L’INCONTRO IN PREFETTURA PER LA RICHIESTA DEL TITOLO DI SOGGIORNO AI MIGRANTI PROVENIENTI DALLA LIBIA

Il documento della Coop che gestisce l’accoglienza e delle associazioni del territorio

La Cooperativa Diomara di Abramo e le associazioni Città Migrante, Ga3, Emergency Reggio Emilia, Amnesty Reggio Emilia, ASNOCRE, Pollicino Gnus, Partecipazine e la Jahspora Crew insieme ad un migrante proveniente dalla Libia ospitato a Reggio Emilia hanno incontrato il Vicario del Prefetto. L’incontro è stato chiesto per formalizzare la richiesta di rilascio di un titolo di soggiorno a tutti i migranti provenienti dalla Libia indipendentemente da quale sia l’esito della loro richiesta di asilo, così come chiesto dalla petizione #dirittodiscelta.

Il documento che è stato consegnato alla Prefettura dopo questo incontro:

Alla Sig.ra PREFETTO DI REGGIO EMILIA
Dott.ssa Antonella De Miro

Alla Sig.ra VICARIO del PREFETTO DI REGGIO EMILIA
Dott.ssa Adriana Cogode

Facendo seguito all’incontro col Vicario della Prefettura di Reggio Emilia dott.ssa Cogode Adriana la cooperativa sociale e di solidarietà Dimora d’Abramo e le associazioni Città Migrante, Ga3, Emergency Reggio Emilia, Amnesty Reggio Emilia, ASNOCRE, Pollicino Gnus, Partecipazine e la Jahspora Crew, desiderano formalizzare la situazione in merito all’accoglienza dei profughi provenienti dalla Libia che li ha visti coinvolti nel territorio reggiano.
La Cooperativa sociale e di solidarietà Dimora d’Abramo, da oltre vent’anni impegnata nell’accoglienza delle persone migranti e nella progettazione e gestione di servizi per favorirne l’inserimento nel territorio reggiano, è stata coinvolta da aprile 2011 nell’accoglienza dei migranti profughi arrivati dalla Libia a seguito della guerra scoppiata in quel territorio.
In provincia di Reggio Emilia, in ottemperanza al piano di accoglienza nazionale che ha interessato quasi tutte le regioni Italiane, sono stati accolti circa 200 profughi in diversi comuni del territorio provinciale. La cooperativa Dimora d’Abramo è stata interessata nell’accoglienza nei Comuni di Reggio E., Casalgrande, Rubiera, Scandiano e Montecchio insieme alla Protezione civile provinciale.
Alla cooperativa, inoltre, grazie alla sua competenza maturata negli ultimi anni nella gestione del progetto Sprar del Comune di Reggio E., sono stati richiesti il sostegno e la consulenza per il sostegno ai percorsi legislativi delle persone accolte, da parte di diversi comuni nella Bassa Reggiana.
La cooperativa, in quest’anno di lavoro, in collaborazione con i Comuni competenti, con l’impiego di personale professionalmente preparato ha offerto sostegno e accompagnamento socio-assistenziale alla convivenza nelle strutture di accoglienza e sostegno socio educativo all’inserimento nel territorio.
Il sostegno all’inserimento ha previsto la cura dei percorsi legislativi delle singole persone secondo le possibilità offerte dalla legislazione vigente e dalle indicazioni del governo.
Inoltre, nel territorio di Reggio Emilia, si sono attivate una serie di associazioni e realtà locali fra cui l’associazione Città Migrante, Ga3, Emergency Reggio Emilia, Amnesty Reggio Emilia, ASNOCRE, Pollicino Gnus, Partecipazine e la Jahspora Crew oltre ad alcune Parrocchie che hanno promosso una serie di iniziative finalizzate a percorsi di integrazione fra le persone accolte e la cittadinanza. In particolar modo la rete “Diritto di parola” ha messo a disposizione risorse e volontari affinché si potessero attivare corsi di lingua italiana. Attualmente molti profughi frequentano il Ctp.

In accordo con il Comune di Reggio E. e la Protezione civile la cooperativa Dimora d’Abramo ha lavorato con 55 profughi a RE, tutti accolti nel polo logistico della Protezione civile a Villa Cella, e successivamente, anche in alcuni appartamenti a Reggio E..
Attualmente 37 profughi sono ancora accolti presso il polo logistico, mentre 15 in tre appartamenti e 1 in albergo a Reggio E..
Su incarico, invece, dei comuni di Casalgrande, Montecchio, Scandiano e Rubiera, la cooperativa sta lavorando con 18 profughi. Complessivamente, la cooperativa ha curato e cura l’accoglienza e l’inserimento di 73 persone provenienti dalla Libia.
I profughi hanno storie e provenienze differenti; in prevalenza sono originari della Nigeria, del Bangladesh, del Mali e del Ghana. Tutte persone migrate per lavoro in Libia, molte di esse da diversi anni ed oramai stabilmente residenti e impiegate nel lavoro in Libia.

Ad un anno dall’accoglienza e dopo tanto impegno e risorse spese per le diverse necessità ed attività, tutti i profughi accolti hanno fatto richiesta di protezione internazionale, quasi tutti sono stati ascoltati dalla Commissione territoriale competente per valutare la richiesta sulla base delle storie personali presentate e della relativa documentazione.
In questo periodo cominciano ad arrivare i primi esiti della Commissione. Ad oggi si contano 15 esiti comunicati dalla Questura di Reggio E. e, come previsto, la maggior parte sono dinieghi alla protezione internazionale per motivazioni diverse. In particolare: 11 dinieghi, 2 concessioni di protezione umanitaria, una sussidiaria e una di protezione internazionale.
Tenuto conto che i profughi provenienti dalla Libia sono tutte persone migranti per lavoro, chi è interessato dal diniego farà ricorso per tentare ogni possibile opportunità per regolarizzarsi e continuare il proprio percorso migratorio là dove vi siano condizioni adeguate a una sistemazione abitativa e ad una collocazione lavorativa.
La conoscenza delle persone profughe, i loro percorsi e il contesto all’interno del quale si è sviluppata questa vicenda, ci portano a ritenere che l’unica strada di regolarizzazione oggi proposta, quella della protezione internazionale, sia inadeguata e quindi inopportuna per molte di queste persone. L’esito negativo dell’iter di richiesta asilo politico, praticamente certo per la maggioranza dei profughi accolti, non ha solo una ricaduta negativa rispetto alla prospettiva di vita di queste persone ma vanifica anche parte importante dell’impegno e delle risorse messi in campo dalle Istituzioni, dai soggetti incaricati dell’accoglienza come la cooperativa Dimora di Abramo e di una serie di risorse del territorio in termini di associazioni, ctp, ausl,circoscrizioni che, pur con responsabilità differenti, hanno sostenuto questo lavoro.

Si ritiene, pertanto, necessario pensare a soluzioni alternative quali ad esempio permesso di soggiorno per motivi umanitari, come è stato concesso ai profughi tunisini arrivati lo scorso anno tra marzo e aprile, che dia a queste persone tempo e opportunità per valutare cosa fare in base alle reali possibilità che il territorio offre, visto che la guerra in Libia li ha costretti a modificare completamente i loro progetti migratori. Nello stesso tempo, questo permesso di soggiorno umanitario eviterebbe a queste persone di trovarsi, in breve tempo, nello status di irregolari e poi di clandestinità nel territorio italiano a causa del diniego della protezione internazionale e della mancanza di una alternativa legislativa.
Come detto, infatti, sono persone migrate per lavoro ed hanno una forte motivazione a stabilirsi dove questo progetto può realizzarsi. Molti di loro hanno contatti in Italia o in altri stati europei, quindi non sono persone che, nella maggior parte dei casi, si troverebbero senza nessun riferimento e sostegno.

In particolare la cooperativa e le associazioni hanno sostenuto la petizione lanciata dal Progetto Melting Pot Europa “Diritto di sceltache chiede il rilascio di un titolo di soggiorno umanitario attraverso l’istituzione della protezione temporanea (art. 20) o le altre forme previste dall’ordinamento giuridico. La petizione ha raccolto ormai più di 12mila sottoscrizioni, fra cui centinaia di associazioni, oltre 60 amministrazioni locali, artisti e singoli cittadini. A Reggio Emilia, in una sola giornata, sono state raccolte oltre 600 firme, un numero significativo che dimostra come nel territorio ci sia la capacità di mettersi in rete e di rispondere ad una situazione che riguarda la città intera, cioè la consapevolezza che una volta ricevuti i dinieghi le persone non torneranno al loro paese di origine ma andranno ad aumentare le situazioni di irregolarità. Aumenteranno in questo modo le persone potenzialmente coinvolte in situazioni di illegalità a partire dal lavoro nero, fino ad arrivare ai circuiti dello sfruttamento, o della criminalità e non ultimo della criminalità organizzata.
Ogni risorsa messa a disposizione nel territorio di Reggio Emilia così come in tutto quello nazionale risulterà vana senza la prospettiva di un titolo di soggiorno.
Per tutte queste considerazioni che abbiamo condiviso nell’incontro col Vicario dott.ssa Cogode, in attesa dell’incontro con il Ministero dell’Interno per la consegna delle firme raccolte dalla petizione, con l’auspicio che avvenga in tempi brevi, si chiede alla Prefettura di Reggio Emilia che sia trasmessa formalmente la richiesta al Ministero dell’Interno di rilasciare un permesso di soggiorno a tutti i profughi provenienti dalla Libia indipendentemente da quale sia l’esito della loro domanda di asilo. La Regione Emilia Romagna ha approvato la risoluzione a favore della campagna diritto di scelta per i migranti provenienti dalla Libia con cui il Consiglio Regionale ha impegnato la Giunta affinché chieda il rilascio di un permesso per motivi umanitari ai profughi provenienti dalla Libia.
Inoltre, altre Organizzazioni e Istituzioni come il Tavolo Asilo, la Croce Rossa, la Commissione per i diritti umani del Senato, la rete dei Comuni solidali, la Fondazione Migrantes, hanno chiesto lo stesso provvedimento.

Si allegano la petizione e le firme raccolte a Reggio Emilia

Reggio Emilia, Maggio 2012

Luigi Codeluppi – Cooperativa sociale Dimora d’Abramo
Federica Zambelli – Ass. Città Migrante
Roberta Borciani – Emergency Reggio Emilia
Maddalena Cattani – GA3
Mssamba Diop – Jahspora Crew
Luca Gandolfo – Amnesty International Reggio Emilia
Annalisa Govi – Pollicino Gnus
Davide Mattioli – Partecipazione
Jean Bertin Sahmo  – ASNOCRE

Appunti da Casa Bettola “dormitorio”

Per 7 notti casa Bettola si è trasformata in un dormitorio improvvisato.

Il laboratorio aq16 è stato il punto di raccolta di tutti i materiali necessari a riscaldare le persone ospitate. Due strutture, (compresi gli attivisti che le frequentano ) insieme all’associazione Città Migrante, presente sia all’interno del Laboratorio aq16 che di casa Bettola,  hanno deciso di mettere a disposizione alcuni posti letto, una campagna dal nome “SOS emergenza freddo apriamo i nostri spazi sociali”.  L’obbiettivo è quello di coordinarsi con i servizi esistenti nel territorio e di lanciare un appello a tutte le forze sociali ma anche a singoli cittadini affinché tutti si mobilitino per far fronte all’emergenza di chi non ha un posto in cui dormire e quindi la sua stessa vita, visto le condizioni climatiche, è in pericolo. Consapevoli che siamo ben lungi da una soluzione del problema abitativo abbiamo deciso di credere che sia possibile innescare un meccanismo di mutuo-aiuto capace di far fronte ad una situazione così grave come quella di chi in questo periodo dell’anno dorme all’addiaccio.

Abbiamo ospitato otto persone, abbiamo incrociato otto vite, ognuna delle quali ci ha raccontato qualcosa di speciale. Chi è in strada ormai da molti anni, chi è anziano e malato, chi invece è stato colpito dalla crisi e dopo uno sfratto non ha più avuto possibilità di un alloggio. Chi è migrante ed ha perso sia lavoro che documenti ed è tornato nel circuito dell’irregolarità, vittima di lavoro nero, malpagato o a volte nemmeno pagato. Chi è arrivato da Lampedusa dopo le rivolte del Nord Africa, ha raggiunto i parenti in Europa mai poi è stato costretto a tornare in Italia per rinnovare i documenti, chi non ha reti familiari di sostegno e tanto altro ancora.

Ci hanno raccontato qualcosa di speciale anche tutte le persone che si sono mobilitate in questi giorni e che lo stanno ancora facendo portando coperte, lenzuola, panni, maglioni, calze, pantaloni, torte, dolci e tutte quelle che hanno messo a disposizione spazi di ospitalità per i senzatetto, da privati a gruppi organizzati.

All’appello lanciato la risposta è stata molteplice e significativa .

Importante  anche il ruolo della stampa e della comunicazione nel portare all’attenzione il problema e nel diffondere l’appello. Perché il disagio che provoca il maltempo non sono solo scuole chiuse e strade sporche ma appunto anche vite in pericolo assideramento.

Un ringraziamento a tutti quelli che, in qualsiasi modo e in qualsiasi forma si sono mobilitati.

Non è un ringraziamento dovuto ma un grazie perché questo significa che a piccoli passi qualcosa può cambiare e lo si può fare insieme al di la di ogni pregiudizio, appartenenza sociale o geografica.

Ricordiamoci che l’inverno passerà, arriverà la primavera e tornerà l’inverno ed a Reggio Emilia, continueranno ad esserci troppe persone senza casa e troppe case chiuse, invendute o in stato di degrado.

Anche questo deve cambiare.

Lab aq16
Casa Bettola
Ass. Città Migrante

SOS FREDDO – SPAZI SOCIALI APERTI

Tenuto conto dell’eccezionale ondata di freddo siberiano in arrivo nei prossimi giorni riteniamo necessario che tutti gli spazi coperti e potenzialmente “idonei” debbano essere messi a disposizione, almeno provvisoriamente, dei tanti senza fissa dimora che vivono nella nostra città. Si prevedono per le prossime notti  minime che potrebbero raggiungere i  -16°. Dormire all’addiaccio significa, con queste temperature, morire assiderati.

Per questo mettiamo a disposizione le strutture di due spazi sociali della città: il Laboratorio aq16 e Casa Bettola. Pur non essendo luoghi adibiti a dormitorio crediamo che in questi giorni di gelo estremo sia un atto dovuto dare ospitalità a chi non ha un posto in cui dormire.

Invitiamo tutti, cittadini, associazioni, gruppi, parrocchie che gestiscono spazi a metterli a disposizione coordinandosi con gli enti preposti e l’amministrazione ad aprire luoghi come la stazione dei treni e per esempio allestire i sottopassi.

Consapevoli che è una soluzione provvisoria e non influirà sulla risoluzione del problema abitativo che purtroppo molte persone hanno (sia migranti che non), a causa anche della crisi e della conseguente perdita del lavoro per cui sono necessarie politiche strutturate, crediamo che sia un segnale di come anche dal basso si possa contribuire con la solidarietà a superare momenti di estrema urgenza come questi.

Sollecitiamo gli enti preposti come l’amministrazione, l’unità di strada, Caritas,  le cooperative , i servizi sociali ecc.. a segnalarci ed indirizzarci persone che attendono un posto letto.

Mettiamo a disposizione 7 posti a partire da venerdì 3 febbraio a venerdì 10 febbraio.

Per contatti telefonare al numero 349/5238926 o scrivere a cittamigrante@gmail.com

Invitiamo inoltre i cittadini ad aiutarci con coperte, brandine e sacchi a pelo.

 

Laboratorio aq16

Casa Bettola

Associazione Città Migrante

CONSEGNATE OLTRE 650 FIRME PETIZIONE POPOLARE PER IL RILASCIO DI UN TITOLO DI SOGGIORNO RICHIEDENTI ASILO PROVENIENTI DALLA LIBIA

Oggi, 23 dicembre, sono state consegnate le firme della petizione popolare che chiede al Sindaco di Reggio Emilia anche in qualità di presidente ANCI che si faccia promotore in tutte le sedi istituzionali opportune e necessarie di chiedere l’immediato rilascio di un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia.

Una serie di realtà cittadine, fra cui l’ass. Città Migrante, la cooperativa sociale Dimora di Abramo, l’Ovile cooperativa di Solidarietà Sociale, ass. Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Ga3, ASNOCRE, Emergency RE, Amnesty International RE, Pollicino gnus, FILEF, Libera, cooperativa sociale la Quercia, Laboratorio aq16, Cobas Scuola RE, GLM-Gruppo Laico Missionario, cooperativa La Collina, Rifondazione Comunista e SEL hanno promosso la petizione popolare e domenica 18 dicembre, in occasione della giornata mondiale dei migranti, è iniziata la raccolta firme.
A pochi giorni di distanza sono state consegnate oltre 650 firme.
Questo è stato possibile grazie ad una parte significativa di città che si è mobilitata, a partire dalla petizione lanciata dal Progetto Melting Pot Europa, affinché venga rilasciato un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia.

Il testo della petizione

PETIZIONE POPOLARE AL SINDACO PER IL RILASCIO DI UN TITOLO DI SOGGIORNO AI RICHIEDENTI ASILO PROVENIENTI DALLA LIBIA

Anche a Reggio Emilia, a partire dalla petizione lanciata dal Progetto Melting Pot Europa, ci si mobilita affinché venga rilasciato un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia.
Pur provenendo dalla Libia, sono nati in Somalia, in Eritrea, in Ghana, in Nigeria, nel Mali, nel Ciad, in Sudan, in Costa d’Avorio, in Bangladesh o in Pakistan e per questo rischiano di vedere rigettata la loro domanda di asilo dalle commissioni territoriali e ritrovarsi quindi nella condizione dell’irregolarità.
Una serie di realtà cittadine, fra cui l’ass. Città Migrante, la cooperativa sociale Dimora di Abramo, l’Ovile cooperativa di Solidarietà Sociale, l’ass. Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, Ga3, ASNOCRE, Emergency RE, Amnesty International RE, FILEF, Libera, Pollicino gnus, cooperativa sociale la Quercia, Laboratorio aq16, Cobas Scuola RE, GLM-Gruppo Laico Missionario, Rifondazione Comunista e SEL, promuovono una petizione popolare che chiede al Sindaco di Reggio Emilia anche in qualità di presidente ANCI che si faccia promotore in tutte le sedi istituzionali opportune e necessarie di chiedere l’immediato rilascio di un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia.

Domenica 18 dicembre, in occasione della giornata mondiale dei migranti, sarà allestito un banchetto raccolta firme a Reggio Emilia in Piazza Martiri del 7 luglio dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Sono invitati a firmare singoli cittadini ma anche realtà associazioni e collettivi che desiderino aderire.

Sarà poi possibile firmare la petizione popolare tutti mercoledì dalle 17 alle 20 presso Sportello Migranti Ass. Città Migrante (via F.lli Manfredi, 14 RE) e fino a Natale tutti i sabati e domeniche presso l’Infopoint di Emergency in via Roma(RE).


Il testo della petizione:

Ai sensi dell’articolo 63 comma 1,3 dello statuto del comune di Reggio Emilia:
PETIZIONE POPOLARE PER IL RILASCIO DI UN TITOLO DI SOGGIORNO AI RICHIEDENTI ASILO PROVENIENTI DALLA LIBIA

I sottoscritti cittadini residenti nel comune di Reggio Emilia Venuti a conoscenza che:
Oltre 25.000 persone sono approdate sulle nostre coste durante il conflitto in Libia, per fuggire alle violenze o perché costretti ad imbarcarsi su pericolose carrette dalle milizie di Gheddafi. Queste stesse persone, richiedenti asilo, sono ospitate all’interno del Piano di Accoglienza affidato dal Governo alla Protezione Civile.
Centinaia di enti in tutta Italia, con modalità e standard disomogenei, stanno provvedendo alla loro ospitalità al di fuori del circuito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Ma ogni sforzo, ogni risorsa messa a disposizione, ogni percorso di inserimento, rischiano di risultare vani senza la garanzia di un futuro, senza la prospettiva di un titolo di soggiorno che permetta loro di scegliere se stare o ripartire, se tornare in Libia o al proprio paese d’origine. Pur provenendo dalla Libia, sono nati in Somalia, in Eritrea, in Ghana, in Nigeria, nel Mali, nel Ciad, in Sudan, in Costa d’Avorio, in Bangladesh o in Pakistan, per questo rischiano di vedere rigettata la loro domanda d’asilo dalle commissioni territoriali che già stanno procedendo al diniego nella stragrande maggioranza dei casi.
I ricorsi, molto onerosi, non saranno comunque in molti casi sufficienti, così, dopo aver subito la violenza delle torture libiche o la minaccia dei bombardamenti, il destino di migliaia di persone rischia di essere l’irregolarità.
Premesso che:
Queste persone sono ospitate sul territorio in proporzione alla popolazione residente secondo il censimento ISTAT 2010.
Alla regione Emilia Romagna ogni 10.000 arrivi vengono assegnati 838 profughi.
In particolare nella provincia di Reggio Emilia sono ospitate attualmente 198 persone (al 16/11/2011) e nello specifico 63 si trovano nel comune di Reggio Emilia.
Sono state attivate per garantire ospitalità 36 strutture in provincia di cui 5 nel comune di Reggio Emilia.
Inoltre si sono attivate sul territorio una serie di associazioni, collettivi, gruppi variegati e singoli che hanno garantito un’interazione fra i profughi e il resto del contesto cittadino garantendo corsi di italiano e varie iniziative di integrazione come aggregazioni sportive, feste, sagre e forme di collaborazione stretta fra i profughi e gli abitanti del territorio creando le basi della conoscenza reciproca che sono le fondamenta di una buona convivenza.
Considerato che:
Non possiamo permettere che nelle nostre città, nei quartieri e nelle strade che abitiamo, sia ancora una volta alimentato lo spazio d’ombra della clandestinità, consegnando migliaia di donne e uomini allo sfruttamento o ai circuiti della criminalità.
Alla luce di questi fatti riteniamo che:
Nel caso che le persone attualmente ospitate a Reggio Emilia ricevessero il diniego dalla commissione e si ritrovassero nella condizione di irregolarità tutte le energie, sia economiche che umane, messe in atto nel nostro territorio risulterebbero vane . Soprattutto, i profughi di oggi verrebbero consegnati ai circuiti legati alla criminalità e quindi verrebbe minato il mantenimento delle condizioni di convivenza civile oltreché ledere al diritto della cittadinanza alla sicurezza.
Visto che il Comune agisce in primo luogo a tutela del diritto della cittadinanza alla sicurezza avendo tra i propri compiti, istituzionalmente previsti, anche quello di garantire ai cittadini, il mantenimento di condizioni di convivenza civile riteniamo che sia fra i compiti del Comune attivarsi affinché venga rilasciato un titolo di soggiorno ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia.
Inoltre questo permetterebbe ai profughi di usufruire dei percorsi di accoglienza strutturata e di poter scegliere in modo consapevole il proprio percorso personale.
Tutto ciò premesso i sottoscritti cittadini chiedono al Sindaco di Reggio Emilia, anche in qualità presidente ANCI quindi di rappresentante dei comuni italiani,
affinché si faccia promotore in tutte le sedi istituzionali opportune e necessarie, di chiedere l’’immediato rilascio di un titolo di soggiorno umanitario attraverso l’istituzione della protezione temporanea (art 20 TU) o le altre forme previste dall’ordinamento giuridico ai richiedenti asilo provenienti dalla Libia.

CON I BRACCIANTI IN LOTTA UNITI CONTRO LO SFRUTTAMENTO

Seguiamo con interesse e totale vicinanza quanto sta accadendo in questi giorni a Nardò, dalle ricche province dell’Emilia Romagna, quelle ricche province in cui il caporalato, lo sfruttamento e il lavoro schiavistico legalizzato sono sotto gli occhi di tutti e tutte, ma pochi ne parlano o agiscono nella direzione di contrastarlo.

Abbiamo avuto occasione durante la partecipata assemblea di Uniti contro il razzismo tenutasi a Reggio Emilia il 19 febbraio 2011, di iniziare ad approfondire fra le reti e le realtà antirazziste e di movimento nazionali, il tema dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici migranti e comunitarie e dello stretto nesso e legame fra queste pratiche e il paradigma della clandestinità, o forse sarebbe più opportuno dire delle continua produzione di clandestinità che le norme e politiche attuate nel nostro paese producono.

Dall’introduzione del reato di clandestinità alla sanatoria truffa del settembre 2009, passando per la spettacolarizzazione delle nuove forme di detenzione, respingimento e confinamento dei migranti e dei profughi a Lampedusa ma anche nei nuovi Cie e Ciet, fino alla frontiera di Ventimiglia, abbiamo assistito per l’ennesima volta ad una risposta feroce del governo a quell’ingovernabilità dei corpi in movimento, spinti da un alto dal diritto di scelta e dalle rivolte e tumulti nello spazio euromeditterraneo e dall’altro dalla violenza cieca della guerra e dei bombardamenti in Libia.

Le rivolte che stanno avvenendo in queste ultime ore nei Cara di Bari e al Cie di Ponte galleria raccontano molto bene quanta brutalità e sofferenza sia agita e nei confronti di queste persone.

Riteniamo che questo scenario apra un prospettiva in cui lo sfruttamento della forza lavoro migrante che conosciamo bene perché presente e radicato anche nelle economie cosiddette “sane” delle nostre città e territori, si rafforzi grazie a questi paradigmi che se da un lato continuano a riprodurre un’immagine falsificata e stereotipata del migrante da rinchiudere e segregare o quello del migrante disposto a lavorare per pochi euro all’ora, dall’altra favoriscono quelle condizioni soggettive ed oggettive in cui prosperano forme illegali ma anche legali di messa al lavoro dei e delle migranti, in deroga a tutti i CCNL e alle norme di tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

Che si tratti di lavoratori o lavoratrici stagionali impiegati negli hotel della costa romagnola, o di muratori sfruttati nell’edilizia a Reggio Emilia, o di braccianti impiegati nella raccolta degli agrumi o dei pomodori nel Sud d’Italia poco importa, i dispositivi di sfruttamento, l’organizzazione che li gestisce, il business che soggiace questi dispositivi sono i medesimi.

Allora quanto sta accadendo a Nardò, la capacità e la spinta ad autorganizzarsi dei braccianti che raccolgono pomodori e angurie per pochi euro al giorno, il loro modo di scioperare, ci indicano una via importante e significativa, la stessa via e percorso tracciati nel corso di questo ultimo anno. Ovvero la ricerca continua di quel comune delle lotte e delle rivendicazioni per una vita degna che guardano al diritto al salario, al lavoro con dignità, al rispetto dei contratti di categoria, all’agire nuove forme di democrazia per la costruzione di quell’alternativa sociale e politica, in cui lo sfruttamento lavorativo e la precarietà non siano l’orizzonte futuro per nessuno di noi.

Di fronte a queste eccedenze, a questi cortocircuiti di un sistema in cui il capitale sfrutta gli interstizi normativi per ricavare i maggiori profitti sulla pelle degli sfruttati, dobbiamo agire e non solo esprimere solidarietà. Perché la lotta dei braccianti a Nardò, così come quella dei profughio dei richiedenti asilo, rinchiusi nei Cara o nel “piano di accoglienza” del Governo a cura dalla protezione civile (istituendo così lo stato di emergenza), sono lotte per la democrazia nel nostro paese e non possiamo lasciarli soli.

Ass. Rumori sinistri Rimini – Ass. Città Migrante Reggio Emilia

Nardò (Salento) terzo giorno di sciopero autorganizzato dei braccianti

Bari e isola Capo Rizzuto – rivolte annunciate: scoppia per le strade la protesta dei rifugiati

LA SCUOLA DI ITALIANO E’ LUOGO DI APPRENDIMENTO, NON DI CONTROLLO!

Siamo una scuola di italiano per migranti. Chi sta davanti alla lavagna è volontario. Chi sta seduto sulla panchina è studente. In aula nessun’altra distinzione esiste tra di noi. O forse si,una. Una differenza che riguarda l’essere e il vivere sullo stesso territorio. Mentre noi insegnanti riusciamo a tornare a casa senza problema, finendo con calma la sigaretta o la chiacchierata e prendendo bicicletta e auto, i nostri studenti a volte non godono della stessa serenità.

E’ successo due settimane fa. Finita la lezione di italiano ci stavamo salutando davanti alla sede dell’associazione, augurandoci una buona notte. Una macchina nel mentre è passata davanti a noi, andava molto piano per lasciare ai passeggeri la possibilità di osservarci. La macchina ha continuato e noi non ci siamo preoccupati. Ci siamo salutati tutti, un nostro studente, a piedi, ha svoltato a destra ed è stato fermato dopo pochi metri dalla stessa macchina di “curiosi”. I  passeggeri erano tre poliziotti in borghese. Gli hanno chiesto il documento, informazioni su quel che faceva presso l’associazione, su chi eravamo noi insegnanti. L’hanno poi lasciato andare. Un tal avvenimento per molti dei nostri studenti è quotidiano. Essere fermato per strada, presentare i documenti, giustificare di continuo  la propria presenza. Quello che non accettiamo è che la nostra scuola, che prima di tutto è di accoglienza, (accogliamo tutti sempre) possa diventare uno strumento attraverso cui  controllare le persone che, ricordiamo, vengono da noi per imparare l’italiano, e quindi per “integrarsi”, o meglio per potere interagire con la società. Vengono per imparare una lingua e quindi per comunicare con l’altro. La scuola non  può diventare mare dove si va “a pescare i clandestini” e a controllare in modo indiretto chi lavora gratuitamente per garantire anche una forma di pace sociale.

In questi giorni a lezione stiamo cantando. Prepariamo la festa della scuola. Fra i tre testi scelti, una canzone di Giorgio Gaber. Canta e cantiamo insieme a lui “La libertà”. Vorremmo citare l’ultima frase del ritornello :

Libertà è partecipazione”.

Vogliamo che la scuola  sia un luogo di condivisione e di partecipazione. Vogliamo che sia un luogo di pace e di felice contagio culturale. Non può essere altro. E se dovesse  diventare altro, allora perderebbe valore e senso e non sarebbe più luogo di apprendimento ma luogo di paura e di condizionamento.

Scuola di italiano- Associazione Città Migrante

 

IL COMUNE PARTE CIVILE AL PROCESSO ITAL EDIL

Il Comune di Reggio Emilia sarà parte civile al processo Ital Edil. Questo è stato possibile tramite una mozione popolare.  L’iniziativa è passata, con 21 voti a favore (Pd, Sel e Reggio 5 Stelle), nessun contrario e nessun astenuto. Al voto non hanno preso parte i consiglieri del centrodestra.

E’ con grande contentezza che oggi ringraziamo tutti coloro che insieme a noi hanno creduto che la vicenda Ital Edil dovesse essere di dominio pubblico e che la città intera dovesse occuparsi e farsi carico di questa situazione che ben rappresenta lo sfruttamento della manodopera irregolare nel nostro territorio.

Molte realtà cittadine hanno promosso la mozione popolare e in meno di un mese la mozione è stata sottoscritta da ben 700 cittadini. Molti, una volta depositata la mozione, hanno continuato a far pervenire sottoscrizioni. Questo dato è significativo in quanto la vicenda è stata conosciuta da tante e tanti che insieme hanno fatto in modo che il Comune si costituirà parte civile al processo.

Molte e molti hanno partecipato alla discussione della mozione in consiglio comunale sostenendo la mozione anche con la presenza fisica. In aula presenti anche parte dei lavoratori che sono stati coinvolti nella vicenda e che, almeno per una volta, si sono sentiti cittadini a pieno titolo, grazie allo spazio aperto da chi ha sostenuto questa battaglia ma soprattutto grazie a loro stessi che con coraggio sono usciti dalla situazione di sfruttamento denunciando pubblicamente le loro storie quando erano costantemente sotto il ricatto del datore di lavoro ma soprattutto rompendo il meccanismo della clandestinità che li costringeva al silenzio e a sopportare condizioni di vita e di lavoro disumane.

Questa è la piccola vittoria che oggi portiamo a casa.

Nonostante Pdl e Lega Nord non volessero arrivare alla discussione- ponendo una pregiudiziale – lamentando che le indagini preliminari sono ancora in corso e che il Comune non è il tribunale del popolo, la mozione è riuscita ad avere lo spazio pubblico perché, come spiegato nella presentazione, (e tra l’altro specificato nel testo della mozione laddove si chiedeva di costituirsi parte civile contro coloro che saranno imputati) naturalmente si chiedeva al  Comune di costituirsi parte civile una volta che secondo la normativa lo potrà fare, appunto non ora o in astratto, ma nel processo che si celebrerà. Da qui l’emendamento che specifica che i sottosottoscritti cittadini chiedono che il Consiglio comunale impegni il Sindaco e la Giunta di Reggio Emilia affinché  il Comune di Reggio Emilia si costituisca parte civile nei confronti di coloro verso i quali vi fosse rinvio a giudizio o un rito alternativo.

La vicenda Ital Edil rappresenta uno dei casi più ecclatanti di sfruttamento in ambito edilizio in Emilia Romagna. Riteniamo il costituirsi parte civile in questo processo del comune di Reggio Emilia un segnale di buon auspicio nel cambiamento di rotta delle politiche edilizie. Politiche edilizie che negli ultimi decenni hanno portato a deleterie ricadute sociali ed ambientali dettate da piani regolatori megalomani ed appetiti speculativi enormi.

Crediamo che oggi abbiamo un mattone in piu’ per costruire pratiche di vera accoglienza ed essere attori di una città includente dove non abbia cittadinanza lo sfruttamento in ambito lavorativo.

Concludiamo oggi con la domanda con cui abbiamo iniziato questo percorso:

Chi è l’irregolare: lo sfruttato o lo sfruttatore?

Ass. Città Migrante

Leggi il resoconto della seduta e la presentazione della mozione

 

WELCOME A REGGIO EMILIA!

Welcome a Reggio Emilia

Venerdì 25 marzo siamo scesi in piazza a Reggio Emilia per ribadire il nostro no alla guerra e il nostro si all’accoglienza, perché siamo contro i bombardamenti, contro le dittature e per la protezione umanitaria dei migranti. Per questo aderiamo alla giornata di mobilitazione nazionale del 2 aprile contro la guerra.

Vogliamo che questo si all’accoglienza sia un percorso reale e concreto da proporre e mettere in campo partendo anche dalla città in cui viviamo. Per questo interveniamo nella discussione politica di questi ultimi giorni che vede al centro l’arrivo dei migranti nella Regione Emilia Romagna ed in particolare nella provincia di Reggio Emilia.

Il dibattito assurdo a cui stiamo assistendo a livello nazionale, al quale purtroppo la politica locale non è immune,  vorrebbe farci credere che le bombe servono a proteggere i civili e che esistono dei migranti da salvare ossia i profughi provenienti dalla Libia e dei migranti da respingere ossia i tunisini. Tutto questo sbandierando il baluardo del diritto di asilo in Italia solo per chi fugge dalla guerra dimenticando con tanta facilità i respingimenti collettivi di ieri verso la Libia come del resto l’aver sostenuto Gheddafi in cambio del controllo delle frontiere sapendo bene che le persone avrebbero subito  trattamenti a dir poco inumani e degradanti. Senza tralasciare le deportazioni dirette verso la democratica Tunisia di Ben Alì.

E oggi la propaganda ritorna con l’invasione dei clandestini, con il marchio da imprimere forzatamente sui corpi in movimento senza tenere conto che i percorsi di vita devono essere invece conosciuti e considerati individualmente, uno per uno e che dovrebbero essere utilizzate norme nel caso di afflusso massiccio e di protezione umanitaria di sfollati, come l’art. 20 del T.U. sull’immigrazione riconoscendo lo status di protezione temporanea. Una propaganda messa in moto attraverso l’isola prigione, la detenzione dei migranti e la completa arbitrarietà del Governo nel decidere chi ha diritto alla protezione e chi no. Tutto questo è ben funzionale alla produzione della paura da una parte e dall’altra a mettere a pieno regime la fabbrica della clandestinità che crea persone invisibili ricattabili e pronte per essere sfruttate.

Facciamo nostra la campagna welcome e diciamo “Benvenuti a Reggio Emilia”!

Per questo riteniamo che sia urgente da parte dell’amministrazione comunale e provinciale convocare un tavolo che coinvolga le parti sociali che vanno dai sindacati, alle associazioni, al mondo cooperativo ed  alle parrocchie interessate a mettere in campo strategie che garantiscano una accoglienza dignitosa e mettano in moto reali percorsi di interazione con il territorio. E’ importante trovare soluzioni di alloggio dignitose ma essere anche in grado di attivare strumenti che permettano una partecipazione attiva alla vita della città, come per esempio l’apprendimento della lingua italiana attraverso le tante scuole che a Reggio Emilia operano già da diversi anni oltre a garantire assistenza legale attraverso gli sportelli mettendo in rete le diverse competenze che il territorio può offrire a partire anche dal progetto SPRAR.

E’ necessario che si attivi l’intero territorio per mettere in campo pratiche di accoglienza vera e di solidarietà  che partano dal basso per non cadere nella retorica della paura ma per essere attori nella costruzione di una città includente.

Ass. Città Migrante

NO ALLA GUERRA SI ALL’ACCOGLIENZA!

Emergency – Gruppo Reggio Emilia, Ass. Città Migrante e Lab aq16 invitano tutte e tutti venerdì 25 marzo alle ore 18.00 in Piazza Prampolini per un assemblea/presidio cittadina
NO ALLA GUERRA, SI ALL’ACCOGLIENZA!

Durante il presidio collegamento telefonico da Lampedusa con le attiviste e gli attivisti della campagna Welcome

Essere contro la guerra sempre e comunque. Da qui partiamo.
Vogliamo anche riprendere le parole di Gino Strada: “BISOGNAVA PENSARCI PRIMA”.
Non è retorico ne inutile dire che Gheddafi è stato sostenuto economicamente, militarmente ma soprattutto politicamente dai governi italiani, di centro sinistra prima e sfacciatamente poi dal governo di Berlusconi/Bossi .
Supporto all’imbarazzante dittatore libico in cambio di cosa: commesse per le aziende in crisi, accordi convenienti per le forniture energetiche, fino ad arrivare alla scalata libica del maggior istituto bancario italiano Unicredit e della Fiat, le mega forniture di armamenti targate Finmeccanica ma soprattutto il ruolo fondamentale di feroce controllore dei flussi migratori in transito verso l’Europa.
Su quest’ultimo punto vorremmo soffermarci perché è uno dei nodi predominanti al pari della questione energetica e finanziaria.
L’accordo Italia-Libia e i famosi baciamani per far si che la frontiera sud non fosse più sotto la  giurisdizione italiana ma che la cosa si risolvesse con un periodo di respingimenti in mare e nel silenzio, nelle torture e nelle morti del deserto libico.
In cambio dell’esternalizzazione delle frontiere si è potuto tacere di fronte alle violazioni quotidiane di ogni più elementare diritto umano oltre a organizzare senza nessuna incertezza respingimenti collettivi proprio verso la Libia calpestando il diritto d’asilo.
E oggi si bombarda in Libia per salvare la popolazione, la stessa popolazione -che sia di origine libica, tunisina egiziana, o che oggi fugge dai campi del deserto- che arrivata in Italia diventa clandestina e viene reclusa nei CIE e trasferita a Mineo che non è altro che  un nuovo modello di campo di confinamento . I CARA, (centri di accoglienza per richiedenti asilo) diventeranno probabilmente strutture detentive dove rinchiudere i migranti arrivati a Lampedusa in questi ultimi giorni. In tutto questo panorama resta completamente arbitrario e nelle mani del Governo chi ha diritto alla protezione e chi no.
Per questo essere oggi contro la guerra significa anche garantire una vera accoglienza a chi arriva, dignità e diritto di protezione, lottare per un vero diritto di asilo, per un diritto di asilo europeo, per una possibilità di scelta del dove stare, dove andare, dove arrivare.
Perché la sfida che ci hanno lanciato dalla Libia, dalla Tunisia e dall’Egitto sia Libertà e non nuove strategie di confinamento e  rinnovate politiche di controllo dei flussi migratori.

Per questo invitiamo tutte e tutti venerdì 25 marzo alle ore 18.00 in Piazza Prampolini per un assemblea/presidio cittadina perchè è importante il contributo di ognuno.
Durante il presidio collegamento telefonico da Lampedusa con le attiviste e gli attivisti della campagna Welcome.

Ass. Città Migrante
Emergency – Gruppo Reggio Emilia
Laboratorio Aq 16