torino
Coordinamento immigrati Brescia
Impronte migranti Roma
Adl Veneto
Razzismo stop Padova
Città migrante Reggio Emilia
Cittadinanza globale Verona

FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA

Non esistono parole che descrivano
a pieno lo sdegno che le immagini provenienti dalla Striscia di Gaza
producono in queste ore nelle nostre teste e nei nostri cuori. L’ azione
militare dell’ aviazione israeliana ha prodotto in questi giorni centinaia
di morti, in gran parte vittime civili. E non è che l’inizio perchè
ai bombardamenti seguirà l’azione delle truppe di terra che invaderanno
la striscia di Gaza. Non ci sono modi per descrivere questa rappresaglia,
se non come un vero e proprio crimine umanitario. Non possiamo accettare
che lo stato israeliano cinicamente utilizzi la guerra mossa in questi
giorni contro la popolazione palestinese di Gaza come ennesima dimostrazione
di forza nel panorama mediorientale e per consolidare la leadership
del partito Kadima in
vista delle elezioni politiche. Riteniamo
inoltre ridicolo il tentativo di addossare tutta la responsabilità
di questa catastrofe umanitaria al partito Hamas che, piaccia o meno,
è stato scelto dalla stragrande maggioranza dei palestinesi. Ricordiamo,
cosa che il ministro Frattini omette nelle sue dichiarazioni, che il
popolo palestinese scelse Hamas durante le regolari elezioni del 2006,
tra l’altro sotto supervisione di osservatori mandati dall’unione europea,
proprio nell’epoca in cui Frattini ricopriva importanti incarichi in
sede comunitaria. La libera scelta del popolo palestinese in favore
di Hamas fu all’epoca un terremoto politico interno ed esterno al paese:
ruppe lo strapotere dello storico partito Fatah, ormai poco credibile
agli occhi della gente per causa della forte corruzione e produsse una
fortissima pressione occidentale e delle leadership arabe perchè Hamas
non venisse riconosciuto come interlocutore possibile. La conseguenza
fu l’inevitabile scontro tra le due fazioni, l’isolamento totale della
striscia di Gaza in mano ad Hamas ed appoggio incondizionato internazionale
al piano di pace scritto unilateralmente sotto dettatura americana da
parte di Israele ed il ceto politico corrotto legato al presidente dell’ 
ANP Abu Mazen.

Ad oggi la popolazione di
Gaza viene da due anni di embargo totale che ha reso inservibili gli
ospedali, aumentato drasticamente la disoccupazione, impoverito e compromesso
la salute di migliaia di persone riducendole alla fame.

chiediamo:

  • Cessazione immediata
    dell’aggressione militare israeliana;
  • Fine dell’embargo
    navale e terrestre alla striscia di Gaza;
  • Riconoscimento
    del diritto all’ autodeterminazione del popolo palestinese, estendendo
    tale diritto anche alle forme di resistenza;
  • Presa di posizione
    forte dell’unione europea e della lega araba affinché
    si mobilitino per una risoluzione pacifica del conflitto, per spingere
    nel caso in cui l’aggressione continui, a forti sanzioni dell’assemblea
    dell’ONU nei confronti di Israele.
  • Che l’amministrazione
    reggiana, forte di anni di cooperazione civile in Palestina, utilizzi
    tutti i mezzi in suo potere perchè
    questo scempio abbia fine, condannando in maniera decisa il massacro
    perpetuato dall’esercito israeliano.

 

Invitiamo tutti i cittadini
e cittadine indignati, siano essi nativi reggiani o migranti, ad unirsi
al corteo di sabato 3 gennaio 2008.

APPUNTAMENTO ORE 15.00 P.LE
MARCONI (davanti alla stazione)

promuovono:

Laboratorio
aq16, Ass. Città Migrante, Comunità islamica Reggio Emilia,

Giuristi Democratici,
Comunità palestinese Parma