Questionario on line sui temi legati alla salute

L’associazione Città Migrante, insieme a tante e tanti altre/i,  da tempo si mobilita perché la salute sia un diritto garantito a tutte e tutti  e tiene monitorato l’accesso alle cure attraverso delle inchieste .

Dal 7 aprile, Giornata Mondiale della Salute, e mobilitazione europea #HEALTH4ALL  per dire che la salute è un bene di tutte e tutti, e non una merce, l’associazione ha promosso un nuovo questionario sui temi legati alla salute e alla percezione del pieno esercizio di questo diritto fondamentale. Il questionario sarà aperto fino a dicembre 2017 e sarà cura dell’associazione Città Migrante pubblicare il resoconto.

Vi invitiamo a compilare il questionario on line:

ITALIANO
INGLESE
FRANCESE

per avere copie cartacee scrivere a cittamigrante@gmail.com

 

7 aprile a Reggio Emilia . La nostra salute non è in vendita

A Reggio Emilia, come in tutta Europa, il 7 aprile ci mobilitiamo contro la commercializzazione della salute e la privatizzazione della sanità perchè anche nel nostro territorio conosciamo situazioni crescenti di difficoltà all’accesso al sistema sanitario regionale, una discriminazione dovuta alla interpretazione della normativa nazionale che riguarda le persone di diversa cittadinanza, che origina prassi che creano difficoltà, disagi ed esclusione dal sistema sanitario pubblico (richiesta del lavoro, richiesta del carico fiscale, richiesta del pagamento dei ticket sanitari per le persone indigenti). Nella difesa della salute di tutte/i ribadiamo il coinvolgimento di tutte le persone presenti sul territorio cittadini italiani, cittadini extracomunitari e comunitari.

Per questo vi invitiamo venerdì 7 aprile dalle ore 8.00 alle ore 13 in piazza del Monte dove saremo presenti con un presidio informativo sul “Diritto alla salute” dove poterci incontrare, scambiare esperienze e condividere un percorso di mobilitazione affinché la salute sia un diritto universale, per tutte e tutti. Durante la mattina sarà distribuito un questionario sui temi legati alla salute e alla percezione del pieno esercizio di questo diritto fondamentale. Inoltre il questionario a partire dal 7 aprile sarà pubblicato on line (https://cittamigrante.noblogs.org) e aperto fino a dicembre 2017 . Sarà cura dell’associazione Città Migrante pubblicare il resoconto.

Il 7 aprile è la Giornata Mondiale della Salute, e in tutta Europa le persone stanno organizzando iniziative per dire che la salute è un bene di tutte e tutti, e non una merce. C’è infatti preoccupazione e scontento per la percezione di un attacco da più parti nei confronti della salute come diritto, verso un sistema che la vede come una fonte di speculazione e profitto.
I servizi sanitari di molti Paesi sono stati sottoposti a contro-riforme e tagli al finanziamento pubblico che ne hanno minato i principi fondanti di universalismo e solidarietà, producendo diseguaglianze nell’accesso alle cure e nella tutela della salute della popolazione. Pochissime risorse sono investite in promozione della salute e prevenzione delle malattie, la crescente medicalizzazione genera aumenti della spesa (e del profitto) ma non necessariamente benefici in salute, e laddove ci sono interventi di comprovata efficacia (vedi il caso dell’epatite C) l’accesso è limitato dalle politiche sui brevetti che tutelano gli interessi delle multinazionali del farmaco.
Alla sistematica – e da alcuni auspicata – riduzione dell’impegno pubblico in sanità corrisponde una proliferazione di coperture sanitarie assicurative private o mutualistiche, purtroppo inserite anche nei contratti collettivi di lavoro. Tutto questo porta a un sistema segmentato e diseguale: da un lato un servizio sanitario pubblico “al ribasso” per i meno abbienti (o per chi non ha una sufficiente tutela contrattuale), e dall’altro una sanità privatizzata differenziata a seconda dei benefit previsti dai contratti lavorativi o per chi se la può pagare.
In Italia assistiamo dal 2010 a un sistematico definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, che pure costava in termini assoluti e in percentuale sul PIL molto meno dei sistemi di tanti altri Paesi europei. Negli ultimi anni molti servizi territoriali e ospedalieri sono stati chiusi, spesso senza venire sostituiti da altre tipologie di servizi; il numero dei dipendenti del SSN si è ridotto considerevolmente e le condizioni di lavoro sono peggiorate; in molte parti di Italia non è garantita una reale copertura dei Livelli Essenziali di Assistenza, e milioni di persone devono ritardare o rinunciare alle cure; una gran parte dei bisogni, soprattutto quelli socio-sanitari, sono disattesi per il ritardo storico di sviluppo dei servizi territoriali e per la difficoltà di riorganizzare il sistema in funzione dei nuovi bisogni.
In epoca di tagli, ridimensionamento e chiusura di strutture ospedaliere lo stato italiano spende 2,5 milioni di euro all’ora per le spese militari (armamenti, mezzi e uomini); da questo conto restano fuori le missioni all’estero pagate dai ministeri dello sviluppo, dell’economia e delle finanze con un incremento dell’1,3 % annuo dal 2015 al 2018. Si tratta per il 2016 di circa 48 milioni di euro al giorno.
Il governo ha deciso nei prossimi anni di spenderne ancora di più, nel 2016 sono stati spesi 13,36 miliardi di euro (carabinieri esclusi).
Noi crediamo, invece, che la politica sanitaria debba basarsi su:
– Centralità della prevenzione e promozione della salute in tutti gli aspetti della vita e del lavoro
– Prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci accessibili a tutte e a tutti, senza vincoli di cittadinanza
– Finanziamento basato sulla fiscalità generale
– Protezione della sanità da logiche di mercato
– Ruolo attivo delle persone nei propri percorsi di cura e nella definizione delle politiche di salute.

Per questo motivo, un’ampia rete di persone e organizzazioni che difendono una sanità pubblica di qualità, solidale, gratuita e universale si sta unendo per animare un’azione ‘dal basso’ che sia realmente incisiva sulle politiche. Manifestazioni, cortei e azioni sono previste a Bruxelles e in molte città di Spagna, Francia, Norvegia, Croazia. In Italia sono già centinaia le adesioni di realtà collettive e persone singole all’appello “La salute non è in vendita”, e sono previste iniziative a Torino, Milano, Firenze, Roma e Napoli, oltre che in molti centri più piccoli.
E saremo anche nella nostra città.

Tutte le persone che vogliono mostrare la propria adesione sono invitate ad appendere un lenzuolo alla finestra della propria casa o luogo di lavoro, con le parole chiave della mobilitazione.

#HEALTH4ALL
#7APRILE SALUTEPERTUTTE/I

Ass. Città Migrante

Per l’elenco delle adesioni
Per vedere le iniziative

Evento facebook nazionale

Prossima fermata : Diritti e Dignità

Arriviamo alla Stazione di Santa Croce dopo un lungo percorso di giustizia sociale, che in tante e tanti hanno sostenuto, appoggiato e solidarizzato.  Un percorso che ha reso possibile che un’occupazione abbia trovato oggi una forma di regolarizzazione.

Partiamo dal maggio del 2014 quando un gruppo di migranti, chi  fuggito dalla guerra in Libia e fuoriuscito dai progetti di accoglienza rimasto senza casa e senza lavoro e chi colpito dalla crisi ha perso la casa, decide di riappropriarsi del diritto all’abitare occupando lo stabile vuoto di Via Gramsci 44, conosciuto come l’ex magazzino dei formaggi. Inizia così una nuova strada insieme a persone solidali che portano reti, materassi, mobili, vestiti , coperte e competenze per rendere il più possibile dignitosa la “nuova” casa. Le stufe a legna per scaldarsi dal freddo dell’inverno e i pannelli solari per avere luce quando è buio.

Tutto come sempre allo scoperto, con la dignità di rivendicare una giustizia sociale e una città in cui ci spazio per tutte e tutti, in cui non possano esserci stabili abbandonati e persone costrette alla strada. Le conferenza stampa, le manifestazioni, le iniziative di approfondimento e la quotidianità di stare insieme con tante diversità . La gioia di mettersi in gioco , di incontrare associazioni, collettivi, gruppi ,tante e tanti cittadini che credono che la sicurezza sia l’accesso ai diritti per tutte e tutti.

Per questo l’ex magazzino dei formaggi non è stata solo un’occupazione abitativa ma si è trasformata in qualcosa di più grande. A partire dal gennaio del 2015 inaugura all’interno dello stabile di Via Gramsci la Ciclofficina Raggi Resistenti che nasce dall’idea di creare e mettere a frutto competenze aggiustando biciclette e rigenerando quelle usate. Un laboratorio dove gli stessi abitanti delle case occupate, ma non solo, abbiano la possibilità di imparare un mestiere e grazie alle offerte per le biciclette poter sostenere le spese di gestione delle case occupate nella prospettiva di creare nuove forme di lavoro. Ed ecco che l’ex magazzino dei formaggi si apre alla città , diventa luogo di scambio e di attraversamento fino ad essere sede della fiera dei diritti e della dignità, un “EXPO alla rovescia” per capovolgere il modello di sviluppo proposto dall’Esposizione Universale, dentro  ad uno spazio come quello di via Gramsci sottratto dalla speculazione immobiliare e restituito alla città grazie alla cooperazione di tante e tanti. L’ex magazzino dei formaggi si trasforma in luogo dove poter immaginare e costruire la città che vogliamo, in contrasto alla società dei grandi eventi e delle grandi opere, un’occasione di confronto su come gestire il territorio e i beni comuni, su come redistribuire la ricchezza e le risorse, su come riappropriarci del reddito e dei diritti.

E poi il mercatino del riuso, dell’artigianato e delle associazioni come forma di reazione e di resistenza per mettere in campo cooperazione dal basso, esperienze di mutualismo  e sperimentare altre forme di economia.

L’ex magazzino dei formaggi è stata in questi anni un’esperienza che ha messo insieme il diritto all’abitare, forme di cooperazione dal basso, sperimentazioni di mutualismo solidale, di economia sostenibile e di battaglie per il riconoscimento dei diritti a partire dal nostro territorio per costruire una città inclusiva e parte di quel movimento europeo che lotta per abbattere le frontiere e costruire ponti.

Il 5 febbraio dello scorso anno i vigili urbani insieme alla proprietà, l’Istituto Diocesano per il sostentamento del clero, arrivano in via Gramsci, identificano gli abitanti e dichiarano di volere libero l’immobile. In tante e tanti raggiungono quella stessa mattina lo stabile occupato. L’ex magazzino dei formaggi si difende collettivamente e a gran voce si chiede che l’amministrazione interloquisca con la proprietà perché il problema delle persone senza casa, degli immobili abbandonati in città è una questione di cui chi amministra questa città deve farsi carico. Cortei, espressioni di solidarietà diretta, prese di posizioni e un ordine del giorno presentato da SEL approvato in  consiglio comunale in cui l’amministrazione si impegna a trovare una soluzione adeguata all’esperienza di Via Gramsci. Ed è così che oggi trasferiamo l’esperienza dell’ex magazzino dei formaggi alla Stazione di Santa Croce, con un atto di concessione delle Ferrovie Emilia Romagna che cedono immobili in disuso ad utilizzo sociale affinché vengono abitati e ristrutturati.

Questa è la sfida . Ora con l’aiuto di tante braccia, tante intelligenze e tanta solidarietà vogliamo autorecuperare la stazione di Santa Croce non solo perché sia spazio abitativo (come già attualmente è al primo piano), ma perché diventi presto sede della scuola di italiano, dello sportello migranti, della Ciclofficina Raggi Resistenti e di quello che insieme a tante e tanti altri nel quartiere ed oltre si vuole sperimentare facendo in modo che la Stazione di santa Croce sia un presidio di sicurezza sociale, quella sicurezza fatta di diritti, di inclusione, di socialità, di scambio e di forme di mutualismo.

L’assegnazione della Stazione di Santa Croce sposta l’asticella del diritto in avanti. Un passo è stato fatto consapevoli che tante sono le persone che continuano a dormire in strada e molti gli alloggi sfitti e in disuso e che la strada verso la giustizia sociale è lunga.  Ed è così che, in questa lunga strada, fatta di tante battaglie, andremo ad affrontare a breve  un processo per l’occupazione di un altro stabile, collocato sempre in città ma in via Gorizia. Un’altra occupazione abitativa avvenuta nell’aprile del 2013,  occupazione agita da migranti nelle stesse condizioni degli occupanti di via Gramsci.  In via Gorizia fu restituito ad un uso abitativo uno stabile abbandonato da oltre 20 anni. In tribunale di fronte ad un giudice colpevoli di essere poveri, senza un tetto sulla testa, senza reti famigliari e di aver reagito appropriandosi di una casa lasciata all’abbandono . In questi anni le mura della casa hanno ripreso vita, si ci è presi cura del luogo e si sono costruiti percorsi per sostenere le spese di gestione come cucine senza frontiere dove si organizzano serate culinarie etniche. In questi anni molti migranti , grazie al fatto di avere una  casa, sono riusciti  a trovare un lavoro e ad uscire dalla marginalità.

Questi percorsi di occupazione hanno dato un tetto a chi non ce lo aveva. Chi si è fermato più a lungo e chi meno. In questi anni circa una cinquantina di persone hanno avuto modo di fermarsi, di riposarsi, di riprendere fiato e di proseguire il viaggio. Chi ha trovato un lavoro ed ha affittato una casa e chi invece si è trasferito in altre città . Questa strada ha permesso di costruire reti sociali e di incontrasi con la città solidale, di  condividere molte battaglie cittadine, di riconoscersi e soprattutto di fare insieme la guerra alla povertà e non la guerra ai poveri.

Città Migrante a ottobre compie 10 anni e in questo cammino abbiamo conosciuto e intrecciato tante vite. Abbiamo visto come la legge sull’immigrazione produce clandestinità e precarietà, come la gestione dei flussi migratori in Europa produce morti e stragi in mare. E come le politiche emergenziali siano in grado di creare razzismo e fomentare la guerra fra poveri.

Abbiamo visto come sulla pelle dei migranti si giocano campagne elettorali e si specula in nome della sicurezza. Siamo insieme perché sappiamo che la posta in palio è la libertà di tutte e tutti noi  perché se i diritti non sono per tutti  non sono diritti ma sono privilegi.  Perché un modo più giusto lo costruiamo anche a partire dalla nostra città insieme a tante e tanti altri  qui, in Italia in Europa e nel mondo.

Ass. Città Migrante

 

Apre lo sportello sul diritto alla salute

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A Reggio Emilia, come Associazione Città Migrante, sono diversi anni che ci occupiamo di diritto alla salute.
Siamo usciti pubblicamente nel novembre del 2013 con un presidio in Via Amendola presso la sede della AUSL , per affermare che la salute non è un profitto e abbiamo chiesto l’applicazione dell’accordo Stato-Regioni del dicembre 2012 che regola l’accesso ai servizi sanitari delle persone migranti.
Il diritto alla salute, diritto costituzionale  fondamentale e che garantisce cure gratuite agli indigenti, viene lentamente e costantemente eroso.
Nelle scelte di politica sanitaria prevale l’aspetto economico a scapito dell’aspetto del bisogno sanitario di prevenzione, cura e riabilitazione.

Dal 2015 portiamo avanti un monitoraggio per capire meglio le difficoltà delle persone nell’accesso ai servizi sanitari e all’iscrizione al SSN.

I dati ci dicono prevalentemente che:
– Ai migranti vengono richiesti requisiti non stabiliti dall’accordo Stato- Regioni del 2012 escludendo singoli, famiglie, dall’accesso al servizio sanitario e non tutelando di fatto la gravidanza e l’interruzione volontaria della gravidanza.
– I ticket sanitari escludono le persone indigenti dall’accesso alle prestazioni sanitarie prescritte.
– Emergono problemi all’accesso al servizio sanitario rispetto al requisito della residenza

Trattare il tema della salute significa tenere in considerazione la persona nella sua integrità e qualsiasi condizione di mancanza di dignità mina lo stato di benessere fisico e psichico.
In particolare, solo per fare un esempio, la cancellazione anagrafica (quindi il non essere residenti) è dovuta alla perdita della casa che riflette la condizione di precarietà  del lavoro. Lavoro nelle sue mille sfaccettature che comprende il lavoro nero, conosciuto e tollerato, che costringe soprattutto i migranti a spostarsi da un luogo all’altro per sopravvivere spesso in condizioni di sfruttamento.

Con queste premesse, come associazione Città Migrante, apriamo lo sportello “Diritto alla salute”per ascoltare, monitorare, orientare e denunciare le situazioni di difficoltà di accesso ai servizi sanitari.
Lo sportello è aperto il mercoledì dalle 17 alle 20 in Via Fratelli Manfredi, 14 (RE) presso lab. Aq16.
L’accesso è libero e gratuito e si rivolge sia ai migranti che alle persone italiane in quanto crediamo che il diritto alla salute, in quanto diritto universale, debba essere garantito a tutte e tutti.

Ass. Città Migrante
cell. 3894204158
cell. 3474184461
e-mail: cittamigrante@gmail.com

Al via i nuovi corsi di italiano dell’Ass. Città Migrante e un breve excursus delle attività

L’associazione Città Migrante nasce nel 2007 a Reggio Emilia per costruire insieme a tante e tanti altri una città includente solidale e meticcia, dove i diritti siano per tutte e tutti e dove le persone siano al primo posto. Città Migrante nasce da una lotta di lavoratori migranti che in questa città si sono ribellati allo sfruttamento e sono usciti dalla clandestinità in cui erano stati relegati.

In questi quasi 10 anni, grazie al contributo di tante braccia, tante intelligenze e tante sensibilità diverse  l’associazione Città Migrante ha sviluppato svariate attività: dalle scuole di italiano, allo Sportello Migranti, alla Ciclofficina Raggi Resistenti, fino ad arrivare alle iniziative di Cucine senza frontiere. Tutte vanno nella stessa direzione: creare ponti, abbattere muri e frontiere, tutelare diritti , costruire insieme quella che definiamo la città che vogliamo, giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. Con i progetti, ma anche denunciando gli abusi, per un’accoglienza degna agita quotidianamente,  nelle piazze della nostra città così come in quelle italiane e d’Europa, insieme ai migranti che a Reggio Emilia hanno occupato le case abbandonate per reclamare il diritto all’abitare, a Ventimiglia contro le deportazioni così come al Brennero per fermare l’Europa delle frontiere.

Ci siamo, pronti  a ripartire dopo la pausa estiva con i corsi di italiano delle scuole di Città Migrante. Lunedì 3 ottobre presso il Laboratorio Aq16 in Via Fratelli Manfredi 14 inizia il corso di italiano gratuito ed aperto a tutti che si terrà ogni lunedì e ogni giovedì dalle 19 alle 21. Mercoledì 5 ottobre parte il corso di italiano per le donne presso Casa Bettola in via Martiri della Bettola 6 gratuito e aperto a tutte le donne che si terrà i mercoledì e i venerdì dalle 16 alle 18.

Lo sportello Migranti ha già dato il via alle attività tutti i mercoledì dalle 17 alle 20 presso il Laboratorio aq16 in Via fratelli Manfredi 14 con informazioni relative alle pratiche burocratiche sul soggiorno in Italia, alla tutela dei diritti e contro le discriminazioni,  ad un orientamento sul territorio e con un punto di informazione specifico sull’accesso alla salute.

La Ciclofficina Raggi Resistenti,  progetto formativo e sociale nato all’interno dello stabile occupato di via Gramsci 44 , recupera e rigenera biciclette usate, permettendo agli abitanti delle case occupate, così come a tanti altri migranti che lo vogliano fare, di acquisire competenze e grazie alle numerose offerte si sostengono parte delle spese di gestione delle case occupate. Con l’inizio dell’autunno aumentano le aperture settimanali al pubblico: tutti i martedì dalle 14,30 alle 18 , tutti i giovedì dalle 15 alle 18 e tutti i sabato dalle 10 alle 14.

E a breve la riapertura dell’osteria di Cucine senza frontiere dove il cibo è curato dagli abitanti stessi delle case occupate di via Gramsci e Via Gorizia, con una varietà culinaria multietnica, è un’ occasione di scambio e di condivisione e il contributo della cena sostiene le spese di autorecupero delle case occupate.

Passo dopo passo insieme a tante altre persone e a tante realtà camminiamo a volte in silenzio e altre alzando la voce, disobbedendo a delle leggi ingiuste per costruire un’alternativa allo sfruttamento sia delle persone che del territorio, alla speculazione e alla ricchezza di pochi a scapito di molti e perché nessuno un giorno dovrà più morire per cercare un posto migliore in cui vivere.

Di seguito  volantini delle attività e alcune immagini , vi aspettiamo, fra i banchi a scuola, a tavola per chiacchierare insieme gustando i sapori dal mondo, con la bicicletta per una mobilità sostenibile, in strada e in piazza perché questa Europa la possiamo cambiare, noi ci crediamo.

Ass. Città Migrante

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Da Reggio Emilia al Brennero- Marcia per la libertà di movimento

 

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Marcia per la libertà di movimento
Domenica 24 aprile 2016, ore 12 – Brennero, parcheggio outlet
Partenze da Reggio Emilia: aq16.laboratorio@gmail.com, 349/8766244

Ogni giorno, insieme a tante e tanti nella nostra città lavoriamo per costruire percorsi di accoglienza degna , progetti che possano dare dignità a chi è scappato da guerra e miseria alla ricerca di un futuro migliore e che oggi incontriamo nei nostri territori.
Incontriamo chi per arrivare in Europa non ha avuto altra scelta che rischiare la vita perché non esistono canali di ingresso regolari, perché il luogo in cui si nasce determina il fatto di potersi muovere o meno, perché il diritto è subordinato ad un passaporto. Insieme a queste persone e a quella parte di città solidale, così come si è espressa anche in tante parti di Europa, lottiamo quotidianamente contro i muri e contro le frontiere interne che impediscono l’accesso al diritto, dagli ostacoli burocratici al diritto alla casa e a una vita degna.

L’Europa continua ad erigere muri e a rafforzare le frontiere causando di fatto la morte di molte persone perché chi fugge da guerra e miseria è disposto a rischiare la vita.
Lo scellerato accordo firmato a marzo fra UE e Turchia ha aperto un nuovo capitolo nella drammatica gestione dei flussi migratori. La Fortezza Europa ha chiuso la rotta balcanica affidando il lavoro sporco dei respingimenti illegittimi alla Turchia di Erdogan, un paese che nei fatti viola ogni giorno i diritti umani. Contemporaneamente l’Austria ha deciso unilateralmente di reintrodurre controlli alla frontiera del Brennero, mettendo fine alla libertà di circolazione all’interno del territorio europeo.
Questa non è l’Europa che vogliamo! Oggi crediamo sia il momento di far sentire la voce di tutti coloro che come noi rifiutano i muri e i fili spinati, di chi come noi non è rassegnato ad un futuro di razzismo, sfruttamento, precarietà, ingiustizia e disuguaglianza.
In questo presente sfruttato dagli speculatori della paura e dell’odio, dalle forze politiche che incitano alla guerra tra poveri, dobbiamo far sentire la voce di chi come noi costruisce ogni giorno un pezzetto di una società più giusta, più includente, più umana, più democratica.
Per questo il 24 aprile saremo al Brennero per la marcia per la libertà di movimento. Ci incontriamo alle ore 12 presso il parcheggio del Brennero Outlet Center .

Per partire da Reggio Emilia:
aq16.laboratorio@gmail.com
349/8766244

Ass. Città Migrante, Laboratorio q16, Casa Bettola

La casa è un diritto non una frontiera! Appello contro il legame alloggio – permesso di soggiorno

Appello contro il requisito della disponibilità d’alloggio come condizione per il rinnovo del permesso di soggiorno

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Mentre la fabbrica della clandestinità, degli Hotspot e della frontiera europea esterna funziona a pieno regime, altri stratagemmi nazionali attuano il piano – europeo e non solo – di rendere invisibili ed irregolari un numero sempre più ampio di persone, senza risparmiare coloro che hanno già in tasca un permesso di soggiorno e che sono presenti sul territorio italiano da tempo.

Tra le numerose richieste amministrative vessatorie e spesso illegittime, vi è la richiesta delladisponibilità di un alloggio che, quando non riporta nella irregolarità i cittadini stranieri, impedisce il mantenimento di diritti già riconosciuti, come lo status di titolare della protezione internazionale, o ostacola l’acquisizione di status più stabili, com’è quello del titolare di soggiorno permanente.

Da oltre un anno, infatti, la dimostrazione della disponibilità di un alloggio si è fatta sempre più rigorosa e complicata, andando a costituire spesso l’unico motivo di rifiuto del permesso di soggiorno da parte delle Questure. Ciò avviene anche nei confronti dei titolari della protezione internazionale ed umanitaria, il cui diritto alla permanenza sul territorio nazionale è disposto dalle Commissioni Asilo e non non dovrebbe dipendere dai funzionari della Polizia di Stato.

Questa condotta degli Uffici Immigrazione delle Questure è diretta a colpire tutte quelle persone che si trovano a fare i conti con la crisi abitativa: chi è senza casa e dorme in strada, in stazione, in un edificio abbandonato; così come chi abita negli spazi occupati ed autogestiti che rivendicano pubblicamente una soluzione al dramma della perdita di una casa.

Nessuna normativa né la giurisprudenza impongono che la sistemazione alloggiativa sia da dimostrare necessariamente tramite l’esibizione di contratti di proprietà, di locazione o di comodato d’uso gratuito, ma la realtà che osserviamo ogni giorno ci mostra che centinaia di migranti sono costretti a ricorrere alla compra-vendita delle dichiarazioni di ospitalità corredate da ulteriori documenti e contratti pur di non perdere il diritto di soggiorno faticosamente conquistato. Un vero e proprio mercato che alimenta l’ennesimo business di profittatori sulla pelle dei migranti, estensione diretta delle reti criminali che speculano sulle migrazioni e che il Governo afferma di voler sconfiggere!

Se da tempo combattiamo il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ci troviamo oggi di fronte ad una escalation nella discriminazione verso i cittadini stranieri, compresi i titolari di protezione internazionale. Siamo infatti nella paradossale situazione per cui l’emergenza abitativa che affligge il territorio nazionale, imputabile al fallimento delle politiche pubbliche più che alla responsabilità individuale delle persone, è usata a pretesto per cancellare i diritti. Ed è ancor più paradossale che questa condotta colpisca chi è fuggito da guerre e persecuzioni e si trova sotto la tutela dello Stato Italiano perché rifugiato, protetto sussidiario o umanitario!

Come già avvenuto con l’articolo 5 del Piano Casa – Decreto Lupi, in tempi di crisi l’amministrazione non si fa scrupolo di rendere invisibile e condannare la fragilità sociale, negando l’iscrizione nei registri anagrafici e l’allaccio ai servizi primari come l’erogazione di acqua e corrente elettrica. Consideriamo altrettanto irresponsabile, nonché in aperta violazione della normativa, la pratica di clandestinizzazione qui denunciata, che favorisce il ricorso a sotterfugi e a pratiche di illegalità.

Siamo di fronte ad una vera e propria pratica di espulsione sociale di fasce di popolazione in situazione precaria, accentuandone le difficoltà tramite ostacoli ammnistrativi.

Per queste ragioni chiediamo

che la continuità dei diritti del soggiorno non sia più ostacolata per chi è in situazioni di precarietà abitativa; che la reperibilità sul territorio sia accertata tramite l’auto-dichiarazione dell’interessato o, quando possibile, con la mera dichiarazione di ospitalità;

che sia accettato e riconosciuto come dimora valida, ai fini del rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, il domicilio dichiarato presso realtà collettive (associazioni, enti religiosi, etc) concordi a costituire punto di riferimento per la persona ad ogni effetto

Ci impegniamo a sostenere queste rivendicazioni, a farne campagna e vertenza!

Per aderire: casenonfrontiere@gmail.com

Primi firmatari:

Sportello Migranti TPO (Bologna), Associazione Città Migrante (Reggio Emilia), Sportello Diritti per tutti – Casa Madiba Network (Rimini), Associazione Diritti Lavoratori ADL Cobas Emilia-Romagna, Esc Infomigrante (Roma), Astra/Puzzle (Roma), Action Diritti in Movimento (Roma), Network Agenzie Diritti Municipali (Roma), L’Altro Diritto Sicilia, Sportello diritti – spazio sociale La Boje (Mantova)

Solidarietà europea per Cucine senza frontiere

cucine senza frontiere

Un settimanale di sinistra con sede a Zurigo www.woz.ch che esiste da 35 anni ed è gestito da una cooperativa organizza viaggi di studio per le sue lettrici e i suoi lettori nei Paesi Baschi, in Francia, in Germania e in Italia. Uno di questi gruppi in viaggio in Italia, che ha affrontato il tema della sinistra italiana dalla Liberazione ad oggi, dopo vari incontri ha terminato il percorso venerdì 16 ottobre a Casa Bettola con un’iniziativa di Cucine senza Frontiere sostenendo gli abitanti degli stabili occupati di Via Gramsci e Via Gorizia. La cena, a cura degli abitanti delle case, è stata un momento importante di approfondimento e di racconti dei profughi che fuoriusciti dai progetti di accoglienza si sono ritrovati senza casa e hanno deciso di riappropriarsi del diritto all’abitare occupando degli stabili abbandonati nella città di Reggio Emilia. La serata è stata occasione di scambio e confronto di esperienze di lotta ma anche un gesto di solidarietà concreta, grazie al quale quest’inverno sarà un po’ meno freddo perché il contributo offerto per la cena andrà a sostenere le spese della legna per riscaldare le case occupate.

 

European solidarity for Cucine Senza Frontiere (kitchens without borders)

The WOZ – Die Wochenzeitung, a leftist weekly magazine based in Zurich (www.woz.ch), funded 35 years ago and managed by a cooperative, has been organizing study tours for its readers in the Basque Country, France, Germany and Italy.The last week, one of these groups was on its journey in Italy to deepen the history of the Italian left from the Liberation to present days and to meet several protagonists and activists.

At the end of their intense meeting agenda they decided to spend an evening in Casa Bettola, enjoying the dinner prepared by Cucine Senza Frontiere and willing to know the experience of the squats for housing purpose in Reggio Emilia.

Cucine Senza Frontiere is an initiative set up by the inhabitants of the squats in Via Gorizia and Via Gramsci, in order to address the basic needs and problems posed by a squatting. The inhabitants are refugees and asylum-seekers that, after the institutional host projects ended, found themselves homeless and decided to claim their right of housing by occupying two empty buildings in Reggio Emilia.

That event was an interesting occasion for exchange of experiences and discussion on political struggles. But it was also a gesture of real solidarity, thanks to which the coming winter will be a bit less freezing: the contributes collected for the dinner will be used for buying wood to warm the houses.

Di ritorno da Ventimiglia

ventimoglia

Siamo stati alla manifestazione di Ventimiglia dove abbiamo visto e toccato con mano la violenza del confine già a partire dai controlli per raggiungere il presidio No Borders, dalla militarizzazione del territorio, dalle minacce di identificazione nei confronti dei migranti che avevano trascorso la notte al centro di accoglienza della Croce Rossa e volevano raggiungere il concentramento, fino alle cariche a freddo della polizia in tarda serata contro le attiviste e gli attivisti del presidio No Borders rimasti in stazione e riuniti in assemblea. Quelle attiviste e quegli attivisti che in tutti questi mesi, con lavoro, fatiche e tante difficoltà assieme ai migranti sono stati in grado di dare vita al presidio No Borders.

Una giornata quella di domenica, preceduta dallo sgombero del presidio No Borders della pineta dei Balzi Rossi, in cui la libertà di movimento è stata totalmente, letteralmente, reclusa. Chiusi in stazione, circondati dalle forze dell’ordine. Non ci si può muovere. Nulla è autorizzato. Le attiviste e gli attivisti rimangono ingabbiati, la maggior parte dei migranti al centro di accoglienza con una camionetta della polizia che li separa dal resto. Ecco l’emblema del confine. Non si passa, o almeno non alla luce del sole. Così come per arrivare in Europa i viaggi sono clandestini, lo stesso vale per le frontiere dentro l’Unione. Si attraversano i boschi dell’Ungheria di notte, o ci si affida al passeur a Ventimiglia. Ecco l’Europa ed ecco Dublino che ingabbia.

Abbiamo però letto di 3000 sans papiers a Parigi in solidarietà a Ventimiglia, di cortei a Marsiglia e a Helsinki, reti di migranti e attivisti che continuano a resistere al confine e a lottare per la libertà di movimento. E una tre giorni di mobilitazione internazionale a Bruxelles il 15,16 e 17 ottobre in occasione dell’Eurosummit. Il primo appuntamento sarà nel blocco mattutino del 15 assieme ai sans papiers ed ai migranti per rivendicare un’Europa che sappia abbandonare l’austerità e i propri confini interni ed esterni. Per costruire tutti e tutte assieme un altro concetto di cittadinanza, Welcome to Europe l’appello per una mobilitazione internazionale per fermare le stragi di migranti in mare, per l’apertura di canali sicuri e garantiti, per il riconoscimento del diritto d’asilo europeo, per un’accoglienza degna e per la libertà di circolazione in Europa.

Siamo partiti da Reggio Emilia, con tanti materiali da portare al presidio No Borders, coperte, vestiti, scarpe, materassini e molto altro grazie a tante e tanti che da Reggio, anche se non presenti personalmente hanno voluto dare il proprio contributo. Non riuscendo ad allestire un nuovo presidio le attiviste e gli attivisti hanno preferito non raccogliere i materiali, per evitare che venissero buttati via dalle forze dell’ordine. Siamo tornati con le macchine piene di vestiti e di rabbia perché il presidio No Borders a cui erano destinati non ha un luogo, ma pronti e sempre più convinti di seguire e di stare nel cammino di dignità di migliaia di donne e uomini che con i loro corpi agiscono la libertà di movimento mettendo di fatto in crisi le politiche in tema di immigrazione e svelandone il loro totale fallimento.

Tutto quello che abbiamo raccolto grazie a tante a tanti, non verrà gettato nel pattume, né accantonato in attesa di un’emergenza, lo utilizzeremo per i migranti a Reggio Emilia che ritrovandosi in strada hanno occupato degli stabili abbandonati riappropriandosi del diritto all’abitare. Un altro percorso di dignità.

Condividiamo la cronaca della giornata dal blog del presidio No Borders di Ventimiglia;
http://noborders20miglia.noblogs.org/post/2015/10/05/report-della-giornata-del-4-ottobre/

Ass. Città Migrante

We are not going back – Ventimiglia ovunque

no borders

Siamo da poco rientrati dalla carovana Open Borders Caravan, a Botovo, fra Croazia e Ungheria testimoni delle politiche fallimentari europee.
Da una parte un’Europa chiusa che respinge e con violenza controlla i confini esterni ed interni, dall’altra parte i migranti che con i loro corpi attraversano le barriere ridisegnando le geografie europee e una risposta solidale di tante e tanti nei confronti di chi è in viaggio alla ricerca di condizioni di vita migliori.

Ed oggi con lo sgombero del presidio No Borders della pineta dei Balzi Rossi a Ventimiglia, al confine fra Italia e Francia, viene ancora una volta confermata la natura violenta dei confini interni all’Europa.
Esprimiamo solidarietà a tutti i migranti e agli attivisti che oggi costretti da un’azione violenta di polizia si sono ritrovati di nuovo sugli scogli come quei giorni di giugno in cui tutto iniziò . Ed è notizia di poche ore fa che il vescovo mons. Antonio Suetta ha negoziato l’uscita dagli scogli. I migranti dono stati portati al centro della Croce Rossa di Ventimiglia, senza identificazione. Gli attivisti sono stati invece portati in caserma per essere identificati e a quanto sembra senza fogli di via.

Dal quel giugno centinaia di migranti sono transitati per il presidio No Borders, seriamente intenzionati al proseguimento del proprio viaggio verso la Francia ed i territori della Gran Bretagna. Non è stato sufficiente essere sopravvissuti ai cosiddetti viaggi della speranza, aver attraversato il deserto ed il mare, essersi scontrati con la durezza del contesto libico , perché ribadiamo non esistono canali di accesso regolari e garantiti per arrivare in Europa per le persone in fuga da guerre , miseria, disastri climatici e politiche neocolonaliste. Ora lo scontro con il meccanismo perverso dei Regolamenti di Dublino, del fallimento delle strategie europee in tema di immigrazione, delle varie speculazioni politiche dei singoli governi che di fatto hanno creato ad ogni frontiera nazionale una nuova Lampedusa. La brutalità della frontiera esterna viene oggi moltiplicata ad ogni valico tra paese e paese creando ghetti, campi profughi e di fatto impedendo la libera circolazione e la libertà di scelta delle persone.

Nei prossimi giorni saremo disponibili ad essere a Ventimiglia per dare solidarietà attiva ai migranti ed agli attivisti che allo stesso modo subiscono da mesi attacchi pesanti sia dal punto di vista poliziesco che penale.
Sono passati ormai due anni dalla strage di Lampedusa, che ha suscitato tanto clamore mediatico, ma da cui nulla e cambiato in tema di politiche migratorie, sono invece i migranti stessi con i loro corpi che trasformano questa Europa piegando le logiche di frontiera e non accettando più il ruolo delle vittime. La misura in cui in questi mesi in tutta Europa si è dato vita a forti movimenti di sostegno ai migranti in viaggio dimostra come la realtà europea è ben diversa da quella che vorrebbero imporre Orban ed i Salvini di turno.

Coalizioni dei Centri Sociali dell’Emilia Romagna(Tpo, Làbas, Lab aq16, Casa Bettola, Casa Madiba Network, Ass. Città Migrante, Ass. Rumori Sinistri)