DALL’EMILIA CLANDESTINA

Buone dal web di Marco Rovelli

Dall’Unità del 20 dicembre

E’ attorno ai tavolini della grande sala dello spazio sociale
Laboratorio Aq16 che a Reggio Emilia , la quarta città in Italia per
numero di clandestini, è nata l’associazione Città Migrante. Lo
sportello migranti del laboratorio raccoglie richieste, aiuta a fare
pratiche. Sono tanti quelli che lamentano di non essere stati pagati,
specie in edilizia. Alcuni hanno preso una piccola parte di quel che
gli spettava, altri niente. In terra reggiana del resto è tutto un
pullulare di attività edilizia, per costruire alberghi, palazzi, nuovi
quartieri residenziali –e se si allarga il raggio, tra Parma e Bologna
ci sono opere importanti: alta velocità, tangenziali, autostrada,
fiorenti attività che non potevano non attirare le attenzioni della
criminalità, come hanno attestato le inchieste della magistratura.
Molti dei lavoratori truffati sono egiziani. Quasi tutti clandestini,
ché il clandestini “serve” a questo: a fare il servo, che lavora e
tace. E’ da loro che nasce l’idea di fare un comitato lavoro irregolari
per rivendicare diritti fondamentali che a loro sono negati. Te lo
dicono molto semplicemente: tutti i clandestini qui a Reggio Emilia
hanno lavorato parecchi giorni con ditte e non sono stati pagati. Il
Comitato lavoro irregolari si è poi trasformato in “associazione Città
Migrante”, che ha coinvolto migranti di altre nazionalità: bisogna
passare a rivendicare i diritti piu’ elementari, che ora ci sono
negati. Bisogna far sapere che noi, sommersi, clandestini, esistiamo. E
far sapere come. Per manifestarsi, uno dei modi è la rete: esiste un
blog (cittamigrante.noblogs.org) che, per quanto non aggiornato
regolarmente, tiene traccia di questa attività di presa di parola.
Ecco, è questa Emilia l’erede delle lotte storiche dei lavoratori di un
tempo. Forse, un giorno, si parlerà di queste esperienze come noi oggi
parliamo delle prime associazioni socialiste nell’Italia
risorgimentale.