CON I BRACCIANTI IN LOTTA UNITI CONTRO LO SFRUTTAMENTO

Seguiamo con interesse e totale vicinanza quanto sta accadendo in questi giorni a Nardò, dalle ricche province dell’Emilia Romagna, quelle ricche province in cui il caporalato, lo sfruttamento e il lavoro schiavistico legalizzato sono sotto gli occhi di tutti e tutte, ma pochi ne parlano o agiscono nella direzione di contrastarlo.

Abbiamo avuto occasione durante la partecipata assemblea di Uniti contro il razzismo tenutasi a Reggio Emilia il 19 febbraio 2011, di iniziare ad approfondire fra le reti e le realtà antirazziste e di movimento nazionali, il tema dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici migranti e comunitarie e dello stretto nesso e legame fra queste pratiche e il paradigma della clandestinità, o forse sarebbe più opportuno dire delle continua produzione di clandestinità che le norme e politiche attuate nel nostro paese producono.

Dall’introduzione del reato di clandestinità alla sanatoria truffa del settembre 2009, passando per la spettacolarizzazione delle nuove forme di detenzione, respingimento e confinamento dei migranti e dei profughi a Lampedusa ma anche nei nuovi Cie e Ciet, fino alla frontiera di Ventimiglia, abbiamo assistito per l’ennesima volta ad una risposta feroce del governo a quell’ingovernabilità dei corpi in movimento, spinti da un alto dal diritto di scelta e dalle rivolte e tumulti nello spazio euromeditterraneo e dall’altro dalla violenza cieca della guerra e dei bombardamenti in Libia.

Le rivolte che stanno avvenendo in queste ultime ore nei Cara di Bari e al Cie di Ponte galleria raccontano molto bene quanta brutalità e sofferenza sia agita e nei confronti di queste persone.

Riteniamo che questo scenario apra un prospettiva in cui lo sfruttamento della forza lavoro migrante che conosciamo bene perché presente e radicato anche nelle economie cosiddette “sane” delle nostre città e territori, si rafforzi grazie a questi paradigmi che se da un lato continuano a riprodurre un’immagine falsificata e stereotipata del migrante da rinchiudere e segregare o quello del migrante disposto a lavorare per pochi euro all’ora, dall’altra favoriscono quelle condizioni soggettive ed oggettive in cui prosperano forme illegali ma anche legali di messa al lavoro dei e delle migranti, in deroga a tutti i CCNL e alle norme di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

Che si tratti di lavoratori o lavoratrici stagionali impiegati negli hotel della costa romagnola, o di muratori sfruttati nell’edilizia a Reggio Emilia, o di braccianti impiegati nella raccolta degli agrumi o dei pomodori nel Sud d’Italia poco importa, i dispositivi di sfruttamento, l’organizzazione che li gestisce, il business che soggiace questi dispositivi sono i medesimi.

Allora quanto sta accadendo a Nardò, la capacità e la spinta ad autorganizzarsi dei braccianti che raccolgono pomodori e angurie per pochi euro al giorno, il loro modo di scioperare, ci indicano una via importante e significativa, la stessa via e percorso tracciati nel corso di questo ultimo anno. Ovvero la ricerca continua di quel comune delle lotte e delle rivendicazioni per una vita degna che guardano al diritto al salario, al lavoro con dignità, al rispetto dei contratti di categoria, all’agire nuove forme di democrazia per la costruzione di quell’alternativa sociale e politica, in cui lo sfruttamento lavorativo e la precarietà non siano l’orizzonte futuro per nessuno di noi.

Di fronte a queste eccedenze, a questi cortocircuiti di un sistema in cui il capitale sfrutta gli interstizi normativi per ricavare i maggiori profitti sulla pelle degli sfruttati, dobbiamo agire e non solo esprimere solidarietà. Perché la lotta dei braccianti a Nardò, così come quella dei profughio dei richiedenti asilo, rinchiusi nei Cara o nel “piano di accoglienza” del Governo a cura dalla protezione civile (istituendo così lo stato di emergenza), sono lotte per la democrazia nel nostro paese e non possiamo lasciarli soli.

Ass. Rumori sinistri Rimini – Ass. Città Migrante Reggio Emilia

Nardò (Salento) terzo giorno di sciopero autorganizzato dei braccianti

Bari e isola Capo Rizzuto – rivolte annunciate: scoppia per le strade la protesta dei rifugiati

LA SCUOLA DI ITALIANO E’ LUOGO DI APPRENDIMENTO, NON DI CONTROLLO!

Siamo una scuola di italiano per migranti. Chi sta davanti alla lavagna è volontario. Chi sta seduto sulla panchina è studente. In aula nessun’altra distinzione esiste tra di noi. O forse si,una. Una differenza che riguarda l’essere e il vivere sullo stesso territorio. Mentre noi insegnanti riusciamo a tornare a casa senza problema, finendo con calma la sigaretta o la chiacchierata e prendendo bicicletta e auto, i nostri studenti a volte non godono della stessa serenità.

E’ successo due settimane fa. Finita la lezione di italiano ci stavamo salutando davanti alla sede dell’associazione, augurandoci una buona notte. Una macchina nel mentre è passata davanti a noi, andava molto piano per lasciare ai passeggeri la possibilità di osservarci. La macchina ha continuato e noi non ci siamo preoccupati. Ci siamo salutati tutti, un nostro studente, a piedi, ha svoltato a destra ed è stato fermato dopo pochi metri dalla stessa macchina di “curiosi”. I  passeggeri erano tre poliziotti in borghese. Gli hanno chiesto il documento, informazioni su quel che faceva presso l’associazione, su chi eravamo noi insegnanti. L’hanno poi lasciato andare. Un tal avvenimento per molti dei nostri studenti è quotidiano. Essere fermato per strada, presentare i documenti, giustificare di continuo  la propria presenza. Quello che non accettiamo è che la nostra scuola, che prima di tutto è di accoglienza, (accogliamo tutti sempre) possa diventare uno strumento attraverso cui  controllare le persone che, ricordiamo, vengono da noi per imparare l’italiano, e quindi per “integrarsi”, o meglio per potere interagire con la società. Vengono per imparare una lingua e quindi per comunicare con l’altro. La scuola non  può diventare mare dove si va “a pescare i clandestini” e a controllare in modo indiretto chi lavora gratuitamente per garantire anche una forma di pace sociale.

In questi giorni a lezione stiamo cantando. Prepariamo la festa della scuola. Fra i tre testi scelti, una canzone di Giorgio Gaber. Canta e cantiamo insieme a lui “La libertà”. Vorremmo citare l’ultima frase del ritornello :

Libertà è partecipazione”.

Vogliamo che la scuola  sia un luogo di condivisione e di partecipazione. Vogliamo che sia un luogo di pace e di felice contagio culturale. Non può essere altro. E se dovesse  diventare altro, allora perderebbe valore e senso e non sarebbe più luogo di apprendimento ma luogo di paura e di condizionamento.

Scuola di italiano- Associazione Città Migrante

 

IL COMUNE PARTE CIVILE AL PROCESSO ITAL EDIL

Il Comune di Reggio Emilia sarà parte civile al processo Ital Edil. Questo è stato possibile tramite una mozione popolare.  L’iniziativa è passata, con 21 voti a favore (Pd, Sel e Reggio 5 Stelle), nessun contrario e nessun astenuto. Al voto non hanno preso parte i consiglieri del centrodestra.

E’ con grande contentezza che oggi ringraziamo tutti coloro che insieme a noi hanno creduto che la vicenda Ital Edil dovesse essere di dominio pubblico e che la città intera dovesse occuparsi e farsi carico di questa situazione che ben rappresenta lo sfruttamento della manodopera irregolare nel nostro territorio.

Molte realtà cittadine hanno promosso la mozione popolare e in meno di un mese la mozione è stata sottoscritta da ben 700 cittadini. Molti, una volta depositata la mozione, hanno continuato a far pervenire sottoscrizioni. Questo dato è significativo in quanto la vicenda è stata conosciuta da tante e tanti che insieme hanno fatto in modo che il Comune si costituirà parte civile al processo.

Molte e molti hanno partecipato alla discussione della mozione in consiglio comunale sostenendo la mozione anche con la presenza fisica. In aula presenti anche parte dei lavoratori che sono stati coinvolti nella vicenda e che, almeno per una volta, si sono sentiti cittadini a pieno titolo, grazie allo spazio aperto da chi ha sostenuto questa battaglia ma soprattutto grazie a loro stessi che con coraggio sono usciti dalla situazione di sfruttamento denunciando pubblicamente le loro storie quando erano costantemente sotto il ricatto del datore di lavoro ma soprattutto rompendo il meccanismo della clandestinità che li costringeva al silenzio e a sopportare condizioni di vita e di lavoro disumane.

Questa è la piccola vittoria che oggi portiamo a casa.

Nonostante Pdl e Lega Nord non volessero arrivare alla discussione- ponendo una pregiudiziale – lamentando che le indagini preliminari sono ancora in corso e che il Comune non è il tribunale del popolo, la mozione è riuscita ad avere lo spazio pubblico perché, come spiegato nella presentazione, (e tra l’altro specificato nel testo della mozione laddove si chiedeva di costituirsi parte civile contro coloro che saranno imputati) naturalmente si chiedeva al  Comune di costituirsi parte civile una volta che secondo la normativa lo potrà fare, appunto non ora o in astratto, ma nel processo che si celebrerà. Da qui l’emendamento che specifica che i sottosottoscritti cittadini chiedono che il Consiglio comunale impegni il Sindaco e la Giunta di Reggio Emilia affinché  il Comune di Reggio Emilia si costituisca parte civile nei confronti di coloro verso i quali vi fosse rinvio a giudizio o un rito alternativo.

La vicenda Ital Edil rappresenta uno dei casi più ecclatanti di sfruttamento in ambito edilizio in Emilia Romagna. Riteniamo il costituirsi parte civile in questo processo del comune di Reggio Emilia un segnale di buon auspicio nel cambiamento di rotta delle politiche edilizie. Politiche edilizie che negli ultimi decenni hanno portato a deleterie ricadute sociali ed ambientali dettate da piani regolatori megalomani ed appetiti speculativi enormi.

Crediamo che oggi abbiamo un mattone in piu’ per costruire pratiche di vera accoglienza ed essere attori di una città includente dove non abbia cittadinanza lo sfruttamento in ambito lavorativo.

Concludiamo oggi con la domanda con cui abbiamo iniziato questo percorso:

Chi è l’irregolare: lo sfruttato o lo sfruttatore?

Ass. Città Migrante

Leggi il resoconto della seduta e la presentazione della mozione

 

WELCOME A REGGIO EMILIA!

Welcome a Reggio Emilia

Venerdì 25 marzo siamo scesi in piazza a Reggio Emilia per ribadire il nostro no alla guerra e il nostro si all’accoglienza, perché siamo contro i bombardamenti, contro le dittature e per la protezione umanitaria dei migranti. Per questo aderiamo alla giornata di mobilitazione nazionale del 2 aprile contro la guerra.

Vogliamo che questo si all’accoglienza sia un percorso reale e concreto da proporre e mettere in campo partendo anche dalla città in cui viviamo. Per questo interveniamo nella discussione politica di questi ultimi giorni che vede al centro l’arrivo dei migranti nella Regione Emilia Romagna ed in particolare nella provincia di Reggio Emilia.

Il dibattito assurdo a cui stiamo assistendo a livello nazionale, al quale purtroppo la politica locale non è immune,  vorrebbe farci credere che le bombe servono a proteggere i civili e che esistono dei migranti da salvare ossia i profughi provenienti dalla Libia e dei migranti da respingere ossia i tunisini. Tutto questo sbandierando il baluardo del diritto di asilo in Italia solo per chi fugge dalla guerra dimenticando con tanta facilità i respingimenti collettivi di ieri verso la Libia come del resto l’aver sostenuto Gheddafi in cambio del controllo delle frontiere sapendo bene che le persone avrebbero subito  trattamenti a dir poco inumani e degradanti. Senza tralasciare le deportazioni dirette verso la democratica Tunisia di Ben Alì.

E oggi la propaganda ritorna con l’invasione dei clandestini, con il marchio da imprimere forzatamente sui corpi in movimento senza tenere conto che i percorsi di vita devono essere invece conosciuti e considerati individualmente, uno per uno e che dovrebbero essere utilizzate norme nel caso di afflusso massiccio e di protezione umanitaria di sfollati, come l’art. 20 del T.U. sull’immigrazione riconoscendo lo status di protezione temporanea. Una propaganda messa in moto attraverso l’isola prigione, la detenzione dei migranti e la completa arbitrarietà del Governo nel decidere chi ha diritto alla protezione e chi no. Tutto questo è ben funzionale alla produzione della paura da una parte e dall’altra a mettere a pieno regime la fabbrica della clandestinità che crea persone invisibili ricattabili e pronte per essere sfruttate.

Facciamo nostra la campagna welcome e diciamo “Benvenuti a Reggio Emilia”!

Per questo riteniamo che sia urgente da parte dell’amministrazione comunale e provinciale convocare un tavolo che coinvolga le parti sociali che vanno dai sindacati, alle associazioni, al mondo cooperativo ed  alle parrocchie interessate a mettere in campo strategie che garantiscano una accoglienza dignitosa e mettano in moto reali percorsi di interazione con il territorio. E’ importante trovare soluzioni di alloggio dignitose ma essere anche in grado di attivare strumenti che permettano una partecipazione attiva alla vita della città, come per esempio l’apprendimento della lingua italiana attraverso le tante scuole che a Reggio Emilia operano già da diversi anni oltre a garantire assistenza legale attraverso gli sportelli mettendo in rete le diverse competenze che il territorio può offrire a partire anche dal progetto SPRAR.

E’ necessario che si attivi l’intero territorio per mettere in campo pratiche di accoglienza vera e di solidarietà  che partano dal basso per non cadere nella retorica della paura ma per essere attori nella costruzione di una città includente.

Ass. Città Migrante

NO ALLA GUERRA SI ALL’ACCOGLIENZA!

Emergency – Gruppo Reggio Emilia, Ass. Città Migrante e Lab aq16 invitano tutte e tutti venerdì 25 marzo alle ore 18.00 in Piazza Prampolini per un assemblea/presidio cittadina
NO ALLA GUERRA, SI ALL’ACCOGLIENZA!

Durante il presidio collegamento telefonico da Lampedusa con le attiviste e gli attivisti della campagna Welcome

Essere contro la guerra sempre e comunque. Da qui partiamo.
Vogliamo anche riprendere le parole di Gino Strada: “BISOGNAVA PENSARCI PRIMA”.
Non è retorico ne inutile dire che Gheddafi è stato sostenuto economicamente, militarmente ma soprattutto politicamente dai governi italiani, di centro sinistra prima e sfacciatamente poi dal governo di Berlusconi/Bossi .
Supporto all’imbarazzante dittatore libico in cambio di cosa: commesse per le aziende in crisi, accordi convenienti per le forniture energetiche, fino ad arrivare alla scalata libica del maggior istituto bancario italiano Unicredit e della Fiat, le mega forniture di armamenti targate Finmeccanica ma soprattutto il ruolo fondamentale di feroce controllore dei flussi migratori in transito verso l’Europa.
Su quest’ultimo punto vorremmo soffermarci perché è uno dei nodi predominanti al pari della questione energetica e finanziaria.
L’accordo Italia-Libia e i famosi baciamani per far si che la frontiera sud non fosse più sotto la  giurisdizione italiana ma che la cosa si risolvesse con un periodo di respingimenti in mare e nel silenzio, nelle torture e nelle morti del deserto libico.
In cambio dell’esternalizzazione delle frontiere si è potuto tacere di fronte alle violazioni quotidiane di ogni più elementare diritto umano oltre a organizzare senza nessuna incertezza respingimenti collettivi proprio verso la Libia calpestando il diritto d’asilo.
E oggi si bombarda in Libia per salvare la popolazione, la stessa popolazione -che sia di origine libica, tunisina egiziana, o che oggi fugge dai campi del deserto- che arrivata in Italia diventa clandestina e viene reclusa nei CIE e trasferita a Mineo che non è altro che  un nuovo modello di campo di confinamento . I CARA, (centri di accoglienza per richiedenti asilo) diventeranno probabilmente strutture detentive dove rinchiudere i migranti arrivati a Lampedusa in questi ultimi giorni. In tutto questo panorama resta completamente arbitrario e nelle mani del Governo chi ha diritto alla protezione e chi no.
Per questo essere oggi contro la guerra significa anche garantire una vera accoglienza a chi arriva, dignità e diritto di protezione, lottare per un vero diritto di asilo, per un diritto di asilo europeo, per una possibilità di scelta del dove stare, dove andare, dove arrivare.
Perché la sfida che ci hanno lanciato dalla Libia, dalla Tunisia e dall’Egitto sia Libertà e non nuove strategie di confinamento e  rinnovate politiche di controllo dei flussi migratori.

Per questo invitiamo tutte e tutti venerdì 25 marzo alle ore 18.00 in Piazza Prampolini per un assemblea/presidio cittadina perchè è importante il contributo di ognuno.
Durante il presidio collegamento telefonico da Lampedusa con le attiviste e gli attivisti della campagna Welcome.

Ass. Città Migrante
Emergency – Gruppo Reggio Emilia
Laboratorio Aq 16

NOI NON SIAMO D’ACCORDO

Come a Bologna anche a Reggio Emilia
Contro un’esistenza a punti, sit-in davanti al CTP di Reggio Emilia

Mercoledì 23 febbraio presso il CTP  di Reggio Emilia cominciano i test di italiano per i cittadini stranieri che richiedono il permesso di soggiorno di lungo periodo.

Noi  vogliamo contestare le misure di questo governo in materia di immigrazione.

In questa occasione particolare il nostro obiettivo è quello di opporci  alla normativa che lega il rilascio del permesso di soggiorno ad una soglia di conoscenza della lingua italiana.

Vi aspettiamo numerose/i
mercoledì 23 febbraio , dalle ore 9.00
Via Turri 69, Reggio Emilia

* Respingiamo l’Accordo di Integrazione previsto dal Pacchetto Sicurezza, che introduce un sistema di prove e crediti ai fini dell’ottenimento del permesso di soggiorno, ponendo ulteriori vincoli e ostacoli al diritto di soggiorno;
* Respingiamo l’idea che la lingua italiana, che insegniamo gratuitamente nelle nostre scuole a centinaia di migranti, divenga un requisito per l’accesso ai diritti piuttosto che un diritto da garantire attraverso specifiche politiche culturali e di inclusione;
* Respingiamo il fatto che l’apprendimento dell’italiano diventi un vincolo propedeutico ai diritti delle persone, sconvolgendo la nostra idea di conoscenza della lingua e creando un odioso legame di causalità con il reato di clandestinità, che riteniamo illegittimo e a cui ci opponiamo concretamente;
* Respingiamo ogni ipotesi di trasformazione dei centri del sapere, dell’incontro e della condivisione in centri per il controllo, votati all’accertamento di competenze funzionali al mantenimento di diritti raggiunti attraverso sacrifici e pagando prezzi altissimi;
* Denunciamo la mancanza di un piano nazionale di politiche di integrazione e di un piano per l’apprendimento e l’insegnamento dell’italiano L2 rivolto ad adulti extracomunitari e dotato di risorse e strutture adeguate;
* Denunciamo lo spreco di denaro pubblico (sono al momento stati stanziati 500.000 euro per questa procedura inutile e discriminatoria) a fronte dei ripetuti  tagli alla formazione, alla scuola pubblica,  alla cultura.
* Chiediamo infine ai CTP della provincia di Reggio Emilia di rigettare l’Accordo, come è già stato fatto dai CTP della regione Piemonte con la campagna “Per non essere complici”

Ass.Città Migrante
Ass. Passaparola
Gruppo Emergency Reggio Emilia
Cobas Scuola Reggio Emilia
Pollicino Gnus

CON L’EGITTO CHE SI RIBELLA

mercoledì 2 febbraio alle h.18.30 presidio in piazza Prampolini

In queste settimane l’Egitto, e con esso buona parte del Maghreb, si sta mobilitando contro un regime corrotto e oppressivo.
Una nuova generazione di cittadini chiede la fine del regime del presidente Mubarak, rivendicando radicalmente diritti e democrazia.
In un paese nel quale è stato attivato il coprifuoco, vengono annullate le libertà di manifestazione e di informazione, addirittura viene spenta la rete, vero e proprio mezzo di organizzazione e amplificazione delle proteste, ogni giorno migliaia di donne e uomini scendono per le strade sfidando il regime e subendo violenze inimmaginabili per un paese civile.
Il tragico bilancio parla già di centinaia di morti e migliaia di feriti e le immagini che ci giungono sono agghiaccianti.
La rivoluzione egiziana non è così lontana da ciò che avviene anche nel cuore dell’Europa e del resto del mondo, è una rivoluzione che ci restituisce un nuovo protagonismo di una società civile che non accetta più governi dispotici e manipolatori, che non accetta più la miseria e la crisi economica dei banchieri e degli imperi finanziari e lo afferma in modi radicali nelle strade e nelle piazze delle città.
Per questi motivi, mercoledì 2 febbraio alle h.18.30 in piazza Prampolini scenderemo in piazza a fianco dei popoli che si ribellano.
Solidarietà e appoggio al popolo egiziano ed a tutti i popoli ribelli! Contro tutti i governi che uccidono e reprimono!

LABORATORIO AQ16 – Ass. CITTA’ MIGRANTE

MOZIONE DI INIZIATIVA POPOLARE SUL CASO ITAL EDIL E SULLO SFRUTTAMENTO DELLA MANODOPERA CLANDESTINA A REGGIO EMILIA

Per firmare la mozione potete trovarci allo Sportello Migranti il mercoledì dalle 17 alle 20 Via F.lli Manfredi,14
e mercoledì 19 gennaio alle ore 20.30 all’iniziativa :”Notti contro le mafie” preso il Circolo Arci  Pigal ((stadio Giglio)

Il testo della mozione:

I sottoscritti cittadini residenti nel comune di Reggio Emilia

Venuti a conoscenza che:

Molti lavoratori di origine straniera, in maggior parte senza permesso di soggiorno, hanno lavorato, in particolar modo in edilizia, senza ricevere il compenso per la prestazione svolta e a volte solo una parte di esso . La frase che questi migranti si sono spesso sentiti ripetere  dal datore di lavoro quando reclamavano lo stipendio era sempre la stessa: “denunciami pure, tanto sei un clandestino”. Lo sfruttamento della manodopera irregolare è un fenomeno diffuso: basta pensare ai rapporti di Medici Senza Frontiere o per esempio alle inchieste del giornalista Fabrizio Gatti. Si tratta di condizioni di sfruttamento assimilabili alla schiavitù, che non riguardano soltanto il sud del nostro paese ed il lavoro agricolo( fenomeno balzato agli onori della cronaca a seguito della rivolta di Rosarno) ma anche la nostra città. Da novembre 2007 a gennaio 2008, tanti sono stati i lavoratori soprattutto di origine egiziana e moldava, che hanno denunciato allo Sportello Migranti dell’associazione Città Migrante situazioni lavorative paragonabili alla schiavitù, poste in essere sia da piccoli imprenditori senza scrupoli che da grandi imprese, spesso legate a colossi nazionali, come la FRM Ital Edil srl.

Questi lavoratori hanno deciso di organizzarsi, hanno dato vita all’associazione Città Migrante, sono usciti allo scoperto e hanno denunciato la situazione perché questo fenomeno diventi patrimonio e conoscenza di tutti.

Coloro che hanno proposto denuncia motivando e documentando le loro ragioni, hanno ottenuto il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale ai sensi della’rt 18 del Testo Unico sull’immigrazione.

Premesso che:

sono nella fase conclusiva le indagini preliminari, iniziate nel dicembre 2007, di un procedimento nei confronti di una decina di persone indagate “del delitto previsto e punito dall’art. 416 del cp perché si associavano fra loro allo scopo di commettere i delitti di cui all’art. 5 comma 8 bis e 12 comma 5 decreto legislativo 286/1998”. Agli indagati è stato contestato di “aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della permanenza di soggetti clandestini mediante la falsificazione di permessi di soggiorno di cui dotare ciascun lavoratore clandestino al fine di farlo lavorare per conto” della “F.R.M. Ital Edil srl”, della “Valsem Costruction Italia srl” e “Technological Building 7 srl”. Ai singoli imputati, 4 italiani, 2 moldavi e 4 marocchini, è stato contestato “di reperire manodopera da sfruttare sia in territorio moldavo che in territorio nazionale”, “di reperire soggetti extracomunitari” da impiegare come manodopera, “ai quali fornire falsa documentazione volta al rilascio di permessi di soggiorno regolari” o falsi “permessi di soggiorno di cui dotare ciascun lavoratore clandestino”, di reclutare lavoratori clandestini presenti in Italia;  “di monitorare costantemente i singoli lavoratori nei cantieri di volta in volta utilizzati e di intimorire i clandestini mediante minacce, qualora gli stessi si fossero ribellati alle condizioni di vita e lavorative a cui erano sottoposti” “anche palesando la disponibilità di armi da utilizzare ai danni degli stessi onde dissuaderli da eventuali azioni legali”, di “dotare ciascun lavoratore clandestino al fine di farlo lavorare” di documenti contraffatti, “di gestire le pratiche relative alle false regolarizzazioni”,  della “falsificazione di permessi di soggiorno di cui dotare ciascun lavoratore clandestino” e, da ultimo, “di pagare mensilmente i lavoratori clandestini, applicare trattenute ingiustificate sulle somme dovute quale corrispettivo del lavoro svolto, applicare sanzioni in caso di trasgressioni arbitrariamente riscontrate”.

Considerato che:

nelle numerose denunce presentate dai lavoratori stranieri, una settantina, sono illustrate le situazioni che accomunavano tutti i lavoratori: i lavoratori moldavi erano pagati “euro 1,75 all’ora per i primi 3 mesi, con la specificazione che se avessero lavorato più di 160 ore al mese gli avrebbero riconosciuto un compenso orario di euro 3 per le ore eccedenti”; in un secondo momento per gli stessi “fu stabilito un compenso orario di euro 3 per lavori non specializzati, e di euro 3 al metro quadrato per la posa in opera delle piastrelle”; altri lavoratori moldavi hanno dichiarato che “l’attività lavorativa aveva una durata di circa 10 ore giornaliere, sabati compresi e saltuariamente anche domenica e lo stipendio ammontava a circa 600 – 700 euro mensili al netto delle trattenute” “per l’affitto della casa” (“euro 317 direttamente trattenute dallo stipendio”, per appartamenti nei quali “convivevano, in situazioni precarie sotto il punto di vista igienico sanitario e di sovraffollamento anche 18 – 20 persone per volta con una media di 6 persone per camera”, “in stanze prive di riscaldamento e di letti, tanto che spesso il querelante ha dormito per terra o su reti prive di materasso”), “per le spese noleggio furgone” (“euro 90”), oltre “alle spese della benzina e dell’autostrada” (“direttamente a carico degli operai”), “euro 71 per l’attrezzatura”, “euro 145 per contributi moldavi”. Ai lavoratori stranieri irregolari “reclutati” direttamente in Italia veniva fatto firmare un contratto, con generalità diverse dalle loro, che prevedeva “una paga giornaliera di circa 60 euro”, fino a 90 – 100 per alcuni. L’orario di lavoro era di almeno 11 ore in periodo estivo e di non meno di 9 – 10 ore  in periodo invernale, sabati e domeniche compresi. Tutti i lavoratori che hanno proposto querela hanno lamentato di essere stati pagati soltanto i primi mesi perché nei successivi è stato comunicato loro che le somme dovute erano trattenute per le spese necessarie alla loro “regolarizzazione”. Mediamente  vantano un credito, nei confronti del datore di lavoro, che varia dai 5 mila ai 10 mila euro. I lavoratori coinvolti sono centinaia, come risulta dal libro matricola; i cantieri nei quali i lavoratori hanno dichiarato di aver prestato la loro attività, almeno 40; il giro d’affari ovviamente enorme.

Alla luce di questi gravissimi fatti riteniamo che:

Al “processo ITALEDIL” il Comune di Reggio Emilia si costituisca parte civile contro gli imputati  in quanto è un atto dovuto. Infatti, il Comune agisce in primo luogo a tutela del diritto della cittadinanza alla sicurezza avendo tra i propri compiti, istituzionalmente previsti, anche quello di garantire ai cittadini, il mantenimento di condizioni di convivenza civile. Senza con ciò duplicare o invadere l’ambito del danno e delle pretese di cui sono titolari le vittime del reato, la costituzione di parte civile da parte del Comune avrebbe lo scopo di affermare e rivendicare altre ed autonome posizioni giuridiche lese dai reati contestati al fine di non isolare le vittime dei reati stessi, di particolare gravità. Gli enti superindividuali, come il Comune, sono titolari di una forma di diritto di personalità relativamente agli scopi assunti come propri o legislativamente agli stessi demandati. Ogni fatto/reato che incida negativamente sul perseguimento di quei fini, legittima l’ente a costituirsi parte civile, nei confronti del suo autore, poiché il reato contrasta e rende più difficile il perseguimento di quegli scopi; ciò a maggior ragione allorquando l’Ente abbia, rispetto al territorio ove il fatto/reato è posto in essere, una relazione funzionale e fisica stabile. L’ipotesi delittuosa contestata è di particolare incidenza anche perché è stato, più volte ed autorevolmente, denunciato che il settore dell’edilizia è stato ed è interessato da infiltrazioni della malavita organizzata e, il caso in specie, se le accuse risulteranno fondate, sia appalesa come ipotesi classica di dette situazioni.

Tutto ciò premesso i sottoscritti cittadini chiedono che il Consiglio Comunale

impegni il Sindaco e la Giunta di Reggio Emilia affinché:

Il comune di Reggio Emilia si costituisca parte civile nel processo che si celebrerà nei confronti di coloro che saranno imputati in relazione ai fatti di cui sopra. Riteniamo detta costituzione un atto dovuto vista la gravità dei fatti, il numero di lavoratori interessati, le condizioni di vita e di sfruttamento a cui sono stati sottoposti, il danno economico che ne hanno riportato, l’incidenza dei fatti sulla vita sociale ed economica della nostra città, il danno che l’esercizio dell’attività imprenditoriale in si fatte condizioni ha causato alla comunità in tutte le sue componenti, compresa quella imprenditoriale del settore.

Leggi l’articolo sull’Unità del 12 gennaio

ROMA 14 DICEMBRE 2010. A MONTECITORIO NOI CI SAREMO

Per la sfiducia sociale al Governo, per i diritti dei migranti

Il 14 dicembre a Roma il Governo Berlusconi chiederà al parlamento la fiducia.

Il protagonismo dei migranti, le mobilitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici, degli studenti e delle studentesse, dei comitati territoriali che si ribellano allo sfruttamento del lavoro e rifiutano la precarizzazione della vita e la devastazione dell’ambiente sono il segno che può finalmente cambiare il clima sociale che ha sostenuto fino a oggi il governo Berlusconi.

Sappiamo che il razzismo istituzionale e il ricatto della legge Bossi-Fini non nascono con il governo Berlusconi e non scompariranno per incanto insieme a esso. I migranti però saranno a Roma il 14 dicembre, quando il governo chiederà la fiducia. I migranti porteranno con se’ il patrimonio delle lotte che li hanno visti protagonisti: dalla battaglia della gru di Brescia, sulla torre di Milano, allo sciopero delle rotonde di Caserta, allo sciopero del primo marzo, alla manifestazione dei migranti dell’Emilia Romagna, ai cortei che hanno attraversato varie città e territori.

Ci saranno per affrancarsi dal ricatto della legge Bossi-Fini, per aprirsi una strada verso la regolarizzazione permanente, per avere giustizia per le truffe della sanatoria 2009, per mettere fine alla violenza della clandestinità, dei respingimenti, della detenzione nei Centri di Identificazione ed Espulsione. Ci saranno per dire che la lotta dei migranti riguarda tutti: prima della crisi e dentro la crisi, il lavoro migrante parla della precarizzazione che investe il lavoro nel suo complesso. Il razzismo alimentato dalle istituzioni è un gioco a perdere per tutti i soggetti colpiti dal pesante e inaccettabile costo sociale della crisi.

Per questo, dopo la manifestazione contro la sanatoria truffa dell’11 dicembre a Brescia, la piazza che il 14 dicembre porterà alla Camera la sfiducia sociale al governo Berlusconi, sarà anche la piazza dei migranti in lotta. I migranti, che sono una parte essenziale di questo Paese, saranno stranieri rispetto a ogni governo che non ponga completamente fine al razzismo istituzionale. Saranno stranieri anche tra tutti quegli oppositori a questo governo che non assumono con continuità l’importanza delle loro lotte, che si dimenticano dei migranti appena pensano che ci siano altre e più pressanti “questioni politiche”.

Consapevoli della centralità della nostra condizione sociale e lavorativa, della nostra forza, nella giornata del 14 dicembre saremo a Roma insieme agli operai in lotta contro la deroga alla contrattazione collettiva, agli studenti che stanno dando vita alle mobilitazioni per bocciare il ddl Gelmini, alle comunità che resistono contro la trasformazione dei territori in discariche, ai cittadini aquilani che non smettono di lottare per la loro dignità.

Saremo a Roma con loro, uniti contro la crisi, il razzismo e lo sfruttamento. Saremo a Roma per noi e per loro perché nessuna persona è illegale.

Per adesioni:
14dicembredirittideimigranti@gmail.com

Promuovono:
Associazione Diritti per Tutti Brescia, Associazione Todo Cambia Milano, Coordinamento migranti basso mantovano, Associazione Razzismo Stop Padova, Rete Tuttiidirittiumanipertutti Venezia, Cittadinanza Globale Verona, Migranti Senza Frontiere Alessandria, Centro Sociale Tpo Bologna, Coordinamento migranti Bologna e Provincia, Coordinamento migranti Castel Maggiore, Città Migrante Reggio Emilia, Riminesi Globali contro il Razzismo Rimini, Migranti in Lotta La Spezia, Laboratorio Antirazzista e delle Resistenze Sociali La Spezia, Associazione Città Meticcia Empoli, Ambasciata dei Diritti Ancona, Ambasciata dei Diritti Jesi, Ambasciata dei Diritti Falconara, Ambasciata dei Diritti Senigallia, Ambasciata dei Diritti Macerata, Ambasciata dei Diritti Civitanova Marche, Action-Diritti in movimento Roma, Yo migro Roma, Esc-Infomigrante Roma, Centro Sociale ex canapificio Caserta, Comitato di supporto ex Socrate Bari

Aderiscono: ADL Padova, ADL Treviso, L’Associazione Omosessuale Articolo Tre Palermo, Unione Sindacale Italiana Federazione intercategoriale di Roma, Associazione Senza Confine Roma, Ass. Theatre Rom Roma, L’Associazione Solidarietà Proletaria Napoli, Rete Antirazzista Catanese, Horus Project Roma, Astra19 spazio pubblico autogestito Roma, Palestra Popolare Valerio Verbano, Centro sociale zona rischio Casal Bertone Roma, Csa Fabbri Fabriano (An), Squola spa Pergola (Pu)

VENERDI’ 3 DICEMBRE UDIENZA PROCESSO ITALEDIL

SFRUTTAMENTO DELLA MANODOPERA IRREGOLARE

SFRUTTAMENTO NELLA SANATORIA TRUFFA

Venerdì 3 dicembre udienza processo  Ital edil

leggi la rassegna stampa dell’udienza

Il comunicato:

Venerdì 3 dicembre si terrà l’udienza di discussione contro dirigenti dell’ Ital Edil e della Technological Bulding 7 accusati di aver minacciato e sequestrato un lavoratore migrante che aveva chiesto di essere pagato per il lavoro svolto.

La vicenda Ital Edil ha portato la magistratura ad accusare una decina di persone di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della manodopera irregolare provando la fondatezza delle denunce fatte dai lavoratori migranti tramite i permessi di soggiorno rilasciati per motivi di protezione sociale (art 18). Oggi queste persone lavorano regolarmente.

Lo stesso problema si pone in questo momento per tante altre persone. A Reggio Emilia sono state presentate oltre 5000 domande di regolarizzazione attraverso la sanatoria del settembre 2009. Di queste 1700 sono state rigettate. Alcune per via della circolare Manganelli (doppia espulsione) altre per l’inesistenza o non regolarità del rapporto di lavoro. Tra i permessi rifiutati molte persone lavoravano non come badanti o colf  ma per esempio come muratori e in cambio della presentazione di emersione dall’irregolarità il datore di lavoro ha trattenuto parte degli stipendi. Altre sono state sfruttate nella loro necessità di uscire dall’irregolarità  da persone che gli hanno proposto di presentare la domanda alla base della quale non c’era rapporto di lavoro in cambio di un cospicuo compenso economico. Ora si trovano senza permesso di soggiorno e con i soldi che gli sono stati presi.

Come nel caso della vicenda Ital Edil è stata data la possibilità di regolarizzarsi perché sfruttati e minacciati anche in questo caso i migranti sono vittime di forme di sfruttamento che si estendono anche all’aver approfittato del loro bisogno facendo si che accettassero condizioni non vere. Per questo possono ottenere un permesso di protezione sociale attraverso un articolo della stessa legge sull’immigrazione. Legge che continua comunque a creare clandestinità e a indurre le persone a cercare qualsiasi soluzione pur di far valere un minimo diritto.

Invitiamo tutti venerdì 3 dicembre al processo in Tribunale a Reggio Emilia a partire dalle ore 9.30 per essere vicini a quei lavoratori migranti che con coraggio si sono ribellati a situazioni di sfruttamento paragonabili alla schiavitù e per ribadire la necessità di dare quantomeno la possibilità di regolarizzarsi a tutti quelli che hanno presentato domanda di emersione attraverso la sanatoria 2009 perché lottare per i diritti dei migrati significa lottare per i diritti di tutti noi.

La cosa è sempre più urgente visto anche gli ultimi avvenimenti che dimostrano come la criminalità organizzata sia inserita nel tessuto produttivo di Reggio Emilia e lavoratori senza diritti sono sicuramente un buon bacino a cui le infiltrazioni della malavita possono attingere con facilità.

Dopo la fine dell’occupazione della gru a Brescia, il proseguimento della protesta con l’occupazione della torre di via Imbonati a Milano le mobilitazioni contro la sanatoria truffa continuano in diverse città italiane e il 3 dicembre sarà una nuova occasione per dare un altro segnale a Reggio Emilia.

Ass. Città Migrante