MANDATO DI CATTURA INTERNAZIONALE PER DISSIDENTE POLITICO TOGOLESE

La conferenza stampa dell’associazione Città Migrante e dei legali

tratto dal sitto: www.meltingpot.org
i video della conferenza stampa

Amegandjin Mawule fugge dal Togo, dopo essere stato rinchiuso e torturato in un carcere clandestino perché dissidente politico dell’attuale governo del paese.
Grazie all’aiuto di alcune persone riesce ad arrivare in Italia ma al momento della richiesta di protezione internazionale presso la Questura di Reggio Emilia dopo essere stato fotosegnalato, viene tratto in arresto in esecuzione di un mandato di cattura internazionale a suo carico, che ha dato vita al tutt’ora pendente processo di estradizione: il Togo lo rivuole indietro. Questo significherebbe una sola cosa : il signor Amegandijin dovrebbe tornare in patria dove, come ha più volte dichiarato, rischierebbe la vita.
Questa storia non passa in silenzio, come molto probabilmente avviene per tante altre vicende che possono essere simili a questa. Non è una novità che dissidenti politici che fuggono dal paese di origine poichè perseguitati, una volta arrivati in Italia, senza risorse, senza reti e senza avvocati, vengono rimpatriati nel loro paese dove troppo spesso li aspetta la tortura e la morte. Anche le ultime vicende balzate agli onori della cronaca sono la testimonianza di come – con troppa facilità – queste persone vengano espulse senza tutela dei loro diritti fondamentali.

Il signor Mawule arriva allo Sportello dell’associazione Città Migrante il 22 maggio 2013 accompagnato da alcune persone che lo hanno trovato in stazione, dove da pochi giorni si trovava dopo l’arrivo in Italia. Racconta di essere un perseguitato politico. E’ uno dei membri fondatori dell’ANC (Alliance Nationale pour le Changement) , un partito politico che è all’opposizione rispetto al governo in carica. Si tratta di un partito giovane e di composizione eclettica e variegata che raccoglie le molteplici esigenze di cambiamento di un Paese che da sempre porta su di sè il peso di una dittatura che si finge democratica.
La mattina del 4 marzo scorso, in Togo, quattro agenti della polizia di Stato in borghese lo prelevano dalla sua abitazione , lo ammanettano, lo bendano e lo caricano su un’auto senza targa. Lo rinchiudono in una struttura clandestina che funge da carcere. Nei giorni seguenti viene appeso al soffitto con una corda, sottoposto a scariche elettriche , bastonato, immerso nell’acqua gelida ovvero nei suoi escrementi e sottoposto a luce abbagliante fino a riportare danni permanenti agli occhi. Lo interrogano e lo invitavano a confessare di far parte di gruppi che promuovono manifestazioni di opposizione al governo ed altre attività di apologia ovvero sovversive.
Un giorno uno dei soldati di guardia, che non partecipa agli interrogatori, lo riconosce perché cliente di un negozio in cui il signor Amegandjin aveva lavorato precedentemente.
E’ la stessa guardia a riferire al signor Mawule che si trovano in un carcere clandestino della ANR (Agenzia nazionale di Intelligence) dal quale non si esce mai sulle proprie gambe.
Il soldato riferisce poi a Mawlè che è stata organizzata la sua fuga e lo aiuta ad evadere dal carcere, dove un prete di origine ghanese lo porta oltre confine, lo cura ed organizza il viaggio fino all’arrivo in Italia.
L’associazione Città Migrante attiva le procedure per la richiesta di protezione internazionale insieme all’avvocato Alessandra Scaglioni che collabora con lo sportello, oltre ad attivare le strutture del territorio perché il signor Amegandjin possa essere accolto in un progetto, vista anche la delicata situazione in cui le persone vittime di tortura si trovano. Il territorio di Reggio Emilia non fornisce risposte e il signor Mawule viene ospitato nella casa occupata da alcuni profughi provenienti dalla Libia.
Il giorno 5 giugno 2013 il signor Amegandjin, accompagnato dall’avvocato Alessandra Scaglioni, presso la questura di Reggio Emilia per essere fotosegnalato ai fini di presentare domanda di protezione internazionale, viene tratto in arresto a causa di un mandato di cattura internazionale pendente sul suo collo e portato nelle carceri di Reggio Emilia, dove tutt’ora si trova.
L’ accusa labile su cui si fonda il mandato sarebbe quella di appropriazione indebita di denaro di proprietà della ditta per cui lavorava e furto. La Repubblica del Togo presenta il signor Mawluè come un delinquente comune di un reato tutto sommato di limitata gravità e ne chiede la consegna all’Italia. L’attenzione e l’insolito impegno con i quali il governo del Togo richiede l’estradizione di una persona accusata di un reato comune come questo fanno ben pensare che ci sia in realtà la necessità di riavere in patria un oppositore politico e testimone diretto di strutture clandestine nelle quali viene praticata la tortura e la sparizione di personaggi scomodi.
L’associazione Città Migrante, insieme ai legali Avv, Alessandra Scaglioni e Avv. Vainer Burani, nominati dopo l’arresto a Reggio Emilia, si sono attivati per reperire la documentazione relativa agli avvenimenti che il signor Amegandjin ha raccontato mettendosi in contatto con alcuni membri del partito ANC in Togo. La documentazione che i legali hanno allegato alla contro requisitoria dimostrano con certezza l’ appartenenza del signor Amegandjin ad un importante partito di opposizione e la sua qualità inconfutabile di fondatore del medesimo partito di opposizione all’attuale governo, nonché candidato alle prossime future elezioni legislative. Inoltre Mawule risulta essere un oppositore perseguitato , il suo nome è al numero 20 della “liste alphabetique” non esaustiva arrivata direttamente dalla segreteria della ANC togolese da cui si evince la sua tragica storia.
E’ fatto noto che nella repubblica del Togo gli oppositori al governo siano soggetti a persecuzioni, torture, abusi e atti degradanti anche di natura psicologica. Basta utilizzare i veicoli mediatici per accorgersene. Per esempio: Amnesty International, nel suo rapporto 2013, condanna la tortura messa in atto dalla forze di sicurezza e in special modo dall’agenzia di intelligence nazionale, contro civili e personale militare accusate arbitrariamente di complottare contro lo Stato. Inoltre dichiara che sono impiegati metodi di tortura in detenzione pre processuale allo scopo di estorcere confessioni o per implicare penalmente gli imputati.
Ora si attende di sapere quale sarà la sorte di Mawule e se verrà tutelato il suo diritto all’asilo invocato con forza e disperazione. Quello stesso Mawule che, a differenza di tanti altri, nella sua fuga ha incontrato una rete di appoggio e una difesa legale: molto probabilmente, se questo non fosse successo, Mawule non si troverebbe nella casa circondariale di Reggio Emilia ma in un carcere clandestino togolese e la sua vita sarebbe in serio pericolo.

Estradizione: nota sintetica a cura dell’Avv. Alessandra Scaglioni

L’ estradizione è forse il più tipico degli strumenti di cooperazione internazionale per la repressione dei crimini.
Soffre, come tale, del vaglio discrezionale della opportunità politica ma, al contempo, ha tra i suoi obiettivi quello di verificare che un processo di detta natura non vada a ledere diritti considerati fondamentali dalla nostra carta costituzionale.
Essa è disciplinata dagli articoli 697 e seguenti del codice di procedura penale.
La Costituzione italiana, in materia, pone tre principi fondamentali la cui ratio si riflette anche nella nuova normativa in materia di mandato di arresto europeo.
Essa infatti non è ammessa:

- per reati politici (art 10, 4 comma della Costituzione) .
Tale divieto è collegato direttamente con il diritto di asilo che si basa sulla universalizzazione della libertà e della democrazia. Ovvero. Uno Stato non può al contempo riconoscere ad uno straniero il diritto di chiedere in Italia lo status di rifugiato o protezioni similari e di poi consegnarlo senza alcun vaglio preventivo nelle mani di soggetti che potrebbero torturarlo ovvero perseguitarlo;
- è consentita solo ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali
- è radicalmente vietata l’ estradizione del cittadino per reati politici (sempre collegato al sopra richiamato articolo 10 della Costituzione).
Inoltre, l’ estradizione è concessa in presenza della doppia incriminazione : il fatto per cui si chiede l’ estradizione deve essere previsto come reato in entrambi gli ordinamenti coinvolti (Stato richiedente e richiesto) . Ma il principio qui richiamato è oggi superato dal mae (mandato di arresto europeo) tanto che numerosi sono oggi i casi di consegna obbligatoria in deroga al principio medesimo.
L’ estradizione è anche governata dal principio di specialità (art 699 cpp) che ne subordina la concessione alla condizione che lo Stato richiedente non sottoponga l’estradato ad alcuna restrizione della libertà personale per fatti anteriori alla consegna diversi da quelli per cui si discute in sede di estradizione.
Il procedimento italiano di estradizione si divide inoltre in due fasi : una giurisdizionale, avanti alla corte di Appello competente, che ha inizio con la richiesta espressa all’ imputato se dia o meno il consenso alla consegna, volta ad accertare la sussistenza delle condizioni per l’ estradabilità ed una amministrativa, volta a dare concreta esecuzione alla estradizione.
La seconda fase ha un fine prettamente politico che lascia in ogni modo al Ministero della Giustizia spazi di discrezionale valutazione sulla opportunità politica di estradare o meno un determinato soggetto.
Se l’ estradato inoltre si trova in stato di detenzione poiché è stata applicata una misura cautelare restrittiva nel corso del giudizio, lo stesso è posto in libertà sia in caso di diniego della estradizione da parte del Ministro che se non sia intervenuta una decisione dello Stesso entro 45 giorni dalla definitività della decisione giudiziaria.
Con particolare riferimento al concetto di reato politico nei procedimenti di estradizione ed il sancito divieto costituzionale si è notato come nel tempo la giurisprudenza costituzionale italiana si sia ispirata al principio della massima espansione dei diritti fondamentali anche nei procedimenti di cooperazione internazionale ai fini della repressione dei delitti considerando prevalenti le ragioni della tutela di tali diritti su valutazioni di carattere processuale od ordinamentale o su scelte politiche, ma al contempo si è assistito all’ abuso da parte di determinati stati richiedenti dello strumento giurisdizionale della estradizione.
Infatti attraverso false accuse per reati comuni ovvero addirittura quasi bagatellari si è cercato di riportare in patria soggetti ritenuti scomodi e pertanto da sopprimere,
Da qui l’esigenza disperata che le Autorità coinvolte possano cogliere il vero fine di una estradizione al di là del carteggio di facciata.

DOPO UN BELLISSIMO ANNO DI SCUOLA CI SALUTIAMO. ARRIVEDERCI A SETTEMBRE

E’ ARRIVATA L’ORA DEI SALUTI, DEI FELICI SALUTI DOPO UN BELLISSIMO ANNO DI SCUOLA. Ci diciamo “all’anno prossimo” con il sorriso e con in testa momenti condivisi di lavoro, di riflessione, DI FESTA, di esercizi, di grammatica, di risate.

MA CI SALUTIAMO ANCHE AGGIUNGENDO COLORI ALL’AULA DELLA SCUOLA, CON L’AUTO DI ALCUNI STUDENTI (GRAZIE A CHARAF, IBRAHIM, KHALID, KALILOU, ZAMAN, FAROOQ, CRISTIAN, NADER) E DI INSEGNANTI. AZZURRO E GIALLO PER RISCALDARE IL PROSSIMO SETTEMBRE DELLA SCUOLA DI CITTA’ MIGRANTE. Le porte della scuola mista riapriranno lunedì 16 settembre e quelle della scuola delle donne riapriranno mercoledì 18 settembre.

 Ci salutiamo INFINE con la storia CHE RISCALDA PASSATO E PRESENTE ALLO STESSO TEMPO.

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Non è il primo incontro con Antonio CANOVI, storico di professione. siamo già giunti alla terza puntata. Anni fa venne in aula e tenne una lezione sulla storia della migrazione degli Italiani all’estero. L’anno scorso, il 25 luglio 2012, ricordando la caduta di Mussolini, ci propose una visita guidata in città, attraverso via Roma, quartiere del Popolo Giost, Piazza della Vittoria e il suo parco … e quest’anno, l’8 luglio 2013 percorrendo gran parte delle strade centrali della città.

Questi tre appuntamenti con la Storia hanno scatenato una voglia di partecipazione altissima, di tutti: studenti, insegnanti e amici dell’associazione …

Un caso ? No, una realtà, una consapevolezza. Quella di sentire il bisogno di far parte. La Storia e la sua conoscenza permettono di riconoscersi nei luoghi, negli spazi, nei tempi. Offre sentieri comuni, condivisi con e tra gli abitanti. Tant’è che questi stessi abitanti reggiani hanno avuto piacere, a luglio di quest’anno, di fermarsi e raccontarci qualcosa, A far storia con noi.

Immaginate un gruppo meticcio composto da reggiani, da italiani, da marocchini, da maliani, da pakistani, da argentini, da nigeriani che segue un uomo che tiene appunti sotto il braccio e si ferma ad ogni angolo di strada per raccontarci; immaginate lo sguardo dei passanti, interrogativi, divertiti, interdetti. Immaginate un gruppo meticcio che sembra un serpente, immaginate un gruppo meticcio che felicemente si sente libero, autorizzato a stare in mezzo e con. La storia permette anche questo: la riappropriazione dei luoghi e il viverli. Lascia che lo spazio possa diventare casa tua, casa mia, casa nostra.

Visita Guidata 08 Luglio 2013-07-09
Con Antonio Canovi (storico) e Sandra Palmieri (insegnante e ricercatrice)

MOSTRA FOTOGRAFICA OCCUPAZIONE PROFUGHI ALLA FESTA DI CASA BETTOLA

Ringraziamo tutte le persone che in qualcunque modo hanno appoggiato e dato il loro contributo all’occupazionne della casa in via Goriza di alcuni profughi dalla Libia . I lavori sono andati avanti e la maggior parte degli arredi sono arrivati.
Domenica 2 giugno dalle ore 15 nel parco delle caprette, in occasione della festa di Casa Bettola “Radici nell’asfalto” ( quattro anni di occupazione della casa cantoniera in Via Martiri della Bettola ), verrà allestita una mostra fotografica a cura di Sara Ceresoli che ripercorre le tappe dell’occupazione della casa. Vi aspettiamo!Questa è la lista del materiale che ancora manca:
1 tavolo
1 rete da letto da una piazza
1 armadio
1 mobiletto per piatti
1 divano
1stufa a legna
tel di riferimento:  3478400532
Casa Bettola, insieme al laboratorio aq 16 è anche la casa di Città Migrante, dove ogni giorno donne e uomini (e a casa Bettola soprattutto i bambini e le bambine) mettendo a disposizione intelligenza,energia,lavoro e gioco, nelle modalità più variegate, fanno in modo che la casa sia sottratta all’abbandono, al degrado, alle logiche del mercato e della speculazione e restituita alla collettività attraverso l’esercizio del diritto che sia di tutte e tutti, dove a non avere cittadinanza sono il razzismo e lo sfruttamento sia dell’uomo che dell’ambiente.

Buon compleanno e lunga vita a Casa Bettola,
che dalle radici possano nascere forti alberi

e che dagli alberi possano sbocciare fiori dai mille colori!

DOMENICA 26 MAGGIO AL FIANCO DEI PROFUGHI DALLA LIBIA- PROSEGUONO I LAVORI ALLA CASA OCCUPATA IN VIA GORIZIA

Domenica 26 maggio dalle ore 14 siete tutti invitati alla giornata di lavori nella casa occupata dai profughi in via Gorizia 12 Reggio Emilia.
Nelle ultime 3 domeniche abbiamo pulito, pitturato e ammobigliato la casa grazie all’aiuto di tutti.

Segue l’aggiornamento della lista delle cose  che ancora servono  per dare sempre piu autonomia e dignità alla casa.

– 3 materassi e reti singole
– 1 armadio
– 2 comodini
– 1 mobile per i piatti
– 2 coperte
– 1 divano
-1 stufa a legna.

Chi ha materiale disponibile può chiamare Michele al cel.3283856035

Vi aspettiamo domenica a fianco dei rifugiati dalla Libia .

Alcune foto di queste giornate di lavoro a cura di Sara Ceresoli

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RECUPERO STABILE VIA GORIZIA 12 – LA CASA E’ UN DIRITTO- CONTINUANO I LAVORI CON I PROFUGHI DALLA LIBIA

Continuano i lavori di recupero della casa di via Gorizia 12, occupata dai profughi provenienti dalla Libia.
Anche questa domenica, 19 maggio, dalle ore 14.00 ci ritorveremo alla casa per continuare i lavori.
Le scorse due domeniche abbiamo ripulito le stanze e ripitturato le pareti.
Questa domenica inizieremo ad arredare lo spazio.

Anche in questa fase chiediamo l’aiuto e la collaborazione di tutt*.
Questa è la lista di ciò che serve all’interno della casa:
– un gabinetto
– un lavandino
– 4 materassi singoli con rete o 2 matrimoniali con rete
– 1 armadio
– 2 comodini
– 1 mobiletto da cucina (per le stoviglie)
– 2 coperte
– 1 divano
– 1 stufa a legna

Chi avesse a disposizione del materiale può contattare Michele al n° 328-3856035.

Vi aspettiamo questa domenica al fianco dei profughi!

LA CASA E’ UN DIRITTO DI TUTT*!!!

STOP CITTADINANZE NEGATE – INIZIATIVA A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA

Sabato 25 maggio ore 19

Iniziativa in sostegno alla campagna Stop Cittadinanze negate
Per il riconoscimento della cittadinanza come diritto.

Pizza con prodotti biologici dei contadini del territorio preparata nel forno comune di Casa Bettola
10 euro pizza, bevanda e dolce. Su prenotazione al num 3355413180

La serata sarà accompagnata dal concerto di musica mediterranea di Jamal Ouassini,Vanghelis Merkouris e altri musicisti

Presso Casa Bettola, Via Martiri della Bettola 6

Iniziativa promossa da Ass. Città Migrante, gruppo Emergency Reggio Emilia. Ga3,
Jahspora Crew, Lab aq16

Invitiamo tutte e tutti a sottoscrivere l’appello:
Stranieri siete voi! Il cambiamento ha piena cittadinanza.
Appello contro il rigetto della cittadinanza ad un attivista No Dal Molin

Stop Cittadinanze negate Casa Bettola 25 maggio1

La cittadinanza italiana, in molti casi, viene concessa e non riconosciuta come diritto. Questo comporta che troppo spesso viene rifiutata in modo discrezionale.
I motivi ostativi all’accoglimento dell’istanza vengono comunicati tramite ex art. 10 bis L. 241/90 da parte del ministero dell’Interno, Ufficio Cittadinanza e la motivazione riguarderebbe la presunta appartenenza, propria o anche solo di un parente, come il padre per esempio, a movimenti aventi scopi non compatibili con la sicurezza della Repubblica.
Altri rigetti riguarderebbero motivazioni inerenti azioni non personali ma riconducibili a famigliari, come il marito per esempio.
Dato di fatto è che tutte queste persone hanno sempre rinnovato il permesso di soggiorno e non sono mai sorte questioni ostative al rilascio, perchè allora viene rifiutata loro la cittadinanza?
La campagna Stop cittadinanze negate vuole essere un’azione di informazione e sensibilizzazione sul tema della cittadinanza ma anche un atto concreto per sostenere ricorsi pilota, che facciano da apripista per un cambio della giurisprudenza in materia di riconoscimento della cittadinanza italiana.

INSIEME PER DARE DIGNITA’ ALLA CASA OCCUPATA DA ALCUNI “PROFUGHI”

Continuano i lavori alla casa occupata da alcuni profughi dalla Libia in via Gorizia 12 (Reggio Emilia). Domenica 12 maggio dalle 14.00 tutti armati di scope, rulli e tempera per mettere a nuovo la casa!!!! Grazie a tutte e tutti per l’interesse, per la partecipazione, per averci messo ognuno del suo,

questa città può davvero essere migliore!

Alcuni profughi provenienti dalla Libia occupano stabile abbandonato

Occupazione di alcuni profughi dalla Libia

Oggi alcuni profughi provenienti dalla Libia hanno occupato uno stabile abbandonato da anni in via Gorizia 12 mossi dalla necessità di avere un posto al riparo in cui dormire.Queste persone, tre di origine pakistane ed uno originario del Mali, dopo il decreto di fine “emergenza nord Africa” si sono trovati in una situazione di grave emergenza abitativa e hanno scelto, a differenza di molti altri profughi nella stessa loro condizione che hanno cercato fortuna altrove, di rimanere nel territorio di accoglienza dove hanno costruito un minimo di relazione e conoscenza con la città.

Sono arrivate ormai da due anni nella nostra provincia, in fuga dalla guerra in Libia, in attesa di un permesso di soggiorno per oltre un anno e mezzo vincolati da questa condizione giuridica che ha impedito una reale possibilità di un percorso di vita autonoma.

La cosidetta “Emergenza Nord Africa”, piano di accoglienza nazionale che nel 2011 “distribuì” sull’intero territorio nazionale poco più di 20000 profughi arrivati dalla Libia durante il conflitto e sbarcati nell’isola di Lampedusa, ha mostrato da più versanti esiti fallimentari e pochi casi di reale riuscita. Infatti vediamo come da profughi di guerra, molti siano diventati senza fissa dimora e migranti da una città all’altra. Da Reggio Emilia a Bologna, da Catania a Reggio Emilia e via dicendo…

Oggi si ritrovano ad ingrossare le file dei già tanti senzatetto e queste quattro persone hanno dato voce al loro grido di dignità con questa occupazione.

Abbiamo seguito la vicenda “emergenza nord Africa” fin dall’inizio, favorendo percorsi di interazione e conoscenza con il territorio ma anche supportando i profughi nelle loro battaglie, dal riconoscimento della residenza all’ottenimento del titolo di viaggio.

Oggi nello specifico appoggiamo questa occupazione e invitiamo tutte le persone che come noi credono che avere un posto in cui dormire sia il minimo diritto per qualsiasi essere umano a portare la propria solidarietà, sia con parole e se possibile con materiale di prima necessità come: brandine, lenzola, sacchi a pelo, materassi, taniche per l’acqua, fornelli e lampade da campeggio, torce…

Noi ci siamo, vi aspettiamo.

per contatti
3662063822
cittamigrante@gmail.com

Associazione Città Migrante, Laboratorio aq16

intervista a Kalilou

intervista a Zaman

I quattro profughi hanno indetto per martedi’ 30 aprile un’assemblea pubblica alle ore 20 in via gorizia 12 per spiegare la loro situazione

1° MAGGIO 2013 “TEMPO DI CRISI TEMPO DI RIVOLUZIONE”

Corteo cittadino ore 14.30 a Porta S.Pietro
(Reggio Emilia)

Sesto anno di crisi economica, un sesto anno in cui abbiamo assistito all’acuirsi e all’aumentare delle crisi nella crisi. La concatenazione di crisi che stiamo subendo da troppo tempo è arrivata ad un punto senza ritorno, la pressione del potere dall’alto e da destra cerca di determinare le nostre vite verso la povertà, verso la perdita totale di diritti: dal lavoro alla sanità, dall’istruzione alla mobilità non si salva niente, la scure dell’austerità e del “bene del paese” non lascia respiro a quanti, giorno dopo giorno, lottano per restare a galla, per arrivare alla fine del mese, per mantenere una vita degna e per non restare incastrati nelle maglie dello sfruttamento e del disastro ambientale.

Il teatrino al quale abbiamo assistito in questi ultimi sessanta giorni, dalla formazione del governo alla farsa dell’elezione del Presidente della Repubblica, ci consegnano un quadro misero e tetro in cui le lobby di potere e gli attori principali della governance del paese hanno definitivamente gettato la maschera. Dalla politica istituzionale alle parti sociali confederali sono state spese soltanto parole vuote e prive di ogni ancora con la realtà: l’unico dato di fatto che vediamo è il mantenimento dei propri privilegi a discapito dei diritti di tutti.
In questi sessanta giorni che hanno sconvolto il quadro istituzionale del paese si è assistito a quanto di peggio ci si potesse immaginare. Il PD si è suicidato sotto i colpi del suo zoccolo duro conservatore in un’ ottica di disperata sopravvivenza e la sua classe dirigente ci ha dato per l’ennesima volta la dimostrazione di ciò che deve per forza succedere: la continuità delle politiche del governo Monti e dei dettami della troika non può essere sacrificata sull’altare del cambiamento, tutto deve restare così com’è… l’Europa ed i mercati lo esigono.

Non da meno è stato il fronte del lavoro, i sindacati confederali e Confindustria che si siedono al tavolo per negoziare la fine della conflittualità nel mondo del lavoro subordinato. CGIL, CISL e UIL hanno così definitivamente sacrificato i lavoratori e le loro rivendicazioni per il mantenimento delle proprie burocrazie sindacali.

In questo quadro desolante è descritto l’intero declino politico e sociale del paese.
Le vecchie strutture stanno venendo spazzate via dall’incapacità e dall’inadeguatezza che fin qui hanno dimostrato, ma noi non affonderemo con loro. Non staremo a guardare mentre, giorno dopo giorno, distruggono le nostre vite.

Reddito, casa, lavoro degno, sanità gratuita, scuola pubblica e di qualità sono diritti non negoziabili, tantomeno sacrificabili sull’altare della ferocia del capitale e della sete di profitto di pochi. Gli ultimi anni ci hanno consegnato una parte di cittadinanza attiva che non ci sta, che lotta e che ogni giorno pratica quel conflitto in grado di strappare ciò che le spetta.
E’ il momento di forzare l’orizzonte. Incominciare a tessere il filo della ricomposizione sociale, dentro e tra quella moltitudine di sfruttati ed esclusi che, dal basso e a sinistra, si organizzi in autonomia per costruire l’alternativa al sistema economico politico e sociale delle banche.

Il 1 maggio 2013 ritorniamo in piazza perché non possiamo più accettare che questa sia la data in cui le burocrazie politiche e sindacali sfilano per Reggio Emilia celebrando per l’ennesima volta un mondo che non esiste più.
Oggi come non mai è attuale il “que se vayan todos” che, nel 2001, urlava il popolo argentino vittima del crack neoliberista nelle piazze di Buenos Aires.
Il primo maggio 2013 il nostro grido “ANDATEVENE VIA TUTTI” sarà per gli inamovibili ed inutili baroni della politica, del PD, dei confederali, della cooperazione marcia, dei banchieri e degli industriali.

Abbiamo un’idea di mondo da mettere in pratica e lo agiamo quotidianamente a partire dai nostri spazi liberati dalle logiche del mercato e della speculazione dove studenti, precari, migranti, famiglie e piccoli coltivatori possono organizzarsi, progettare e agire forme di lotta, di partecipazione, di sperimentazione di economie diverse, senza delegare e senza tifare nessuno, ma protagonisti nell’azione e nel pensiero.
Non per creare oasi in questo deserto ma per aprire spazi di agibilità fuori dalle logiche dello sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente e per dei diritti che siano per tutte e tutti.
Per questo, proprio a partire dal 1 maggio siamo stati e continueremo ad esserci, al fianco di chi è definito illegale per legge, “clandestino”, sfruttabile proprio per la sua condizione giuridica e a partire da questo per definizione da sempre non rappresentato né dal mondo della politica né da quello dei sindacati confederali.

Noi ci siamo.

Laboratorio Aq16, CasaBettola, Studenti Autorganizzati, Ass. Città Migrante