Primo Maggio No Expo – per le città che vogliamo!

1 maggio

1° maggio 2015: tra Reggio Emilia e Milano, un Expo alla rovescia per le città che vogliamo

Non è una coincidenza che l’inaugurazione di EXPO 2015 coincida con il Primo maggio, giornata che, dal 1889, celebra la lotta e la volontà di riscatto dei lavoratori in tutto il mondo. Scegliendo quella data, il governo Renzi ha inteso risignificare la “Festa dei lavoratori” trasformandola nella festa del grande capitale internazionale e, parallelamente, del nuovo ordine sociale che, con la complicità dei sindacati, attraverso lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la liberalizzazione definitiva del contratto a tempo determinato e dell’apprendistato, i bassi salari, i minori oneri per le imprese, la precarizzazione strutturale, lo sfruttamento eletto a norma, si è andato affermando negli ultimi anni in Italia.

Ma non solo: EXPO, oltraggiando la memoria del Primo maggio attraverso il divieto di scioperi nella città di Milano per quella giornata (divieto concordato con i sindacati: “Expo è un evento eccezionale e vogliamo partecipare concretamente alla sua riuscita – ha affermato Massimo Bonini, segretario generale della Filcams Cgil di Milano), diviene nel contempo il simbolo “vincente” della cementificazione selvaggia; della privatizzazione del settore pubblico tramite la costituzione di società private a capitale pubblico; della speculazione immobiliare, finanziaria e mafiosa; del modello di alimentazione stabilito in base alle logiche di profitto della multinazionali (che non a caso, pur avendo alle spalle solo storie di devastazione planetaria, di immiserimento dei coltivatori, di diffusione di cibi nocivi e spesso cancerogeni, sono state chiamate a “sponsorizzare” l’evento dedicato al tema “nutrire il Pianeta, energia per la vita”).

Contro le politiche di austerità dettate da BCE, Fmi e da tutta l’eurocrazia, contro l’affermazione di queste politiche a livello locale, nazionale e internazionale, contro le politiche oscene che stanno all’origine delle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo (e non solo), contro il saccheggio dei diritti e dei beni comuni in Italia e nel mondo, il Primo maggio, il Laboratorio cittadino “No-Expo – Per la città che vogliamo” di Reggio Emilia parteciperà al grande corteo internazionale No Expo MayDay di Milano e al “Pollicino in Fiera”, la 22esima edizione del mercato “alternativo” promosso dalla rivista Pollicino Gnus che, come da tradizione si svolgerà nel centro di Reggio Emilia dalle 9.00 alle 18.00 in Piazza Prampolini, e che quest’anno sarà all’insegna del “No-Expo”.

Il Laboratorio a Reggio Emilia, si è raccolto e ha iniziato il proprio cammino, con l’intenzione di connettere le tante esperienze che in questa città, da anni, agiscono pratiche di cambiamento sociale in ambiti differenti ma con l’orientamento comune di costruire dialogo, convivenza, diritti e dignità diffusi, ritessendo i fili di un tessuto sociale che rischia di essere sempre più lacerato da individualismi, paure, avidità sui quali i poteri che sono quelli di un capitalismo feroce, sanno di potersi reggere e prosperare. Per questo il Laboratorio si è impegnato a esplicitare e praticare concrete continuità tra questioni solo apparentemente separate, come il diritto all’abitare, l’accesso ai beni comuni, la sovranità alimentare, le altre economie, le relazioni libere tra generi e orientamenti sessuali, l’educazione e la tutela del territorio, costruendo un’occasione per intrecciare diverse lotte sociali e ambientali e attivare processi di cambiamento; contro la speculazione edilizia e il consumo di suolo, per un altro sviluppo della città e del territorio, contro la precarizzazione e l’impoverimento della vita, per un lavoro dignitoso e un reddito di base.

Il Primo maggio saremo in piazza per:

  • Ribadire il proprio rifiuto al modello di società che il capitale vorrebbe imporci
  • Fermare lo smantellamento del welfare e dello stato sociale;
  • Promuovere la tutela dei beni comuni
  • Riaffermare la sostenibilità della vita attraverso l’abbattimento della precarietà.
  • Trovare nella lotta ad Expo la possibilità di un fronte sociale comune, bloccando immediatamente la logica del lavoro gratuito in favore di quella del reddito garantito.
  • Promuovere la cura dell’educazione e della formazione che devono tornare a focalizzarsi sullo scambio di saperi e non sulla compravendita di energie da impiegare nel mercato seguendo bisogni determinati unicamente da logiche di consumo.
  • Ripartire dalla scuola, contestando con forza tutte le forme di aziendalizzazione della formazione pubblica e i meccanismi di falsa meritocrazia che sviliscono la qualità dell’insegnamento trasformato in una competizione senza fine.
  • Ripensare ad un rapporto equiparato tra le specie che popolano terre, acque, cielo, in prospettiva del superamento della prevaricazione di una popolazione sull’altra e della specie umana su tutte le altre.
  • Affermare immaginari che ribaltino quelli di una società machista, maschilista e patriarcale, che svelino la ricchezza e la pluralità dei generi.

Laboratorio No Expo – per la città che vogliamo!

verso la manifestazione del 25 aprile: Basta morti in mare: apriamo canali di accesso regolari!

immagine_basta morti in mare

Erri de Luca dichiarò parlando dell’immigrazione dal cimitero di Lampedusa durante il programma Che tempo che fa del 20 maggio 2009: “I poteri hanno visto nelle isole dei luoghi di reclusione, hanno piantato prigioni su ogni scoglio: il mare nostro brulica di sbarre”.

Ricordiamo le parole dell’ex direttore esecutivo di Frontex, dopo la chiusura delle operazioni di Mare Nostrum il 1 novembre 2014: Salvare vite umane è sempre una priorità, ma il mandato dell’agenzia è quello di controllare le frontiere, non facciamo ricerca e soccorso”.

Ecco il ma, il ma che autorizza la morte in mare, che la copre con il velo della clandestinità. Dopotutto, sì, sono solo clandestini, senza documenti, senza statuto legale, e in nome della guerra all’immigrazione clandestina si costruiscono frontiere e muri,  e gli esseri umani muoiono nel tentativo di scavalcarli, anche quando scappano da guerre spesso e volentieri alimentate dall’Europa stessa.

Chi tenta di lasciarsi dietro le spalle l’orrenda realtà delle guerre, della misera e  cerca un futuro migliore non ha scelta. Nessun ingresso legale e nessun canale umanitario si apre davanti a lui : deve affrontare il viaggio con gli scafisti, accettando lo sfruttamento, il rischio per la propria vita, le violenze fisiche e psicologiche. Nessun altro viaggio è possibile attualmente per chi cerca la pace… e spesso trova la morte in mare.

Oggi ricordiamo i 70 anni vissuti lontani dalla Shoah, ma abbiamo davanti agli occhi e sulla pelle un continuo massacro di innocenti. Oggi ricordiamo tutti i partigiani morti per la libertà e ricordiamo anche i morti annegati, morti senza aver avuto il tempo di dire il proprio nome. Queste persone non sono annegate  per caso, è ora di ricordarlo , anzi di affermarlo con chiarezza. Non basta lanciare un mazzo di fiori, piangendo davanti alle bare oppure offrire dei pupazzi per accompagnare l’ultimo viaggio. No, è ora di  di interrompere il rafforzamento di Frontex che non garantisce la vita ma fortifica i muri che costringono i migranti a imbarcarsi con biglietti di sola andata, un’andata che troppe volte mette a repentaglio la vita.  Le migrazioni sono esseri umani in movimento, sono rondini che vanno e vengono. Non si fermano, i piedi, e hanno bisogno di scarpe giuste per camminare con più dignità.

Apriamo un canale umanitario per chi fugge dalle persecuzioni e dalle guerre!

Garantiamo ingressi legali!

Abbandoniamo Frontex e le politiche sull’immigrazione che attualmente sono le prime responsabili di queste tragedie!

Facciamo tacere la Lega e la sua lingua dell’odio!

Lasciamo che sia chi fugge a scegliere dove vivere, abolendo il regolamento di Dublino  e aprendo le porte interne dei Paesi europei, è un diritto, questo, affermato dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo!

Seppelliamo definitivamente la parola clandestinità abolendo in primis la legge Bossi-Fini

L’Europa dei diritti si costruisce abbattendo le frontiere che uccidono innocenti in mare e garantendo dignità e accoglienza a chi raggiunge le nostre terre.

Il 25 aprile saremo in piazza insieme a tante e tanti altri nel 70° anniversario della Liberazione. Raggiungeremo il concentramento del corteo (ore 11 Gabella di via Roma) con una staffetta in bicicletta partendo alle ore 10 dalla ciclofficina Raggi Resistenti gestita da alcuni di quei superstiti alle tragedie del mare.    LA NOSTRA SCELTA È DI PARTE.

Abbiamo appreso che il 25 aprile la Lega Nord sarà in Piazza del Monte a Reggio Emilia con un banchetto e con la presenza dell’eurodeputato Buonanno. E’ una vergogna e non è ammissibile che la Lega Nord, un partito razzista che fomenta l’odio e specula sulle vite umane sia a Reggio Emilia il 25 aprile e che possa utilizzare spazi pubblici (Piazza del Monte) nell’anniversario del 70° anno della Liberazione e a pochi giorni delle ultime stragi nel Mediterraneo.

Ass. Città Migrante, Casa Bettola, Laboratorio aq16

 

Sopra di me stelle muoventi

o pesci galleggianti?

Disturbo con questo corpo ingombrante,

salutano con l’inchino e riprendono il sesso con l’amante.

I pesci scopano e pisciano in mare,

io non so nuotare

 

Non mi avevi detto nulla, mamma,

sul perché, sul come e sulla risposta.

Dicevi che la strada sempre finisce,

ma quando è salata, mamma, ferisce.

 

Ma i pesci mi baciano,

si permettono l’invadenza,

mentre il cielo in sofferenza

soffia vento e inganno.

 

Mamma, non mi avevi detto che in mare

i sogni non ci sono,

che ci stanno solo sdraiati in un letto,

che in mare, mamma, i sogni non ci possono stare.

 

Non ho nemmeno salutato,

né la terra né l’amico,

l’onda mi ha mangiato

come d’estate il bimbo mangia il fico.

Mamma, mi dicevi sempre di salutare,

ma come si fa quando siamo sotto il mare…

Mamma, gustati l’estate che arriverà,

dimentica il mio corpo che si disperderà,

bevi il tè alla salute dei superstiti,

dài alla sorellina dei bacetti.

 

Mamma, perdona la partenza,

la morte e il silenzio,

ma in mare, sai, non c’è spazio,

siamo trecento oggi, un infinito ieri,

domani ancora,

in mare non c’è spazio,

ci stringiamo morendo, mamma,

se vuoi, prega ancora,

ma in mare i sogni non ci possono stare.

 

Caroline Tobaty, una delle insegnanti della scuola di italiano dell’ass. Città Migrante

Per un 25 Aprile pericolosamente sociale

25 aprile 2015

Quest’anno ricorre il 70° anniversario della Liberazione, per questo la data del 25 aprile 2015 assume un significato ancora più profondo. A 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo assistiamo ad una recrudescenza e ad un avanzamento, in seno alla società, dei peggiori sentimenti xenofobi e razzisti dettati dalla durezza della crisi, e di un assoggettamento generale alle logiche di potere e di sfruttamento del capitale.

È passato un anno da quando, proprio in questa data così significativa per la nostra città, il leader della Lega Nord Matteo Salvini approdava con il suo “Basta Euro tour” a Reggio Emilia portando un provocatorio attacco ai valori partigiani della Liberazione. È passato un anno da quando un corteo determinato ha deciso di opporsi a questo evento di becero populismo di destra, nel silenzio colpevole delle istituzioni che hanno preferito volgere lo sguardo da un’altra parte, e invitare sul palco della commemorazione istituzionale uno degli artefici principali dello smantellamento dei diritti nel mondo del lavoro, l’attuale ministro del lavoro Poletti.

E’ trascorso un anno da quegli eventi:  6 mesi di misure cautelari, motivate da un’ipotesi di pericolosità sociale, successivamente ridimensionata in sede di processo terminato con tredici condanne di circa 5 mesi di reclusione a testa (pena sospesa) a fronte della richiesta di 60 anni in totale avanzati dal PM  per aver difeso i valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Il 25 aprile, quella parte della città che si riconosce nei valori politici della Resistenza e che quotidianamente lotta contro le nuove forme di fascismo e di razzismo, vuole scendere nuovamente per le strade della città per riempirle dei contenuti e dello spirito tramandati dai partigiani fino a noi; una parte di città diffusa e rappresentativa di molteplicità e differenze, che non si arrende e che non si lascia zittire.

Lo vogliamo fare perchè la nostra scelta è di parte, perché il 25 aprile ricominci ad essere una importante ricorrenza vissuta a testa alta e non più una celebrazione svuotata di passione dalle sfere istituzionali  e sminuita da figure che poco hanno a che fare con quello che la Resistenza rappresenta.

Lo vogliamo fare portando in piazza la nostra memoria partigiana e al contempo le moderne resistenze, quelle che viviamo nel quotidiano contro il lavoro precario e sempre meno tutelato, contro il lavoro gratuito mascherato da opportunità per i giovani, contro lo sfruttamento del suolo e delle risorse, contro la speculazione dei grandi eventi e delle grandi opere, per ricostruire una città a misura di chi la vive, che garantisca i diritti fondamentali a tutte e tutti.

Vogliamo attraversare Reggio Emilia riempiendola della potente vitalità che si è espressa nelle giornate dell’11 e 12 aprile, dove nello stabile occupato di via Gramsci 44 si è tenuta la fiera dei diritti e della dignità Expo alla Rovescia, che ha voluto dare il via ad un percorso per riportare al centro del dibattito la politica di base, i bisogni reali dei cittadini e i diritti di cui la città deve essere promotrice, una città ostile alla propaganda di odio di cui personaggi come Matteo Salvini sono portatori.

Invitiamo quindi tutte e tutti sabato 25 aprile 2015 alla manifestazione antifascista e antirazzista con concentramento alle ore 11.00 alla Gabella di Via Roma. Il corteo sarà preceduto da una staffetta collettiva  in bicicletta che partirà dalla ciclofficina Raggi Resistenti, nell’ex magazzino dei formaggi in Via Gramsci 44 , luogo simbolo della prima tappa costituente del laboratorio cittadino No Expo.

Il corteo terminerà il suo percorso davanti al monumento ai caduti della Resistenza in P.zza Martiri del 7 luglio, dove porteremo un mazzo di fiori come omaggio ai partigiani che hanno perso la vita combattendo in nome della libertà.

Laboratorio No Expo- Per la città che vogliamo

 

Concentramento biciclettata da Via Gramsci 44, ore 10.00

Concentramento Gabella di Via Roma (Porta S.Croce), ore 11.00

EXPO ALLA ROVESCIA – Fiera dei diritti e della dignità

Reggio Emilia alla Rovescia 11-12 aprile

11 e 12 aprile, poche settimane prima dell’inaugurazione dell’EXPO a Milano i capannoni dell’ex-magazzino di formaggi in via Gramsci 44 si trasformeranno in una fiera dei diritti e della dignità.

Un “EXPO alla rovescia” per capovolgere il modello di sviluppo proposto dall’Esposizione Universale, dentro uno spazio sottratto dalla speculazione immobiliare e restituito alla città grazie alla cooperazione di tante e tanti.

Due giorni per immaginare e costruire la città che vogliamo, in contrasto alla società del grande evento e della grande opera; un’occasione per confrontarci su come gestire il territorio e i beni comuni, su come redistribuire la ricchezza e le risorse, su come riappropriarci del reddito e dei diritti.

Una festa per inaugurare una nuova stagione a Reggio Emilia – una primavera della giustizia sociale e ambientale!


SABATO 11 APRILE

Dalle 14.00 Streetart, ciclofficina, mostre di fotografia, laboratori per bambini

16.00 Presentazione del libro “Genuino Clandestino”

17.00 Assemblea aperta per la città che vogliamo!

20.00 Cena Bio con musica dei Gasparazzo

23.00 O’ Zulu [99 posse] djset

DOMENICA 12 APRILE

Dalle 10.00 Mercato Bio, scambio semi, laboratori per bambini

11.00 “Cemento fertile“ dibattito con Serena Righini, Paolo Ferloni e laboratorio Quarto Stato

13.00 Pranzo a cura di Cucine senza frontiere con musica di Empatee du Weiss

15.00 “Semi, acqua, moneta.“ dibattito con Riccardo Petrella

17.30 Circo contemporaneo con Circo Inzir

(Programma in continuo aggiornamento)

Laboratorio No Expo Reggio Emilia – per la città che vogliamo!

E-mail: noexporeggioemilia@gmail.com

Siamo tutt* piazza Loggia – Solidali e complici con la Brescia meticcia

Comunicato di solidarietà ed adesione dei centri sociali e reti antirazziste dell’Emilia Romagna al corteo di sabato 28 marzo indetto dalle realtà migranti ed antirazziste

Quarto giorno consecutivo di mobilitazione (e oggi sarà il quinto) per migranti e antirazzisti a Brescia dopo le prime cariche di sabato, lo sgombero del presidio ed i fermi. Ancora in piazza e sempre più numerosi perché le istanze che hanno mosso il presidio di sabato 21 marzo riguardano tutte e tutti quelli che lottano contro le frontiere esterne e le barriere interne, contro lo sfruttamento, contro le politiche di austerità , per la giustizia sociale e per la libertà.

La mobilitazione partita sabato 21 marzo è parte di quella battaglia per l’abolizione della Legge Bossi- Fini, ormai in vigore da 13 anni, che nessun governo è stato in grado di abolire. Anzi a cui si sono aggiunte restrizioni su restrizioni, basti pensare alle Legge 94 del 2009 (il famoso/famigerato Pacchetto Sicurezza) che introduce la conoscenza della lingua italiana come ulteriore ostacolo per l’ottenimento dei documenti trasformando un diritto in un ulteriore barriera e il permesso di soggiorno a punti.

E’ una battaglia contro le politiche in tema di immigrazione che producono clandestinità, sfruttamento, precarietà di esistenza nei nostri territori e migliaia di morti nei nostri mari.

La manifestazione di sabato 28 marzo riporta al centro la vertenza aperta durante il presidio di sabato scorso. Da un lato la vicenda della Sanatoria2012 con la specificità della prefettura bresciana che ha rigettato l’80% delle domande di emersione e di cui si rivendica il diritto al rilascio dei permessi di soggiorno. Una specificità che apre comunque la questione generale delle sanatorie truffa a cui tutte e tutti noi abbiamo assistito. Sull’altro versante il modo in cui la legge disciplina il fenomeno della migrazione per cui il legame fra lavoro e soggiorno in cui in un periodo come questo di crisi, in cui c’è un’emergenza occupazionale non si può pensare che centinaia di migliaia di persone in tutto il paese corrano il rischio concreto di perdere il permesso di soggiorno ed essere cacciati nella clandestinità.

Lo scorso sabato la Brescia meticcia ha messo al centro i diritti che volevano essere tenuti fuori dalla piazza centrale, relegati ai margini e a cui si è risposto istituzionalmente reprimendo il dissenso e impedendo di fatto la libertà di manifestare con manganellate, cariche della polizia, fermi ed espulsioni.

Ma i migranti, gli antirazzisti, la Brescia meticcia e solidale continua a mobilitarsi mettendoci la faccia per aprire spazi di democrazia.

Ci sentiamo parte di questa battaglia a partire dai nostri spazi sociali, dagli sportelli, dalle case occupate, alle piazze per costruire un’Europa senza confini, libera da razzismo e xenofobia, dalle gabbie securitarie e dalle imposizioni economiche della Troika.

Per questo sabato 28 marzo saremo a Brescia al fianco dei migranti e degli antirazzisti in lotta.

Coalizione centri sociali Emilia Romagna (Casa Madiba, Tpo, Labàs occupato, Lab Aq16, Casa Bettola), ass. Città Migrante Reggio Emilia, Ass.YaBasta Bologna, ass. Rumori Sinistri Rimini

Conflitto sociale e Codice Penale- convegno 14 marzo

Sabato 14 marzo ore 10 Università di Reggio Emilia (Viale Allegri)

Conflitto sociale e Codice Penale

L’utilizzo del codice penale nel controllo delle forme di dissenso e la produzione di norma che ridefinisce nuovi rapporti sociali nell’epoca dello strapotere della finanza

Avv. Paolo Cognini : Ordinamento penale, potere giudiziario e movimenti: nuovi paradigmi del controllo e della pena

Avv. Alessandra Scaglioni e Avv. Antonio Mumolo: Piano casa e movimenti sociali per il diritto all’abitare

Avv. Giuseppe Pelazza: Connessione tra distruzione del diritto del lavoro e repressione penale

Avv. Vainer Burani: Il codice penale, reati contestati ad attori del conflitto sociale e politico, reati associativi e di opinione

codice penale e conflitto sociale

Movimenti ambientali che si oppongono alla costruzione di grandi opere inutili e dannose, movimenti sociali che si occupano del diritto alla città e del disagio abitativo, reti antirazziste che si battono per la chiusura dei Cie e delle forme di esclusione dei migranti dai territori, lavoratori e precari che difendono il diritto ad un lavoro degno devono quotidianamente fare i conti con un apparato giudiziario che sempre più tende a criminalizzare il conflitto sociale.L’ultima sentenza No Tav, le misure cautelari sproporzionate e utilizzate già come anticipi di pena nei confronti di attivisti politici, una legge come il piano casa Lupi che lede gravemente il diritto fondamentale alla residenza, una normativa in ambito di lavoro come il jobs act pesantemente precarizzante e lesiva dei diritti sindacali s’inquadrano in un processo generale da leggere in maniera paradigmatica rispetto alla realtà che viviamo. Una realtà che per molti aspetti può essere a vario titolo definita post-democratica, dove le pratiche del dissenso che confliggono con gli interessi della speculazione e della finanza non sono ammessi. Tutto questo mentre la guerra è alle porte, sempre più persone fuggono dai loro paesi alla ricerca di salvezza o di un futuro migliore e continuano a morire nei nostri mari e le sfere istituzionali, i territori e le loro economie sono sempre più pervase da organizzazioni malavitose. Soggetti criminali, come ben descritto dall’operazione antimafia Aemilia, non più agenti tossici all’attacco di un corpo sano, ma attori ben radicati e sistemici nel contesto economico neoliberista.

Nasce il Laboratorio No EXPO – per la città che vogliamo!

no expo

Il 2015 è l’anno dell’EXPO a Milano. Un grande evento di carattere globale nel cuore di un’Europa in profonda crisi economica, politica, sociale e ambientale. Un appuntamento centrale per il processo di ridefinizione del modello capitalista, le cui parole d’ordine sono crescita ed economia verde, in forte contraddizione con la realtà sociale e lontano dalle persone che in questo periodo stanno perdendo reddito e diritti.
L’Esposizione Universale non si ferma ai confini milanesi, ma caratterizza il dibattito politico e culturale di tutto il paese, anche nella nostra città, già dai mesi che anticipano l’inaugurazione dell’evento il 1 maggio fino alla sua conclusione il 31 ottobre. Infatti Reggio Emilia è una delle “Città EXPO”, con un suo marchio, una campagna comunicativa e una serie di eventi per promuovere il territorio, valorizzare il “modello Reggio Emilia” e raccontare il suo sistema di governance.

Come collettivi, associazioni, comitati e singoli cittadini che nella provincia di Reggio Emilia lottano per la giustizia sociale ed ambientale ci siamo dati appuntamento in assemblea a Casa Bettola con l’obbiettivo di capovolgere il modello EXPO: invece di vivere la narrazione e l’agenda dell’Esposizione Universale in modo passivo, abbiamo aperto un laboratorio di idee e pratiche dove immaginare e costruire la città e la società che vogliamo.

EXPO è una vetrina, noi vogliamo guardare dall’altra parte, per leggere e interpretare il paradigma che rappresenta e condividere forme di opposizione sociale e costruzione di alternative all’altezza della fase che stiamo attraversando.
Il
modello di lavoro di EXPO si fonda sul lavoro gratuito e la precarietà come norma. E contro chi si oppone a queste condizioni lavorative Renzi minaccia “se c’è una qualche minoranza che vuole boicottare questo evento, sappia che siamo pronti a tutto”, dichiarando che non si può scioperare il giorno dell’inaugurazione che coincide con la festa dei lavoratori! In contrasto a questo vogliamo difendere ed allargare la sfera dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, immaginare e costruire forme di lavoro dignitose, e reclamare un reddito di base, incondizionato per tutte e tutti.
I
l modello di sviluppo del territorio di EXPO è quello del grande evento e della grande opera, che privatizza non solo gli spazi pubblici ma anche i processi decisionali. Noi al contrario vogliamo attivare processi collettivi nella gestione del territorio, affermando il diritto all’abitare e il diritto alla città.
I
l modello di agricoltura e il modello energetico esposti nel titolo dell’Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita” sono quelli della cosiddetta economia verde, ma l’expo non nutre il pianeta, nutre le multinazionali, concentrando la ricchezza e le risorse nelle mani di pochi, impoverendo ed affamando i più. Invece noi vogliamo confrontarci su modelli di produzione e consumo profondamente alternativi, sostenendo la biodiversità e la sovranità alimentare.

EXPO, con le sue grandi opere, inutili e dannose, rappresenta un grande affare per la criminalità

organizzata, che nelle pieghe degli appalti e dei subappalti si appropria di fondi pubblici. La presenza della mafia nei cantieri non può più essere considerata un’eccezione, ma è il sistema stesso che regolarmente offre opportunità alla criminalità organizzata. Il nostro territorio non ne è immune. Anzi. L’operazione Aemilia sta ampiamente dimostrando come le sfere istituzionali, i territori e le loro economie sono sempre più pervase da organizzazioni malavitose. Il risultato di scelte politiche ed economiche non a beneficio della comunità ma nella direzione dell’accumulo di capitale che hanno distrutto parte del territorio, permesso lo sfruttamento della forza lavoro, costruito interi quartieri disabitati e prodotto un forte disagio abitativo.

Il Laboratorio No Expo è aperto a tutti coloro che insieme vogliono lottare contro questo modello di sviluppo e costruire alternative possibili. Invitiamo tutte e tutti ai primi appuntamenti di autoformazione e approfondimento:

Giovedì 26 febbraio ore 20.30 presso Laboratorio AQ16 (Via Fratelli Manfredi, 14 RE)

No Expo- un incontro per svelare le contraddizioni del grande evento costruito con cemento, debito e precarietà. Con relatori da Milano, Bergamo e Bologna.


Sabato 14 marzo ore 10.00 presso Università di Reggio Emilia (Viale Allegri)
Conflitto sociale e codice penale .Un convegno per indagare come l’interpretazione del codice penale sia come deterrente per le pratiche del dissenso. Ma anche un approfondimento su leggi che incidono su diversi ambiti della nostra vita, come il piano casa e il suo art.5 e il Jobs Act con le sue politiche di precarizzazione e antisindacali. Tra i relatori ci sono gli avvocati Paolo Cognini, Giuseppe Pelazza, Vainer Burani, Alessandra Scaglioni e Antonio Mumolo

Giovedì 26 marzo ore 20.30 presso Ghirba, Gabella di via Roma:
Lavoro (gratis) per tutti. Incontro con Andrea Fumagalli per approfondire i cambiamenti nel mondo del lavoro, dal Jobs Act all’Expo – dalla normalizzazione della precarietà all’introduzione del lavoro gratuito.

No Expo – Un incontro per svelare le contraddizioni del grande evento costruito con cemento, debito e precarietà

Giov 26 febbraio ore 20.30 presso Lab AQ16 (Via Fratelli Manfredi, 14 RE)
 
No Expo –
Un incontro per svelare le contraddizioni del grande evento costruito con cemento,
debito e precarietà
No Expo 26 febbraio

Quale idea di lavoro, di sviluppo della città e di gestione del territorio rappresenta Expo 2015? Quale modello economico e politico promuove?
Come si espande oltre Milano per entrare dentro i territori?
In che modo continua oltre i 6 mesi dell’Esposizione Universale?
Come possiamo opporci a questo modello? Quale alternative possiamo costruire?

Ne parliamo con:

Off Topic – Milano

Paci Paciana – Bergamo

Coordinamento No F.I.CO – Bologna

Expo come paradigma – uno sguardo da Milano

Il 2015 sarà l’anno dell’EXPO a Milano. Un grande evento di carattere globale nel cuore di un’Europa in profonda crisi economica, politica, sociale e ambientale. Un appuntamento centrale per il processo di ridefinizione del modello capitalista, le cui parole d’ordine sono crescita ed economia verde, in forte contraddizione con la realtà sociale e lontano dalle persone che in questo periodo stanno perdendo reddito e diritti.
Quale modello di società rappresenta Expo – per quanto riguarda le condizioni di lavoro, i processi economici e politici, lo sviluppo urbano e rurale?
Come possiamo capovolgere questo modello, per immaginare e costruire altre forme di produzione e consumo, gestione del territorio e dei beni comuni, redistribuzione della ricchezza e delle risorse?

Expo come stato di eccezione – uno sguardo da Bergamo

A Bergamo l’Esposizione Universale ha svolto un ruolo centrale nella trasformazione del territorio, accelerando la realizzazione di grandi opere e infrastrutture. La costruzione dell’autostrada Brebemi e l’ampliamento dell’aeroporto Caravaggio, sono state concepite prima e aldilà di Expo ma ormai da tempo amministratori, gestori e imprenditori prendono in prestito la data del primo maggio 2015 per giustificare la realizzazione di grandi opere inutili e dannose.
In altre parole: Expo costituisce uno stato di eccezione in cui legittimare la costruzione di grandi opere per decine di miliardi di euro, scaricando i costi sociali e ambientali sulla collettività, ridisegnando il paesaggio urbano è rurale in modo drastico, senza il coinvolgimento delle comunità locali.
Come possiamo affrontare questo fenomeno predatorio presente su tutto il territorio nazionale? Come mettere in evidenza la contraddizione tra le politiche di austerità da una parte e l’accaparramento di fondi pubblici dall’altra? Come rendere visibile il legame tra l’impoverimento di tanti attraverso tagli di servizi e risparmi sul welfare, e l’arricchimento di pochi attraverso la costruzione di grandi eventi e opere finanziati con fondi pubblici?
Quale forme di riappropriazione per recuperare quello che ci è stato tolto?

Expo come norma – uno sguardo da Bologna

A Bologna il progetto F.I.CO. (Fabrica Italiano Contadina) darà una continuità al modello Expo, dopo la conclusione dell’Esposizione Universale. Una continuità per quanto riguarda i contenuti, spettacolarizzazione dell’agricoltura e del cibo, ma soprattutto per quanto riguarda i processi: privatizzazione di spazi pubblici, consumo di suolo, lavoro precario.
In altre parole il F.I.CO. è un esempio di come l’eccezione di Expo si trasforma in norma.
In che modo possiamo contrastare questa tendenza? Come possiamo rivendicare il diritto collettivo a decidere dell’uso e della destinazione dei territori in cui viviamo e della provenienza dei cibi che mangiamo? Come possiamo rivendicare la difesa della nostra salute e dei nostri territori, opponendoci alla precarizzazione del lavoro e la costruzione delle grandi opere?

Invitiamo inoltre tutte e tutti lunedì 23 febbraio ore 20.30 a Casa Bettola (Via Martiri della bettola, 6 RE) alla prossima assemblea del Laboratorio No Expo – per la città che vogliamo!
Aperta a tutte e tutti che insieme vogliono opporsi al modello di sviluppo rappresentato da Expo, per immaginare e costruire alternative politiche, sociali e ambientali.

Il naufragio dei migranti, della Fortezza Europa e dell’austerità

lampedusa 2015

 

Sopra di me stelle mobili
O pesci galleggianti?
Disturbo con questo corpo ingombrante
Salutano con l’inchino e riprendono il sesso con l’amante.
I pesci scopano e pisciano in mare
Io non so nuotare.

Non mi avevi detto nulla, mamma
Sul perché, sul come e sulla risposta
Dicevi che la strada sempre finisce
Ma quando è salata, mamma, ferisce.

I pesci mi baciano,
Sì permettono l’invadenza
Mentre il cielo in sofferenza
Soffia vento e inganno.

Mamma, non mi avevi detto
che in mare i sogni non ci sono
Che ci stanno solo sdraiati in un letto
Che in mare, mamma, i sogni non ci possono stare.

Non ho manco salutato
Ne la terra ne l’amico
L’onda mi ha mangiato
Come d’estate il bimbo mangia il fico.
Mamma mi dicevi sempre di salutare
Ma come si fa quando siamo sotto il mare.

Mamma gustati l’estate che arriverà
Dimentica il mio corpo che si disperdera’
Bevi il tè alla salute dei superstiti,
Dai alla sorellina alcuni bacetti.

Mamma perdona la partenza,
La morte e il silenzio,
Ma in mare, sai, non c’è più spazio
Siamo trecento oggi, un infinito ieri
Domani ancora,
in mare non c’è più spazio
E ci stringiamo morendo, mamma,
Se vuoi, prega ancora,
Ma in mare i sogni non ci possono stare.

Caroline Tobaty, una delle insegnati della scuola di italiano di Città Migrante

 

L’ennesima e inaccettabile strage di centinaia di migranti alle porte di Lampedusa ci ricorda, nella peggior maniera possibile, che in queste ore è in ballo il destino dell’Europa non solo rispetto alla sorte del debito greco e delle politiche di austerità, appese al filo del rapporto di forza tra la Troika e il popolo greco (da cui stiamo cogliendo con tutte le nostre forze la richiesta di mobilitazione in solidarietà), e nemmeno solo rispetto ai tentativi di risolvere la crisi ucraina, o più verosimilmente ad abbassare i toni (almeno mediatici) di una guerra che a bassa intensità produce morti ogni giorno, anche fra i civili.

Abbiamo infatti sempre avuto la convinzione che il destino dell’Europa sia lo stesso della pelle delle centinaia di migliaia di migranti che ogni anno provano a raggiungerla, praticando a costo di morire nel Mediterraneo, a Melilla, a Calais o nei porti di Patrasso, Ancona o Venezia, ma anche nei centri di detenzione, un diritto su cui non siamo mai stati disposti a trattare: quello della libertà di movimento.

Abbiamo anche saputo, fin dall’inizio, che “Triton” non sarebbe stata una missione destinata al “fallimento” (come lo ha definito il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa), ma fosse la scelta, assolutamente consapevole, di ostacolare fino all’ultimo i percorsi dei migranti, pagando il prezzo di stragi inumane come quella di oggi: una missione portata a compimento, evidentemente. Un altro 3 ottobre.

Non ci stupisce che i più cinici o miopi, a seconda della strategia, invochino a gran voce il ritorno di Mare Nostrum: un’operazione senza precedenti dal punto di vista dello stanziamento economico (senza dubbio per l’Italia) e del dispiegamento, anche lì, di forze militari. “Si salvava di più e si pattugliava meglio”, certo.

Ma non si può continuare ad accettare che la migrazione possa essere un percorso ad ostacoli dove i più fortunati, dopo essere stati in mano alle organizzazioni che lucrano sul traffico degli esseri umani e a cui hanno consegnato tutto ciò che hanno, sopravissuti alle polizie di frontiera di chissà quanti paesi, debbano infine affrontare la prova cruciale della traversata in mare, sperando di essere salvati.

Partiamo dalla partenza, verrebbe da dire: vogliamo percorsi di arrivo garantiti, che chiudano per sempre con l’idea dell’esternalizzazione delle frontiere e con le quote di ingresso limitate (vedi legge Bossi Fini).

Un canale umanitario di un’Europa senza confini, libera dall’austerità e dal debito, un debito che è anche quello che abbiamo tutti e tutte noi nei confronti di chi abita il più grande cimitero che ci circonda: il mar Mediterraneo.

Questa nuova Europa da costruire è passata e sta passando sicuramente da Piazza Syntagma: dalle barricate di protesta al Memorandum degli anni passati fino alle manifestazioni come quella di ieri sera, passando per la dura lotta dei profughi siriani del novembre scorso, quando si accamparono per settimane per ottenere il diritto di asilo.

Attraversiamo questa settimana di sostegno al popolo greco su scala europea, la manifestazione nazionale di sabato 14 a Roma e la mobilitazione del 18 marzo a Francoforte anche con questa attitudine.

Centri Sociali Emilia Romagna

Laboratorio No Expo – per la città che vogliamo!

ASSEMBLEA-NO-EXPO-BANNER

Lunedì 9 febbraio ore 20.30 presso Casa Bettola (Via Martiri della Bettola, 6 RE)

Assemblea aperta a tutte e tutti per continuare a dare forma al Laboratorio No Expo – per la città che vogliamo. Per capovolgere il modello Expo e costruire il “nostro grande evento” con proposte di alternative politiche, economiche, sociali e ambientali.

Un’assemblea operativa in cui iniziare a:

Organizzare i primi incontri di autoformazione e approfondimento per conoscere più a fondo le contraddizioni del modello Expo – per quanto riguarda il lavoro, lo sviluppo della città, la gestione del territorio, la relazione con l’ambiente, il modello economico e politico che rappresenta. Ma anche incontri in cui costruire un’altra idea di città e società, in cui condividere altri modelli di produzione e consumo, nuove forme di cooperazione sociale, riappropriazione e ridistribuitone della ricchezza e delle risorse, attraverso il racconto di esperienze concrete

Dare vita ad un inchiesta per capire come Expo si traduce a Reggio Emilia, partendo dai principali attori reggiani che partecipano al Esposizione Universale – CIR, Reggio Children, COOP. Un modo per focalizzare le trasformazioni del territorio reggiano e inquadrare il suo modello di sviluppo, mettendo in evidenza le sue contradizioni.

Creare una campagna per rovesciare l’immaginario dell’Expo e raccontare la città che vogliamo attraverso immagini e interventi negli spazi pubblici e sulla rete.

Costruire un “padiglione dei diritti e della dignità”, un “nostro grande evento” con incontri, dibattiti, laboratori, mercati, concerti, proiezioni di film…e tutto quello che insieme riusciamo a costruire in uno spazio recuperato e restituito alla città.

INFO: noexporeggioemilia@gmail.com

Pagina Facebook: No Expo Reggio Emilia