A TAVOLA PER IL DIRITTO ALLA CASA -VEN 22 NOVEMBRE

Venerdì 22 novembre ore 20
A tavola per il diritto alla casa
presso Casa Bettola, via Martiri della Bettola, 6
pizza bevanda e dolce 10 euro
a seguire jam session con Andrea Papini e Matteo Fontana
Il contributo della cena andrà a sostegno dei lavori di recupero
della casa occupata in via Gorizia 12
info e prenotazioni:
1

Il 28 aprile 2013 alcuni profughi provenienti dalla Libia, rimasti senza alloggio e costretti a dormire in strada, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello alla casa, occupando un’abitazione abbandonata e lasciata al degrado da più di ventanni in via Gorizia 12.
Grazie al lavoro collettivo e alla partecipazione di tante e tanti in questi mesi la casa abbandonata sta riprendendo vita restituendo dignità agli abitanti così come al territorio.
I lavori di recupero della casa sono ancora molti e per procedere c’è bisogno del sostegno di ognuno di noi, di chi crede che la casa debba essere un diritto fondamentale garantito a tutte e tutti e che le case non debbano essere lasciate al degrado, all’abbandono e alla speculazione edilizia!

LIBERATO DISSIDENTE POLITICO TOGOLESE

Dopo 5 mesi di carcere viene liberato Amegandjin Mawule.
Il signor Amegandjin si rivolge il 22 maggio scorso allo sportello dell’associazione Città Migrante raccontando di essere fuggito dal Togo, il suo paese d’origine, dopo essere stato rinchiuso in un carcere clandestino e torturato perché appartenete all’ANC (Alliance Nationale pour le Changement) , un partito politico che è all’opposizione rispetto al governo in carica.
L’associazione, insieme al legale Alessandra Scaglioni, che collabora con lo sportello, intraprendono le procedure per la richiesta della protezione internazionale. Il 5 giugno, a seguito del fotosegnalamento del richiedente da parte della questura di Reggio Emilia, il signor Mawule viene tratto in arresto a causa di un mandato di cattura internazionale pendente suo contro e viene portato nelle carceri di Reggio Emilia. L’ accusa su cui si fonda il mandato sarebbe quella di appropriazione indebita di denaro di proprietà della ditta per cui lavorava e furto. L’associazione Città Migrante, insieme ai legali Avv, Alessandra Scaglioni e Avv. Vainer Burani, nominati dopo l’arresto a Reggio Emilia, si sono attivati per reperire la documentazione relativa agli avvenimenti che il signor Amegandjin ha raccontato mettendosi in contatto diretto con alcuni membri del partito ANC in Togo. La documentazione che i legali hanno allegato alla contro requisitoria dimostrano l’ appartenenza del signor Amegandjin ad un importante partito di opposizione, l’ANC nonché la sua carica di membro fondatore del medesimo partito di opposizione all’attuale governo. Inoltre, vengono allegati rapporti come quello di Amnesty International 2012 e altri che confermano l’ uso da parte  della polizia nonché dei membri del governo in carica, nella repubblica del Togo, di strumenti quali la persecuzione, la tortura e la riduzione in schiavitù , mezzi utilizzati per fermare l’orientamento politico in opposizione e pertanto come strumenti di limitazione del diritto alla libertà di pensiero nonché di appartenenza politica.
Il 5 novembre l’udienza in Corte D’appello a Bologna.
La sentenza scarcera il signor Mawule :
“Nel caso di specie , l’estradando ha dimostrato, in maniera attendibile, di essere esponente di primo piano di un partito politico di opposizione , al contempo plausibilmente prospettando la possibilità che i suoi membri siano fatti oggetti di trattamenti persecutori dovuti alle loro opinioni politiche.
Pertanto, quale che sia il suo reale coinvolgimento nei fatti di rilevanza penale che gli vengono attribuiti, sembra sussistere un concreto pericolo che l’ Amegandjin, una volta estradato, sia sottoposto a procedure -sia giudiziarie e non- vessatorie, o comunque, discriminatorie.
Sussiste per tanto la condizione ostativa all’estradizione di cui l’art 705 , comma 2 lett. c) ccp e va pertanto emessa sentenza contraria alla richiesta di estradizione.”

Il signor Mawule oggi è libero, è un richiedente asilo in attesa di essere ascoltato dalla Commissione Territoriale competente. La richiesta di protezione internazionale è stata protocollata  in carcere in seguito, su richiesta del legale, in quanto, al momento dell’arresto, la questura di Reggio Emilia ,del tutto arbitrariamente, non ha provveduto a protocollare l’istanza.

Il signor Amegandjin è attualmente ospite dell’associazione che ha allertato le strutture competenti ad accogliere una vittima di tortura, con la richiesta di un inserimento urgente visto la delicata situazione del caso.

Cosa sarebbe stato del signor Mawule se non avesse avuto una rete di sostegno e una difesa legale competente in  materia ?
Molto probabilmente si sarebbe provveduto ad estradarlo mettendo così la sua vita in serio pericolo.
Questo caso è emblematico, poichè riguarda tanti altri che trovandosi in condizioni simili, senza difesa , senza tutele, senza essere informati dei propri diritti , dopo aver raggiunto il nostro paese, e nella maggior parte dei casi rischiando la vita per arrivarci ,come purtroppo i fatti di cronaca dimostrano, sarebbero molto probabilmente rimandati indietro che equivarrebbe alla condanna a torture o a morte. Un’altra violazione del diritto di asilo.

Articolo tratto dal sito www.meltingpot.org

La sentenza della Corte d’Appello di Bologna

Gli interventi audio dell’associazione Città Migrante e dei legali durante la conferenza stampa

Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Avv. Alessandra scaglioni

Avv. Vainer Burani

LA SALUTE NON E’ PROFITTO. NESSUNO SIA ESCLUSO!

Il presidio dell’ass. Città Migrante e del gruppo Emergency di Reggio Emilia

Oggi l’associazione Città Migrante e il gruppo Emergency di Reggio Emilia hanno manifestato di fronte al Saub per chiedere l’immediata applicazione dell’accordo Stato- Regioni del 20 dicembre 2012 recante il titolo “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Provincie autonome “.

La salute è un bene individuale e collettivo. Lo stato di salute determina la condizione di vita e relazionale della persona.
La situazione di benessere o malessere dell’individuo dipende anche dalla chiarezza dei percorsi o quanto invece questi siano complessi e difficili nella loro accessibilità soprattutto se legati alla capacità economica della persona. La salute è un diritto universale, cioè deve essere riconosciuto a tutte e tutti indipendentemente da quale sia il paese di provenienza. La salute è un diritto non negoziabile.

L’associazione Città Migrante attraverso i progetti quotidiani ha incontrato molte persone che non hanno accesso alle cure, o per incapacità economica a sostenere il ticket, o perché hanno perso la residenza o perché viene disatteso l’accordo Stato- Regioni.
Per questo oggi l’associazione insieme al gruppo locale di Emergency hanno voluto rendere pubblico e portare all’attenzione della cittadinanza e della AUSL un tema così importante come quello della salute.

L’accordo Stato-Regioni è la conclusione di un percorso avviato da oltre quattro anni sia con ricerche specifiche sia all’interno del Tavolo interregionale , documento approvato nel settembre 2011 e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale in data 20 dicembre 2012.
L’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione) in una sua nota in merito all’accordo scrive: “Quanto alla forza giuridica di tale atto, se è vero che nella prassi, gli accordi adottati in sede di Conferenza Stato-Regioni vengono formalmente recepiti da parte delle Regioni , occorre tenere presente che l’art 4 d.lgs. n.281/1998 dispone che l’accordo si perfeziona con l’assenso del Governo e dei presidenti delle  Regioni: non sono richiesti, dunque, ulteriori passaggi per il suo perfezionamento.”

Durante il presidio una delegazione dell’associazione Città Migrante e del gruppo Emergency di Reggio Emilia ha incontrato il dott. Pinotti, direttore del distretto di Reggio Emilia e il dott. Tarquini responsabile amministrativo del SAUB.
Nell’incontro è stata portata una lettera in cui si richiede l’immediata applicazione dei punti dell’accordo che a Reggio Emilia non vengono applicati:

l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri in assenza del permesso di soggiorno dei genitori
la definizione del codice di esenzione X01 per gli STP (stranieri temporaneamente presenti)e per i codici ENI (europei non iscritti).  Il recepimento del codice sulla ricetta medica, X01, indica che la persona non regolare sul territorio, facendo dichiarazione  di indigenza, è esente, per la prestazione prescritta, dal pagamento del ticket sanitario.
l’Iscrizione volontaria al SSN dei cittadini comunitari residenti. Nella AUSL di Reggio Emilia è richiesta un’assicurazione privata o il pagamento dell’intero importo della prestazione.
l’scrizione volontaria al SSN per gli studenti comunitari iscritti ad una scuola pubblica o privata per seguire un corso di studi o professionale  con il solo domicilio. Ad oggi nella AUSL di Reggio Emilia è richiesta un’assicurazione privata o l’intero importo della prestazione.

Inoltre si è richiesto con urgenza la tutela della gravidanza e della maternità e la tutela dell’interruzione volontaria di gravidanza in quanto a Reggio Emilia per questi percorsi sanitari, compreso il parto ospedaliero, a donne comunitarie iscritte all’anagrafe comunale e non iscritte al SSN, perché economicamente non autosufficienti, ne viene chiesto il pagamento.

Durante il colloquio i responsabili riportano di essere in attesa di indicazioni da parte della Regione Emilia Romagna e di aver informato la Regione che oggi l’associazione Città Migrante e il gruppo Emergency di Reggio Emilia erano in presidio pubblico per l’applicazione dell’accordo.
L’incontro, si è concluso, dopo una lunga discussione, con l’impegno da parte dell’AUSL di Reggio Emilia di scrivere una nota alla Regione Emilia Romagna con i contenuti delle richieste del presidio.

La giornata di oggi vuole essere l’inizio di una campagna pubblica per costruire coalizioni sociali fra cittadini, associazioni, operatori sanitari per la piena tutela della salute .
I promotori di questa iniziativa continueranno a presidiare e a manifestare affinché la salute sia realmente garantita e che nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un ottica di uguaglianza e di giustizia.

leggi il comunicato del presidio

leggi la lettera consegnata alla AUSL

guarda gli interventi video del presidio

 

 

PRESIDIO PER IL DIRITTO ALLA SALUTE GARANTITO A TUTTE E TUTTI

L’ass. Città Migrante e il gruppo Emergency di Reggio Emilia
invitano tutte e tutti
Sabato 9 novembre ore 10.00 al presidio
al SAUB dell’AUSL Via Amendola 2 padiglione Tanzi (Reggio Emilia)

PERCHE’ Il DIRITTO ALLA SALUTE SIA GARANTITO A TUTTE E TUTTI

LA SALUTE NON E’ PROFITTO !
DIRITTO ALLA SALUTE UNIVERSALE!
NESSUNO SIA ESCLUSO!
IMMEDIATA APPLICAZIONE DELL’ACCORDO STATO REGIONI!
BASTA STRAGI IN MARE!
DIRITTO ALLA SALUTE GARANTITO
A TUTTE E TUTTI!

il volantino dell’iniziativa

La salute non è profitto! Diritto alla salute universale!
Nessuno sia escluso!

La salute è un diritto universale, cioè deve essere riconosciuto a tutte e tutti indipendentemente da quale sia il paese di origine. La salute è un diritto che non si può negoziare.
Oggi vediamo invece che il diritto alla salute non è un diritto garantito innanzitutto perché  l’accesso ai servizi sanitari è legato alla capacità economica della persona.
Il dovere del servizio sanitario pubblico è di raggiungere le persone più fragili e vulnerabili con l’obbiettivo di facilitare la conquista di una vita dignitosa. Il servizio pubblico è un luogo dove portare liberamente i propri bisogni tradotti in una relazione terapeutica tra medico e paziente, tra operatore e paziente e non un luogo dove prima di tutto c’è la richiesta del pagamento di un ticket come si evidenzia alla porta di ogni ambulatorio. E’ inaccettabile che prima dell’ascolto del dolore ci sia la richiesta di una monetizzazione. Ormai è evidente come i ticket siano diventati una vera e propria forma di finanziamento del servizio sanitario.
Ben sappiamo che lo stato di salute determina la condizione di vita e relazionale della persona e viceversa. Il diritto negato alla salute determina l’esclusione di una fascia di popolazione che viene relegata ai margini.
Il servizio sanitario pubblico non può essere autore di emarginazione.

In particolare come associazione Città Migrante abbiamo incontrato molti casi in cui il diritto alla salute non viene garantito, a volte per  incapacità economica della persona  a sostenerlo, a volte per inadempienza da parte della AUSL di Reggio Emilia, cioè una non applicazione di norme esistenti, che pur non garantendo in assoluto il diritto alla salute,  agevolerebbero alcuni percorsi ed accessi ai servizi sanitari.
Infatti il 20 dicembre 2012, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha adottato e sottoscritto un Accordo che stabilisce le “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province Autonome italiane”. Per l’ASGI (associazione studi giuridici sull’immigrazione): “l’Accordo intende porre rimedio alla disomogeneità di risposte che al bisogno di cure degli stranieri è stata fino ad oggi registrata sul territorio nazionale, complice anche l’assenza di indicazioni operative in relazione a tutte le diverse ipotesi che si presentano nella pratica applicazione. Chi legga le 65 pagine dell’Accordo vi trova finalmente analizzate le diverse fattispecie che si possono presentare nella concreta esperienza: per ognuna l’Accordo prospetta una soluzione chiara”.
Le inadempienze della AUSL di Reggio Emilia di cui ci hanno portato testimonianza le persone che si sono rivolte al nostro sportello sono state anche segnalate nel monitoraggio della SIMM (società italiana di medicina delle migrazioni) che tiene costantemente sotto osservazione l’applicazione dell’Accordo nelle diverse Regioni.

Nello specifico oggi a Reggio Emilia:

–   Non viene garantita l’iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri  in assenza del permesso di soggiorno dei genitori

–   Non viene applicata la definizione del codice di esenzione X01 per gli STP (stranieri temporaneamente presenti)e per i codici ENI (europei non iscritti).  Il recepimento del codice sulla ricetta medica, X01, indica che la persona non regolare sul territorio fa dichiarazione di indigenza ed è esente, per la prestazione prescritta, dal pagamento del ticket sanitario.

–   Non viene garantita l’Iscrizione volontaria al SSN dei cittadini comunitari residenti. Questo significa che con la sola residenza il cittadino comunitario non può fare un’ iscrizione volontaria cioè stipulare un’ assicurazione pubblica pagata alla Regione tramite bollettino fornito dalle AUSL

–   Non viene garantita l’scrizione volontaria al SSN per gli studenti comunitari iscritti ad una scuola pubblica o privata per seguire un corso di studi o professionale . L’importo dovrebbe essere pari a euro 149,77 .

Quante volte abbiamo accolto al nostro sportello persone che hanno avuto bisogno di sostenere una visita specialistica e non avevano le risorse economiche per poterlo fare. Pensiamo soltanto ai profughi provenienti dalla Libia, non essendo disoccupati (perché non hanno mai lavorato) hanno dovuto farsi carico del ticket delle visite specialistiche ma a tutti gli effetti senza nessuna risorsa per poter far fronte alle spese sanitarie. Abbiamo seguito chi ha completamente perso il diritto alla salute perché senza più la residenza, abbiamo ascoltato le testimonianze delle inadempienze della AUSL rispetto all’Accordo Stato-Regioni e abbiamo cercato sul territorio, per non lasciare scoperti dall’assistenza sanitaria gli studenti comunitari (sempre a causa della non applicazione dell’Accordo), un’assicurazione privata e non siamo stati in grado di trovarne una che gestisse queste pratiche.
Abbiamo visto come l’accesso alla salute sia parte di quelle frontiere interne che i migranti incontrano quotidianamente una volta arrivati nei nostri territori ed anche nella nostra città. Pensiamo che anche il diritto alla salute sia da porre come centrale nella prospettiva di cambiamento di quelle che sono le politiche in tema di immigrazione. Non vogliamo stragi in mare e vogliamo che l’accesso alla salute sia garantito a tutte e tutti.

I tagli sulla sanità nella regione Emilia Romagna per il 2013 sono 260 milioni di risorse in meno.
Il Sole 24 ore alcuni mesi fa ha pubblicato un’inchiesta sul falso mito del caro-immigrati. Le degenze imputabili a stranieri irregolari pesano, secondo il Sole 24 ore, solo per lo 0,34% sulla spesa ospedaliera (a fronte di un 94,57% attribuibile agli italiani e di un 4,09% agli stranieri residenti).

Crediamo sia necessario rispondere a questo stato di cose non scaricando sui più deboli e vulnerabili i costi della crisi con la scusa di un risparmio virtuoso e la retorica del debito pubblico, ma provando a cooperare e a costruire coalizioni sociali fra cittadini, comitati, associazioni, così come lavoratori dei servizi per inceppare questo lento e inesorabile processo di cancellazione di un diritto universale come quello alla salute.

Pertanto invitiamo tutte e tutti al presidio che si terrà sabato 9 novembre alle ore 10.00 al SAUB dell’AUSL, Via Amendola 2 – Padiglione Tanzi

Ass. Città Migrante, Gruppo Emergency Reggio Emilia

APPELLO PER UN CANALE UMANITARIO? PORTIAMOLO INSIEME SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 24 E 25 OTTOBRE

In attesa di incontrarci a Lampedusa l’ass. Città Migrante invierà l’appello per l’apertura di un canale umanitario fino all’Europa al tavolo del Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre.

E’ di un’altra Europa che abbiamo bisogno!

Tratto dal sito del Progetto Melting Pot Europa

L’appello per un canale umanitario? Portiamolo insieme sul tavolo del Consiglio europeo del 24 e 25 ottobre

Inviamo migliaia di mail a presse.centre@consilium.europa.eu o portiamo l’appello ad uffici Ue o ambasciate

In oltre 20.000 abbiamo chiesto l’immediata apertura di un canale umanitario fino all’Europa come risposta a quanto avvenuto lo scorso giovedì 3 ottobre nelle acque del Canale di Sicilia.
Tutti l’hanno invocato, lo hanno ipotizzato, ma nessuno dei governi europei ha voluto attuarlo concretamente.

Il prossimo 24 e 25 ottobre i Capi di Stato dei Paesi Membri si riuniranno a Bruxelless. Tra gli argomenti all’ordine del giorno ci sarà anche quanto accaduto a Lampedusa: si discuterà, dicono, di prevenzione, cooperazione, solidarietà e protezione internazionale.

Ma quale idea di prevenzione hanno i Governi europei? Quale idea di cooperazione? Quale idea di solidarietà? Quale idea di protezione dei rifugiati?
Lo abbiamo già sentito in queste settimane. E se prevenire significa mantenere questo sistema mortale di leggi nazionali e confini, se cooperare significa stringere accordi bilaterali che blocchino le partenze di chi invece fugge da guerre e persecuzioni, se solidarietà significa ingabbiare i rifugiati nel sistema Dublino, se proteggere i rifugiati significa affidare ai radar militari la possibilità di salvare vite umane in mare (sempre che abbiano la fortuna di essere individuate), è di un’altra Europa che abbiamo bisogno.

Abbiamo raccolto attraverso il nostro sito migliaia di sottoscrizioni, ma non saremo noi soli a parlare per tutti.

Il 24 e 25 ottobre, in concomitanza con il vertice europeo dei capi di stato l’appello inviamolo insieme, tutti i firmatari, all’indirizzo di posta elettronica del Consiglio europeo, presse.centre@consilium.europa.eu l’appello per l’apertura di un canale umanitario fino all’Europa oppure consegnamolo alle ambasciate, agli uffici UE, alle Prefetture.

Un altro modo per muoverci collettivamente in attesa di incontrarci.

Vai:
- al testo dell’appello da inviare via mail

Scarica: :
- Il testo dell’appello da allegare alla mail

APPELLO PER L’APERTURA DI UN CANALE UMANITARIO PER IL DIRITTO DI ASILO EUROPEO

Ieri Scicli, oggi Lampedusa, ma non solo. Ormai migliaia di persone hanno perso la vita per raggiungere il nostro paese. Quasi mai sperando di restarci, sempre sognando di raggiungere un luogo in cui vivere sia concesso.
Ogni giorno parliamo attraverso i progetti della nostra associazione con chi è riuscito ad arrivare nelle nostre città, nelle nostre fabbriche, nelle nostre strade. Sappiamo che l’intero viaggio che porta in Europa è rischioso per le vite di chi lo intraprende, fatto di tratta e di sfruttamento, così come la permanenza in Europa, una permanenza clandestina che arricchisce gli sfruttatori. Perché i migrati non muoiono solo in mare.

Da anni, insieme a tanti altri ci mobilitiamo, lottiamo per il riconoscimento dei diritti di tutte e tutti per una vita libera dallo sfruttamento, contro le legge Bossi Fini che produce clandestinità, lavoro nero, sfruttamento e morte.

Abbiamo lottato con tante e tanti altri insieme ai profughi provenienti dalla Libia per l’ottenimento di un titolo di soggiorno, per la residenza nella nostra città e ancora oggi siamo al loro fianco per costruire insieme un futuro degno.

Oggi le lacrime per i morti di Lampedusa sono piene di rabbia per una tragedia che poteva essere evitata e di cui non vogliamo essere complici.

Lampedusa lo sa, non è un reato migrare.

Ai Ministri della Repubblica, ai presidenti delle Camere, alle istituzioni europee, alle organizzazioni internazionali

A cadenza ormai quotidiana la cronaca racconta la tragedia che continua a consumarsi nel mezzo del confine blu: il Mar Mediterraneo.
Proprio in queste ore arriva la notizia di centinaia di cadaveri raccolti in mare, ragazzi, donne e bambini rovesciati in acqua dopo l’incendio scoppiato a bordo di un barcone diretto verso l’Europa.
Si tratta di richiedenti asilo, donne e uomini in fuga da guerra e persecuzioni, così come gli altri inghiottiti da mare nel corso di questi decenni: oltre 20.000.

Lo spettacolo della frontiera Sud ci ha abituato a guardare l’incessante susseguirsi di queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora per recuperarne il relitto.
Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche.

Perché l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattugliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far si che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino

Si tratta invece oggi di “esternalizzare” i diritti. Di mettere la bando la legge Bossi-Fini e aprire invece, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo direttamente alle istituzioni europee in Libia, in Egitto, in Siria o lì dove è necessario (presso i consolati o altri uffici) senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi.
Nessun appalto dei diritti, nessuna sollevazione di responsabilità ai governi europei, piuttosto la necessità che l’Europa si faccia veramente carico di evitare queste morti costruendo una presenza diretta e non terza che, fin dall’interno dei confini africani, possa raccogliere le richieste di chi chiede protezione per poi accogliere sul suolo europeo chi fugge ed esaminare qui la sua domanda.

Alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, chiediamo di farsi immediatamente carico di questa richiesta.
Alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un canale umanitario verso l’Europa.
Alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi ed ai comitati, rivolgiamo l’invito di mobilitarsi in queste prossime ore ed in futuro per affermare
IL DIRITTO D’ASILO EUROPEO

ANALFABETISMO PARALISI E CURA PER L’ITALIA

L’associazione Città Migrante invita a sottoscrivere l’appello perchè l’istruzione è un diritto che deve essere garantito a tutte e tutti!

Articolo tratto dal sito dal Progetto  Meltingpot Europa

Analfabetismo : paralisi e cura per l’Italia

L’appello al Ministro dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza e al Ministro dell’Integrazione Cècile Kyenge

L’appello “Analfabetismo: paralisi e cura per l’Italia” si colloca all’interno di una campagna di sensibilizzazione sull’analfabetismo curata da un gruppo di insegnanti che lavorano nei Centri Territoriali di educazione Permanente di varie città dell’Emilia Romagna che in questi ultimi anni hanno visto crescere il numero delle persone analfabete che frequentano le loro scuole. Hanno potuto constatare le enormi difficoltà degli analfabeti adulti nell’apprendere la lingua e nel muoversi in modo autonomo in Italia oggi. Hanno assistito alle loro bocciature ai test obbligatori di lingua per l’ottenimento del permesso di soggiorno di lungo periodo (l’ art 9, comma 2-bis, del Testo Unico in materia di Immigrazione, disciplinato dal Decreto del Ministero dell’Interno del 4 giugno 2010, prevede, tra i requisiti necessari ai fini del rilascio del pds CE per soggiornanti di lungo periodo, il superamento di un test di lingua italiana), con una conseguente negazione di alcuni diritti fondamentali per accedere ai quali la Repubblica dovrebbe in teoria offrire strumenti integrativi a chi ha più bisogno.
Sarebbe necessario organizzare un sistema capillare e strutturato di insegnamento della lingua italiana ai cittadini di origine straniera, con una attenzione specifica alle fasce più deboli di apprendenti. È invece evidente che le nuove normative per l’integrazione, così come il recente DPR sul piano di riassetto dei CTP, vanno profilando una serie di interventi non adeguati ai problemi dei più deboli, alle tematiche del diritto allo studio ed alle raccomandazioni sulle disabilità derivanti da svantaggi socioeconomici, linguistici, culturali rimarcate anche nella nuova direttiva ministeriale del 28 dicembre 2012 sui Bisogni Educativi Speciali.
Questi docenti, affiancati da alcune scuole di italiano legate al mondo dell’associazionismo, vorrebbero con questo appello segnalare una situazione di sofferenza che deve prevedere con urgenza risposte adeguate a livello istituzionale.

ll testo dell’appello:
“Analfabetismo: paralisi e cura per l’Italia”

- al Ministro dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza

- al Ministro dell’Integrazione Cècile Kyenge
e per conoscenza: – alle autorità italiane ed europee che hanno responsabilità
nell’ambito dell’alfabetizzazione degli adulti

- alle persone, comunità e organizzazioni interessate alla tutela dei diritti umani

Per sottoscrivere l’ appello: http://chn.ge/19LWMnl

Si attendono per ottobre 2013 i dati completi dell’indagine PIAAC – OCSE (2010-2013); per ora l’indagine pilota colloca l’Italia agli ultimi posti con un 5% della popolazione tra i 16 e i 65 anni che non è in grado di leggere una semplice parola, cioè è analfabeta totale e un 33% che non è in grado di leggere o scrivere una semplice frase.
Oltre a coloro che sono italiani e figli di italiani, fra gli stranieri (sia adolescenti che adulti), ve ne sono alcuni che non sono in grado di leggere e scrivere né la propria lingua madre né la lingua del paese nel quale sono emigrati, altri sono debolmente alfabetizzati in una lingua con un alfabeto che spesso ha caratteri diversi da quelli latini, altri sono in grado di riconoscere lettere, parole e più raramente semplicissime frasi in italiano (si trovano cioè a stadi diversi di semi analfabetismo) ma queste competenze non sono sufficienti per affrontare i compiti di lettura e scrittura che la vita quotidiana richiede, anche quando la competenza orale è discreta.
Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue (Consiglio d’Europa, 2001) considera l’acquisizione delle competenze alfabetiche come prerequisito già posseduto; necessita dunque di una consistente integrazione al di sotto del livello A1 per quanto riguarda le competenze di lettura e scrittura strumentali.
A livello istituzionale la voce “adulti analfabeti” quali risorse riceve in Italia? Quanti insegnanti, quali e quanti percorsi, quante ore, quante classi, quale ricerca, quale formazione, quali materiali didattici? Manca una letteratura sui livelli, sui tempi e sulle problematiche di chi si trova a dover imparare l’italiano come L2 a partire da una situazione di analfabetismo.
In diverse città si sono verificate talvolta situazioni di vera e propria esclusione istituzionale, ed è stato impedito agli analfabeti l’accesso ad un percorso formativo. Anche là dove non si verifica un’ostilità esplicita, a volte si registrano situazioni di “parcheggio” che, non fornendo strumenti adeguati, conducono le persone all’abbandono dei corsi. Coloro che hanno ricevuto pochissime o nessuna opportunità di istruzione dovrebbero ricevere, secondo l’articolo 3 della Costituzione, maggiori opportunità e risorse.
Non essere in grado di leggere e scrivere significa dover dipendere da altri per molte operazioni quotidiane, e quindi perdere la propria autonomia di adulti per il soddisfacimento dei bisogni elementari: iscrivere un figlio a scuola e seguirne il percorso, pagare il ticket di una visita medica e comprendere le istruzioni relative ai farmaci, acquistare un biglietto per il trasporto pubblico da una macchinetta. Vivere in una comunità, valutarne le scelte, eleggere coloro che la governeranno, poter utilizzare la lettura e la scrittura per la crescita ed il benessere proprio e altrui sono azioni altrettanto essenziali alla vita di un adulto.
Nel non occuparci tempestivamente di questa emergenza, mettiamo in pericolo l’intero paese. L’ Australia e gli Stati Uniti hanno calcolato che mantenere nell’analfabetismo fasce consistenti della popolazione adulta, oltre ad incidere in modo profondamente negativo sul benessere della vita sociale, ha un costo elevatissimo soprattutto nel settore sanitario e in quello occupazionale.
Sono due le situazioni dell’istruzione degli adulti che sono in conflitto con l’articolo 26 della dichiarazione dei diritti dell’uomo. La prima riguarda l’acquisizione del titolo di studio minimo. Il DPR 4.10.2012 considera come primo gradino dell’istruzione degli adulti l’ottenimento della licenza media, ignorando quasi completamente il percorso di alfabetizzazione che la deve precedere. La seconda situazione riguarda l’ottenimento del livello A2 di conoscenza della lingua italiana (obbligatorio per il soggiorno di un migrante). Nelle nuove linee guida per i CPIA non si considera la situazione di partenza degli studenti: sono indicate 200 ore sia per il plurilaureato che per l’analfabeta, e sappiamo bene che “non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra diseguali”.
Chiediamo quindi al Governo italiano, e in particolare:
al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza
al Ministro dell’Integrazione Cècile Kyenge
i seguenti impegni nell’ambito dell’istruzione degli adulti :

1. Diffondere a livello capillare su tutto il territorio nazionale le opportunità formative per gli adulti, in particolare i corsi di alfabetizzazione e di italiano L2 all’interno di un sistema di apprendimento permanente che realizzi le raccomandazioni europee relative al lifelong learning

2. Aumentare il numero dei docenti alfabetizzatori e insegnanti di italiano L2 (potenziandone la formazione) affinché possano rispondere alle esigenze di alfabetizzazione che attualmente non trovano risposte istituzionali, e affinché possano occuparsi stabilmente delle esigenze formative delle quali si sta occupando in modo estemporaneo il volontariato, da coinvolgere positivamente in supporto all’offerta pubblica e non in alternativa ad essa

3. Definire in modo condiviso a livello nazionale livelli di alfabetizzazione al di sotto del livello A1 del Quadro Comune Europeo con descrittori che permettano:

- l’individuazione di tutto il percorso graduale delle abilità e delle competenze necessarie per passare dalla situazione di analfabetismo totale ad una competenza alfabetica strumentale prima e funzionale poi
- la creazione di percorsi istituzionali relativi alle competenze alfanumeriche inferiori alla
licenza media
- la predisposizione di risorse, pacchetti orari e formazione docenti adeguati
- la certificazione dei livelli di alfabetizzazione raggiunti
- la trasparenza e l’efficacia dell’ente formatore

4. Rivedere l’attuale legislazione interministeriale sull’integrazione (decreto 04.06.2010; DPR 179 14.09.2011) attualmente in vigore, elaborando proposte normative che mirino ad un incremento della competenza comunicativa dei migranti in lingua italiana e che favoriscano un’interazione interculturale che arricchisca il benessere della vita e delle relazioni per l’intera comunità nazionale, nell’ottica di un percorso finalizzato alla piena cittadinanza

5. Potenziare il raccordo tra le Università e i Centri per l’istruzione degli adulti, favorendo la ricerca sul tema e la condivisione delle buone prassi, anche con appuntamenti costanti per l’approfondimento e lo scambio attraverso seminari nazionali e regionali in rete

6. Creare opportunità complementari al sistema scolastico che aiutino la popolazione non alfabetizzata (sia migrante che autoctona) ad uscire dalla condizione invalidante dell’analfabetismo: biblioteche con supporti specifici per la lettura di coloro che sono debolmente alfabetizzati, programmi televisivi dedicati, siti e app creati specificamente per l’alfabetizzazione degli adulti

per contatti: paola.casi@italianoperme.it ; reggioliteracy@gmail.com

RACCOLTA VIDEO E IMMAGINI DELLA MANIFESTAZIONE “LA STRADA NON E’ UNA CASA”

LA STRADA NON E’ UNA CASA

SU PRECARIETA’ E MARGINALITA’ NON SI COSTRUISCE IL FUTURO!

Foto: Domani, ore 15.30 da questa casa recuperata da 20 anni di abbandono partirà il corteo "La strada non è una casa". Su marginalità e precarietà non si costruisce il futuro. Vi aspettiamo, una questione di dignità.

Ringraziamo tutte e tutti per il contributo a questa importante giornata di lotta!

Abbiamo messo insieme un pò di documentazione della giornata, ma tanto ancora è il materiale che sta girando  e che continua ad arrivare!

Gallerie fotografiche

Hundreds march for housing rights in Reggio Emilia

La strada non è una casa – Chiara Tolomelli

Diritto alla casa – diritto alla città!

Video:

START Corteo 21 settembre 2013 – La casa è un diritto!

START Corteo 21 settembre 2013 – Si comincia dai DIRITTI –

Corteo 21 settembre 2013 – Siamo nel cuore della nostra città?

Rassegna stampa:

Reggio Emilia – In centinaia in corteo per il diritto all’abitare

21 settembre 2013: La strada non è una casa. Corteo a Reggio Emilia per il diritto alla casa

Reggio Emilia: sfilata del corteo per il diritto alla casa

Tante case vuote. Eppure c’è chi dorme in strada

 

 

CONFERENZA STAMPA -LA STRADA NON E’ UNA CASA

Si è tenuta oggi pomeriggio la conferenza stampa indetta dai promotori della manifestazione cittadina che, il 21 settembre, partirà dalla casa occupata di via Gorizia 12 per raggiungere il centro storico rispetto alla crescente emergenza abitativa che coinvolge Reggio Emilia e molte altre città.
Come esplicitato negli interventi susseguitisi all’attenzione della stampa locale, le questioni abitative rappresentano, ancor più in periodo di crisi, un nodo d’interesse politico e sociale nella costruzione dei termini di cittadinanza di una comunità.
Le parziali precauzioni adottate dall’amministrazione, già per far fronte all’emergenza freddo, si sono rivelate insufficienti a risolvere quello che è un dato di realtà di moltissimi territori che interessa l’esistenza di una grandissima porzione di cittadinanza, colpita duramente dallo sfruttamento in ambito lavorativo, dalla clandestinità, dalle dure restrizioni economiche e della mancanza di lavoro. Si tratta di una condizione di precarietà e instabilità diffusa che non interessa solo i cittadini di origine straniera ma anche moltissime persone della cittadinanza autoctona.
Partire dallo stabile occupato da alcuni profughi provenienti dalla Libia è un modo per socializzare esperienze di riappropriazione dal basso di un diritto fondamentale, come quello alla casa per estendere il terreno della discussione e dell’azione di legittimazione, ad altre tematiche sociali tra le quali, il riconoscimento di un nuovo titolo di cittadinanza, la questione delle speculazioni in campo urbano che coinvolgono grandi opere e edilizia, il problema della criminalità organizzata, l’adozione di nuovi dispositivi di welfare.

gli internenti dell’Ass.Partecipazione. Ass-Città Migrante e Giovani a Reggio Emiia contro le mafie

tratto dal sito : www.globalprogect.info

il comunicato di indizione della manifestazione

LA STRADA NON E’ UNA CASA- MANIFESTAZIONE 21 SETTEMBRE

LA STRADA NON È UNA CASA
SU PRECARIETÀ E MARGINALITÀ NON SI COSTRUISCE IL FUTURO
 
SABATO 21 SETTEMBRE 2013 CORTEO CITTADINO
 
CONCENTRAMENTO in via Gorizia n. 12 ore 15.30
di fronte alla casa occupata da alcuni profughi provenienti dalla Libia,
come esempio di riappropriazione di un diritto fondamentale:
IL DIRITTO ALLA CASA
Mostra fotografica sull’auto-recupero dello stabile
 
ARRIVO IN CENTRO STORICO
Iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza
sul tema della marginalità sociale
Mostra fotografica sulle condizioni di vita dei senzatetto

sacarica il volantino:  pagina 1/4 , pagina2/3

Il piano comunale per affrontare la scorsa “emergenza freddo” rivolto ai senza fissa dimora con periodo 01/12/2012 – 31/03/2013, ha visto accolte oltre 150 persone (di diverso sesso, età e nazionalità) presso strutture di accoglienza Comunali e del circuito parrocchiale.
Allo scadere del suddetto periodo, queste persone si sono trovate di nuovo catapultate in una condizione di estremo bisogno, aggiungendosi a quanti non erano riusciti a trovare un posto nemmeno per l’inverno.
Come risultato, a Reggio Emilia oltre trecento uomini e donne vivono in strada, costretti a cercare riparo da freddo ed intemperie in alloggi di fortuna quali cantine, casolari abbandonati o baracche, in condizioni talvolta disumane, vedendosi negata la possibilità di contare su una fissa dimora, ottenere un lavoro e garantirsi condizioni minime di stabilità da cui ripartire.
Dopo mesi di lotte e appelli alle autorità, una petizione con oltre 1200 firme, un presidio in Piazza Prampolini, innumerevoli incontri con membri delle istituzioni e una mozione consiliare a cui non ha fatto seguito nessun provvedimento urgente,

NUOVAMENTE SI MOBILITANO

persone senza fissa dimora, disoccupati e famiglie (sostenuti dalle associazioni, gruppi e collettivi primi firmatari del presente appello) sollecitando pubblicamente

– il Sindaco reggente Ugo Ferrari,
– l’Assessore alle Politiche Sociali Matteo Sassi,
– l’Assessore alla Sicurezza e Coesione Sociale Franco Corradini,
– la Giunta Comunale (e i rispettivi corrispondenti provinciali),

a collaborare con gli organi competenti (AUSL, Servizi Sociali, Enti Assistenziali, Terzo settore..), al fine di adoperarsi, con risposte concrete ed immediate, all’avvio di progetti per l’accoglienza e il reinserimento, che siano garantiti durante tutto l’anno.

NELLO SPECIFICO, SI CHIEDE:

IMMEDIATA ATTIVAZIONE DI STRUTTURE DI ACCOGLIENZA
es. un dormitorio pubblico permanente e/o appartamenti e strutture attualmente inutilizzate di proprietà del Comune, della Provincia o di privati (a cui si potrebbe offrire, in cambio, il restauro degli stabili interessati e/o agevolazioni nel pagamento delle imposte relative agli stessi) per garantire un tetto alle attuali persone senza fissa dimora e a coloro che, a causa della crisi, si ritroveranno nella medesima condizione di estremo bisogno nei mesi a venire;

POTENZIAMENTO DI TUTTA LA RETE DEI SERVIZI AD OGGI IN ESSERE
al fine di intercettare, accogliere e favorire il reinserimento nel tessuto sociale di tutti coloro che ad oggi si sono ritrovati isolati ed emarginati, causa perdita del lavoro (e di conseguenza, dell’abitazione, della residenza e dei diritti ad essa correlati) e nel caso di migranti, l’aggravio della perdita del permesso di soggiorno, da cui consegue la condizione di clandestinità;

PERCORSI DI REINSERIMENTO SOCIO LAVORATIVO
che permettano a coloro che verranno accolti di uscire dalla condizione di dipendenza assoluta dai servizi;

BLOCCO DEGLI SFRATTI E PIGNORAMENTI IMMOBILIARI
specialmente su impulso di Equitalia Emilia Nord ed Istituti Bancari, permettendo alle famiglie in difficoltà di sanare eventuali posizioni debitorie senza dover perdere l’abitazione;

IL PROBLEMA RIGUARDA TUTTA LA CITTÀ!
SOLTANTO CON POLITICHE IMPRONTATE AI BISOGNI PRIMARI, RIVOLTE AL SOCIALE, PARTECIPATE ED ATTENTE ALLA DIGNITA’ DELLA PERSONA E TUTELA DEI DIRITTI UMANI, SI POTRANNO AFFRONTARE E CONTRASTARE GLI EFFETTI PIÙ GRAVI DELLA CRISI, MA REGGIO EMILIA CONTINUA
AD ASSISTERE A SCELTE CHE PRIVILEGIANO IL SUPERFLUO
E IL PROFITTO DI POCHI.

INVITIAMO PERTANTO TUTTA LA CITTADINANZA A FARE PRESSIONE SULLE
ISTITUZIONI AFFINCHÉ ADOTTINO FINALMENTE UN’ALTRA LINEA

Coordinamento “La strada non è una casa”, Associazione culturale “Partecipazione”, “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”, “A.G.E. – Associazione Giovani in Europa”, Associazione “Passaparola” – Scuola di italiano per migranti , Amnesty International gruppo Reggio Emilia , Emergency gruppo Reggio Emilia, Associazione “Città Migrante”, Associazione “Mondattivo”, Associazione “Clochard alla Riscossa” onlus , Associazione di promozione sociale “Kuraj”, Associazione “G.A.3 – Generazione Articolo 3”, Associazione culturale “La Valigia dell’Attore”, Associazione “Scandiano Città in Transizione”, Associazione “Aztlan”, “Jahspora Crew” – Social Sound System, “Partigiani Urbani”, G.M.I. – Giovani musulmani d’Italia sez. di Reggio Emilia , Collettivo R60, “Casa Bettola” – Casa Cantoniera Autogestita , Laboratorio sociale “Aq16”, Cobas Scuola – Reggio Emilia, Federconsumatori – Reggio Emilia , C.U.B. Confederazione Unitaria di Base – Reggio Emilia , Comitato “NO Parcheggio in Piazza della Vittoria” , Comitato Provinciale Acqua Bene Comune, “Zon@civica” – periodico d’informazione reggiana, “MAG6” – Società Cooperativa, “pollicino gnus” – mensile su Pace, Solidarietà, Ambiente, Convivenza- “Progetto Avvocato di Strada” Reggio Emilia