1 MARZO 2011 REGGIO EMILIA

Corteo cittadino, concentramento stazione dei treni ore 9.30
ore 11.30 Piazza Casotti

scarica la locandina del comitato primo marzo Reggio Emilia

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leggi il comunicato nazionale del primo marzo

Dal Nordafrica all’Italia all’Europa, cambiamo il sistema!

Come nel 2010 la mobilitazione di antirazzisti e migranti del primo marzo percorrerà le vie della nostra città. Un anno esatto è passato da quando i truffati dalla sanatoria gridavano la loro rabbia davanti alla prefettura di Reggio Emilia aprendo il corteo del primo marzo nella nostra città.

Da allora tante battaglie per il riconoscimento dei diritti dei cittadini di origine straniera si sono avute in tante città ed in tutto il paese.

Vogliamo che la mobilitazione del 1° marzo 2011 sia tappa non disgiunta dalle lotte che hanno visto uniti negli ultimi mesi operai, studenti, ricercatori e lavoratori precari contro il piano di riorganizzazione autoritaria e razzista della società.

Perché quella che l’anno scorso fu la giornata “senza di noi” sia invece oggi il giorno del NOI migranti, NOI lavoratori, NOI precari, NOI studenti, NOI disoccupati. Tutti noi che ci ribelliamo al sistema imposto dal modello Marchionne Gelmini, Maroni per costruire insieme una uscita dalla crisi, cioè un alternativa comune. Perché l’accumulo di lotte dei e delle migranti sia patrimonio di tutti e insieme metterci in cammino per conquistare la regolarizzazione permanente, ottenere giustizia dalla sanatoria truffa e dall’oscena lotteria dei decreti flussi e dei “click day”, liberarsi dal lavoro schiavistico e da una vita a punti, affermare il diritto all’apprendimento della lingua, per il diritto di voto e la cittadinanza piena nella società e nei luoghi di lavoro, piegare i confini dell’Europa e imporre un diritto d’asilo europeo.

Il primo marzo sarà una tappa di costruzione di questo percorso,invocheremo lo sciopero generale e generalizzato come inizio verso la costruzione della democrazia, della cittadinanza aperta ed includente per un nuovo welfare, per uno statuto dei diritti e per un Europa accogliente.

A Reggio Emilia saremo insieme ai lavoratori e alle lavoratrici  migranti e non della coop. GFE che da mesi si oppongono al ricatto stile Fiat messo in piedi contro di loro dalla dirigenza Snatt, ai migranti truffati dalla sanatoria, ai muratori sfruttati nei cantieri edili, ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che in questi giorni scendono in piazza per sostenere le lotte per la democrazia nei loro paesi di origine e a  tutti quelli che vogliono costruire un alternativa a questo sistema economico e finanziario predatore e devastatore di umanità e ambiente.

In Tunisia, Egitto, Libia e non solo i cittadini reclamano democrazia perché stanchi di vivere impoveriti e oppressi da regimi autoritari , costretti a dover migrare forzatamente. La scelta di ribaltare gli assetti politici e sociali dei loro paesi ha rotto i dispositivi di controllo delle frontiere.

Contro una politica che trasforma la libertà in paura sventolando la bandiera dell’emergenza (in realtà funzionale ad attuare nuove forme di restrizione e detenzione rinchiudendo i migranti nel sud Italia) lanciamo a Reggio Emilia la campagna “Welcome”: affermare insieme e dal basso un diritto di asilo europeo contro le frontiere interne all’Europa che negano la libertà di scegliere dove stabilirsi .

Welcome a chi arriva, urlare a gran voce la fine dei bombardamenti in Libia, la fine del massacro diventato ormai una vera e propria guerra contro i civili.

Welcome, che crollino le mura dell’Europa fortezza, che crollino gli accordi con la Libia. Accordi in cui i migranti sono stata merce di scambio e che ben rappresentano l’esternalizzazione delle frontiere.

La ferocia di Gheddafi non è purtroppo una novità di oggi.

Ben ricordiamo quante persone sono state violate, picchiate, imprigionate, derubate, scomparse nel tentativo di raggiungere le nostre coste!

E quante le persone  che l’Italia ha rimandato indietro a morire!

Perché questo primo marzo 2011, dei migranti e non solo, sia “Welcome” a Reggio Emilia, dobbiamo metterci in movimento; rigettando dal basso gli accordi Italia-Libia ben rappresentati, anche nella nostra città, sia dalla Presidente della provincia che nell’agosto del 2009 fece una visita-omaggio a Gheddafi, sia dallo stesso Sindaco che nel 2010 ricevette l’ambasciatore Libico.

Il primo marzo vogliamo anche che la provincia, la città di Reggio Emilia rigetti pubblicamente gli accordi Italia- Libia, ancora esistenti, e si mobiliti per la fine delle azioni di guerra nei confronti dei civili.

Uniti Contro la Crisi – Reggio Emilia

TEST DI ITALIANO- PRIMA SESSIONE A REGGIO EMILIA SIT-IN DI PROTESTA

Questa mattina si sono svolti al CTP di Reggio Emilia i primi test di italiano per cittadini extracomunitari che richiedono il permesso di soggiorno Ce di lungo periodo (ex Carta di soggiorno). Il superamento della prova, insieme ad una serie di altri requisiti, è diventato dal 9 dicembre scorso un elemento essenziale per trasformare il permesso di soggiorno temporaneo in un permesso a tempo indeterminato.
Un titolo di soggiorno che garantisce una serie di diritti e tutele rispetto al permesso di soggiorno di breve durata come quello, una volta ottenuto il permesso di soggiorno Ce,  di non dover più dimostrare di avere un  lavoro per poter soggiornare nel territorio italiano oltre a garantire per esempio l’assegno di maternità alle donne che hanno figli ma non un lavoro.
Soprattutto in tempo di crisi il permesso Ce di lungo periodo diventa uno strumento indispensabile per non cadere nella clandestinità.

Durante lo svolgimento dell’esame si è svolto un sit –in di protesta organizzato dall’associazione Città Migrante, dall’associazione Passaparola, dal gruppo di Emergency di Reggio Emilia, dai Cobas scuola di Reggio Emilia e da Pollicino Gnus per dire : Noi non siamo d’accordo che la lingua da diritto sia trasformata in ricatto.
Molti gli slogan della giornata: “giudicare non è integrare”, “lo stato smantella le scuole poi obbliga agli esami”, “a scuola nessuno è clandestino”, “la lingua non è una barriera ma un diritto”, “diritto di soggiorno per tutti”, “il ricatto non aiuta l’apprendimento”.
Noi come scuola di italiano per migranti – afferma Giovanna Soliani, insegnante presso l’associazione Città Migrante- siamo molto preoccupati da questa norma che è stata imposta. Non siamo d’accordo con il decreto per una serie di motivi: innanzitutto pensiamo che la lingua italiana sia un diritto da garantire a tutti, invece l’obbligo del superamento del test trasforma la lingua in un fattore di possibile esclusione. Infatti, conoscendo i nostri studenti,ben sappiamo che per una certa fascia di persone il superamento di un test come questo è molto difficile, nel senso che la prova è pensata per persone alfabetizzate.
Inoltre le persone di origine cinese, che parlano una lingua non alfabetica,hanno sicuramente notevoli difficoltà ad affrontare il test.

Al presidio hanno partecipato anche alcuni migranti esprimendo la loro contrarietà al test:
Ci sono persone non più tanto giovani, ma anche alcune giovani che non hanno studiato. E’ gente che abitava in campagna o in montagna. Da noi solo chi abita nelle grandi città può studiare ma per gli altri non sempre è possibile. Quindi non sarebbero in grado di superare l’esame -dice Aisha. Continua Omar:Anch’io conosco persone che non sono mai andate a scuola, che hanno tanti problemi qua anche con il lavoro.
Ci sono persone che lavorano e hanno problemi ad andare a scuola, per via dell’orario. Credo che dovrebbe esserci un accordo tra lo stato e i datori di lavoro perché riescano a dare una mano alla gente che lavora per avere almeno un’ora o due al giorno per frequentare la scuola.
Io quando sono arrivato qua ho fatto una scelta personale, quella di andare a scuola per imparare perché la lingua è una cosa importante nella vita, sia per cercare lavoro che per creare amicizie.

Presente anche Paola Mistrali, dell’associazione Passaparola, una scuola per migranti impegnata da 7 anni sul fronte dell’insegnamento della lingua e della cultura italiana che conta centinaia di iscrizioni ogni anno. Uno degli obbiettivi della nostra scuola è quello di favorire l’integrazione e di fronte a questo test noi ci interroghiamo su come uno stato possa imporre dall’alto un test senza fornire adeguate risorse. C’è quindi uno stato assente che pretende delle cose. Il test in realtà vale non come prova di italiano ma come strumento di esclusione in quanto lega l’esercizio di una serie di diritti ad  un test, diritti che dovrebbero essere garantiti indipendentemente dalla competenza linguistica. Non possiamo costituire delle fasce di cittadini di serie A e di serie B perché contraddice completamente l’articolo la nostra Costituzione.

Al sit-in ha partecipato inoltre una dei 14 docenti dei CTP della provincia di Reggio che a titolo individuale hanno sottoscritto un documento per chiedere al Prefetto una riflessione pubblica in merito al decreto ministeriale del 4 giugno 2010. Annalisa Govi sintetizza così le priorità su cui riterrebbe necessario porre attenzione.
Prima di tutto  vorrei citare la costituzione, che all’articolo 3 comma due dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine sociale che limitano l’uguaglianza dei cittadini e impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori alla vita pubblica e sociale del paese.
Questo è ovviamente anche uno dei compiti primari della scuola e quindi del CTP.
Con questo decreto invece mi chiedono di lavorare per condizionare  l’accesso di alcune persone ai diritti di tutti. E’ il contrario di quello che ho sempre fatto e in cui ho sempre creduto come docente.
La bocciatura al test non è la bocciatura ad un esame di maturità o ad un esame di materia. E’ una bocciatura che impedisce di ricevere l’assegno di maternità alle donne, che ti obbliga a pagare 100 euro (tra poco 200) ogni due anni per ogni componente della famiglia per rinnovare il permesso di breve periodo, è una bocciatura che ti rende la vita difficile fino al possibile ritorno alla clandestinità in mancanza di un lavoro .
Inoltre questo è un esame che allo stato attuale dei fatti alcune persone non potranno mai superare. Ci sono persone che  non  hanno  potuto  usufruire di un percorso scolastico di base nel loro paese, non hanno potuto acquisire strumenti culturali e linguistici sufficienti. E per queste persone , se non c’è un deciso incremento delle possibilità formative, la bocciatura al test è una certezza.
Non è una novità di questi tempi che si non si investa sulla formazione, sulla cultura, sulla scuola. Strano che per questo esame (e non per una politica seria di inserimento sociale e culturale) si sia disposti ad investire circa 1000 euro mensili in ogni città italiana.
Crediamo che questo esame non serva a migliorare la gestione del fenomeno migratorio, ma soprattutto non produca integrazione, né interazione.

NOI NON SIAMO D’ACCORDO

Come a Bologna anche a Reggio Emilia
Contro un’esistenza a punti, sit-in davanti al CTP di Reggio Emilia

Mercoledì 23 febbraio presso il CTP  di Reggio Emilia cominciano i test di italiano per i cittadini stranieri che richiedono il permesso di soggiorno di lungo periodo.

Noi  vogliamo contestare le misure di questo governo in materia di immigrazione.

In questa occasione particolare il nostro obiettivo è quello di opporci  alla normativa che lega il rilascio del permesso di soggiorno ad una soglia di conoscenza della lingua italiana.

Vi aspettiamo numerose/i
mercoledì 23 febbraio , dalle ore 9.00
Via Turri 69, Reggio Emilia

* Respingiamo l’Accordo di Integrazione previsto dal Pacchetto Sicurezza, che introduce un sistema di prove e crediti ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno, ponendo ulteriori vincoli e ostacoli al diritto di soggiorno;
* Respingiamo l’idea che la lingua italiana, che insegniamo gratuitamente nelle nostre scuole a centinaia di migranti, divenga un requisito per l’accesso ai diritti piuttosto che un diritto da garantire attraverso specifiche politiche culturali e di inclusione;
* Respingiamo il fatto che l’apprendimento dell’italiano diventi un vincolo propedeutico ai diritti delle persone, sconvolgendo la nostra idea di conoscenza della lingua e creando un odioso legame di causalità con il reato di clandestinità, che riteniamo illegittimo e a cui ci opponiamo concretamente;
* Respingiamo ogni ipotesi di trasformazione dei centri del sapere, dell’incontro e della condivisione in centri per il controllo, votati all’accertamento di competenze funzionali al mantenimento di diritti raggiunti attraverso sacrifici e pagando prezzi altissimi;
* Denunciamo la mancanza di un piano nazionale di politiche di integrazione e di un piano per l’apprendimento e l’insegnamento dell’italiano L2 rivolto ad adulti extracomunitari e dotato di risorse e strutture adeguate;
* Denunciamo lo spreco di denaro pubblico (sono al momento stati stanziati 500.000 euro per questa procedura inutile e discriminatoria) a fronte dei ripetuti  tagli alla formazione, alla scuola pubblica,  alla cultura.
* Chiediamo infine ai CTP della provincia di Reggio Emilia di rigettare l’Accordo, come è già stato fatto dai CTP della regione Piemonte con la campagna “Per non essere complici”

Ass.Città Migrante
Ass. Passaparola
Gruppo Emergency Reggio Emilia
Cobas Scuola Reggio Emilia
Pollicino Gnus

Uniti contro la crisi – Verso il Primo Marzo 2011

Guarda lo spot video del 19 febbraio

Assemblea/Incontro. Sabato 19 febbraio 2011 – ore 10
LabAQ16 – Reggio Emilia

Questa crisi è piena di ricatti ed ingiustizie.
Certo, anche altre epoche, da sempre, lo sono state.
E non c’è ricatto più pericoloso in questo momento di quello che ci divide, ci separa, ognuno impegnato a risolvere da sé la sua condizione, sia essa imposta da un super-manager, dai tagli di una riforma, o dall’ingiustizia di una sanatoria truffa.
Certo, ognuno di noi vive una condizione diversa, particolare, da cui liberarsi.
Per anni quella dei migranti ci ha raccontato la storia di un ricatto costruito sulla vita e sulla morte di migliaia di persone, che minacciava di estendersi a tutti.
Oggi, guardandoci intorno, ci accorgiamo che il ricatto della crisi e della precarietà sono già il mare in cui tutti noi (ex-garantiti e non) siamo immersi, ma soprattutto la comune sfida quotidiana da affrontare insieme: uniti.
Per questo battersi oggi con i migranti, affrontare la partita dell’immigrazione, su cui governi ed economie hanno costruito fortune finanziarie ed elettorali, riguarda noi tutti, qualunque sia la nostra provenienza: significa batterci per il nostro futuro. Perché Marchionne, la Gelmini, Maroni, non ci stanno semplicemente proponendo la fine del contratto nazionale, i tagli di una riforma o leggi ingiuste e razziste, ma un altro nuovo modello di società, una nuova economia dei rapporti sociali, una nuova gerarchia dei diritti, una traiettoria di violenze rinnovate e nuovi ricatti, per disegnare nuove forme di sfruttamento.
Insieme, abbiamo bisogno di scrivere la nostra alternativa, la nostra uscita dalla crisi: un nuovo statuto dei diritti, del welfare, della redistribuzione del reddito, della cittadinanza. Per questo crediamo sia il momento di rimetterci in cammino ancora (anche se non abbiamo mai smesso di esserlo, anche se lo abbiamo fatto altre volte); è il momento di riprovarci, in tanti ed uniti, convinti che la ricerca della trasformazione, per la condizione di vita di ognuno di noi, sia un pezzo anche della ricerca degli altri.
E’ una sfida, almeno quanto è una sfida quella che ci viene proposta da Marchionne, dal Governo, dalla crisi, e a quell’altezza dovremo provare ad affrontarla.

IL PRIMO MARZO SARA’ UN’OCCASIONE PER FARLO: E NOI CI SAREMO!
Sarà l’occasione per ridare forza alle battaglie per la dignità, per il diritto di restare dove si è scelto di vivere, per il diritto a non migrare forzatamente, come dal Maghreb all’Egitto fino al cuore dell’Europa, stanno affermando milioni di persone: le migliaia di ricercatori non più disposti a fuggire, le migliaia di operai non più disposti a tacere, le migliaia di migranti che qui hanno scelto di vivere non disposti ad andarsene.
Per affermare il nostro orizzonte: il diritto di scelta, di decidere del nostro futuro.
I terreni su cui confrontarci sono molti, a partire dalle istanze poste con la sanatoria e per la regolarizzazione permanente, dalle contraddizioni aperte dalle direttive europee alla violenza della detenzione e dei respingimenti, dalla spinta a liberarsi dalla schiavitù e dallo sfruttamento del lavoro nero e sottopagato, alla battaglia contro i nuovi ostacoli proposti dall’accordo di integrazione e dalle norme che trasformano l’apprendimento della lingua da diritto a dispositivo di esclusione.
Il 19 febbraio, vogliamo ritrovarci per cercare insieme la strada da percorrere, verso lo sciopero generale e generalizzato, per tracciare insieme un orizzonte ed il cammino per raggiungerlo. Per confrontarci con le enormi trasformazioni in corso e le immediate istanze su cui misurarci, indisponibili a cedere al ricatto della divisione di chi ci chiede di barattare i nostri diritti o quelli di altri in cambio di un povero futuro.
Uniti contro la crisi, uniti contro il razzismo e lo sfruttamento.

UNITI CONTRO LA CRISI

Assemblea/Incontro

Sabato 19 febbraio 2011
LabAQ16 – Reggio Emilia

Programma:

Ore 10. Assemblea Plenaria
Dal workshop di Marghera (Democrazia e Welfare: salario, reddito, redistribuzione della ricchezza) all’incontro di Reggio Emilia, uniti contro la crisi verso il primo marzo 2011 ed oltre.
Interventi e temi in discussione: un nuovo spazio per costruire alternativa, la crisi globale ed il diritto di scelta, il ricatto dentro la crisi, diritti di cittadinanza democrazia e rivolte, la pratica dello sciopero e lo sciopero generale, i diritti come bene comune, lo schiavismo del lavoro nero, la lingua e la costruzione del comune.

Ore 13. Pausa Pranzo

Ore 14. Assemblea plenaria (seconda parte)

Ore 16. Workshop/Incontro: la lingua come costruzione del comune
Scuole di italiano, associazioni, organizzazioni, volontari, migranti, per la costruzione di una campagna contro l’introduzione del test di lingua come barriera per l’accesso ai diritti, per affermare il diritto alla formazione ed all’apprendimento come strumenti per costruire nuovo welfare e nuova democrazia.

Il Laboratorio Aq16 è in via Fratelli Manfredi, 14

Come raggiungere il Lab.aq 16

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “RAZZISMO E INDIFFERENZA” DI RENATO CURCIO

Cooperativa Mag 6, Pollicino Gnus, Associazione Città Migrante, Infoshop Mag 6


LIBRERIA INFOSHOP MAG6

via Sante Vincenzi, 13/a, REGGIO EMILIA

(laterale di Via Matteotti, zona Mirabello):

VENERDI’ 18 FEBBRAIO, ore 18.30:

RAZZISMO E INDIFFERENZA.

(Sensibili alle Foglie, 2010)

Presentazione del libro di

RENATO CURCIO,

alla presenza dell’autore.

Introduce GIOVANNA PANIGADI

della Cooperativa Mag6.

Questo libro propone una riflessione sul razzismo di matrice italiana. Nella prima parte l’autore ripercorre la storia del pensiero razzista dall’Unità d’Italia, passando per il periodo coloniale fino a quello fascista. Una storia rimossa, che tuttavia continua a produrre il frutto avvelenato del pregiudizio razziale, sia che esso si manifesti contro africani, ebrei e zingari, sia contro i figli di unioni miste. Nella seconda parte, avvalendosi anche delle testimonianze raccolte in due laboratori tenuti a Genova e a Brescia, si sofferma invece sui dispositivi attuali del razzismo italiano e sulla sua fabbricazione. Qui si visita l’officina dei fantasmi, il processo di “interiorizzazione” di alcune categorie sociali, la produzione dei capri espiatori e la diffusione delle paure. Si getta uno sguardo anche sulle “folle fredde”, costruite dall’alto attraverso i canali mediatici, e sul razzismo come affare economico, intorno al quale  ruotano numerosi interessi. Infine si apre una finestra sulla prospettiva interculturale. Nella modernità liquida e precaria, il confronto paritario tra culture diverse resta il nodo irrisolto.

Apre il libro la prefazione di don Andrea Gallo.

Renato Curcio su temi complementari a questa ricerca ha pubblicato nel 2007 “I dannati del lavoro” e nel 2009 “Respinti sulla strada”, già presentati all’Infoshop Mag6.

VERITA’ STORICA E VERITA’ PROCESSUALE

Il 4 febbraio si è svolta l’udienza conclusiva del processo che vedeva imputati 2 dirigenti dell’ital Edil per aver sequestrato picchiato e cosparso di liquido infiammabile un lavoratore di origine straniera che chiedeva di essere pagato per il lavoro svolto in ambito edilizio. Il giudice ha assolto i due imprenditori edili.
Questo è stato un processo a parte rispetto al filone giudiziario principale che vede accusate una decina di dirigenti Ital Edil per associazione a delinquere finalizata allo sfruttamento della manodopera irregolare, procedimento che vede le indagini preliminari nella fase conclusiva. L’associazione Città Migrante che da anni sostiene la lotta di questi lavoratori per essere stati sfruttati e danneggiati dalla ditta Ital Edil e dalle sue varie diramazioni continua la battaglia affinchè emerga giustizia non solo nelle aule dei tribunali.
La battaglia è anche sociale e politica perchè non possano più esistere i presupposti che hanno consentito il verificarsi di fatti come questi.
L’associazione insieme ai lavoratori e ad altre organizzazioni della città è riuscita in questi anni a mettere in luce avvenimenti di cui troppo spesso è conveniente non parlare e a far sì che ora gran parte della società sia a conoscenza della vicenda e che sia parte attiva nella costruzione di un reale cambiamento. Costruzione che vedrà una tappa fondamentale nella discussione in consiglio comunale della mozione di iniziativa popolare che chiede al Comune di Reggio Emilia di costituirsi parte civile al processo Ital Edil.

Il commento dell’avvocato Vainer Burani:
Il processo che si è concluso questa mattina ha avuto un risultato per noi non soddisfacente. Va detto che poteva essere previsto per come si erano sviluppate le cose recentemente.
Il fatto che non si sia giunti a una condanna non dice nulla, a prescindere dalla motivazione che vedremo. La cosa che possiamo dire con forza è che il vero problema che abbiamo di fronte è un altro. In tanti casi e tante situazioni il fatto storico è una cosa e il fatto giuridicamente provato è un altra e quindi in questo senso ci sta anche questa assoluzione. Devo dire inoltre che a noi da veri garantisti non ci sconvolge il fatto che si arrivi all’assoluzione di persone che riteniamo colpevoli, diciamo semplicemente che probabilmente la violenza è stata commessa con un livello anche di arroganza e di forza tale che ha impedito di portare delle prove ulteriori, nel senso che effettivamente il mio assistito era talmente spaventato che non è stato in grado di riferire con lucidità tutti i particolari della vicenda che lo ha visto vittima.Il mio assistito ha riportato le cose con qualche imprecisione su dettagli, che il giudice ha ritenuto, evidentemente importanti. Io per conto credo che a ben guardare contraddizioni tali da rendere non credibile il racconto non ve ne siano sotto tutti i profili. Ad esempio ci può stare che il mio assistito possa non ricordare se gli hanno tolto o semplicemente abbassato i pantaloni o se a legarlo, imbavagliarlo o colpirlo sia stato l’aggressore postosi alla sua destra o alla sua sinistra a bordo dell’auto sulla quale viaggiava.
Il giudice, trattandosi di reati che prevedono una pena molto seria, ha probabilmente optato per l’assoluzione in assenza di prove da lui ritenute rassicuranti. Certo che in questo caso retoricamente si direbbe che il giudizio lo da la storia. Purtroppo i riscontri veri sono nella parte nodale del fatto per quello che si chiamerebbe giuridicamente l’antefatto, mentre per il fatto storico l’unico testimone era lui.
Ammetto che speravamo in qualcosa di diverso, ma non mi strappo i capelli perché è una delle cose previste e che possono succedere. Anche perché, lo ripeto, in fatti come questi è ancor più vero che è difficile chiedere giustizia.
Questo ci deve insegnare che la giustizia che si deve perseguire è in primo luogo, quella che nasce dalle trasformazioni sociali, quelle che devono eliminare situazioni come quelle subite dai lavoratori dell’Ital Edil. Gli sfruttatori sono sfruttatori perché lo dice la storia e lo dice la realtà. Facendo un esempio, quanti mafiosi “onorevoli” sono stati assolti perché non si è provata la colpevolezza?

CON L’EGITTO CHE SI RIBELLA

mercoledì 2 febbraio alle h.18.30 presidio in piazza Prampolini

In queste settimane l’Egitto, e con esso buona parte del Maghreb, si sta mobilitando contro un regime corrotto e oppressivo.
Una nuova generazione di cittadini chiede la fine del regime del presidente Mubarak, rivendicando radicalmente diritti e democrazia.
In un paese nel quale è stato attivato il coprifuoco, vengono annullate le libertà di manifestazione e di informazione, addirittura viene spenta la rete, vero e proprio mezzo di organizzazione e amplificazione delle proteste, ogni giorno migliaia di donne e uomini scendono per le strade sfidando il regime e subendo violenze inimmaginabili per un paese civile.
Il tragico bilancio parla già di centinaia di morti e migliaia di feriti e le immagini che ci giungono sono agghiaccianti.
La rivoluzione egiziana non è così lontana da ciò che avviene anche nel cuore dell’Europa e del resto del mondo, è una rivoluzione che ci restituisce un nuovo protagonismo di una società civile che non accetta più governi dispotici e manipolatori, che non accetta più la miseria e la crisi economica dei banchieri e degli imperi finanziari e lo afferma in modi radicali nelle strade e nelle piazze delle città.
Per questi motivi, mercoledì 2 febbraio alle h.18.30 in piazza Prampolini scenderemo in piazza a fianco dei popoli che si ribellano.
Solidarietà e appoggio al popolo egiziano ed a tutti i popoli ribelli! Contro tutti i governi che uccidono e reprimono!

LABORATORIO AQ16 – Ass. CITTA’ MIGRANTE