Siamo noi le donne e gli uomini che sono riusciti a non soffocare in un
container di un qualche tir. Siamo noi le donne e gli uomini che non
sono annegati in mare. Siamo noi le donne e gli uomini che hanno
scavalcato le frontiere alla ricerca di un futuro migliore.
Siamo
donne e uomini che vivono e lavorano nelle metropoli. Siamo quelli che
riempiono le tasche dell’economia sommersa perché altra possibilità per
vivere non ci è concessa.
Siamo quelli costretti a passare parte
della propria vita in coda davanti alle questure, alle prefetture e ora
agli uffici postali. Siamo quelli che aspettano i lunghi tempi dei
rinnovi e dei ricongiungimenti, siamo quelli che aspettano i documenti
legalizzati dall’ambasciata, siamo quelli che aspettano un decreto
flussi.
Siamo le madri che non possono andare a trovare i figli perché non hanno il permesso di soggiorno.
Siamo i muratori che lavorano nei cantieri edili e non ricevono la paga, e quando la reclamano vengono picchiati.
Siamo gli ambulanti che vendono i fazzoletti e i cd nei parcheggi e
nelle spiagge. Siamo le badanti assunte con un contratto part-time ma
che lavorano 24 ore al giorno. Siamo quelli che devono lavorare come
artigiani e soci anche se in realtà fanno un lavoro da dipendenti.
Siamo quelli che accettano un qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione
per poter rinnovare quel pezzo di carta.
Siamo quelli che senza
permesso di soggiorno non possono avere un lavoro in regola e pertanto
diventano la forza lavoro in nero su cui si basa l’economia
neoliberista, che in cantieri, laboratori, magazzini e campi agricoli
sfrutta il nostro lavoro.
Siamo quelli che vivono nella costante
paura di essere cacciati; cittadini di serie B, per i quali si
sperimentano nuove forme di schiavitù grazie a leggi razziste e
discriminatorie.
Siamo quelli che alimentano il mercato degli
affitti per “extra”, vivendo in 10 in case di 30 metri quadri pagando
cifre esorbitanti.
Siamo gli “ospiti” dei Cpt. Siamo i capri
espiatori di tutte le forze politiche per giustificare forme di
controllo da applicare poi a tutta la società.
Ci vogliono
invisibili eppure siamo donne e uomini che vivono a Reggio Emilia, che
si sono auto-organizzati per lottare quotidianamente per il
riconoscimento dei diritti che ci vengono negati.
Siamo stanchi di
lavorare senza dignità, siamo stanchi di essere considerati numeri
nelle ipocrite contabilità dei decreti flussi, di essere bersaglio dei
controlli dell’Ispettorato del Lavoro che ci colpiscono con espulsioni
e addirittura arresti.
Il primo maggio del 2007 in migliaia siamo
usciti dall’invisibilità in cui ci volevano relegare e abbiamo
attraversato le strade di Reggio Emilia, anche quest’anno invitiamo
tutti e tutte a Reggio Emilia ad una mobilitazione per un primo maggio
di lotta per:
Una sanatoria generalizzata subito
L’abrogazione della legge Bossi-Fini
La rottura del legame fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro
L’accesso alla casa e ad un reddito dignitoso per costruire il nostro futuro
Chiusura immediata dei CPT
No alla criminalizzazione dei migranti! No al lavoro nero! Basta vita dura!
(русский) РЕЖЖИО ЕМИЛИЯ-1 МАЯ 2008 ГОД – РАБОТА НА ЧЕРНУЮ, БЕДНОСТЬ,СМЕРТИ НА РАБОЧЕМ МЕСТЕ ХВАТИТ!
التدهور فى العمل الموت فى العمل كفايه
(francais) Reggio Emilia – 1 MAI 2008. Travail clandestin, precarité et morts : ca suffit !
(english) Reggio Emilia – May 01 2008. Irregolar work, extreme precariusness, working men’s death: Stop!