L’Altra fotografia- la presentazione della “Città che vogliamo”

Si è conclusa l’iniziativa “L’altra fotografia” che ha visto le ex poste centrali di Reggio Emilia occupate e restituite alla città con eventi culturali e dibattiti politici. Ringraziamo tutte e tutti per la partecipazione, l’entusiasmo e la gioia nell’ aver attraversato queste giornate con il contributo prezioso che ognuno ha saputo dare. La città che vogliamo è questa e siamo in cammino per realizzarla insieme, le battaglie che ci aspettano sono molte ma pronti ad affrontarle.

I video interventi della presentazione della “Città che vogliamo”:

Feancesco Paone – Lab aq16

Simone Armini- Casa Bettola

Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Scarica la Città che vogliamo

Commento conclusivo delle giornate di occupazione di Daniele Codeluppi – Lab aq16

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Da Global Project : Reggio Emilia – Temporary Autonomous Zone: L’Altra fotografia
Liberato lo stabile delle ex poste centrali per tre giorni di intervento in città

Si è conclusa oggi l’occupazione che il centro sociale Aq16, lo spazio autogestito Casa Bettola e l’associazione Città Migrante hanno effettuato in centro storico per tre giorni di iniziative culturali e politiche.

E’ importante focalizzare il luogo e il tempo scelti per l’occupazione temporanea.

Le ex Poste Centrali di via sessi, a fianco di piazza martiri del 7 luglio, è uno stabile dismesso da circa un anno, acquisito da Montipò, insieme ad un altro stabile storico di Reggio Emilia, Palazzo Busetti, entrambi destinati alla riqualificazione in stabili commerciali.

Esempio palese della riconversione privatistica della proprietà pubblica alla quale si sta assistendo in molte parti d’italia e non solo, rappresenta il nuovo brand dell’accumulazione di capitale e di speculazione finanziaria sugli immobili, che assegna nuova verve al vecchio modello speculativo legato alla cementificazione selvaggia cui abbiamo assistito negli anni passati e che a Reggio Emilia si ripropone in una nuova veste con mire ambiziose di espansione sull’area Nord della città, oggi occupata da stazione AV MedioPadana e ancora in procinto di definizione del piano regolatore.

Non solo. La destinazione finale di questo stabile, come dell’altro già citato, definiscono un ulteriore passo sulla strada che porta alla commercializzazione degli spazi urbani dentro e attorno al centro storico, se non un vero e proprio processo di gentrificazione, che pure si dà in altre zone della città, un esproprio del potenziale urbano che esautora la cittadinanza, privandola della possibilità di intervenire nella configurazione dei luoghi che abita, conducendo ad un quasi definitivo svuotamento di piazze e strade in un tempo in cui, per altro, le condizioni di lavoro e di vita della stragrande maggioranza delle persone difficilmente consentono l’accesso a questi luoghi di consumo.

Il 1 Maggio – #1M – di quest’anno ha visto moltissime piazze europee, da Milano a Berlino da Parigi a Istanbul, e non solo, riempirsi di mobilitazioni che riappropriandosi del dato storico legato a questa data (più che della sua memoria), ha espresso con interventi diversi, su tematiche diverse, la volontà di rompere l’accerchiamento imposto dalla norma mainstream che istituzioni elettive e non elettive, formali e non formali, producono e sviluppano in una dialettica ad una sola voce, che marca gli accenti unicamente su profitto e finanziarizzazione, dimentica e indifferente del piano sociale. Si tratta di piazze e di mobilitazioni che guardano oltre il primo del mese per una primavera dei movimenti territoriale, europea e mediterranea al contempo, ed è in continuità con queste piazze e con questo piano politico che a Reggio Emilia si è scelto di occupare le ex Poste Centrali. Inserendosi in un luogo e in un tempo cittadini egemonizzati dalla campagna elettorale in corso per le amministrative e le europee, così come dal grande happening (culturale e profittevole) della Fotografia Europea, si è voluto aprire uno squarcio visivo nella consuetudine relazionale che intercorre oggi tra il cittadino e la politica, ovvero quel rapporto culturale di delega stigmatizzabile nella figura sociale del consumatore.

Lo spazio si aperto ponendosi in maniera alternativa e conflittuale rispetto al modello del grande evento e delle grandi opere (retaggio dell’Expo) secondo il quale si attirano capitali esterni non redistribuiti al territorio e si impone una deroga della norma soprattutto per quanto riguarda le relazioni lavorative, sottoposte ad un regime speciale di sfruttamento e speculazione.

Si è rotto il paradigma di delega per il quale si fanno richieste e si concedono promesse, presentando all’interno delle ex Poste Occupate, un programma, parziale e di parte, che all’interno dello spazio mediatico della campagna elettorale non promuove nessun candidato, ponendo invece la sua centralità sui conflitti sociali, le battaglie e i percorsi politici che quotidianamente, dal basso, vengono agiti, in forma aperta alla costruzione partecipativa e collettiva per la costruzione di un’altra città.

Moltissime le iniziative che spontaneamente hanno arricchito il programma di eventi e dibattiti previsto per le tre giornate, durante le quali in particolar modo si è approfondito i temi della casa e della cittadinanza con la partecipazione di Rete diritti in casa di Parma e di Casa Madiba di Rimini, e rispetto ai temi dell’ambiente e dei territori con un intervento di Gianni Tamino all’incontro che si è tenuto Sabato mattina.

Tre giornate che hanno visto l’attraversamento di centinaia di persone, che in uno spazio nuovo, aperto, temporaneo e non consueto, hanno espresso interessi e curiosità in certi casi originali rispetto alla possibilità di riappropriarsi della propria capacità politica di intervenire in città.

Una Zona Temporaneamente Autonoma, per aprire un varco che partendo da Reggio Emilia  presenti una Fotografia Alternativa del territorio e dell’Europa che si intende realizzare, che rilancia immediatamente le prossime iniziative europee di maggio e di luglio contro la Troika, gli OGM e la disoccupazione, annunciando sul territorio prossime future occupazioni.

 

Riaperta la sede storica delle poste di Reggio Emilia

Riaperta la sede storica delle poste di Reggio Emilia , via Sessi 3,
L’altra fotografia. 1-2-3 maggio eventi e dibatti per ripensare e costruire insieme la città che vogliamo! Vi aspettiamo
#altrafotografia

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Oggi città migrante compie sette anni. Festeggiamo liberando temporaneamente una zona della città, ex poste in via sessi 3, insieme al lab aq16 e Casa Bettola e a tutte e tutti quelli che vogliono contribuire a costruire una città dove al centro ci sia l territorio, le persone  e i diritti.

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1-2-3 Maggio- Tre giorni per ripensare la città e trasformare il territorio

1-2-3 MAGGIO 2014
TRE GIORNI PER RIPENSARE LA CITTÀ E TRASFORMARE IL TERRITORIO
PRESSO ZONA TEMPORANEAMENTE AUTONOMA

Nei giorni in cui inaugura la Settimana della fotografia Europea, ci troviamo per sviluppare un’altra fotografia: una fotografia che mette in evidenza le contradizioni della città, focalizzando temi che trovano poco spazio nel dibattito politico, andando oltre la narrazione istituita, costrunedo insieme una narrazione istituente. Vogliamo fotografare l’esistente per poterlo trasformare, immaginando un’altra Reggio Emila, costrunedo la città che vogliamo a partire dei nostri bisogni e sogni collettivi!

INCONTRI – DIBATTITI – TEATRO – CONCERTI – MOSTRE – VIDEO – LABORATORI PER BAMBINE/I

Anticipazioni per il 1° maggio;
ore 18.00 – spettacolo teatrale “La Cisterna” con Massimo Zaccaria
una riflessione sulle morti sul lavoro
ore 20.00 – concerto manouche con Honolulu Swing
ore 22.00 – djset ambient & visuals

Programma in continuo aggiornamento!

https://www.facebook.com/events/275557835950768/

Tel: 334 8013055334 8013055

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Promosso da Città Migrante – Casa Bettola – Laboratorio AQ 16

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Ottenuta residenza nella casa occupata da alcuni migranti provenienti dalla Libia

Gli interventi video del dibattito “Residenze negate” :

Introduzione Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Avv. Alessandra Scaglioni – Avvocato di strada Reggio Emilia
Stato di necessità e vita in una casa occupata. La tutela del “cittadino debole”

Avv. Antonio Mumolo – Avvocato di  strada Bologna
L’esperienza di Bologna come riconoscimento effettivo del diritto alla residenza

Dott. Costantino Giordano – Avvocato di strada Bologna

Dott.  Simone Beghi – Avvocato di strada Reggio Emilia
La residenza a Reggio Emilia e la residenza dei cittadini comunitari tra normative, prassi amministrative e diritto

Avv.Vainer Burani – Associazione Giuristi Democratici
Conflitto sociale, codice penale, processo e tutela del cittadino

Conclusioni Federica Zambelli Ass. Città Migrante

A Reggio Emilia, così come in tante altre città d’Italia, una volta decretata la fine del Piano “Emergenza Nordafrica”, molti migranti che si trovavano alloggiati presso strutture comunali si sono ritrovati in strada. Milioni e milioni di euro spesi per gestire quella che avrebbe dovuto essere l’accoglienza e che in molti casi è stato invece un vero business, senza garantire percorsi di vera tutela e di inserimento nel territorio.

Delle quasi 200 persone arrivate nella provincia di Reggio Emilia c’è chi ha scelto di tentare la fortuna in altri paesi europei rimanendo poi ingabbiato nel regolamento di Dublino, chi si è trasferito in altre città e chi è andato ad ingrossare la manodopera sfruttata nella campagne del sud durante le raccolte. Altri sono rimasti sul territorio. Chi è stato più fortunato ha trovato ospitalità presso qualche amico in città, qualcuno è alloggiato al dormitorio, altri vivono in luoghi abbandonati, ed alcuni stanchi di passare il giorno e le notti in strada il 28 aprile del 2013, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello di avere una casa, occupando uno stabile lasciato all’abbandono da oltre vent’anni.
Con il sostegno dell’associazione Città Migrante e grazie alla solidarietà di molti sono iniziati una serie di lavori, tutt’ora in corso, per cercare di rendere il più abitabile possibile lo stabile.
A inizio novembre 2013 gli occupanti della casa chiedono l’iscrizione anagrafica nel comune di Reggio Emilia, essendo stabili da tempo e volendo usufruire di tutti i diritti che ne sono connessi. Prima di tutto il medico.
La domanda di residenza viene protocollata. Dopo poco tempo l’operatore del comune si reca nell’abitazione per verificare se effettivamente le persone dimorano nel luogo indicato. Durante la visita, gli occupanti mostrano la casa e quando viene chiesto loro a che titolo si trovano nell’abitazione, i migranti spiegano le ragioni dell’occupazione.
Passati i 45 giorni previsti dalla normativa per gli accertamenti, i migranti si recano in anagrafe per richiedere la Carta d’identità. In quell’occasione vengono a conoscenza che non è stata accolta l’istanza. Da lì a pochi giorni ricevono la raccomandata : “non sarà possibile procedere all’accoglimento dell’istanza poiché l’accertamento effettuato non è sufficiente a dimostrare la sussistenza della dimora abituale all’indirizzo su indicato” e di presentare “eventuali comunicazioni scritte corredate da idonea documentazione comprovante la dimora abituale (Es. rogito, contratto di affitto, ricevute di pagamento utenze ecc..)”
L’avvocato che collabora con l’associazione Città Migrante invia immediatamente le comunicazioni all’anagrafe che dimostrano come i signori in oggetto vivono effettivamente nell’abitazione indicata ribadendo inoltre che “in tema di residenza anagrafica ex articolo 43 cc, la giurisprudenza è univoca nel ritenere che la residenza di una persona è determinata dalla sua abituale e volontaria dimora in un determinato luogo, ossia dall’elemento obiettivo della permanenza in tale luogo e dall’elemento soggettivo della volontà di abitarvi stabilmente, rilevata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni sociali, la cui prova può essere fornita con ogni mezzo”.
In seguito alle osservazioni da parte dell’avvocato il dirigente anagrafe del comune di Reggio Emilia invia nota nella quale è scritto che si sospendono i termini del procedimento di residenza in attesa dell’acquisizione del parere della Prefettura come organo di vigilanza sulle anagrafi in quanto i signori “ non hanno alcun titolo che consenta di ritenere la loro presenza in esso se non meramente occasionale”.

L’associazione Città Migrante rende pubblica la questione della negata residenza organizzando un dibattito, in collaborazione con gli avvocati di strada di Reggio Emilia, che sollevi il tema in generale della residenza partendo da questo caso specifico.

A pochi giorni di distanza dall’iniziativa, l’anagrafe effettua un ulteriore controllo presso lo stabile e verifica come i signori dimorino effettivamente ancora nello stesso luogo.
In seguito a questo arriva la nota che “le pratiche di trasferimento di residenza sono state concluse positivamente”. Ad oggi i migranti provenienti dalla Libia che si sono riappropriati del diritto all’abitare sono iscritti nell’anagrafe del comune di Reggio Emilia nello stabile che hanno occupato.

Grazie alle battaglie e agli interventi messi in campo la Carta di Lampedusa si fa azione:

La Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere, conquistare e costruire la possibilità di abitare in un luogo adeguato al proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.

Residenze negate. Sabato 22 febbr

Sabato 22 febbraio ore 16.30
presso Gabella -Biosteria Ghirba,  via Roma 76 Reggio Emilia
Residenze negate
La residenza come diritto fondamentale

Residenze negate
Introduce Federica Zambelli -Ass. Città Migrante
La Carta di Lampedusa afferma il diritto di ogni essere umano di ottenere, conquistare e costruire la possibilità di abitare in un luogo adeguato al proprio progetto di vita e rispettoso di tutte le dimensioni, sempre sociali e relazionali, in cui possa realizzarsi la sua esistenza.Intervengono

Avv. Alessandra Scaglioni – Avvocato di strada Reggio Emilia
Stato di necessità e vita in una casa occupata. La tutela del “cittadino debole”

Avv. Antonio Mumolo – Avvocato di  strada Bologna
L’esperienza di Bologna come riconoscimento effettivo del diritto alla residenza

Dott.  Simone Beghi – Avvocato di strada Reggio Emilia
La residenza a Reggio Emilia e la residenza dei cittadini comunitari tra normative, prassi amministrative e diritto

Avv.Vainer Burani – Associazione Giuristi Democratici
Conflitto sociale, codice penale, processo e tutela del cittadino

Iniziativa promossa da Ass. Città Migrante

il volantino dell’iniziativa

info: cittamigrante@gmail.com, 3474184461

La residenza è un presupposto per l’accesso ai servizi sociali e alla salute e una condizione prioritaria per facilitare percorsi di inserimento e di inclusione.
Partiamo dalla residenza negata in uno stabile occupato da alcuni profughi provenienti dalla Libia che rimasti senza alloggio e costretti a dormire in strada, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello alla casa, occupando un’abitazione abbandonata e lasciata al degrado da più di ventanni, per aprire un dibattito sulla residenza in generale e in particolare ai senza fissa dimora.
Perchè la residenza a Reggio Emilia possa essere un diritto garantito

 

 

Merc 12 febbr- La Carta di Lampedusa. Presentazione e mostra fotografica a Casa Bettola

Mercoledì 12 febbraio Casa Bettola, via Martiri della Bettola 6 (Reggio Emilia) ore 21

 Presentazione della Carta di Lampedusa
mostra fotografica Stories of the Island  a cura di Francesca Tosarelli
Un incontro con le attiviste e gli attivisti di Città Migrante, Casa Bettola e Lab aq16 di ritorno dall’isola

 dalle 19 Pizzata della Casa Cantoniera
pizza con prodotti biologici dai contadini del territorio
prenotazioni 338/7663416

Carta di lampedusa 12 febbraio

 “La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014, dopo la morte di più di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni…..

La Carta di Lampedusa assume l’intero pianeta come spazio di applicazione di quanto sancisce, il Mediterraneo come suo luogo di origine e, al centro del Mediterraneo, l’isola di Lampedusa. Le politiche di governo e di controllo delle migrazioni hanno imposto a quest’isola il ruolo di frontiera e confine, di spazio di attraversamento obbligato, fino a causare la morte di decine di migliaia di persone nel tentativo di raggiungerla. Con la Carta di Lampedusa si vuole, invece, restituire il destino dell’isola a se stessa e a chi la abita. È a partire da questo primo rovesciamento dei percorsi fino ad oggi costruiti dalle regole politiche ed economiche predominanti, che la Carta di Lampedusa vuole muoversi nel mondo.”

E’ il punto di partenza per costruire un’agenda di lotta che trasformi in realtà ciò che è stato messo nero su bianco nelle giornate di Lampedusa: la smilitarizzazione dei confini, la chiusura dei Cie e di tutti i centri di detenzione amministrativa; l’abrogazione della legge Bossi-Fini, di Eurosur, di Frontex, del sistema dei Visti, ma anche un accesso pieno alla cittadinanza, partendo dalla cancellazione del legame tra permesso di soggiorno e rapporto di lavoro; la costruzione di nuovi percorsi di inclusione e di possibilità basati su libertà di movimento, libertà di scelta, libertà di restare, libertà personale, libertà di resistenza.

Per questo invitiamo tutte e tutti  a conoscere e discutere la Carta di Lampedusa. Per iniziare a costruire uno spazio Europeo e Mediterraneo di diritti e libertà per tutte e tutti, partendo anche dal nostro territorio.

La Carta di Lampedusa: http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.UvStM_sQZkg

Sottoscrivi la carta di Lampedusa: https://docs.google.com/forms/d/1QLymcIJ7dyLuPV-DI-9LWizqPrOkDzt_d2R9m_zoJnM/viewform

Di ritorno da Lampedusa pronti per nuove battaglie per la liberta’ di tutte e tutti!

L’associazione Città Migrante, il Laboratorio aq16 e Casa bettola hanno partecipato dal 31 gennaio al 2 febbraio alle giornate, ricche ed intense, del meeting a Lampedusa. Giornate che hanno visto incontrasi sull’isola oltre trecento persone italiane, europee ed euromediterranee, fra cui associazioni, collettivi, docenti e giuristi, insieme per costruire la Carta di Lampedusa. La prima giornata è stato momento di incontro con gli abitanti dell’isola.
Durante la seconda giornata  si è discussa punto per punto la bozza della Carta, iniziata mesi prima attraverso una scrittura collettiva  via web e dopo una discussione duranta molte ore si è arrivati alla stesura definitiva della Carta e alla sua approvazione. La terza giornata si è svolta con un’assemblea conclusiva. Molti gli interventi, i contributi in un’assemblea che non voleva rappresentare una sintesi, ma invece aprire un percorso. Per questo la proposta di ritrovarsi a Bologna alla fine di marzo.  La prima sfida è quella di fare sottoscrivere la Carta da un più ampio numero di persone possibili, che ha l’obbietivo di condividere con altri quello che è lo spirito del percorso della Carta di Lampedusa.

Qui il testo integrale della Carta di Lampedusa
per sottoscrivere la Carta

sul sito del Melting Pot Europa e di Global Project si possono trovare molti articoli, approfondimenti e video delle giornate a Lampedusa

Noi torniamo dall’isola pronti a praticare nei nostri territori la Carta di Lampedusa e a portare avanti battaglie affinchè sia rispettata la libertà di tutte e tutti.Pronti a rendere realizzabile questa utopia!

Ora ci sentiamo più forti! Ringraziamo tutte e tutti quelli che hanno sostenuto il nostro viaggio perchè così come la Carta di Lampedusa è un processo di costruzione collettiva  vogliamo che la nostra esperienza diretta possa diventare patrimonio comune. la strada da fare insieme è tanta, noi ci siamo!

cimitero delle barche

Dal preambolo della Carta:

La Carta di Lampedusa è un patto che unisce tutte le realtà e le persone che la sottoscrivono nell’impegno di affermare, praticare e difendere i principi in essa contenuti, nei modi, nei linguaggi e con le azioni che ogni firmatario/a riterrà opportuno utilizzare e mettere in atto.
La Carta di Lampedusa è il risultato di un processo costituente e di costruzione di un diritto dal basso che si è articolato attraverso l’incontro di molteplici realtà e persone che si sono ritrovate a Lampedusa dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014, dopo la morte di più di 600 donne, uomini e bambini nei naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2013, ultimi episodi di un Mediterraneo trasformatosi in cimitero marino per le responsabilità delle politiche di governo e di controllo delle migrazioni.
La Carta di Lampedusa non è una proposta di legge o una richiesta agli stati e ai governi.
Da molti anni le politiche di governo e di controllo dei movimenti delle persone, elemento funzionale alle politiche economiche contemporanee, promuovono la disuguaglianza e lo sfruttamento, fenomeni che si sono acuiti nella crisi economica e finanziaria di questi primi anni del nuovo millennio. L’Unione europea, in particolare, anche attraverso le sue scelte nelle politiche migratorie, sta disegnando una geografia politica, territoriale ed esistenziale per noi del tutto inaccettabile, basata su percorsi di esclusione e confinamento della mobilità, attraverso la separazione tra persone che hanno il diritto di muoversi liberamente e altre che per poterlo fare devono attraversare infiniti ostacoli, non ultimo quello del rischio della propria vita. La Carta di Lampedusa afferma come indispensabile una radicale trasformazione dei rapporti sociali, economici, politici, culturali e giuridici – che caratterizzano l’attuale sistema e che sono a fondamento dell’ingiustizia globale subita da milioni di persone – a partire dalla costruzione di un’alternativa fondata sulla libertà e sulle possibilità di vita di tutte e tutti senza preclusione alcuna che si basi sulla nazionalità, cittadinanza e/o luogo di nascita.
La Carta di Lampedusa si fonda sul riconoscimento che tutte e tutti in quanto esseri umani abitiamo la terra come spazio condiviso e che tale appartenenza comune debba essere rispettata. Le differenze devono essere considerate una ricchezza e una fonte di nuove possibilità e mai strumentalizzate per costruire delle barriere.

 

 

CITTA’ MIGRANTE A LAMPEDUSA

Da venerdì 31 gennaio a domenica 2 febbraio associazioni, reti, movimenti e organizzazioni si incontreranno a Lampedusa per la scrittura collettiva e condivisa della Carta di Lampedusa, un processo nato dal basso per contrastare e dare un’alternativa alla militarizzazione dei confini europei.

All’incontro saranno presenti anche 7 attiviste e attivisti dell’Associazione Città Migrante di Reggio Emilia che porteranno il loro contributo e il loro punto di vista nato dall’esperienza maturata in questi anni di lavoro e collaborazione sul territorio reggiano. La pizzata dello scorso mercoledì 22 gennaio a Casa Bettola ha contribuito alle spese del loro viaggio.

A chi volesse rimanere in contatto con l’esperienza di questi tre giorni segnaliamo il Dokuwiki della Carta di Lampedusa dove viene riportato quanto prodotto finora e che sarà il punto di partenza per il lavoro che verrà svolto a Lampedusa; inoltre vi si possono trovare informazioni di logistica e le indicazioni sul crowd-funding per sostenere la Carta di Lampedusa.

Maggiori info su www.meltingpot.org con il programma completo e le trasmissioni in streaming collegate alle giornate, come lo streaming gratuito di Mare Chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti.

Buon viaggio.

articolo tratto dal sito del des Reggio Emilia

 

CITTA’ MIGRANTE PARTECIPA ALLA CARTA DI LAMPEDUSA

Dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014 movimenti ed associazioni, europee e nordafricane, si troveranno a scrivere la carta di Lampedusa, per contrastare le militarizzazione dei confini europei con un altro diritto, scritto dal basso. Un diritto alla vita che metta al primo posto le persone, la loro dignità, i loro desideri e le loro speranze, un diritto che nessuna istituzione oggi riesce a garantire, un diritto da conquistare e difendere, un diritto di tutti e per tutti.

Iniziativa di sostegno alla Carta di Lampedusa
Mercoledì 22 gennaio dalle 19.00
Casa Bettola, (via Martiri della Bettola 6 RE )
Pizzata della Casa Cantoniera – pizza fatta nel forno comune con prodotti biologici da contadini del territorio

Tutto il ricavato andrà a sostenere il viaggio a Lampedusa degli attivisti di Reggio Emilia
Prenotazioni 338/7663416
scarica il volantino

15 gennaio 2014 ore 18 – Assemblea on line per la Carta di Lampedusa: per scegliere da che parte stare.In preparazione dell’incontro sull’isola dal 31 gennaio al 2 febbraio.
Per partecipare all’assemblea on line: visita la pagina del sito del Progetto Meltingpot Europa