Sabato 20- Cena e concerto a sostegno delle spese legali

SABATO 20  DICEMBRE
c/o Laboratorio Aq16 – via F.lli Manfredi 14, Piazzale Silvio Meier (ex Foro Boario)

Ore 20.00: CENA SOCIALE a sostegno delle spese legali
A seguire: Gasparazzo Bandabastarda – Live acoustic

Costo: 20 €

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Nel contesto attuale l’utilizzo di provvedimenti giudiziari per limitare lo spazio di movimento e il dissenso sociale sta aumentando esponenzialmente. A Reggio Emilia viviamo un escalation dell’utilizzo di questi dispositivi che limitano le libertà individuali e la libertà di organizzazione collettiva.
L’esempio più grave sono i provvedimenti emessi per la manifestazione del 25 aprile 2014,con due arresti domiciliari e 13 obblighi di firma giornalieri.  L’attacco è generalizzato e colpisce tutti i movimenti, e per questo dobbiamo dare una risposta collettiva.


La lotta paga…ma ha anche dei costi!

Informazioni e prenotazioni -tel: 348 7458148  mail: aq16.laboratorio@gmail.com

12 dicembre- sciopero generale

Nella giornata dello sciopero generale del 12 dicembre anche a Reggio Emilia i movimenti sociali cittadini sono scesi in piazza all’interno di uno spezzone sociale e determinato. Il concentramento ha riunito precari, lavoratori, cittadini, migranti, occupanti di case ed è stato raggiunto poi dagli studenti delle scuole superiori: una composizione mista che ha dato inizio al blocco dell’onda rossa e dei flussi delle merci durato per larga parte della mattina. Sono stati scanditi nel susseguirsi degli interventi i motivi che hanno animato la giornata di oggi: la forte opposizione ai decreti del governo Renzi in tema d’istruzione, lavoro e ambiente, e la conseguente volontà di costruire in città partendo dalle scuole e dai luoghi di lavoro forme di autorganizzazione che sappiano rivendicare diritti, dignità, reddito e liberare le nostre vite da ogni forma di sfruttamento. Il corteo ha proseguito per il centro storico, attraversando la Via Emilia, luogo in cui il 25 aprile scorso si è svolta la manifestazione antirazzista per la cacciata di Salvini dalla città, e motivo per cui 15 antifascisti si ritrovano oggi a dover scontare pene quali obblighi di firma giornalieri e addirittura arresti domiciliari senza che si sia svolto un reale processo. La manifestazione si è conclusa in Piazza Martiri del 7 Luglio dove lo spezzone di movimento ha preso parola durante il comizio dei confederati contro le misure cautelari di chi si oppone alla guerra tra poveri, per la riappropriazione di diritti e dignità per tutti e tutte.

 

intervento di  Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

intervento di Gianluca Tegoni – Lab aq16

interventi di Andrea e Mohamed – Studenti autorganizzati

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#12D – merc10 dic, assemblea aperta per la costruzione di uno spezzone di movimento

Vogliamo invitare le realtà ed i singoli cittadini che hanno preso parte alla manifestazione dell’8 novembre scorso o che ne condividono i contenuti ad un’assemblea aperta, mercoledì 10/12 alle ore 21.00 presso Casa Bettola (Via Martiri della Bettola 6), per costruire insieme uno spezzone di movimento all’interno della manifestazione di venerdì 12 dicembre, giornata di sciopero generale  (con concentramento ore 9 Piazza del Tricolore angolo Viale Montegrappa) e per condividere le
ultime novità in merito alle misure cautelari fra cui 2 arresti domiciliari che attaccano la libertà di movimento e di manifestare per la giustizia sociale.

Il comunicato di lancio dello spezzone di movimento del 12 dicembre

#12D FINALMENTE SCIOPERO GENERALE

Il 12 dicembre ci sarà sciopero generale contro il #Jobsact e le politiche del governo Renzi. Uno sciopero voluto da Cgil e Uil ma che da subito ha rappresentato la reale possibilità di andare oltre le forme storiche di protesta e di rappresentanza sociale che le organizzazioni promotrici si sono date fino ad ora. Aldilà di chi ha convocato questo sciopero, ci interessa la reale possibilità di aggiungervi contenuti e modificare la forma, affinché non sia una giornata tranquilla ed indolore per la controparte come per tanti anni i confederali ci hanno abituato ad assistere in Italia.

Il 12 dicembre è un occasione di cambiamento perché la Cgil, la più grossa organizzazione sindacale italiana, si ritrova senza più sponda politica con cui barattare riduzione di garanzie contrattuali in cambio del mantenimento del lavoro. Senza sponda politica dato che l’esecutivo Renzi ha decretato la fine della concertazione e della tradizione laburista all’interno del PD e del governo.

  Ora che la concertazione è (finalmente!) morta la Cgil è costretta a mettere in atto meccanismi conflittuali abbandonati da tempo, aprendo la possibilità di nuovi scenari. La sottrazione di diritti dei lavoratori oggi è rappresentato dal #Jobsact, ma sappiamo benissimo che il processo di smantellamento delle garanzie sul lavoro va avanti da decenni, riforma dopo riforma cui i confederali non hanno opposto resistenza, fino al silenzio sulla riforma Fornero, vera tomba dell’articolo 18.

Il 12 dicembre porterà in tutto il paese il dato politico della manifestazione romana del 25 ottobre e la grande giornata di sciopero sociale del 14 novembre che a macchia di leopardo ha portato in piazza il mondo del precariato non rappresentato dalle forme sindacali tradizionali. La sfida del 12 sarà quella di bloccare il flusso delle merci, dei capitali e della produzione per attaccare la vocazione padronale rappresentata da un governo che ha interiorizzati molto bene i diktat della troika.

Il 12 vogliamo dare un segnale chiaro all’esecutivo in un contesto di forte delegittimazione della democrazia rappresentativa, che segni l’incompatibilità della working class (tutta!) alla politica lacrime e sangue che la condizione psicologica che tendiamo a chiamare “crisi” ci ha fatto accettare fino ad ora. Ricomporre i vari settori del lavoro, quello storicamente sindacalizzato con precari e studenti fino al settore logistico può essere motore per una ricomposizione sociale che vede nell’allargamento della sfera dei diritti una maniera per affrontare un periodo storico che sempre di più si tinge delle tinte fosche della guerra tra poveri.

E’ evidente che le forti spinte nazionaliste, razziste e di estrema destra che si stagliano in tutta Europa trovano linfa dall’impoverimento della classe media che identifica i nemici negli immigrati e nei soggetti più poveri della scala sociale. E proprio oggi che forze populiste e di estrema destra fioriscono un po’ dappertutto, una ricomposizione di segno opposto è urgente riportando finalmente la direzione del conflitto, dal basso verso le alte sfere del comando capitalistico europeo.

Scioperare il 12 dicembre significa anche proiettarsi nell’anno dell’ EXPO ponendosi criticamente contro il modello da esso proposto fatto di debito, precarietà, cementificazione e “l’innovazione” del lavoro gratuito.

Uno sciopero che veda confluire non solo il mondo del lavoro contro il #Jobsact ma anche il mondo dell’educazione che si oppone al modello della “Buona scuola”, i movimenti che si battono contro la svendita del patrimonio pubblico contenuto nel decreto “Sblocca Italia” e i movimenti che denunciano l’ingiustizia del piano casa. Infatti sotto attacco è l’intera sfera dei diritti, dai diritti sul lavoro, al diritto all’abitare, al diritto alla salute, ai beni comuni come l’ acqua pubblica (vedi caso Iren e distaccamento delle utenze per morosi incolpevoli) fino al diritto a manifestare e all’espressione del conflitto sociale come avvenuto anche nella città di Reggio Emilia attraverso misure cautelari come obbligo di firma quotidiano fino agli arresti domiciliari per alcuni attivisti che lo scorso 25 aprile hanno manifestato contro la presenza in città di Matteo Salvini in città e contro la propaganda razzista e populista del suo partito.

COSTRUIAMO UNO SPEZZONE SOCIALE RICCO E DETERMINATO di chi quotidianamente lotta nei luoghi di lavoro, nelle scuole, manifesta per le piazze della città  e costruisce  giorno dopo giorno alternative e solidarietà  riappropriandosi di diritti negati e agendo il conflitto sociale per un cambiamento  radicale contro questo sistema capitalista.

Concentramento ore 9.00 – Piazza del Tricolore angolo Viale Montegrappa

Laboratorio Aq16 – Casa Bettola – Ass. Città Migrante – Studenti Autorganizzati – ADL Cobas

Ven 12 dicembre – Cucine senza frontiere

Cucine senza frontiere 12 dicembre

Venerdì 12 dicembre a tavola per il diritto all’abitare e un’accoglienza degna!

Cucine Senza Frontiere  
a Casa Bettola Via M artiri della Bettola 6 RE) ore 20.00
 
Cucina africana a cura degli abitanti della case occupate 10 Euro
 
Il ricavato della cena andrà a sostenere i lavori e
la manutenzione delle case occupate
 
A seguire concerto con EDW
improvvisazioni jazz con compnenti di Empatee du Weiss
 
Prenotazioni sul 338/7663416, cittamigrante@gmail.com
Negli ultimi due anni alcuni profughi provenienti dalla Libia, rimasti senza alloggio e costretti a dormire in strada, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello alla casa, occupando due stabili abbandonati e lasciati al degrado.Il contributo della cena andrà a sostegno dei lavori di autorecupero degli edifici: per affermare che l’abitare è un diritto di tutte e tutti e che le case non devono essere lasciate all’abbandono e alla speculazione edilizia!
 Iniziativa promossa dall’associazione Città Migrante & Casa Bettola

Manifestazione del 25 Aprile: condannati senza processo

Venerdì 28 novembre si è svolta l’udienza presso il tribunale delle libertà di Bologna in merito all’ impugnazione del PM Mariarita Pantani delle decisioni de GIP di Reggio Emilia riguardo le misure cautelari ai danni di sedici attivisti che presero parte alla manifestazione del 25 aprile 2014.
Ad un settimana di distanza il giudice ha sciolto la riserva sul ricorso del PM accogliendo in buona parte la sua richiesta con un’ordinanza ancora non definitiva che prevede due arresti domiciliari e l’estensione quotidiana, sette giorni su sette, degli obblighi di firma.

Video intervento Avv. Vainer Burani

Video intervento Gianluca Tegoni – Lab aq16

Video intervento Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Davanti ad un ricorso già discutibile in partenza, su misure sproporzionate e intempestive rispetto alla concretezza di quanto verificatosi in piazza, la nuova ordinanza segna un ulteriore aggravamento delle misure adottate, manifestando un gap giudiziario che vede applicarsi una pena arbitraria, coercitiva più che cautelare, ancor prima che sia espressa una verità giudiziaria nell’ambito di un processo.
Nessuno dei 15 indagati ha condanne penali, risultano tutti incensurati, stando agli incartamenti emessi dal riesame l’aggravante che motiva le misure adottate è data dalla rivendicazione della predisposizione dei manifestanti alla contestazione. Ad essere sotto processo non tanto gli atti compiuti, da dimostrare, ma la risolutezza delle idee che avrebbero spinto gli indagati a compierli, la loro disponibilità ad esprimere dissenso. Un processo alle idee prima ancora che alle intenzioni.
Un episodio gravissimo che conferma l’inadeguatezza di un intero sistema politico in profonda crisi nel produrre risposte politiche a istanze politiche se non attraverso un esercizio arbitrario delle strutture giudiziarie, che da una parte producono l’auto-assoluzione del sistema, basti pensare alla sentenza Eternit o Cucchi, dall’altra oppongono una feroce offensiva a chiunque contesti scelte politiche lesive della dignità umana e dei diritti formalmente riconosciuti, come esprime per esempio la sentenza ai quattro no tav per il danneggiamento d’un compressore, laddove la vita di migliaia di persone avvelenate dalla produzione industriale o uccise da agenti di polizia viene svalorizzata rispetto all’integrità di un solo oggetto inanimato.

Un’ ulteriore riflessione sullo stato di salute della democrazia formale, all’interno di un contesto nazionale che vede l’affermarsi di un sistema di governance sempre più lontano dal rapporto diretto con la base sociale e politica dei diversi territori, come già si evince dai dati delle ultime elezioni regionali agite da appena un terzo della popolazione e dal mandato auto-definito dal terzo governo non eletto negli ultimi quattro anni.

Lo stesso sistema politico che, come le recenti cronache dimostrano, è fondato su una trasversale collusione con l’ambiente mafioso, sullo sfruttamento finanziario e criminoso di vite umane spezzate dalla guerra e sulla speculazione del disagio e degrado evocati per alimentare politiche di gestione securitarie e profittevoli, le stesse cavalcate da Salvini per fomentare odio razziale e guerra fra poveri, nel sogno dell’ instaurazione di una democrazia illiberale in Italia e in Europa sul modello russo di Putin o quello ungherese di Orban.

Quest’ordinanza tesa a silenziare e mettere sotto processo il diritto di manifestare a Reggio Emilia si scontra tuttavia con un contesto territoriale caratterizzato da un forte fermento sociale e da relazioni quotidiane di costruzione di percorsi politici, come dimostrano le mobilitazioni degli ultimi mesi.

Dalla manifestazione dell’8 Novembre, convocata da un percorso pubblico di assemblee cittadine e da una campagna pubblica, che ha visto molte centinaia di persone sfilare in corteo in risposta alle misure cautelari precedentemente adottate, passando per il tempestivo intervento di numerosi gruppi in risposta alla provocatoria presenza di Salvini che ha scelto la provincia di Reggio Emilia per concludere la propria campagna elettorale, facendo tappa nel quartiere delle ex Fabbriche Reggiane (oggi luogo oggetto di speculazione politica e di disagio sociale), fino alla recente contestazione sotto al comune per l’esorbitante bonus che la multiutility IREN consegna ai suoi dirigenti nonostante l’enorme buco finanziario accusato, provocando al contempo stacchi alle utenze in periodo invernale a centinaia di persone che non hanno la possibilità di pagare le utenze.
Durante la conferenza stampa tenutasi nello studio dell’avvocato Vainer Burani è stato annunciato il ricorso in Cassazione rispetto alle nuove misure, ed immediatamente rilanciata la partecipazione alla giornata di sciopero generale del 12 Dicembre.

Ven 28- Cucine senza frontiere a Casa Bettola

Venerdì 28 novembre a tavola per il diritto all’abitare e un’accoglienza degna!

Cucine Senza Frontiere  
a Casa Bettola Via Martiri della Bettola 6 RE) ore 20.00
 
Cucina africana a cura degli abitanti della case occupate 10 Euro
 
Il ricavato della cena andrà a sostenere i lavori e
la manutenzione delle case occupate
 
A seguire concerto con Giulio Vetrone
brani di Villa Lobos, Jobim, Paganini, Rossini,
interpretati con la chitarra classica
 
Prenotazioni sul 338/7663416, cittamigrante@gmail.com
Negli ultimi due anni alcuni profughi provenienti dalla Libia, rimasti senza alloggio e costretti a dormire in strada, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello alla casa, occupando due stabili abbandonati e lasciati al degrado.Il contributo della cena andrà a sostegno dei lavori di autorecupero degli edifici: per affermare che l’abitare è un diritto di tutte e tutti e che le case non devono essere lasciate all’abbandono e alla speculazione edilizia!
Iniiativa promossa dall’associazione Città Migrante & Casa Bettola
Cucine senza frontiere 28 novembre
Vorremmo ringraziare tutte e tutti per la partecipazione, la solidarietà e la condivisione messa in pratica partecipando alle cene di Cucine senza frontiere, contribuendo ai lavori di autorecupero delle case occupate, portando letti, mobilio e tanto altro ancora, sostenendo in questo modo un diritto fondamentale, il diritto all’abitare.
Ogni azione messa in campo contrasta le politiche razziste e xenofobe che vogliono alimentare una guerra fra poveri e soprattutto ogni gesto è un mattone che giorno dopo giorno costruisce una città aperta meticcia e solidale dove i diritti siano per tutte e tutti, nessuno escluso.
Le case occupate, grazie al contributo che ognuno ha saputo dare, sono attualmente dotate di cucina, camere da letto, stanze ammobiliate oltre ad un piccolo impianto con pannelli solari per produrre un minimo di autonomia di energia elettrica e di stufe a legna per riscaldarsi. Oggi inoltre si sta allestendo la ciclofficina e si stanno acquistando le attrezzature per riparare le biciclette.
Ma soprattutto vorremmo ringraziare tutte e tutti perchè insieme siamo in grado di riempire le piazze per reclamare diritti e per contrastare le ideologie razziste come quelle portate avanti da Salvini e insieme siamo in grado di costruire azioni e spazi di condivisione in cui ci sia spazio per tutte e tutti.
Se cercano di chiudere le frontiere e rendere i confini invalicabili, noili apriamo, spalancando le porte della nostra città, per costruire una Reggio Emilia ed un’ Europa antirazzista, antifascista e anticapitalista.

Una giornata di (stra)ordinario antirazzismo

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Salvini contestato a Montecchio Emilia e davanti alle ex Reggiane. Contemporaneamente presidio antirazzista davanti al centro d’accoglienza profughi in via Veneri e corteo in zona stazione. Infine in serata contestato anche a Scandiano

In occasione dell’arrivo in città, segnalato pubblicamente solo poche ore prima, del segretario della Lega Nord Matteo Salvini, la città meticcia e solidale è scesa nelle strade, in diversi luoghi e modi.

Prima a Montecchio Emilia, dove Salvini è stato contestato mentre sosteneva la candidatura del candidato locale insieme ad Alan Fabbri, candidato alla Regione.

In seguito nel capoluogo di provincia, davanti alle ex Officine Reggiane, note alle cronache per essere diventato l’ultimo ripiego per chi questa crisi la soffre in modo violento e perde un tetto sopra la testa. Al suo arrivo un gruppo di attivisti lo ha contestato, srotolando due striscioni con su scritto “A chi fa comodo questo degrado? A chi ci vive o a chi ci specula?” e “Non discriminate gli italiani…non siamo tutti come Salvini!” intonando Bella Ciao.

Contemporaneamente poco distante, in via Veneri, ha preso corpo un presidio antirazzista davanti al centro d’accoglienza profughi che è stato ultimamente al centro di polemiche strumentali.
Un presidio di vigilanza antifascista e antirazzista che ha voluto rispedire al mittente le parole d’odio che hanno alimentato vicende come quella di Tor Sapienza.
Il presidio si è poi mosso in un corteo partecipato da un centinaio di persone e a cui si sono aggiunti, durante l’avanzamento, numerosi abitanti del quartiere e che ha percorso via Veneri, passando per la zona stazione e arrivando infine davanti alle ex Reggiane.

Infine, verso sera, Salvini è stato contestato anche a Scandiano seguendo le parole d’ordine dell’intera giornata: no al razzismo, no a chi semina paura e odio, no a chi stravolge la realtà per raccogliere voti sulla pelle dei poveri e degli ultimi. (Articolo tratto dal sito di Global Project)

Video intervento di Daniele Codeluppi (Lab aq16)

Video intervento di Federica Zambelli (Ass. Città Migrante)

Il comunicato distribuito durante il presidio antirazzista:

No alla guerra tra poveri, non facciamoci più strumentalizzare!

Il gioco di mettere l’una contro l’altra parti della popolazione che risentono di un disagio sociale, privato o collettivo, che sia riuscire a pagare le bollette, mantenere un tetto sulla testa o poter vivere con pieno diritto in un paese straniero è vecchio e da smascherare!

Il vero nemico non sono i migranti che scappano dalle guerre o dalla miseria ma sono i vari governi ed amministrazioni centrali o territoriali che, per sviare le vere colpe, mettono chi più risente degli effetti causati dalle loro consapevoli e cattive scelte l’uno contro l’altro, creando contenitori di disagio come i quartieri ghetto, come ad esempio è successo a Tor Sapienza, conseguenza diretta di una forte carenza di servizi e dell’assenza di un qualsiasi piano di riqualificazione urbana.

Il vero nemico sono partiti come la Lega Nord che tentano di trasformare il disagio, del quale sono anche loro colpevoli, in odio verso il diverso di turno che, sfumato l’accanimento contro il Sud Italia, prende le fattezze del migrante.
Gli stessi migranti che vengono bloccati in Italia dall’Unione Europea con regolamenti come quello di Dublino, quando il 90% di loro vorrebbe proseguire la propria migrazione in altri stati.

Ci impegnano così in una guerra che non ci fa alzare gli occhi e guardare chi la fomenta e ne ha responsabilità piena. Secondo queste politiche il disagio va affiancato ad altro disagio. Dai quartieri, dalla città, non dobbiamo lottare uno contro l’altro per una difesa avara del poco che ci lasciano, ma alzare tutti la testa e guardare in alto, da dove arriva il vero attacco alle vite di tutti.
Costruiamo una forza comune per la conquista dei diritti fondamentali e per restituire piena dignità alle esistenze, senza distinzione di sesso né di provenienza.

Parliamo di reddito minimo garantito, diritto alla casa, diritto ad una scolarizzazione qualificata, libera e gratuita, diritto al lavoro e a una sua giusta regolamentazione senza sfruttamento, lotta alla precarizzazione, diritto alla salute e a una sanità pubblica e gratuita, diritto alla città.
Uniamoci quindi contro il vero nemico: l’Europa delle banche e dell’austerity e chi su questa crisi aumenta il suo capitale e ci mantiene poveri senza redistribuire la ricchezza.

Lab aq16, Ass. Città Migrante, Casa Bettola

Ven 14 nov- Cucine senza frontiere a Casa Bettola

Venerdì 14 novembre a tavola per il diritto all’abitare e un’accoglienza degna!
Cucine Senza Frontiere a Casa Bettola. (Via Martiri della Bettola 6 RE)
ore 20.00
Cucina africana a cura degli abitanti della case occupate
10 Euro
a seguire musica ed immagini
Il ricavato della cena andrà a sostenere i lavori e la manutenzione delle case occupate

Prenotazioni sul 349/5238926, cittamigrante@gmail.com

Negli ultimi due anni alcuni profughi provenienti dalla Libia, rimasti senza alloggio e costretti a dormire in strada, si sono riappropriati di un diritto fondamentale, quello alla casa, occupando due stabili abbandonati e lasciati al degrado.Il contributo della cena andrà a sostegno dei lavori di autorecupero degli edifici: per affermare che l’abitare è un diritto di tutte e tutti e che le case non devono essere lasciate all’abbandono e alla speculazione edilizia!

Promosso dall’associazione Città Migrante & Casa Bettola–

Cucine senza frontiere 14 novembre 2014

Oltre le firme ci mettiamo la faccia!

Ringraziamo tutte e tutti per le numerose adesioni, per la grande partecipazione alla manifestazione dell’8 novembre per democrazia e giustizia sociale e soprattutto per il lavoro che ognuno quotidianamente fa per costruire una città diversa dove al centro ci siano i diritti per tutte e tutti, nessuno escluso. Questa è la Reggio Emilia che vogliamo!

La città degna risponde ai provvedimenti cautelari adottati a seguito del 25 Aprile scendendo in centinaia in piazza

articolo tratto dal sito di Global Project (video e galleria fotografica)

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“Una firma non ci ferma!” Recita lo striscione d’apertura del corteo che si è snodato per le principali arterie della città di Reggio Emilia. Non solo uno slogan a guardare il fiume di corpi scesi in strada questa sera, oltre cinquecento persone, che ha dato vita ad una manifestazione significativa, eterogenea e meticcia.

Quanto si è verificato a Reggio Emilia con i provvedimenti cautelari adottati per 15 persone a seguito della contestazione a Salvini il 25 Aprile scorso, la sproporzione delle misure e l’uso strumentale dei mezzi giuridici per limitare l’agibilità politica di chi opera percorsi di giustizia sociale nel territorio, rappresenta un precedente pericoloso per la libertà d’azione dei movimenti, che oggi ha innescato una risposta da parte della città chiara netta e precisa, che sovverte e smonta il paradigma securitario dei provvedimenti stessi.

La mobilitazione è iniziata presto davanti ai cancelli del principale Polo scolastico, con lo sciopero studentesco e l’assemblea del coordinamento degli studenti medi dell’Emilia Romagna, convocata per definire una road map comune che nell’ultima settimana di di consultazione, provocatoriamente indetta da Renzi e Giannini, si innesti all’interno della giornata del 14 Novembre e vada oltre ad aggredire e cambiare il modello scolastico ed educativo che l’ennesima “riforma” concretizza, un modello privatistico e aziendale, che demolisce il lavoro nel settore educativo e frena qualsiasi prospettiva di sviluppo formativo e culturale.

Nel pomeriggio il corteo, raggiunto dalle delegazioni regionali del Tpo e Labàs di Bologna, di Casa Madiba di Rimini e dai lavoratori del settore logistico di ADL Cobas di Parma.

Le adesioni territoriali sono state numerose come numerosi i volti e le voci di coloro che hanno deciso di metterci la faccia, non solo la firma, in questa significativa giornata, oltre al Laboratorio AQ16, CasaBettola “Casa Cantoniera Autogestita” e Ass. Città Migrante, promotori dell’iniziativa hanno aderito Alternativa Libertaria, Comitato 28 Aprile 2009, Redazione Pollicino Gnus, Casa Popolare Spartaco, Partito dei Carc, Collettivo Variabile Indipendente, SEL Reggio Emilia, Cooperativa Mag6 Reggio Emilia, Associazione Ya Basta Onlus Reggio Emilia, ANPI Felina, Arcigay Gioconda Reggio Emilia, Ass. Notti Rosse Casalgrande, Comitato Altra Europa con Tsipras Reggio Emilia, L’Altra Emilia Romagna/Prc_SE/Pdci, Cobas Scuola Reggio Emilia, ADL Cobas Emilia Romagna, Ass. G.A.3 – Generazione Articolo 3 Reggio Emilia, Comitato Acqua Bene Comune Reggio Emilia, Materiale Resistente, Federazione Anarchica Reggiana, Comitato Nonviolento Uomo Ambiente della Bassa – Guastalla.

Un corteo che si è fatto corpo sociale ha sfilato per la città rivendicando il rifiuto espresso il 25 Aprile alle politiche europee di Salvini, un modello pericolosamente liberticida che ha già prodotto morte, sfruttamento e isolamento nei corsi precedenti delle leggi emandate da e con il partito cui appartiene, ma ben oltre la rivendicazione di quanto avvenuto in piazza quel giorno, ha espresso la ricchezza di plurali e molteplici interventi sul territorio tesi ad innestare percorsi concreti di giustizia sociale ed esercizio della democrazia, che guardano immediatamente allo Sciopero Sociale Europeo indetto per il 14 Novembre, alle battaglie sul tema del lavoro, della scuola, delle case, dei profughi e dei migranti, quotidianamente agite sul territorio.

Il 28 Novembre il Tribunale del riesame di Bologna rivedrà i provvedimenti, su richiesta del pubblico ministero, adottati dal GIP, potendo accogliere l’istanza peggiorativa del p.m che al principio prevedeva gli arresti domiciliari per 5 dei 15 sotto firma, oppure adottare un altro corso. Un secondo appuntamento sul tema della giustizia e della libertà di movimento, già positivamente anticipato da questa giornata di mobilitazione.
Video in corso di redazione – Di seguito la cronaca:

Reggio Emilia – inizia il concentramento in via Roma raggiunta da importanti delegazioni di lavoratori di Parma, di Labas e Tpo di Bologna, Casa Madiba e Lab Paz Project di Rimini.

Reggio Emilia – il corteo molto partecipato da tutte le realtà cittadine è partito. Per ridisegnare città solidali e cooperanti, una firma non ci ferma

Reggio Emilia – il corteo si dirige verso il centro. Ci Riprendiamo le strade, ci riprendiamo ogni pezzo della città, non solo il 25 aprile ma tutti i giorni dell’anno!

Reggio Emilia – il 25 aprile 2014 una parte della città ha deciso da che parte stare, rompendo la zona rossa che difendeva il comizio di Salvini. Oggi in tantissim* di nuovo nelle strade perché non sarà una firma a farci cambiare idea!

Reggio Emilia – il corteo imbocca la via Emilia. La Reggio Emilia degna oggi è qua, con più di 400 persone che con determinazione stanno affermando il diritto alla città, alla casa, per un’Europa e una città senza frontiere!

Reggio Emilia – il corteo ora sull’arteria principale della città continua ad ingrossarsi. Più di 500 persone contro l’indifferenza e contro l’attacco mosso dalla magistratura nei confronti di chi ogni giorno si batte per città solidali e meticce! #unafirmanonciferma

Reggio Emilia – presenti oggi anche gli attivisti di Tpo e Labas di Bologna, che questa mattina hanno cacciato Salvini da Bologna. Razzisti e fascisti non hanno cittadinanza né a Bologna,né a Reggio né in qualsiasi altra città!

Reggio Emilia – un saluto al corteo anche da Casa Madiba Network di Rimini. Non ci sono mediazioni con chi soffia sulle paure e sulla povertà, con i corrotti e i razzisti. Non un passo indietro, una firma non ci ferma!

Reggio Emilia – intervengono anche gli studenti medi che dopo l’assemblea regionale di questa mattina rilanciano verso la grande giornata dello sciopero sociale del 14N

Reggio Emilia – il corteo ora in piazza Prampolini dove il 5 ottobre sono state cacciate le omofobe sentille in piedi. Per una città aperta e libera, una firma non ci ferma!

Reggio Emilia – il corteo si dirige verso piazza Gobetti dove il 25 aprile è stato contestato il leader della Lega Nord Salvini

Reggio Emilia – presenti oggi anche i facchini della Number 1 di Parma rappresentati dall’ADL COBAS. Verso lo sciopero sociale del 14N, per rivendicare reddito, diritti e dignità per tutt*!

Reggio Emilia – Il corteo si conclude in piazza Gioberti. Una firma non ci ferma, a dirlo con determinazione in questa bellissima giornata centinaia di cittadini. Si rilancia l’appuntamento del 28/11 al Tribunale di Bologna per il riesame

 

#Unafirmanonciferma – corteo per democrazia e giustizia sociale

#Unafirmanonciferma – scendiamo in piazza per democrazia e giustizia sociale!

Corteo per le vie della città, concentramento ore 15.00 alla Gabella di Via Roma

https://www.facebook.com/unafirmanonciferma?fref=ts

Messaggi dalla città solidale verso la manifestazione sabato 8 novembre

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Il 25 aprile 2014 Matteo Salvini, segretario generale della Lega Nord, scelse Reggio Emilia come tappa della sua campagna elettorale in vista delle elezioni europee e per il rinnovo dell’amministrazione locale. Una parte della città ritenne provocatorio ed inopportuno questo appuntamento, proprio nel giorno simbolo della resistenza antifascista, e scelse di scendere in strada oltrepassando la zona rossa, per contestare il nazionalismo ed il razzismo di cui questa iniziativa si faceva portatrice.

Sei mesi dopo a 15 manifestanti è stato applicato un provvedimento cautelare che prevede l’obbligo di firma ogni giorno in questura.

Queste misure, già attuate in diverse occasioni anche a Reggio Emilia, non limitano solo la libertà personale di chi è direttamente colpito, ma vogliono essere un vero e proprio monito per chi ritiene che lo stato esistente delle cose si possa cambiare dal basso.

Un tentativo di ridurre lo spazio di movimento in un contesto segnato da una forte tendenza autoritaria, dove si riducono gli spazi della democrazia e a sempre più persone viene negato l’accesso ai diritti.

Un tentativo di normalizzare una condizione postdemocratica, con una governance sempre più verticistica, dall’alto verso il basso, rappresentata dalle politiche di austerità imposte dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale, messo in atto in Italia negli ultimi anni da tre governi consecutivi non democraticamente eletti.

Il governo Renzi conferma infatti questa tendenza: in un momento di impoverimento e precarizzazione generale continua a sottrarre diritti sul lavoro, negare diritti sociali e privatizzare beni comuni. Alcuni esempi: il Jobs act e la cancellazione dell’articolo 18, l’articolo 5 del Piano casa che impedisce l’accesso alla residenza ed alle utenze alle persone che dopo essere rimaste per strada hanno deciso di occupare una casa, l’attuazione di meccanismi di privatizzazione spinta di beni comuni essenziali come nel caso dell’acqua.

Nel contempo si alzano le frontiere d’Europa, rinforzandone sia i confini esterni che interni per limitare la libertà di movimento delle persone in fuga dalla guerra o alla ricerca di una vita migliore, attraverso politiche di militarizzazione “a difesa” dei confini che producono continue stragi in mare e utilizzo della forza e della violenza per schedare i migranti.

Tutto questo mentre si aprono i confini dei mercati e si facilita la speculazione, concentrando la ricchezza e le risorse nelle mani di pochi.

E’ in questo contesto di disuguaglianza sociale che populismo, nazionalismo e razzismo stanno diventando sempre più una prassi, ed è da questa mancanza di democrazia reale che l’estrema destra sta avanzando, in Italia come in Europa (Lega Nord, Front National e Ukip ne sono un lampante esempio), propagando la paura dell’altro e l’intolleranza verso le differenze.

Noi non ci stiamo! Vogliamo aprire le finestre, uscire dalle case e scendere nelle strade per invertire questa tendenza.

Se cercano di restringere lo spazio di movimento attraverso misure repressive, noi allarghiamo l’orizzonte attraverso una pluralità di idee e pratiche, continuando a lottare per trasformare l’esistente e costruire un’alternativa.

Se cercano di limitare lo spazio della democrazia, noi lo reinventiamo attraverso nuove forme democratiche dal basso, riappropriandoci della possibilità di immaginare e costruire il futuro insieme.

Se cercano di rendere la nostra vita più povera e precaria, noi difendiamo i diritti conquistati nel passato per andare avanti e conquistare nuovi diritti per tutte e tutti.

Se cercano di chiudere le frontiere e rendere i confini invalicabili, noi li apriamo, spalancando le porte della nostra città, per costruire una Reggio Emilia ed un Europa antirazzista, antifascista e anticapitalista.

Una firma non ci ferma!

Per adesioni: unafirmanonciferma@gmail.com

 

Laboratorio AQ16, CasaBettola “Casa Cantoniera Autogestita”, Ass. Città Migrante, Alternativa Libertaria, Comitato 28 Aprile 2009, Redazione Pollicino Gnus, Casa Popolare Spartaco, Partito dei Carc, Collettivo Variabile Indipendente, Studenti Autorganizzati, Sel  Reggio Emilia, Coop. Mag6, YaBasta Brasil Reggio Emilia, Anpi Felina RE , Arcigay Gioconda di Reggio Emilia , Ass. politico-culturale Notti Rosse di Casalgrande,  Comitato L’Altra Europa con Tsipras Reggio Emilia  , L’Altra Emilia Romagna/Prc-SE/Pdci, COBAS Scuola Reggio Emilia, ADL Cobas Emilia Romagna, Ass. G.A.3 Generazione Articolo 3, Comitato Acqua Bene Comune di Reggio Emilia, Materiale Resistente Correggio, Federazione Anarchica Reggiana, COLLETTIVO NONVIOLENTO UOMO AMBIENTE della BASSA – Guastalla