Presidio antirazzista sabato 16 gennaio ore 15, Piazza Prampolini
Reggio Emilia
La ribellione di Rosarno mette a nudo tutta la falsità delle
politiche in tema di immigrazione e costringe a guardare quello che già si poteva immaginare
perché se ne conoscevamo tutti gli elementi, ma che oggi più che mai non è possibile nascondere.
Rosarno mostra infatti come, a dispetto delle dichiarazioni
del ministro Maroni, ,sia la stessa legge sull’immigrazione a produrre sfruttamento,
manodopera a bassissimo costo, demolizione di ogni tipo di diritto. Lotta al
clandestino e via libera allo sfruttamento regalando così abbondante cibo alla
criminalità organizzata.
Rosarno ci mette inevitabilmente davanti alla violenza
strutturale di un mercato del lavoro selvaggio, di un sistema economico mafioso
fatto di una filiera agroalimentare che premia chi specula e sfrutta. Se il
prezzo delle arance è di 22 centesimi al chilo la manodopera a pochi euro l’ora
è indispensabile.
Ecco come la legge in tema di immigrazione sostiene il
mercato del lavoro ed oggi più che mai con l’entrata in vigore del reato di
clandestinità la produzione di schiavi per legge non fa che aumentare.
L’irregolarità e di conseguenza il lavoro nero non sono
quindi effetti collaterali ma bensì strutturali.
Rosarno non è un fenomeno isolato e unico ma purtroppo ben
rappresenta una faccia del paese in cui viviamo e oggi di fronte alla crisi
dilagante si svela in tutta la sua crudeltà dove la risposta razzista fomentata
da politiche di odio fa da contorno oltre che aprire ampi spazi di gestione del
territorio alla criminalità organizzata.
Ben conosciamo lo sfruttamento della manodopera migrante nei
cantieri edili dell’Emilia rossa dove
per reggere gli appalti si risparmia sul materiale e sull’uomo, non solo sulla
sicurezza ma anche sulla sua paga. Quanti stanno ancora aspettando di essere
pagati per la prestazione lavorativa svolta? Quanti sono stati ricattati perché
senza permesso di soggiorno? Quanti hanno subito delle minacce? Quanti appunto
sono gli schiavi di una legge ingiusta?
Ormai sono troppi, non casi isolati, e facili da espellere
quando non servono più, quando alzano la voce, quando devono ricevere lo
stipendio.
E chi pagherà il misero compenso ai braccianti della Piana
di Gioia Tauro dopo la pulizia etnica?
Abbiamo sostenuto e sosteniamo la lotta di chi con coraggio
ha deciso di uscire allo scoperto perché sfruttato e sottopagato nei cantieri
edili di Reggio Emilia e ci sentiamo vicini ai migranti di Rosarno che nonostante
tutto ci hanno dimostrato come la ribellione sia possibile. Chiediamo che non
vengano deportati, rinchiusi nei CIE ma che sia riconosciuta loro la protezione
sociale perché vittime di sfruttamento.
Crediamo sia compito di tutte e tutti, migranti e non, difendere
i diritti negati ai migranti perché significa lottare per i diritti di domani.
La ricattabilità nei posti di
lavoro a partire da chi un permesso di soggiorno non ce l’ha ed è costretto ad
alimentare le tasche dell’economia sommersa lavorando sottopagato e
sfruttato a chi deve rinnovare il
permesso di soggiorno ed accetta condizioni di lavoro svantaggiate, alle
diverse tipologie di contratto che pongono forme di stratificazione e
differenziazione all’interno del mondo lavoro non fanno altro che regolamentare
il mercato del lavoro riducendo in questo modo la sfera complessiva dei diritti
di tutti. È una battaglia di dignità umana, di civiltà di riconoscimento di
diritti per tutti perché non sarà di certo la guerra fra poveri, alimentata
dalle politiche di governo, la fuoriuscita dalla crisi ma piuttosto una
risposta collettiva che parta innanzitutto dalla difesa della dignità.
È importante dare dei segnali
chiari e mobilitarsi anche a Reggio Emilia come in tante città italiane per
questo invitiamo tutti a partecipare al presidio che si svolgerà sabato 16
gennaio alle ore 15 in piazza Prampolini
Associazione Città Migrante
Laboratorio aq16
Gruppo Amnesty International Reggio Emilia