RES Derelictae: la fabbrica produce ancora? #ReggioEmilia

Invitiamo tutte e tutti domenica 18 settembre, ore 17.30 c/o il Capannone 19 del Tecnopolo (ex Officine Reggiane), al dibattito
“Migrazioni, diritto di asilo, frontiere”, nell’ambito dell’evento RES Derelictae.

All’incontro parteciperanno Gianfranco Schiavone (ASGI), Chiara Marchetti (CIAC Onlus), Duccio Facchini (AltrEconomia), Federica Zambelli (Città Migrante).

Per info 👇
https://www.res-derelictae.com/evento-res-derelictae

Cucine senza frontiere e performance teatrale

#reggioemilia
🍽️Si parte alle 20.30 con una CENA MEDITTERANEA:
Tapenade (salsa a base di olive nere e capperi), Insalata di bulgur con ceci e verdure, crema di melanzane, tzatziki.

🎭A seguire la performance teatrale
LETTURE NELLO ZAINO- storie da ascoltare in una sera d’estate per raccontare terre lontane.
‘Un viaggio tra le parole per percorrere le tappe di chi lascia la propria casa per approdare in una terra straniera, dove ricostruirsi una vita. Un viaggio agro-dolce, dove il dolore per l’abbandono, si mescola alla fatica dell’integrazione, ma anche alla dolcezza del ricordo, che rimane un tesoro personale e prezioso.
Scegliendo le parole di autori diversi e passando dalla poesia alla prosa, cercheremo di portarvi le emozioni che colorano le vite di chi si è trovato in cammino, guardando al futuro con la speranza di scorgere un orizzonte finalmente sereno.’

Testi ispirati a :
“Fuggendo di là” di Nazih Abu ‘Afash
“L’isola sotto il mare” di Isabel Allende
“Origini” di Saša Stanišić.

L’iniziativa si svolgerà all’aperto

Prenotazioni WhatsApp e sms al numero 3463790545 e alla mail cittamigrante@gmail.com
@Stazione di Santa Croce, Via C. Manicardi, 1 a Reggio Emilia

18 giugno – cucina e musica dal mondo per la Giornata del Rifugiato

👉 Sabato 18 giugno 👈

In occasione dell Giornata Mondiale del Rifugiato,
alla Stazione di Santa Croce (via C. Manicardi, 1 – Re)

cibo e musiche dal mondo
Prenotazioni al numero 3463790545 e alla mail cittamigrante@gmail.com

🍽 Alle 20.30 si parte con Cucine senza Frontiere, un mix di sapori dall’India dal Gambia e dallo Sri Lanka:
dall’India il Mutter paneer (a base di piselli e formaggio vegetariano indiano), dal Gambia il Domodà Ceb (stufato di arachidi) e dallo Sri Lanka un piatto a base di riso e verdure.

🎶 A seguire degustazioni di musica balcanica con:
Vladimiro Cantaluppi: violino, liuto bulgari
Stefano Mongiat: flauto nay, liuto ‘ud, chitarra, voce
Giovanni Tufano: percussioni (zarb, bendir, def, riqq), chitarra, liuto ‘ud, voce

L’iniziativa si svolgerà all’aperto

Cà del Pozzo: uno spettacolo di burattini sul fascismo, la guerra e la #Resistenza

Spettacolo di burattini liberamente ispirato ad una fiaba di Gianni Rodari, a cura del Teatrino Pellidò.

Sabato 30 aprile, h17.30 c/o Stazione di S. Croce, in via C. Manicardi 1, #ReggioEmilia

Una piccola comunità condivide un pozzo sprovvisto di corda e secchio; perciò ognuno, ogni volta che deve attingere l’acqua, deve portare la propria corda e il proprio secchio. In quegli anni il fascismo imperversa in tutta Italia e anche a Cà del Pozzo le milizie compiono perquisizioni e dispensano punizioni e purghe. Scoppia la guerra: gli uomini sono portati al fronte dai fascisti.
Al paese restano solo donne e bambini, speranzosi che un giorno torni la libertà, quella che mancava anche prima che scoppiasse la guerra.

Un giorno, di fianco al pozzo del villaggio, compare un uomo, un partigiano: è ferito, è ricercato.
Una donna si fa coraggio e aiuta il partigiano: lo porta nel proprio fienile, gli offre una coperta, dell’acqua e del cibo. Il suo gesto attiva altri gesti di solidarietà: ogni donna della comunità porta qualcosa al partigiano. Tornato in forze, il partigiano esce in cortile e si reca al pozzo per lavarsi ma, non trovando la corda o il secchio, chiede alle donne come mai il pozzo ne sia sprovvisto. Le donne provano vergogna per quella mancata condivisione e, dopo la partenza del partigiano, decidono che da quel momento il pozzo venga munito di una corda e un secchio a disposizione di tutti.

Finalmente la guerra finisce ma prima ancora della guerra è finito il fascismo, sarà questo il motivo della festa di Cà del Pozzo che chiude lo spettacolo e riapre il futuro dei suoi abitanti.
Rivolto a un pubblico dai 6 anni in su.

Lo spettacolo è gratuito e si svolgerà all’aperto nel giardino della Stazione di Santa Croce.
A seguire aperitivo

Presentazione del progetto B.U.R.N.

Domenica 27 febbraio, a partire dalle 11 c/o Stazione di Santa Croce #ReggioEmilia

– Mostra di Pittura FRAGILE DREAMS di Beatrice Riva . L’autrice sarà presente e presenterà le opere.
– Presentazione del progetto B.U.R.N – Health on the Move e collegamento dalla Bosnia, raccolta materiale sanitario da portare in Bosnia e donazioni in sostegno al progetto.
– Aperitivo/ pranzo con polenta e sugo , vin brulè e tisane.

L’iniziativa si svolgerà all’aperto e nel rispetto della normativa di contrasto e contenimento del covid19.
Prenotazioni e informazioni: cittamigrante@gmail.com, 3463790545

“FRAGILE DREAMS è una selezione di ritratti di giovani che vivono principalmente nella regione del Kurdistan Iracheno. Conosciuti tramite i social, mi hanno chiesto di rappresentarli e mi hanno parlato di sé. Tante storie diverse ma con un principale punto in comune: il sogno di una vita più libera e sicura insieme al dubbio di non riuscire mai ad ottenerla, perché in quelle terre così instabili qualunque scelta – partire o restare – è un rischio.”

BIOGRAFIA
Beatrice Riva nasce a Sassuolo nel 1971 e dipinge e disegna sin dall’infanzia.
Dopo gli studi lavora per anni come grafica per diverse aziende, ma nel 2010 prende la decisione di sviluppare le sue produzioni visive a tempo pieno.
Vive a Casalgrande e ora lavora esclusivamente sui suoi pezzi figurativi continuando la sua ricerca per una continua evoluzione e perfezionamento della tecnica.
Il processo creativo di Beatrice consiste nel rappresentare l’emozione e la sensibilità del soggetto ritratto.
Trae ispirazione dalla spiritualità in modo da trasmettere il più fedelmente possibile
l’interiorità dei suoi personaggi.
Ha esposto in 10 mostre personali a Casalgrande, Scandiano, Menaggio e Parma, di cui le ultime due, realizzate nel Luglio 2021 e Gennaio 2022, sono state dedicate al popolo Curdo a cui l’artista è molto legata. Ha inoltre partecipato a diverse collettive in giro per l’Italia.
Dal 2017 fa parte del circuito “Carrè D’Artistes”, tramite il quale ha esposto a Milano, Amsterdam, Bordeaux e Beirut.

RACCOLTA DI MATERIALE SANITARIO DA PORTARE IN BOSNIA
Il progetto sanitario B.U.R.N. – Health on the Move è ufficialmente ripartito e attualmente il primo team si trova a Bihac per portare supporto sanitario alle persone in movimento e denunciare le sistematiche violazioni dei diritti umani e della libertà di movimento che avvengono su quel confine. Questo sarà l’obiettivo per i prossimi 4 mesi, ma per poter praticare solidarietà verso chi ha subito la violenza della frontiera abbiamo bisogno del supporto e l’attivazione di tuttǝ.
In questo momento è necessario un aiuto per raccogliere materiale sanitario indispensabile per le medicazioni e da consegnare alle persone che tentano ogni giorno di attraversare la frontiera tra Bosnia e Croazia per raggiungere l’Europa.
Anche da Reggio Emilia attivistǝ sono presenti sul confine e durante l’iniziativa faremo un collegamento per avere aggiornamenti in diretta .
Materiale sanitario necessario:
mascherine ffp2, mascherine chirurgiche, tutori articolari, nastro autoadesivo per fasciature di sostegno e taping, bisturi, siringhe, permetrina, diclotanac crema (voltaren), crema al cortisone, pomate antibiotiche, crema allo zinco, Fans (ibuprofefene, paracetamolo ecc), antistaminici, antibiotici, sfigmomanometro, otoscopio, garze e garze grasse, cerotti, kit rimozione punti.

Presentazione del libro “Mi devi credere!” con l’autrice Sara Manzoli

Presentazione a #ReggioEmilia del libro “Mi devi credere! Cantiere di socioanalisi narrativa svolto con un gruppo di badanti” (Ed. Sensibili alle Foglie) con l’autrice Sara Manzoli

Si stima che in Italia siano circa due milioni le badanti (di cui nemmeno la metà regolari), in maggioranza donne provenienti da altri Paesi, in particolare dall’Est europeo. Figure professionali senza voce, definite spregiativamente “badanti”, esposte e vulnerabili in un territorio in cui regnano sovrani lo sfruttamento e l’ipocrisia. Questo libro apre una finestra sul loro mondo e restituisce loro la voce. Utilizzando gli strumenti della socioanalisi narrativa emergono i dispositivi propri del rapporto tra le famiglie datrici di lavoro e le donne che si prendono cura degli anziani. Un rapporto asimmetrico, con orari di lavoro e una gestione del tempo e dei comportamenti a cui le lavoratrici sono sottoposte contrattualmente più simili a un’idea di schiavitù che non di uno scambio tra forza lavoro e denaro. L’esplorazione socioanalitica svela le problematiche relative alla salute, fisica e psichica, di queste persone che hanno affrontato lunghi e costosi viaggi migratori e hanno dovuto separarsi dai loro affetti per giungere in un Paese che coltiva nei loro confronti pregiudizi di chiara matrice razzista. Nelle ultime pagine è proposta l’istituzione dell’Associazione Donne Forti, nata dal bisogno di alcune badanti modenesi di riunirsi in modo solidale e acquisire maggiore forza sociale. Infine, un post scriptum aggiorna la situazione di queste lavoratrici ai tempi del Covid-19.
*Sara Manzoli, operatrice militante (della salute mentale), lavora per Social Point, servizio che promuove l’inclusione sociale fra utenti del servizio di salute mentale e per la cooperativa sociale
Aliante in un servizio di raccordo tra famiglie bisognose di assistenza domiciliare e le lavoratrici che prestano quell’assistenza.

Mag 6, Città migrante e AQ16 la incontrano domenica 6 febbraio ore 10:30, presso il LabAq16, in via f.lli Manfredi 14 (Reggio Emilia). L’iniziativa si svolgerà nel rispetto della salute di tutte/i contro il covid 19
Per informazioni e prenotazioni : cittamigrante@gmail.com , 3463790545

Assemblea pubblica per una mobilitazione cittadina #ReggioEmilia

“Gli oppressi lottano con la lingua per riprendere possesso di sé stessi, per riconoscersi, per riunirsi, per ricominciare.” bell hooks

Negli ultimi due anni la lettura dei dati sull’andamento della pandemia è diventata parte della nostra vita quotidiana. Ci siamo abituati a bollettini e aggiornamenti giornalieri, con dati drammatici e numeri difficili da afferrare. Quando i tempi della pandemia si sono dilatati la nostra attenzione è diminuita, arrivando a un punto di saturazione in cui i dati sono diventati sempre più numeri ascoltati in modo distratto come le previsioni meteorologiche di una località remota.

Nella crisi che stiamo attraversando sono emersi anche altri dati drammatici. Dati che segnano una tendenza di impoverimento e precarizzazione, di erosione di diritti e democrazia, di aumento delle diseguaglianze sociali e dei dissesti ambientali, accentuando problemi preesistenti di natura strutturale e sistemica. Nonostante questi dati siano allarmanti tendono ad essere letti con la stessa assuefazione dei bollettini sanitari, normalizzando una situazione che non dovrebbe essere accettabile.
Nell’anno appena chiuso in Italia ci sono stati più di 1000 morti sui posti di lavoro. Mille vite spente mentre lavoravano in luoghi in cui la produttività e il profitto vengono considerati più importanti della sicurezza e della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nello stesso anno più di 100 donne sono state uccise da uomini. Oltre cento donne uccise, nella maggior parte all’interno delle relazioni familiari e affettive, in una società patriarcale che ha visto un aumento esponenziale delle forme di violenza di genere durante i primi anni di pandemia.

I dati sulla crisi climatica sono inequivocabili: a meno che non si riducono immediatamente le emissioni di gas serra non sarà possibile limitare il riscaldamento a 1,5°C e le conseguenze, non per le future generazioni ma qui e ora, sono catastrofi ambientali con ondate di calore, inondazioni e forti precipitazioni. Gli ultimi sette anni rappresentano il settennio più caldo mai registrato, con eventi estremi come i 38°C registrati quest’estate nella Siberia del nord, nello stesso periodo in cui ci sono stati fino a 150 millimetri di pioggia in regioni della Germania e del Belgio, causando la morte di oltre 200 persone.

Sono oltre 1500, secondo l’Oim, i migranti morti nel 2021 lungo la rotta del Mediterraneo centrale, cioè partiti dalla Libia nella speranza di raggiungere l’Italia e ancora ad oggi non esiste una normativa che permette, se non in rari casi, di arrivare nel nostro paese in maniera regolare e sicura. Ed è composta da oltre mezzo milione di persone quella popolazione “invisibile”, ai margini, costituita da persone senza tetto, con una dimora precaria o che vivono nei campi attrezzati e negli insediamenti spontanei secondo il Censimento Permanente della Popolazione e delle Abitazioni 2021 dell’Istat. Una popolazione ancora più fragile e a rischio in tempo di pandemia.

Questi sono soltanto alcuni di tanti dati preoccupanti. Possono sembrare lontani gli uni dagli altri ma osservando da vicino e con uno sguardo d’insieme possiamo vedere come sono interconnessi, con la radice nello stesso modello di sviluppo retto da sistemi di dominio che si rafforzano in modo reciproco. Sono temi intrecciati dalla razionalità capitalista che tende a ridurre tutto ad una risorsa da cui estrarre valore; risorse naturali e risorse umane, scartando ciò che non viene considerato redditizio. Sono intrecciati, soprattutto perché dietro a questi numeri ci sono le nostre vite e i nostri territori.
Vogliamo raccogliere questi dati sullo stesso foglio e agitarlo in aria per affermare che è ora di organizzarci insieme, trasformando la rassegnazione in rabbia.

Vogliamo prendere spunto dalle donne che si sono organizzate al grido “ni una mas”, per affermare che nessuna deve essere lasciata sola, e poi “non una di meno”, sottolineando la solidarietà e la complicità. Vogliamo prendere spunto dalle lavoratrici e dei lavoratori della logistica che di fronte ai magazzini scandiscono “toccano uno, toccano tutti”, dai i riders che ribadiscono “non per noi ma per tutte e tutti”, con la consapevolezza che per vincere abbiamo bisogno di lottare insieme. Vogliamo prendere spunto dai movimenti per la giustizia climatica che affermano che è tempo di “agire ora”, per sottolineare che non c’è più tempo per aspettare.
Le politiche neoliberiste degli ultimi decenni hanno perseguito l’idea che “la società non esiste” provocando una profonda frammentazione sociale, privatizzando i servizi pubblici e mercificando i beni comuni.
Durante la pandemia abbiamo tutte e tutti pagato un costo sociale molto alto per queste politiche, con terapie intensive insufficienti negli ospedali, carenza di personale e spazi nelle scuole e mancanza di servizi di prossimità nei quartieri, solo per nominare alcuni aspetti.
Negli ultimi due anni invece è diventato evidente quanto “la società esiste” e quanto si basa sulla nostra interdipendenza.

Una prima risposta per colmare la mancanza di servizi e per creare forme di cura collettiva sono state le moltitudini di iniziative di mutualismo e solidarietà attiva emerse o rafforzate nei territori. Forme di mutuo soccorso organizzate per evitare che il peso della crisi fosse scaricato sulle persone più esposte e vulnerabili.
Ora pensiamo sia importante portare la rinnovata consapevolezza della nostra interdipendenza in piazza per riscoprire la capacità collettiva di organizzarci. Come le lavoratrici e i lavoratori della GKN che di fronte al rischio si essere licenziati in massa non si sono solo mobilitati per difendere il proprio posto di lavoro e non si sono limitati a chiedere solidarietà, ma hanno ribaltato il discorso, rivolgendosi a tutte e tutti chiedendo: e voi come state? Noi rivolgiamo la stessa domanda al territorio di Reggio Emilia, con l’invito di incontrarci su un piano orizzontale per lottare insieme su un piano verticale.
Vogliamo raccogliere e valorizzare il dato emerso con lo sciopero generale del 16 dicembre: uno sciopero organizzato in controvento, riuscito grazie alla spinta dal basso, nonostante fosse stato avversato pressoché da tutti in un paesaggio politico appiattito. Una mobilitazione che ha presentato limiti, come i tempi stretti che non hanno consentito una partecipazione più estesa, ma che ha anche mostrato la potenzialità dello sciopero e la possibilità di mobilitarsi nella crisi oltre la retorica della responsabilità che tende ad essere usata per pacificare il conflitto sociale.
Vogliamo provare a organizzarci insieme perché necessitiamo di passare oltre le semplici alleanze nate per raggiungere scopi e obiettivi particolari e guardare verso le convergenze dove percorsi diversi si intersecano con un fine comune.
Pensiamo che la convergenza sociale e politica non sia una costruzione meccanica, un percorso semplice e lineare, ma piuttosto qualcosa di vivo e reticolare; in parte processi già attivi tra diverse esperienze e realtà, da rafforzare e rinvigorire.
Pensiamo che il modo migliore per convergere sia trovarsi insieme in piazza, dove ognuna e ognuno può mettere in comune le proprie vertenze e proposte, costituendo un programma politico vivo, scandito da tante voci.

Proponiamo di convergere tra diverse forme organizzative – associative, sindacali, politiche, civiche, mutualistiche, solidali, di movimento – per comporre insieme un puzzle, dove non è semplice trovare l’incastro tra i pezzi, ma cui significato e potenzialità si esprime solo nella complessità.
Invitiamo tutte e tutti a costruire una mobilitazione comune a Reggio Emilia, orientativamente sabato 29 gennaio. Nel periodo in cui l’attenzione sarà focalizzata sull’elezione del presidente della Repubblica vogliamo portare al centro della città e del dibattito pubblico e politico i nostri bisogni, desideri, proposte e progetti. Un nostro PNRR, in cui sostituiamo la resilienza con resistenza, perché non siamo più disposti ad essere gli ammortizzatori sociali dei ricchi, attutendo i colpi delle responsabilità scaricate dall’alto verso il basso, e la ripresa con riscatto, perché non vogliamo riprendere una vita che già prima non era sostenibile.

Per organizzare la manifestazione invitiamo tutte e tutti ad un assemblea pubblica, giovedì 13 gennaio alle 20.30 al Laboratorio AQ16. Con l’idea di costruire insieme una manifestazione che non sia un punto di arrivo e neanche un punto di partenza ma una tappa di una mobilitazione continua.
📢 Assemblea pubblica per una mobilitazione cittadina
📌 Giovedì 13 gennaio ore 20.30 in modalità mista – in presenza al Lab AQ16 e da remoto su zoom (il link verrà pubblicato all’interno dell’evento).

Mostra fotografica THROUGH OUR EYES

Domenica 19 dicembre dalle ore 11
@ Stazione di Santa Croce a Reggio Emilia – Via C. Manicardi, 1

In occasione delle Giornata Internazionale del Migrante

#Throughoureyes è una mostra fotografica composta da scatti fatti da ragazzi tra i 13 e i 17 anni che vivono al campo profughi di Samos (Grecia) e nel nord-ovest della Siria. In questi luoghi vi sono due centri educativi dell’ONG Still I Rise.

All’interno di queste scuole si è svolto il corso di fotografia diretto da Nicoletta Novara. I ragazzi hanno imparato ad utilizzare una macchina fotografica professionale, a scattare in differenti condizioni di luce, si sono esercitati nel ritratto e nella street photography e hanno utilizzato programmi professionali di editing. Al termine dei moduli formativi, ogni studente ha ricevuto una Kodak usa e getta a colori, con il compito di raccontare la propria vita al di fuori della scuola.
“Through Our Eyes” svela così, in modo intimo e disarmante, le difficoltà che i ragazzi e le ragazze dai 12 ai 17 anni si trovano a dover fronteggiare ogni giorno, ma anche il loro bisogno di ritrovare il bello e il sorriso.

E poi…
POLENTA, CALDARROSTE E VIN BRULÈ
Per info e prenotazioni: 3463790545
Potrete incontrare i volontari del GRUPPO EMILIA ROMAGNA di STILL I RISE

L’evento si svolgerà all’aperto nel rispetto della normativa di contrasto e contenimento del Covid 19.

25 novembre: Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne

Nei giorni scorsi ci siamo trovati insieme per salutare Juana Cecilia Hazana Loayza, la quinta donna uccisa in quattro giorni. Ci siamo trovati in un luogo poco conosciuto della città di #ReggioEmilia, un po’ nascosto dietro le vie che di solito attraversiamo in modo distratto. Nascosto e poco visibile come lo sono le tante forme di violenza maschile sulle donne, di cui si tende a parlare quando è troppo tardi come nel caso di Cecilia, uccisa dal suo persecutore.

Nell’ultimo anno i femminicidi sono di nuovo aumentati in Italia. 103 donne sono state uccise nel 2021, di cui 60 uccise dal partner o dall’ex e 87 in ambito familiare-affettivo. Nel contesto della pandemia si è registrato un aumento esponenziale delle chiamate al 1522; nel 2020 le chiamate al numero contro la violenza e lo stalking sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente. Tra questi dati si legge come tante donne si sono rivolte ai Centri per forme di violenza emerse o accentuate nel contesto della crisi che stiamo attraversando, come la convivenza forzata e la perdita del lavoro.

Numeri cosi alti che sono difficili da afferrare e che fanno emergere il carattere strutturale della violenza maschile contro le donne insieme alle sue radici profonde in un modello di società patriarcale.

Durante gli ultimi due anni, con il percorso delle brigate di mutuo soccorso, abbiamo conosciuto da vicino le tante forme della violenza di genere. Perché il mutualismo non è soltanto la messa in comune di alimenti, vestiti o dispositivi digitali a chi si trova in difficoltà ma significa riconoscere la nostra interdipendenza, creando relazioni di reciprocità e costruendo forme di cura collettiva.

Nelle attività di mutuo soccorso abbiamo conosciuto tante donne che attraversano un percorso di fuoriuscita dalla violenza e che lottano per la loro autodeterminazione. In questo percorso verso l’autonomia si trovano tanti ostacoli strutturali e diverse forme di oppressione si sommano e si rafforzano, intrecciando discriminazioni sessiste e razziste dentro una cornice neoliberista che tende a frammentare le relazioni sociali e spezzare i legami solidali. Un percorso di autonomia che deve essere anche economica, quindi una battaglia nel mondo del lavoro che spesso istituzionalmente relega il lavoro femminile a lavoro povero, e un’autonomia di diritto al soggiorno per quelle donne di origine straniera il cui permesso di soggiorno è legato a quello del marito, condizione che spesso costringe le donne a non allontanarsi da un contesto familiare di violenza fisica o psicologica.
Inoltre vediamo come le relazioni familiari asimmetriche tendono a scaricare sulle donne il carico di cura e le forme di riproduzione sociale senza riconoscerli, nonostante abbiamo visto quanto siano fondamentali nel contesto della pandemia.

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne. Pensiamo che sia importante continuare a lottare insieme ogni giorno per non abituarci mai a questi numeri terribili, rompendo la normalizzazione della violenza di genere e affermando la nostra autodeterminazione.

Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare alle mobilitazioni organizzate sul territorio da Non Una Di Meno – Reggio Emilia, Non da sola e Donne in Nero, con tante iniziative durante la settimane e il presidio in piazza Prampolini venerdì 26 novembre.

Nello stesso tempo vogliamo continuare a costruire contesti e relazioni di cura collettiva attraverso pratiche solidali e mutualistici e per questo invitiamo tutte e tutti che vogliono unirsi alle Brigate di mutuo soccorso all’incontro pubblico, sempre venerdì 26 novembre al Lab AQ16

Città Migrante – LabAQ16 – Casa Bettola

🔴 CALL FOR ACTIVISTS – Unisciti alle Brigate di Mutuo Soccorso! 🔴

> Giornata di presentazione venerdì 26 novembre ore 18:00 al Lab AQ16  #ReggioEmilia ​<

Immunità Solidale è il progetto delle Brigate di Mutuo Soccorso che fin dall’inizio della pandemia ha attivato tante e tanti volontarə per organizzare una risposta solidale e collettiva all’isolamento, alla povertà e alle disuguaglianze che hanno accresciuto le difficoltà di molti nel nostro territorio.
In quasi due anni di intervento siamo riusciti a incontrare e supportare moltissime persone e abbiamo sviluppato le nostre attività di mutualismo a partire dal riconoscimento dei diversi bisogni, dalle distribuzioni di pacchi alimentari alla creazione di un guardaroba solidale, dallo spaccio gratuito di frutta e verdura alla raccolta e rigenerazione di dispositivi digitali destinati a studentə, di tutte le età.

Il nostro intervento come Brigate non si ferma al semplice sostegno, ma vuole costruire relazioni di reciprocità tra chi aiuta e chi viene aiutato e allo stesso tempo creare uno spazio di osservazione sulle situazioni di invisibilità e marginalità, affinché non rimangano nascoste agli occhi della città. Siamo consapevoli che la crisi che stiamo vivendo non colpisce tutti allo stesso modo e riteniamo che le responsabilità di questo vadano cercate nelle scelte politiche – scelte che continuano a comprimere welfare e diritti – e nelle risposte istituzionali, inadeguate a tutelare le persone più fragili, per questo nel fare mutuo aiuto rifiutiamo la sussidiarietà e lavoriamo per dare e darci gli strumenti affinché emergano le cause dell’impoverimento e lottare insieme per un riscatto sociale.

Ora che ci troviamo in questa fase di ripresa post-pandemica, fase che sempre più appare piena di contraddizioni, e ora che l’inverno e l’emergenza freddo sono alle porte, vogliamo continuare a far crescere questa esperienza, per questo lanciamo una nuova “chiamata” per aprire le fila delle Brigate a chiunque voglia attivarsi dal basso e costruire insieme a noi pratiche solidali e di lotta per far sì che nessunə rimanga solə.

Vieni a conoscere le Brigate di Mutuo Soccorso venerdì 26 novembre al Laboratorio AQ16 !
📍 Se sei interessatə a partecipare contattaci al 3386066779 / immunitasolidale.re@gmail.com

_Programma della giornata_:
Ore 18:00 accoglienza
Ore 18:30 inizio presentazione
Ore 20:00 Aperitivo, Dj Set e mostra fotografica di Immunità Solidale