VERSO IL 1 MARZO SCIOPERO MIGRANTE

Lanciata anche a Reggio Emilia la campagna 24 ore senza di noi
 
Anche a Reggio Emilia è nato il comitato 1 marzo promosso dal comitato nopacchettosicurezza e dall’associazione Città Migrante
 
IL COMUNICATO
 

1° MARZO 2010 – UN GIORNO SENZA IMMIGRATI

E’ NATO ANCHE A REGGIO EMILIA IL GRUPPO PROMOTORE PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE

INTERNAZIONALE “PRIMO MARZO 2010, UNA GIORNATA SENZA DI NOI” FORMATO DAL COMITATO

PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA E DALL’ASSOCIAZIONE CITTÀ MIGRANTE.

Si
vuole portare avanti un percorso aperto a tutta la cittadinanza,
migrante e non, in vista della mobilitazione europea del “Primo Marzo
2010, Una giornata senza di noi” che si ispira e si terrà in
contemporanea con la Journée sans immigrés, 24h sans nous che si
svolgerà in tutta la Francia, ma che si sta diffondendo anche in altri
paesi europei che via via si stanno attivando.

Una giornata
che mette al centro le condizioni di vita e di lavoro dei migranti e
che mobilita tutti i lavoratori colpiti da questa crisi economica. A Reggio Emilia, come in tutta Europa, i migranti costituiscono una parte sempre più significativa della società.
Partecipano attivamente alla vita comunitaria della città,
contribuiscono in modo determinante allo sviluppo culturale, economico
e sociale del territorio. Sono attori chiave per i settori cardine del
tessuto produttivo reggiano: dalla metalmeccanica alle produzioni
agricole, dall’edilizia all’assistenza agli anziani. Hanno preso parte
insieme a tutte le lavoratrici e i lavoratori agli scioperi per la
difesa dei diritti del lavoro.

Oggi nessuna lotta sociale può più prescindere dalla centralità del mondo migrante.

La
legislazione sull’immigrazione a partire dalla legge Turco-Napolitano,
fino alla Bossi-Fini per terminare con il “Pacchetto Sicurezza” ha
creato con il legame tra lavoro e permesso di soggiorno persone
altamente ricattabili: chi perde il lavoro perde anche il permesso di
soggiorno e sempre più spesso anche chi ne ha diritto, a causa dei
lunghissimi tempi di attesa per il rinnovo, è in una condizione
indefinita tra regolarità e irregolarità. Questa condizione costringe
ad accettare lavori a qualsiasi condizione, indebolendo così il potere
contrattuale di tutto il mondo del lavoro. L’attuale crisi, vissuta da
tutti senza distinzione di colore della pelle, non fa altro che creare
conflittualità tra lavoratori facendo credere ad alcuni di essere
“protetti” perché altri sono buttati fuori dai processi produttivi e
dal paese. Questi provvedimenti legislativi hanno di fatto istituzionalizzato il razzismo,
indicando i soggetti più deboli come nemici per impedire ogni tentativo
di trasformazione sociale negando loro persino l’applicazione delle
direttive europee.

La clandestinità non viene combattuta ma prodotta:
si ottiene un serbatoio di manodopera a basso costo, senza diritti e
altamente ricattabile. Il lavoro migrante è il modello di una
progressiva precarizzazione di tutto il lavoro che risponde sempre più
solo alle logiche di mercato e del profitto basate sullo sfruttamento e
il lavoro in nero.

Reggio Emilia è la quarta città italiana per numero di irregolari:
lo dimostra il numero di domande presentate in occasione dell’ultimo
decreto flussi e della sanatoria-truffa per colf e badanti. E’ un
terreno fertile ad infiltrazioni mafiose: un primo passo per evitarle è
la regolarizzazione di tutti i migranti e il rilascio automatico del
permesso di soggiorno. L’irrigidimento dei criteri per l’ottenimento
del ricongiungimento famigliare e della cittadinanza e anche
semplicemente i vincoli per l’idoneità alloggiativa hanno l’effetto di
autorizzare la residenza in Italia solo ai migranti privati dei propri
affetti e quindi destinati ad una permanenza temporanea. Senza una riforma immediata del diritto di cittadinanza, nessun futuro potrà essere garantito:
i genitori non avranno la pensione e i figli sono costretti ad
accettare limiti razzisti per l’ingresso nella scuola come ha
dimostrato l’esperienza di Luzzara e l’introduzione del tetto del 30%
di studenti immigrati nelle classi. Di fronte alla crisi, la strategia
del governo è quella di ridurre al minimo i costi sociali del lavoro.
Una strategia che spiega perché, in caso di espulsione oppure se
lasciano l’Italia, i migranti non possono ritirare i contributi
versati. Come i lavoratori italiani, i migranti subiscono un attacco complessivo agli ultimi residui di welfare. Di fronte a tutto questo, è necessario costruire

mobilitazioni
che lottino per l’abrogazione della Bossi-Fini e del “Pacchetto
Sicurezza”, per la piena regolarizzazione dei migranti e l’estensione
di tutti i diritti a partire da quello di cittadinanza.

Per
un futuro d’integrazione, per una città libera e plurale è necessaria
una risposta forte, contro il razzismo, la xenofobia e tutte le leggi
che li creano e legittimano: 
uno sciopero del lavoro migrante da costruire come
forte protesta di tutti i lavoratori, italiani e migranti. Una giornata
in cui tutti gli stranieri si fermano per far capire quanto è
importante la loro presenza, che non possiamo fare a meno di “loro”. E
soprattutto che non ci devono più essere contrapposizioni tra “noi” e
“loro”, e che solo insieme possiamo costruire una città migliore e più vivibile.
I sostenitori della mobilitazione si impegneranno in prima persona
partendo dal basso a costruire con i migranti, i lavoratori e la
cittadinanza tutta una realtà basata sull’uguaglianza, il rispetto e la
solidarietà.

COMITATO PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA – ASSOCIAZIONE CITTA’ MIGRANTE

info – contatti – adesioni primomarzo2010reggioemilia@gmail.com

 

 

IN MERITO AI FATTI ACCADUTI ALLA SCUOLA DI ITALIANO DI BOLOGNA

In merito ai fatti accaduti alla scuola di italiano di Ya Basta! Bologna

La
luna e la notte arrivano. E’ lunedì. Col buio di una giornata di lavoro
dietro la schiena, a cavallo sulla mia bici penso ai visi che verranno
stasera. Il sorriso e l’energia di Larissa, qualcosa di tenero nello
sguardo di Kamel. L’affetto materno fra i frusci dei vestiti di Uzma.
Qualche ragazzo nuovo, appena arrivato, con ancora addosso e in bocca
il sapore del pesce fritto che prima della sua partenza si cucinava
sulla costa africana.
E’ lunedì e inizio la settimana con loro. Insieme prepariamo i giorni,
ma non si parla di futuro, a noi ci basta il presente : due ore, una
lavagna, dei fogli bianchi per ricominciare da capo.
Cacciamo
il freddo di febbraio con qualche parola d’italiano in più, un verbo
coniugato correttamente, una risata condivisa. Cacciamo insieme la
malinconia delle terre abbandonate, della solitudine, della nostalgia
del fratello lasciato dall’altra parte del mare, cacciamo i ricordi di
Lampedusa, della morte in mare. Cacciamo insieme le lacrime, le
riportiamo lontane, almeno ci proviamo.
Loro sono il Mondo : egiziani, pakistani, brasiliani, algerini,
marocchini, cinesi, moldavi, ucraini…E io sono ben poco, solo
un’insegnante volontaria d’italiano. Loro sono il mondo e io una
particella.  
E’
lunedì e dopo la lezione ci fermiamo spesso volentieri davanti alla
scuola, per chiacchierare, per salutarsi bene. Si fuma una sigaretta,
si parla del Corano, dell’Amore che si sta aspettando, del razzismo,
dei dolci della mamma. Loro sono un po’ degli insetti notturni : escono
sotto la protezione della luna, sanno di poter vivere più liberi una
volta che le finestre dei palazzi sono chiuse e che la buonanotte è
stata data. Noi davanti alla scuola, non pensiamo un attimo alla paura,
alla polizia, alla legge. Siamo insieme, e questo ci basta per
illudersi qualche minuto prima di ritornare in una realtà dove il
giorno è lotta, assenza, nascondiglio, paura e dove la notte è riposo
ma anche angoscia per l’indomani che ricomincerà presto.
Oggi però
so degli avvenimenti accaduti dopo la scuola, a Bologna, una scuola come
la nostra, che accoglie migranti, che abbiano il permesso di soggiorno
o che non lo abbiano perché noi disobbediamo al pacchetto
sicurezza. Oggi però so della paura degli insegnanti e degli allievi
sorpresi da controlli della polizia mentre la lezione era finita. La
realtà è arrivata senza lasciare tempo di spegnere la sigaretta di
conforto. Il rifugio e il riposo della notte non sono nemmeno
consentiti ai migranti e a chi aiuta loro. Sappiate però che ieri come
oggi e sicuramente come domani, non ho e non avrò paura. Voi insegnanti
di Bologna, noi di Reggio siamo dalla parte giusta. Dalla parte di chi
accoglie, di chi riceve, di chi impara. Dalla parte di chi lotta, di
chi non si arrende, di chi non ha paura, di chi accompagna.
Non abbiate paura, chi arresta, controlla, sfida, intimidisce non si
merita neanche un fremito. Continuiamo quindi perché ci sono ancora
tanti fogli bianchi da scrivere, tante chiacchiere da fare.

Sappiate infine che la scuola d’italiano “Città Migrante” è solidale con tutti voi, insegnanti e allievi.

Caroline Tobaty
Una delle insegnati della scuola di italiano dell’associazione Città Migrante – Reggio Emilia

SABATO 16 GENNAIO: PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ CON I MIGRANTI DI ROSARNO

Solidarietà ai migranti di Rosarno:

 
Presidio antirazzista sabato 16 gennaio ore 15, Piazza Prampolini
Reggio Emilia

La ribellione di Rosarno mette a nudo tutta la falsità delle
politiche in tema di immigrazione e  costringe a guardare quello che già si poteva immaginare
perché se ne conoscevamo tutti gli elementi, ma che oggi  più che mai non è possibile nascondere.

Rosarno mostra infatti come, a dispetto delle dichiarazioni
del ministro Maroni, ,sia la stessa legge sull’immigrazione a produrre sfruttamento,
manodopera a bassissimo costo, demolizione di ogni tipo di diritto. Lotta al
clandestino e via libera allo sfruttamento regalando così abbondante cibo alla
criminalità organizzata.

Rosarno ci mette inevitabilmente davanti alla violenza
strutturale di un mercato del lavoro selvaggio, di un sistema economico mafioso
fatto di una filiera agroalimentare che premia chi specula e sfrutta. Se il
prezzo delle arance è di 22 centesimi al chilo la manodopera a pochi euro l’ora
è indispensabile.

Ecco come la legge in tema di immigrazione sostiene il
mercato del lavoro ed oggi più che mai con l’entrata in vigore del reato di
clandestinità la produzione di schiavi per legge non fa che aumentare.

L’irregolarità e di conseguenza il lavoro nero non sono
quindi effetti collaterali ma bensì strutturali.

Rosarno non è un fenomeno isolato e unico ma purtroppo ben
rappresenta una faccia del paese in cui viviamo e oggi di fronte alla crisi
dilagante si svela in tutta la sua crudeltà dove la risposta razzista fomentata
da politiche di odio fa da contorno oltre che aprire ampi spazi di gestione del
territorio alla criminalità organizzata.

Ben conosciamo lo sfruttamento della manodopera migrante nei
cantieri  edili dell’Emilia rossa dove
per reggere gli appalti si risparmia sul materiale e sull’uomo, non solo sulla
sicurezza ma anche sulla sua paga. Quanti stanno ancora aspettando di essere
pagati per la prestazione lavorativa svolta? Quanti sono stati ricattati perché
senza permesso di soggiorno? Quanti hanno subito delle minacce? Quanti appunto
sono gli schiavi di una legge ingiusta?

Ormai sono troppi, non casi isolati, e facili da espellere
quando non servono più, quando alzano la voce, quando devono ricevere lo
stipendio.

E chi pagherà il misero compenso ai braccianti della Piana
di Gioia Tauro dopo la pulizia etnica?

Abbiamo sostenuto e sosteniamo la lotta di chi con coraggio
ha deciso di uscire allo scoperto perché sfruttato e sottopagato nei cantieri
edili di Reggio Emilia e ci sentiamo vicini ai migranti di Rosarno che nonostante
tutto ci hanno dimostrato come la ribellione sia possibile. Chiediamo che non
vengano deportati, rinchiusi nei CIE ma che sia riconosciuta loro la protezione
sociale perché vittime di sfruttamento.

Crediamo sia compito di tutte e tutti, migranti e non, difendere
i diritti negati ai migranti perché significa lottare per i diritti di domani.

La ricattabilità nei posti di
lavoro a partire da chi un permesso di soggiorno non ce l’ha ed è costretto ad
alimentare le tasche dell’economia sommersa lavorando sottopagato e
sfruttato  a chi deve rinnovare il
permesso di soggiorno ed accetta condizioni di lavoro svantaggiate, alle
diverse tipologie di contratto che pongono forme di stratificazione e
differenziazione all’interno del mondo lavoro non fanno altro che regolamentare
il mercato del lavoro riducendo in questo modo la sfera complessiva dei diritti
di tutti. È una battaglia di dignità umana, di civiltà di riconoscimento di
diritti per tutti perché non sarà di certo la guerra fra poveri, alimentata
dalle politiche di governo, la fuoriuscita dalla crisi ma piuttosto una
risposta collettiva che parta innanzitutto dalla difesa della dignità.

È importante dare dei segnali
chiari e mobilitarsi anche a Reggio Emilia come in tante città italiane per
questo invitiamo tutti a partecipare al presidio che si svolgerà sabato 16
gennaio alle ore 15 in piazza Prampolini

 

Associazione Città Migrante

Laboratorio aq16

Gruppo Amnesty International Reggio Emilia

MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA SABATO 7 NOVEMBRE

Concentramento porta S.Croce ore 14.30

manifesto

Il 20 dicembre 2008 apre anche a Reggio Emilia la sede locale
dell’organizzazione neofascista Casa Pound, situata in città in via
Montefiorino 10. L’organizzazione, nata a Roma nel 2003, apre oggi sedi
in moltissime città italiane forte degli appoggi finanziari e politici
provenienti dal PDL.

Chiara è subito l’intenzione dei poundisti,
arruolare nuovi camerati nelle scuole medie superiori attraverso il
ramo studentesco “Blocco Studentesco” per diventare in città ed in
provincia il covo che potesse fungere da punto di riferimento per tutta
la feccia fascista locale.

Nella prima metà dell’anno si
intensifica l’attività propagandistica di blocco studentesco davanti
alle scuole, si segnalano le prime provocazioni contro studenti
antifascisti. Il clima si surriscalda e si arriva a minacce a sfondo
sessista nei confronti di studentesse attive nel movimento antirazzista.

Le
scuole situate nel polo scolastico Makallè vengono a questo punto
presidiate costantemente da agenti digos, questa rimane ad oggi l’unica
risposta educativa dei dirigenti scolastici nei confronti di tensioni
che dalla società si riflettono nelle scuole.

Nel frattempo in
tutto il paese si susseguono pestaggi, aggressioni e violenze nei
confronti di omosessuali, cittadini stranieri ed attivisti di sinistra,
la matrice è prevalentemente una: fascista. Per tutta l’estate si
procede alla politica dei respingimenti in mare dei barconi carichi di
migranti, entra in vigore il pacchetto sicurezza, centinaia di persone
affogano in mare, la responsabilità è del governo italiano, in
particolare del ministro degli interni leghista Maroni. Nella città di
Reggio Emilia, travolta da una crisi economica senza precedenti, si
tenta inutilmente di togliere a suon di ordinanze l’agibilità politica
dei movimenti antirazzisti dalle piazze del centro storico. L’ordinanza
verrà per ben tre volte sospesa.

Si registra nella notte tra il
23 ed il 24 ottobre un escalation: durante un attacchinaggio militanti
di blocco studentesco danneggiano le strutture del Laboratorio Sociale
AQ16. Il giorno seguente, i primi attivisti del centro sociale giunti
per aprire trovano vetri sfasciati, grondaie divelte, bottiglie
fracassate e i materiale esposti nella bacheca dell’associazione Città
Migrante strappati. La matrice è palesemente rivendicata nei manifesti
di blocco studentesco affissi sui muri.

Viene organizzata nel
pomeriggio una conferenza stampa per denunciare pubblicamente
l’aggressione. Nel giro di poche ore giungono sul posto un centinaio di
attivisti e simpatizzanti antifascisti. Si decide che la risposta non
può solo essere quella della denuncia ma è importante dare un segnale
forte. Un corteo di un centinaio di persone raggiunge la sede di Casa
Pound per restituire un po’ del frutto della politica fascista seminata
in città negli ultimi mesi, cioè: MERDA!

Nella nostra città si
respira da troppi mesi aria pesante intrisa di paura, odio e razzismo
accompagnata dall’ascesa di forze politiche xenofobe come la Lega Nord
e la nascita di gruppi neofascisti come Casa Pound. Si sta facendo di
tutto per infangare la memoria antifascista della nostra provincia
partendo da un pericoloso revisionismo storico della Resistenza
Partigiana fino ad arrivare all’erosione dei più elementari diritti del
lavoro e di cittadinanza. Imprenditori politici della paura stanno
ipotecando il futuro della nostra città creando muri ed apartheid che
altro non faranno che alimentare la spirale dell’insicurezza e della
violenza.

 Diamo un segnale forte e chiaro da parte di quella
città che non accetta supinamente leggi fasciste come il pacchetto
sicurezza ed è disposta a disobbedirle. Reclamiamo il diritto di vivere
liberi in una città libera da ronde e bande nere.

FACCIAMOCI SENTIRE, LA MISURA E’ COLMA! GUAI A CHI CI TOCCA.

Laboratorio sociale AQ16

Manifestazione provinciale antifascista,  REGGIO EMILIA

SABATO 7 NOVEMBRE, ORE 14.30

concentramento Porta Santa Croce

Arrivo presso il monumento ai caduti della Resistenza

Per aderire scrivere a: labaq16@fastmail.fm

Adesioni:

ass. Ya Basta! Reggio Emilia
ass. Città Migrante
rivista Pollicino Gnus
CUB scuola
COBAS scuola
Federazione dei Comunisti Anarchici Reggio Emilia
Gruppo Comunista libertario F.lli Cervi
Montagna Antifascista
Studenti Antifascisti Reggio Emilia
P-CARC Reggio Emilia
Skinhead antifascisti antirazzisti
Paola Mistrali
Mirko Tincani segretario provinciale PRC
Alberto Scuderi

Andrea Rapini, ricercatore Università di Modena e Reggio

FAI Federazione Anarchica Reggiana

Mov. Protezione Animali di R.E.

Personaggi ed esponenti di musica/arte/cultura:

Ematoras Family
Labirinz System
Neutravel project
Lab. Hip Hop H2YO
Nakria – hip hop – Sciacca

Diego Lechiara

Assalti Frontali

FFD
LINEA
PUNKADEKA.IT
PUNKITALIANO.IT
UNITED COMMUNICATION Free Indipendent Press

Fulvio "Devil" Pinto

تنظم جميعه حقوقيه يوم السبت القادم مظاهره ضد العنصريه والفاشيه واليمن المتطرف وضد كل من يصنع المعوقات امام
 
المهاجرين علي اعتبارهم الشغل الشاغل لهم يكيدون لهم فهم وقود الفتره
القادمه حتي يصلوا الي اغراضهم السياسيه فهل من رافع لراسه عال بصوته
متمسك بحقه في التعايش في هده البلاد ام انتقلنا من ظلم الفقر وجبروت
الحكام الي بلاد اكثر فقرا وظلما لا بعنصريتهم ولاكن بسكوتنا وفرقتنا
فنكاد نكون جميعا مثل قوم فرعون فهل من جامع لهده الفرقه موحد لصفوفها
لمجابهه هدا الخطر القادم ام سنسمع النداء ونملئ الاكواب بالماء

   اللقاء 07/11 السبت في تمام الساعه 14.30via Roma

Da che parte stare: appello per una grande manifestazione nazionale

L’appello riportato
qui di seguito, frutto dell’assemblea tenutasi a Bologna lo scorso 7
marzo, intende avviare un percorso di mobilitazione in grado di
investire tutte le associazioni, i coordinamenti, le organizzazioni di
migranti e antirazzisti contro il pacchetto sicurezza, il razzismo
istituzionale, gli effetti della Bossi-Fini all’interno della crisi. Si
tratta di un percorso aperto a tutti coloro che vogliano prendervi
parte e arricchirlo con le loro mobilitazioni, con ogni genere di
iniziativa, dibattito e presa di posizione che possa contribuire a
radicarlo nelle lotte quotidiane nei diversi territori. Per queste
ragioni, tutte le realtà che ne condividono i contenuti possono aderire
all’appello inviando una mail a da.che.parte.stare@gmail.com, e sono
invitate a partecipare alla prossima assemblea che si terrà domenica 29
marzo alle ore 14 presso XM24, via Fioravanti 24, a Bologna.


DA CHE PARTE STARE


La crisi colpisce duro, la crisi colpisce tutti: donne e uomini,
italiani e migranti. Eppure, per rispondere alla crisi, il governo
produce e sancisce differenze. È razzismo istituzionale: la legge
Bossi-Fini e il "pacchetto sicurezza" inseguono il sogno di una forza
lavoro usa e getta, vogliono ridurre i migranti e le migranti alla
perenne espellibilità. Tutti i lavoratori e le lavoratrici in cassa
integrazione, sospesi dal lavoro e licenziati vedono ogni progetto di
vita frantumarsi di fronte ai loro occhi. Tra i lavoratori, i precari
con contratti a termine e senza garanzie sono messi alla porta per
primi. Tra
i lavoratori, i migranti vivono una doppia precarietà, sanno che il
permesso di soggiorno non sarà rinnovato, la clandestinità è una
minaccia più vicina, l’espulsione una possibilità sempre presente.
Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.

Il razzismo istituzionale colpisce duro: il Governo Berlusconi, con la
Lega Nord in prima fila e buona parte dei media, hanno dato il via ad
una campagna di odio che si indirizza prevalentemente contro i
"clandestini" ma criminalizza tutti i migranti giustificando il loro
sfruttamento. La proposta di un "contributo" per il rinnovo dei
permessi — che si aggiunge al furto dei contributi previdenziali e
pensionistici che non possono essere ritirati — mostra che il salario
dei migranti è considerato risorsa sempre disponibile. Si tratta di
denaro che, con quello di tutti i lavoratori, pagherà nuovi Centri di
identificazione ed espulsione. E mentre il razzismo istituzionale si
legittima sul corpo delle donne facendo strada a ronde e linciaggi
popolari, la violenza continua nelle case, i tagli alla scuola e al
welfare pretendono di rinchiudere tutte le donne tra le mura
domestiche, riservando alle migranti solo un posto da "badanti". Per
questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.

La crisi mostra spietatamente che lo sfruttamento non conosce
differenze: tutti hanno mutui e affitti da pagare, l’incubo del giorno
dopo. Il razzismo istituzionale impedisce però ai migranti di sperare
persino nelle già povere "misure anticrisi". Ammortizzatori sociali,
piani edilizi, bonus bebè non li riguardano: devono solo pagare, e
farlo in silenzio. L’abolizione del divieto di denunciare i migranti
irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie è l’espressione
più meschina di una strategia che vuole produrre una clandestinità
politica oltre che legale. Impedire di certificare la nascita dei figli
e delle figlie dei migranti senza documenti pone un’ipoteca sulle
prossime generazioni. Per questo è ora di scegliere DA CHE PARTE STARE.

Contro i colpi duri della crisi e del razzismo istituzionale,
la risposta deve essere altrettanto forte. È ora di scegliere DA CHE
PARTE STARE, e tutti e tutte siamo chiamati in causa. Le organizzazioni
autonome dei migranti, che in questi anni hanno tenuto alta la lotta
contro la legge Bossi-Fini, le associazioni e i movimenti antirazzisti,
i sindacati, tutti siamo tenuti a schierarci contro questa politica del
razzismo. Fino a quando i migranti saranno esposti al ricatto, tutti
saranno più ricattabili.
È tempo di ritessere il filo della
solidarietà, di avviare in ogni territorio una nuova grande azione
concreta di lotta capace di opporsi a un attacco alle condizioni di
vita che colpisce prima di tutto i migranti, ma non solo i migranti.

È ORA DI STARE DALLA PARTE DEI MIGRANTI E DELLE MIGRANTI. Per
questo, facciamo appello a tutti i lavoratori, le lavoratrici, gli
studenti e le studentesse, le associazioni e i sindacati, affinché
siano parte di questa lotta. Con questo appello inizia il percorso per
una mobilitazione che arrivi a una grande manifestazione nazionale
entro il mese di maggio in una città del nord
, dove più
evidenti sono le caratteristiche dell’offensiva del razzismo
istituzionale e più marcati gli effetti della crisi. Affinché gli
effetti della legge Bossi-Fini non amplifichino quelli della crisi,

NOI CHIEDIAMO:


– che i permessi di soggiorno siano congelati in caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità, sospensione dal lavoro;

– che i migranti, così come tutti quei lavoratori che non usufruiscono
di ammortizzatori, partecipino alla pari di ogni altro lavoratore a
ogni misura di sostegno e vedano salvaguardati i contributi che hanno
versato;

– che i migranti e tutti i lavoratori possano rinegoziare i loro mutui
in caso di perdita del lavoro; il blocco degli sfratti per tutti i
lavoratori e le lavoratrici nella stessa condizione, perché sappiamo
che un migrante senza contratto di locazione è un lavoratore
clandestino;

– il mantenimento del divieto di denuncia dei migranti senza documenti
che si rivolgono alle strutture sanitarie e della possibilità di
registrare la nascita dei loro figli;

– il blocco della costruzione di nuovi centri di identificazione ed
espulsione, l’utilizzo dei fondi stanziati per iniziative a favore di
tutti i lavoratori colpiti dalla crisi, la cancellazione di ogni norma
che preveda l’allungamento dei tempi di detenzione, la chiusura dei CIE.

– la garanzia di accesso al diritto d’asilo e il blocco immediato dei
respingimenti alla frontiera in attesa della promulgazione di una legge
organica in materia.

Coordinamento immigrati Brescia
Coordinamento migranti Bologna e provincia
Rete migranti Torino
MayDay Milano
Impronte – Rete per la libertà di movimento Roma
ADL-COBAS Federato RDB/CUB Padova, Treviso, Rovigo
Rete 28 aprile
Associazione Città migrante – Reggio Emilia
Coordinamento migranti Fiom-CGIL – Parma
Coordinamento lavoratori immigrati CGIL – Reggio Emilia
Coordinamento immigrati CGIL – Brescia
Associazione diritti per tutti – Brescia
Sportello Illegale CSOA Gabrio – Torino
Razzismo Stop Padova e Venezia
Cittadinanza globale – Verona
Ya Basta! – Bologna
Coordinamento migranti Terza Italia – Senigallia

SABATO 7 MARZO: INCONTRO NAZIONALE DELLE REALTA’ MIGRANTI E ANTIRAZZISTE

Dopo le numerose prese di posizione e gli appelli nelle liste e nei
giornali, dopo le assemblee e riunioni in molte parti d´Italia, dopo i
molti i presidi e le manifestazioni in differenti città contro il
pacchetto sicurezza in via di approvazione, contro il razzismo
istituzionale praticato dal governo e le continue violenze razziste,
crediamo sia giunto il momento di un incontro di tutte le realtà
impegnate nell´organizzazione dei migranti e nella pratica
dell´antirazzismo. La crisi rende sempre più evidente il significato
della legge Bossi-Fini, del legame tra permesso di soggiorno e
contratto di lavoro, della costruzione di nuovi centri di detenzione:
il governo oltre a considerare i migranti come forza lavoro su cui
scaricare i costi di questa crisi, sta anche cercando di utilizzarli
come valvola di sfogo contro le tensioni che stanno crescendo ovunque e
con sempre maggiore intensità.
Contro tutto questo è necessario prendere parola e riprendere l´iniziativa.


Diamo appuntamento per un incontro di tutte le reti antirazziste e le
realtà migranti interessate sabato 7 marzo, ore 14, a Bologna presso
XM24, via Fioravanti 24.

Coordinamento migranti Bologna e provincia
Reti migranti Torino
Coordinamento immigrati Brescia
Impronte migranti Roma
Adl Veneto
Razzismo stop Padova
Città migrante Reggio Emilia
Cittadinanza globale Verona

FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA

Non esistono parole che descrivano
a pieno lo sdegno che le immagini provenienti dalla Striscia di Gaza
producono in queste ore nelle nostre teste e nei nostri cuori. L’ azione
militare dell’ aviazione israeliana ha prodotto in questi giorni centinaia
di morti, in gran parte vittime civili. E non è che l’inizio perchè
ai bombardamenti seguirà l’azione delle truppe di terra che invaderanno
la striscia di Gaza. Non ci sono modi per descrivere questa rappresaglia,
se non come un vero e proprio crimine umanitario. Non possiamo accettare
che lo stato israeliano cinicamente utilizzi la guerra mossa in questi
giorni contro la popolazione palestinese di Gaza come ennesima dimostrazione
di forza nel panorama mediorientale e per consolidare la leadership
del partito Kadima in
vista delle elezioni politiche. Riteniamo
inoltre ridicolo il tentativo di addossare tutta la responsabilità
di questa catastrofe umanitaria al partito Hamas che, piaccia o meno,
è stato scelto dalla stragrande maggioranza dei palestinesi. Ricordiamo,
cosa che il ministro Frattini omette nelle sue dichiarazioni, che il
popolo palestinese scelse Hamas durante le regolari elezioni del 2006,
tra l’altro sotto supervisione di osservatori mandati dall’unione europea,
proprio nell’epoca in cui Frattini ricopriva importanti incarichi in
sede comunitaria. La libera scelta del popolo palestinese in favore
di Hamas fu all’epoca un terremoto politico interno ed esterno al paese:
ruppe lo strapotere dello storico partito Fatah, ormai poco credibile
agli occhi della gente per causa della forte corruzione e produsse una
fortissima pressione occidentale e delle leadership arabe perchè Hamas
non venisse riconosciuto come interlocutore possibile. La conseguenza
fu l’inevitabile scontro tra le due fazioni, l’isolamento totale della
striscia di Gaza in mano ad Hamas ed appoggio incondizionato internazionale
al piano di pace scritto unilateralmente sotto dettatura americana da
parte di Israele ed il ceto politico corrotto legato al presidente dell’ 
ANP Abu Mazen.

Ad oggi la popolazione di
Gaza viene da due anni di embargo totale che ha reso inservibili gli
ospedali, aumentato drasticamente la disoccupazione, impoverito e compromesso
la salute di migliaia di persone riducendole alla fame.

chiediamo:

  • Cessazione immediata
    dell’aggressione militare israeliana;
  • Fine dell’embargo
    navale e terrestre alla striscia di Gaza;
  • Riconoscimento
    del diritto all’ autodeterminazione del popolo palestinese, estendendo
    tale diritto anche alle forme di resistenza;
  • Presa di posizione
    forte dell’unione europea e della lega araba affinché
    si mobilitino per una risoluzione pacifica del conflitto, per spingere
    nel caso in cui l’aggressione continui, a forti sanzioni dell’assemblea
    dell’ONU nei confronti di Israele.
  • Che l’amministrazione
    reggiana, forte di anni di cooperazione civile in Palestina, utilizzi
    tutti i mezzi in suo potere perchè
    questo scempio abbia fine, condannando in maniera decisa il massacro
    perpetuato dall’esercito israeliano.

 

Invitiamo tutti i cittadini
e cittadine indignati, siano essi nativi reggiani o migranti, ad unirsi
al corteo di sabato 3 gennaio 2008.

APPUNTAMENTO ORE 15.00 P.LE
MARCONI (davanti alla stazione)

promuovono:

Laboratorio
aq16, Ass. Città Migrante, Comunità islamica Reggio Emilia,

Giuristi Democratici,
Comunità palestinese Parma

NOI LA CRISI L’ABBIAMO GIA’ PAGATA! VENERDI’ 12 DICEMBRE SCIOPERIAMO

Appello per lo sciopero del 12 dicembre

foto
 

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Oggi
la crisi è evidente e tutti ne parlano, anche i politici. Noi migranti viviamo
da anni questa condizione, in particolare chi di noi lavorava nel settore
edilizio ed ora si ritrova oltre che irregolare anche disoccupato. Per noi è
crisi nera dal 2002, cioè da quando è entrata in vigore la legge Bossi Fini,
quella legge che divide i nuovi cittadini italiani in regolari ed irregolari.
Siamo la forza lavoro trainante dell’economia italiana ma ci vogliono zitti e
sottomessi quando perdiamo il lavoro ed il permesso, ci mandano le forze
dell’ordine in casa perché siamo irregolari ma non ci è lasciata la possibilità
di avere un permesso di soggiorno, i proprietari di casa ci buttano fuori
perché hanno paura delle multe. In questi anni in cui la crisi ci ha mangiato
le nostre vite abbiamo assistito a ipocriti proclami per la “nostra”
integrazione nel tessuto sociale, ribadiamo che ogni migrante che vive in
Italia produce ricchezza dal primo giorno che mette piede nel territorio,
pagando doppio prezzo per tutto. La politica dello sfruttamento ha capito da
tanto tempo che siamo la categoria sociale più debole e più facile da
sfruttare, quindi siamo classificati ed “integrati” come manodopera a
bassissimo costo. A noi questo non piace e stiamo pensando che i migranti
debbano auto-organizzarsi per scioperare e far vedere a tutti che impatto abbia
in un territorio come l’Emilia Romagna una giornata senza di noi.

Per questo rispondiamo
all’appello dell’onda degli studenti perché solo insieme sarà possibile non
pagare il prezzo di questa crisi.

Invitiamo
tutti i migranti di Reggio Emilia a scioperare venerdì 12 dicembre e
manifestare a Bologna CONTRO:

–  la
legge Bossi- Fini. No al blocco per
2 anni dei decreti flussi

–  il
pacchetto sicurezza e sue conseguenze immediate. Il reato di immigrazione clandestina,
, le sanzioni pesanti per chi ospita o affitti casa a cittadini senza permesso.

– la
proposta del governo di un permesso di soggiorno a punti e il blocco del
diritto all’assistenza sanitaria per i cittadini stranieri irregolari

–  le
classi separate per gli studenti figli di migranti.

–  tutte le misure legislative che legittimano ed incentivano xenofobia e
comportamenti razzisti

Appuntamento
treno da Reggio Emilia stazione treni ore 8.45

Francese: Nous la crise, nous l’avons déjà payée ! Vendredi 12 décembre faisons grève !

Inglese: We have already paid the crisis let’s go on strike on Friday the 12th of December

Arabo: يطالبونا
بدفع ثمن البطاله الحاليه وقد دفعناه مقدما

لذا فالجمعه 12ديسمبر سنقوم بعمل اضراب جماعي عن العمل

 

 

 

 

 

LA SCUOLA IN PIAZZA

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mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;}Siamo presenti oggi a questa iniziativa pubblica “La scuola
in piazza”
come nuovi cittadini di questo paese perchè il futuro di questa
città è anche il nostro. Qui stiamo lavorando, stiamo contribuendo alla
ricchezza economica e sociale e cresciamo i nostri figli.

La crisi che oggi viviamo tutti e che è particolarmente
esplicita nei tagli del mondo della scuola, ma anche nelle tante persone in
cassa integrazione nelle fabbriche, è già da qualche anno che noi come migranti
ne stiamo subendo le conseguenze.

Sulla nostra pelle viviamo i restringimenti dei parametri di
cittadinanza, lo sfruttamento nel mondo del lavoro e le politiche razziste.
Tutto questo per renderci braccia da lavoro e non soggetti in grado di pensare,
amare, sognare e produrre nuove relazioni. Utili per lavorare, facili da
liberarsene nel momento in cui non se ne ha più bisogno e capro espiatorio per
le tensioni sociali che la crisi inevitabilmente genera. Ma noi siamo una parte
importante di questa società e non come sovente veniamo descritti negli
articoli di cronaca. Basta pesare a quanti sono ormai i bambini di origine
straniera che frequentano le scuole reggiane.

Il mondo della scuola è fortemente compromesso dalla
cosiddetta riforma Gelmini e un nuovo provvedimento minaccia il diritto
all’istruzione e la convivenza tra le differenze. La mozione della Lega Nord di
istituire le “classi ponte” altro non fa che etichettare il migrante da parte
delle istituzioni . Classi per soli immigrati dunque, per rafforzare quel falso
pregiudizio secondo cui la presenza di alunni stranieri nelle scuole danneggia
i bambini italiani. Ma a compromettere la qualità della scuola sono sicuramente
i tagli e le riforme e non di certo i bambini di origine straniera. La scuola
rappresenta inoltre un importante luogo di contatto e di relazioni, di scambi
fra persone portatrici di culture diverse. E come hanno anche dimostrato in un
ampio documento le società linguistiche italiane (Sig -Società italiana di
glottologia, Sli -Società di linguistica italiana, Aitla- Associazione italiana
di linguistica applicata e Giscel -Gruppo di intervento e studio nel campo
dell’educazione linguistica) anche lasciando da parte la questione delle
discriminazioni, queste classi ponte "sono inefficaci".

Oggi vogliamo essere “LA SCUOLA IN PIAZZA”, protagonisti
insieme di questa battaglia perché come non sono i nostri bambini a peggiorare
la qualità della scuola, non siamo noi a peggiorare la qualità della vita di
questo paese.

Per questo venerdì 12 dicembre saremo a Bologna per
partecipare allo sciopero generale ed invitiamo tutte e tutti ad essere con
noi. Appuntamento stazione treni ore 8.45

PROCESSO A CARICO DI UN’ATTIVISTA DELL’ASSOSIAZIONE CITTA’ MIGRANTE


Questa mattina, presso il Tribunale di
Reggio Emilia, è iniziato il processo a carico di un’attivista
dell’Associazione Città Migrante. Le accuse sono: diffamazione,
ingiuria e interruzione di servizio commerciale. La prima udienza si è
conclusa con il rinvio al 24 marzo prossimo in quanto non erano
presenti i teste dell’accusa.

Ascolta gli audio della conferenza stampa e vedi la fotogallery

Il comunicato stampa

Il 25 febbraio 2008 una cinquantina di attivisti dell’associazione
Città Migrante ha indetto un presidio con conferenza stampa per
reclamare una cosa che dovrebbe essere scontata: il diritto ad essere
pagati per le prestazioni lavorative effettuate.
Diverse persone dipendenti da Ital Edil, azienda edile di Reggio
Emilia, hanno infatti denunciato di non aver ricevuto il salario
pattuito per il lavoro svolto.
Il presidio è avvenuto davanti alla sede di Technological Building 7,
poiché gran parte del personale che prima lavorava negli uffici di Ital
Edil (la cui sede era stata abbandonata misteriosamente) esercitava ora
la propria attività negli uffici di questa seconda ditta.
L’incontro di febbraio si è concluso, dopo circa un’ora di trattative,
con la promessa dell’azienda di ricevere i lavoratori entro venerdì 29
febbraio per trovare una soluzione ai loro problemi.
Così non è stato. Dopo qualche tempo, è arrivata, al contrario, una
querela con una richiesta di risarcimento di 20.000 euro. Le accuse
sono: diffamazione, ingiuria, interruzione di servizio commerciale. Si
noti che, durante il presidio di febbraio, una delegazione aveva
semplicemente suonato il campanello e salito le scale dopo che le era
stata aperta la porta presso gli uffici della Technological Building 7.
Aveva quindi espresso verbalmente le proprie richieste e perplessità,
dialogando con alcuni interlocutori prestatisi alla conversazione
volontariamente.
In quell’occasione lo striscione che accompagnava il picchetto
recitava: “Chi è l’irregolare? Lo sfruttato o lo sfruttatore?”. A
questa domanda retorica rispondono i permessi di soggiorno avuti,
tramite l’articolo 18 del testo unico sull’immigrazione (rilascio del
permesso di soggiorno per motivi di grave sfruttamento e racket), da
migranti irregolari che avevano prestato servizio senza ricevere
compenso presso la ditta Ital Edil s.r.l. .

Questa storia è il frutto amaro di un sistema economico che qui a
Reggio Emilia ha fatto del boom edilizio una miniera d’oro: per gli
enti locali una fonte enorme d’ingresso sotto forma di oneri
urbanistici, per il settore edilizio e bancario un’ occasione unica di
profitto e speculazione finanziaria, per le organizzazioni criminali un
terreno ottimale per il riciclo di danaro sporco.

E’ palese che oggi, in questo periodo di crisi (scoppiato con i mutui
subprime americani) a pagare per primo è l’esercito di lavoratori
regolari ed irregolari, in maggior parte di origine straniera, che si
vedono negati il più elementare diritto lavorativo: quello di essere
pagati.
Sottolineiamo ancora una volta che per migliaia di cittadini di origine
straniera lavorare in nero non è una scelta di comodo ma una condizione
obbligata dall’impossibilità oggettiva di potersi regolarizzare, per
cui senza un permesso di soggiorno non è possibile avere un contratto
di lavoro e di affitto in regola. La situazione attuale del territorio
reggiano, già gravissima (pensiamo alle domande di regolarizzazione
presentate con l’ultimo decreto flussi) e ben descritta dal quarto
posto nella classifica del Sole 24Ore in materia di presenza
d’irregolari in Italia, è destinata a peggiorare. La crisi porterà ad
un aumento esponenziale della disoccupazione per cui i lavoratori
migranti oggi regolari si troveranno di colpo nella condizione
d’irregolarità: senza lavoro non è possibile rinnovare il permesso di
soggiorno.
Per questo oggi più che mai chiediamo la sospensione della legge Bossi-Fini.

Noi cittadini migranti siamo stati i primi a viverci sulla pelle gli
effetti della crisi che oggi investe ampi strati della società
italiana. Purtroppo non l’abbiamo vissuta solamente vedendoci tagliati
i diritti base in ambito lavorativo, ma abbiamo assistito ad un
escalation di misure restrittive della libertà imposte dalla politica
che vuole buttarci addosso le inevitabili tensioni sociali che la crisi
innesca, fomentando razzismo e discriminazioni.

Non siamo disposti a pagare una crisi di cui non siamo responsabili.