1° MARZO 2010 – UN GIORNO SENZA IMMIGRATI
E’ NATO ANCHE A REGGIO EMILIA IL GRUPPO PROMOTORE PER LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE
INTERNAZIONALE “PRIMO MARZO 2010, UNA GIORNATA SENZA DI NOI” FORMATO DAL COMITATO
PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA E DALL’ASSOCIAZIONE CITTÀ MIGRANTE.
Si
vuole portare avanti un percorso aperto a tutta la cittadinanza,
migrante e non, in vista della mobilitazione europea del “Primo Marzo
2010, Una giornata senza di noi” che si ispira e si terrà in
contemporanea con la Journée sans immigrés, 24h sans nous che si
svolgerà in tutta la Francia, ma che si sta diffondendo anche in altri
paesi europei che via via si stanno attivando.
Una giornata
che mette al centro le condizioni di vita e di lavoro dei migranti e
che mobilita tutti i lavoratori colpiti da questa crisi economica. A Reggio Emilia, come in tutta Europa, i migranti costituiscono una parte sempre più significativa della società.
Partecipano attivamente alla vita comunitaria della città,
contribuiscono in modo determinante allo sviluppo culturale, economico
e sociale del territorio. Sono attori chiave per i settori cardine del
tessuto produttivo reggiano: dalla metalmeccanica alle produzioni
agricole, dall’edilizia all’assistenza agli anziani. Hanno preso parte
insieme a tutte le lavoratrici e i lavoratori agli scioperi per la
difesa dei diritti del lavoro.
Oggi nessuna lotta sociale può più prescindere dalla centralità del mondo migrante.
La
legislazione sull’immigrazione a partire dalla legge Turco-Napolitano,
fino alla Bossi-Fini per terminare con il “Pacchetto Sicurezza” ha
creato con il legame tra lavoro e permesso di soggiorno persone
altamente ricattabili: chi perde il lavoro perde anche il permesso di
soggiorno e sempre più spesso anche chi ne ha diritto, a causa dei
lunghissimi tempi di attesa per il rinnovo, è in una condizione
indefinita tra regolarità e irregolarità. Questa condizione costringe
ad accettare lavori a qualsiasi condizione, indebolendo così il potere
contrattuale di tutto il mondo del lavoro. L’attuale crisi, vissuta da
tutti senza distinzione di colore della pelle, non fa altro che creare
conflittualità tra lavoratori facendo credere ad alcuni di essere
“protetti” perché altri sono buttati fuori dai processi produttivi e
dal paese. Questi provvedimenti legislativi hanno di fatto istituzionalizzato il razzismo,
indicando i soggetti più deboli come nemici per impedire ogni tentativo
di trasformazione sociale negando loro persino l’applicazione delle
direttive europee.
La clandestinità non viene combattuta ma prodotta:
si ottiene un serbatoio di manodopera a basso costo, senza diritti e
altamente ricattabile. Il lavoro migrante è il modello di una
progressiva precarizzazione di tutto il lavoro che risponde sempre più
solo alle logiche di mercato e del profitto basate sullo sfruttamento e
il lavoro in nero.
Reggio Emilia è la quarta città italiana per numero di irregolari:
lo dimostra il numero di domande presentate in occasione dell’ultimo
decreto flussi e della sanatoria-truffa per colf e badanti. E’ un
terreno fertile ad infiltrazioni mafiose: un primo passo per evitarle è
la regolarizzazione di tutti i migranti e il rilascio automatico del
permesso di soggiorno. L’irrigidimento dei criteri per l’ottenimento
del ricongiungimento famigliare e della cittadinanza e anche
semplicemente i vincoli per l’idoneità alloggiativa hanno l’effetto di
autorizzare la residenza in Italia solo ai migranti privati dei propri
affetti e quindi destinati ad una permanenza temporanea. Senza una riforma immediata del diritto di cittadinanza, nessun futuro potrà essere garantito:
i genitori non avranno la pensione e i figli sono costretti ad
accettare limiti razzisti per l’ingresso nella scuola come ha
dimostrato l’esperienza di Luzzara e l’introduzione del tetto del 30%
di studenti immigrati nelle classi. Di fronte alla crisi, la strategia
del governo è quella di ridurre al minimo i costi sociali del lavoro.
Una strategia che spiega perché, in caso di espulsione oppure se
lasciano l’Italia, i migranti non possono ritirare i contributi
versati. Come i lavoratori italiani, i migranti subiscono un attacco complessivo agli ultimi residui di welfare. Di fronte a tutto questo, è necessario costruire
mobilitazioni
che lottino per l’abrogazione della Bossi-Fini e del “Pacchetto
Sicurezza”, per la piena regolarizzazione dei migranti e l’estensione
di tutti i diritti a partire da quello di cittadinanza.
Per
un futuro d’integrazione, per una città libera e plurale è necessaria
una risposta forte, contro il razzismo, la xenofobia e tutte le leggi
che li creano e legittimano: uno sciopero del lavoro migrante da costruire come
forte protesta di tutti i lavoratori, italiani e migranti. Una giornata
in cui tutti gli stranieri si fermano per far capire quanto è
importante la loro presenza, che non possiamo fare a meno di “loro”. E
soprattutto che non ci devono più essere contrapposizioni tra “noi” e
“loro”, e che solo insieme possiamo costruire una città migliore e più vivibile.
I sostenitori della mobilitazione si impegneranno in prima persona
partendo dal basso a costruire con i migranti, i lavoratori e la
cittadinanza tutta una realtà basata sull’uguaglianza, il rispetto e la
solidarietà.
COMITATO PROVINCIALE NOPACCHETTOSICUREZZA – ASSOCIAZIONE CITTA’ MIGRANTE
info – contatti – adesioni primomarzo2010reggioemilia@gmail.com