Lunedì 26 MAGGIO il Decreto Sicurezza passerà in discussione alla Camera.
Dopo la trasformazione del DDL in Decreto, il Governo ha tempo fino al 12 giugno per approvare definitivamente la legge. È questo il poco tempo che ci separa dal progetto autoritario a cui sta lavorando il Governo fin dal suo insediamento. Ma non è questo il tempo dell’attesa o della rassegnazione, bensì quello in cui alzare la testa!
Lunedì 26 vogliamo portare la nostra voce sotto il Parlamento, e per arrivarci praticheremo, se necessario, le più sane forme di democrazia: il dissenso, la disobbedienza, la discussione in piazza, anche di fronte ai palazzi del potere. Lunedì 26 maggio, Ore 14:00 @ Piazza Barberini
Sabato 31 MAGGIO ci sarà la manifestazione nazionale a Roma contro questo decreto legge liberticida. Scendiamo in massa e tutte e tutti compatte, per creare una marea di dissenso antagonista a questo governo. Sabato 31 maggio, Ore 14:00 @ Piazza Vittorio
Venerdì 16.05 ✭ Piazza Prampolini #ReggioEmilia ✭ dalle 19:00
Dopo mesi di lotta contro il DDL sicurezza (oggi diventato decreto legge attraverso la manovra autoritaria e antidemocratica del governo Meloni), continua la battaglia che su tutto il territorio nazionale ha mosso un’opposizione politica compatta e determinata contro il governo.
Torniamo a mobilitarci a Reggio Emilia, di rientro da una partecipatissima assemblea nazionale tenutasi a Roma il 4 maggio, che ha lanciato due giornate di mobilitazione, alle quali tutte e tutti siamo chiamate a rispondere: il 27 maggio quando il decreto approderà alla Camera, e il 31 maggio a Roma per una grande mobilitazione di massa.
La manovra anti-costituzionale che il governo ha messo in atto per forzare il meccanismo di discussione democratica ci ha messo davanti a un’evidente svolta nella nostra democrazia, un cambio di rotta che va fermato, sabotato e disobbedito.
Per mesi le mobilitazioni territoriali sono riuscite a rallentare l’iter di approvazione del DDL Sicurezza. Ancora una volta siamo chiamatɜ a non fermarci ma a convergere non solo per fermare la trasformazione del decreto in legge, ma anche per andare oltre. Guardiamo alle battaglie per la visibilità transgender e contro la violenza di genere, alle battaglie per la giustizia climatica, a quelle contro i CPR e i lager in Albania, ai referendum dell’8 e il 9 giugno su lavoro e cittadinanza. Guardiamo alla Palestina e alla lotta contro il riarmo globale e alle logiche di guerra che governano questa Unione Europea.
La nostra opposizione è reale ed estesa e siamo determinate ancora una volta a metterla in campo!
Venerdì 16 maggio invitiamo tuttɜ, organizzazioni politiche, associazioni, artistɜ a occupare con i propri corpi Piazza Prampolini, per esprimere che Reggio Emilia è contro il progetto autoritario del governo Meloni sulle nostre vite.
Vogliamo creare una piazza in cui tuttɜ possano riconoscersi, nel rivendicare libertà e democrazia.
Agli interventi politici vogliamo alternare momenti di musica, perchè la lotta ha molteplici forme. Per riappropiarci di quegli spazi pubblici e politici che ci vogliono negare: invitiamo chiunque suoni, canti, balli o pratichi altre performance artistiche a unirsi alla mobilitazione!
Verso il 31 maggio e oltre, ci vediamo venerdì 16 maggio alle ore 19:00 in Piazza Prampolini
SE VOI FATE IL FASCISMO NOI FACCIAMO LA RESISTENZA!
Il 25 Aprile celebriamo insieme l’80° anniversario del giorno della #liberazione!
Quest’anno non è come gli altri, 80 anni dalla vittoria della Resistenza al nazi-fascismo non sono una passeggiata nel tempo, ma il corso di vita di una generazione che il 25 Aprile del 1945 ha conquistato, lottando e combattendo, il diritto di tuttɜ di lottare per cambiare il destino di una Storia altrimenti iniqua catastrofica e opprimente. Parteciperemo alle celebrazioni dell’80° anniversario del giorno della Liberazione dopo il successo della campagna antifascista “Dove siamo noi non saranno loro”, che attraverso numerose iniziative, contributi e pratiche, ha portato in piazza, con due cortei, quasi 10mila persone.
In poco più di un mese di mobilitazione singolare e collettiva, di antifascismo militante e antifascismo “storico”, dai quartieri e dagli spazi sociali, dalle sedi associative e istituzionali, si è alzato quell’argine politico e sociale che ha impedito categoricamente a forze neofasciste quali Rete dei patrioti e Casapound di rigurgitare la propria identità tossica sulla città e nelle sue strade.
Celebreremo questo 25 Aprile con la consapevolezza che siamo chiamate a nuove battaglie, 80 anni dopo quel giorno di vittoria collettiva, disperanza e di nuova Storia, il mondo è completamente trasformato e mutato. La reazione neoliberista che la nostra generazione fronteggia da molti anni ha raggiunto un nuovo culmine di violenza e di ingiustizia sociale, stracciando le conquiste delle lotte del secolo scorso.
In questi giorni è passato un Decreto Legge, il cosiddetto Pacchetto Sicurezza, emanato come se il paese fosse in regime di emergenza. È il decreto che segna un passaggio di fase nella svolta autoritaria del nostro paese, e che a poche ore dall’entrata in vigore ha mostrato il suo volto con le cariche indiscriminate e i fermi arbitrari al corteo nazionale in solidarietà al popolo palestinese di sabato 12 Aprile a Milano.
Per questo abbiamo lanciato 60 giorni di agitazione per ricacciarlo infondo agli archivi e lo facciamo partendo da qui, da questo 25 aprile, celebrando la libertà di resistere. Resistere è una necessità sociale, un punto di partenza, per cambiare il corso degli eventi. Ma il diritto di resistenza non è scontato, né la responsabilità che esso comporta, ovunque venga rivendicato, che sia qui o in Ucraina, in Palestina o altrove, ha bisogno di un orizzonte da superare e un’idea da realizzare.
Le nostre nonne e nonni partigiani ci hanno insegnato che l’utopia è realizzabile, anche contro i potenti e pericolosi nel mondo, anche quando la miseria della guerra ci appare dilagante e nessuna altra alternativa possibile.
Per questo, ottanta anni dopo realizzarla tocca a noi a partire dalla lotta contro i nuovi nazionalismi e le nuove idee di supremazia e sfruttamento che si sono imposte e che in paesi come l’Italia si sono fatte governo.
La storia la fanno i corpi in movimento, e quei corpi in questi ottanta anni non si sono mai fermati!
Ci vediamo il 25 Aprile alle 10:00 di fronte alla basilica della Ghiara, incorso Garibaldi!
Dopo i due grandi cortei che domenica 30 marzo hanno rigettato i fascisti di CasaPound e Rete dei Patrioti dalla nostra città, la lotta antifascista non si ferma.
Nella giornata di ieri il quartiere della rosta nuova si è animato grazie a una grande partecipazione all’ANTIFAFEST, una festa di quartiere co-organizzata tra abitantɜ, Spazi Sociali, centro sociale della Rosta Nuova e ANPI.
Dal pomeriggio nel Parco Noce Nero si sono svolte attività per bimbi e adulti: sport popolare, partita di calcetto, laboratorio d’arte e di danza, mercatini di autoproduzioni per concludersi con i live di monamour 2pattoni e dj set di groovepropaganda
Non è stata una semplice festa, ma una giornata in cui ci siamo riappropriati di spazi di quartiere depotenziati da una politica che privilegia gli investimenti in sorveglianza, zone rosse e militari, a discapito però della coesione sociale che si può creare quando più soggetti si uniscono per costruire luoghi di incontro.
In una partecipata sfilata per il quartiere sui ritmi della murgaloka abbiamo espresso che la sicurezza urbana è soprattutto sicurezza sociale, e per crearla bisogna mettere in campo relazioni solidali e di prossimità, rivendicando e tutelando i diritti con politiche di welfare incisive. Solo in questo modo possiamo contrastare l’odio e la paura che ci vengono propagandati dall’ estrema destra.
Ringraziamo le tantissime persone che sono venute e tutte quelle che hanno permesso di svolgere questa giornata e le sue iniziative, sono davvero troppe per ringraziarle una ad una. Il coinvolgimento del quartiere è stato concreto e notevole. Da qui continuiamo e puntiamo a costruire presidi antifascisti per praticare la nostra sicurezza nei quartieri, ovunque per Reggio Emilia, perché vivere le strade della città senza paura è possibile, se lo si fa lottando insieme!
Grazie a artist3 che hanno portato i loro banchetti, ai progetti sportivi e educativi che hanno partecipato atelier_amali reggio balla las naras libertad palestra popolare porco rosso
Ecco un video riassuntivo della meravigliosa giornata:
Nei giorni scorsi Roberto Fiore, segretario di Forza Nuova, ha rilanciato nuovamente la sua presenza in città e l’apertura di una sede del partito.
Ha promesso di presentarsi con un presidio in Piazza Fontanesi proprio nella giornata dell’ 8 marzo, una giornata che da sempre è caratterizzata dalla lotta dei movimenti femministi e transfemministi.
È chiara per noi la provocazione di Fiore.
Gruppi neofascisti come quelli di Forza Nuova demonizzano le lotte per combattere la violenza di genere, per l’educazione affettiva e al consenso nelle scuole, per il riconoscimento delle soggettività queer in tutti gli ambiti della vita. Vediamo una continuità tra le dichiarazioni omo-lesbo-bi-transfobica di Forza Nuova e le politiche del governo Meloni.
Il loro nemico è la nostra autodeterminazione perché è sabbia nel loro ingranaggio reazionario.
Per questo sabato mattina saremo ovunque in città con movimenti e azioni, incluso in Piazza Fontanesi dalle ore 10:00 con un volantinaggio pubblico, per presidiare la piazza e non permettere l’ingresso di Roberto Fiore. Per dimostrare quanto sono profonde le radici antifasciste e transfemministe nella nostra città!
La giornata dell’ 8 marzo sarà caratterizzata da movimenti ovunque:
In mattinata saremo anche con presidio del comitato bosco ospizio davanti al Conad via Luxembourg e nel pomeriggio saremo per le piazze e le strade della città!
Come realtà femministe e transfemministe cittadine, che insieme stanno costruendo la mobilitazione dell’ 8 marzo, data annuale di convergenza e lotta, non possiamo accettare la presenza di Roberto Fiore, leader di Forza nuova a Reggio Emilia, in questa stessa data.
Prendiamo atto dai giornali della richiesta di Forza Nuova, fatta alla questura, per l’autorizzazione di un presidio proprio il giorno dell’ 8 marzo.
Forza Nuova è un gruppo neofascista, che propone un modello di società machista, razzista, omo-lesbo-bi-trans-fobica.
Una società che si fonda sulla diffidenza e sulla violenza.
L’8 marzo è ovunque data di mobilitazione in cui invece persone, realtà sociali, politiche, sindacati attraversano portando avanti l’idea di una società curante, solidale, inclusiva e soprattutto transfemminista.
Transfemminismo. Una parola che fa molta paura all’ estrema destra di tutto il mondo, perché carica di un’ energia trasformativa e arginante di questa avanzata autoritaria che sia nel nostro paese che in altri paesi europei, come in Germania, sta avvenendo.
Come ogni anno l’8 marzo saremo marea nelle piazze e nelle strade della nostra città, dal mattino alla sera. Qualsiasi tentativo di Forza Nuova di entrare in città, soprattutto in quella giornata, troverà una risposta forte e oppositiva.
Roberto fiore parla di estirpare i “poteri forti” dal nostro territorio.
Forse non ha capito che deve fare i conti con un tessuto sociale molto radicato e impossibile da estirpare.
Se verrà autorizzato in qualsiasi forma la presenza di Fiore e del suo partito noi saremo pronte a contestarlo, perché l’odio e il fascismo non possono essere tollerati.
Mandiamo inoltre la nostra solidarietà all’ ANPI per la querela ricevuta direttamente da Fiore. L’antifascismo non si silenzia.
Mobilitazione diffusa contro il #ddlpaura #ddlsicurezza
𝑷𝒂𝒓𝒕𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒉.𝟐𝟎:𝟎𝟎 𝒅𝒂 #𝑪𝒂𝒔𝒂𝑩𝒆𝒕𝒕𝒐𝒍𝒂 #reggioemilia
La battaglia per contrastare il DDL Paura continua.
Sabato scorso a Roma si è tenuta la seconda assemblea nazionale della rete A Pieno Regime per sedimentare quella potenza delle 100mila persone, che lo scorso 14 dicembre hanno dimostrato un’opposizione unita e determinata a questo governo.
il 17 gennaio torniamo a mobilitarci in tutti i territori per riaccendere quelle 100mila luci contro il buio dell’autoritarismo.
Abbiamo ribadito più volte che il DDL è il manifesto politico e culturale di un intero ciclo reazionario e di un mondo che si regge sempre più attorno al regime di guerra.
L’obiettivo è ribaltarlo, creare una frattura storica nel rapporto tra governanti e governati, tra capitale e lavoro.
Il 17 gennaio invitiamo tuttɜ ad attraversare le strade e il centro storico in una passeggiata iridescente.
Vogliamo essere nelle strade di sera, per dimostrare che le città e i suoi quartieri non possono essere isolate in zone rosse, non possono essere delegate al controllo unico della polizia e alla politica securitaria, quella politica che ha ucciso Ramy nel quartiere di Corvetto A Milano.
Venerdì manifestiamo anche per chiedere giustizia per Fares e Ramy, per denunciare l’ennessimo omicidio di Stato, di chiaro stampo razziale e per difendere quella rabbia che ha invaso Milano, Torino, Roma, Bologna. Alla violenza di Stato, a un passo dall’essere istituzionalizzata da questo DDL, non può che esserci in risposta la rabbia di tuttɜ noi.
🔥 venerdì 17 gennaio partendo da Casa Bettola alle ore 20:00 sfileremo verso il centro storico. Invitiamo a portare qualcosa che faccia luce per creare un serpente luminoso nella sera.
“POSTO SOSPESO” : Per chi non può partecipare alla manifestazione ma volesse comunque contribuire per aiutare altr3 a partire da Reggio, lasciamo la possibilità di acquistare uno o più posti sul pullman, facendo sempre riferimento al 347 876 5083 o durante le iniziative degli spazi sociali.
Leggi l’appello completo della Rete No DDL sicurezza:
CHI SIAMO NOI?
Siamo coloro che difendono e reinventano la democrazia come antifascistə, transfemministə, attivistə impegnatə ogni giorno a lottare per la giustizia sociale e ambientale.
Siamo lə lavoratorə che rischiano il posto o vivono la precarietà; siamo chi, e con chi, presidia le fabbriche contro l’impoverimento crescente e l’aumento delle disuguaglianze economiche.
Siamo nelle scuole e nelle università, a difendere il diritto allo studio e l’accesso a saperi liberi e inclusivi.
Siamo con chi organizza picchetti antisfratto, portando solidarietà a chi rischia di perdere la casa perché non può più permettersi un affitto.
Siamo chi, e al fianco di chi, lotta contro la violenza patriarcale e contro tutte le forme di oppressione di genere.
Siamo quellə che nei quartieri lavorano per contrastare mafie e corruzioni, convintə che l’inclusione sociale e la rigenerazione siano il vero antidoto ai clan.
Siamo quellə che denunciano il disastro climatico che devasta i nostri territori e combatte contro le grandi opere inutili e dannose.
Siamo con chi denuncia le torture e le indegne condizioni di vita nelle carceri sovraffollate.
Siamo con chi si oppone ai CPR e rivendica la libertà di movimento per tuttə, sostenendo chi salva vite in mare.
Siamo chi vuole un mondo libero da guerre, genocidi e da qualsiasi forma di colonialismo.
Siamo con chi combatte le mafie e costruisce reti di mutualismo e solidarietà nei territori.
Siamo con chi riconosce che il proibizionismo è un favore alle mafie e si batte per politiche alternative e giuste.
Siamo donne, uomini, identità non binarie, cittadinə italianə e di ogni provenienza. Crediamo che l’unica vera sicurezza sia quella sociale: la sicurezza di un lavoro dignitoso e di un reddito universale garantito; di una casa sicura; di un sistema sanitario pubblico, gratuito e accessibile; di un’istruzione di qualità; di vivere in una società libera da ogni forma di violenza sessista, razzista, classista o discriminatoria.
CHI SONO LORO?
Loro sono quelli che hanno un’idea deforme della nostra democrazia: autoritaria con i deboli e gli ultimi e affabile con chi corrompe, accumula, inquina.
Il Ddl Sicurezza è l’apice di un disegno ampio del governo guidato da Giorgia Meloni che punta chiaramente a destabilizzare i valori, le garanzie e i principi di Giustizia. Seppur forte nei numeri in Parlamento, nel Paese la sua propaganda sta mostrando tutte le sue fragilità. Criminalizzare preventivamente ogni forma di dissenso, moltiplicare inverosimilmente il numero di reati contro chi protesta e disobbedisce rappresenta uno dei più gravi attacchi nella storia della nostra Repubblica ai diritti fondamentali, al diritto di manifestare e dissentire, trasformando l’Italia in un paese autoritario.
Non c’è alcuna sicurezza garantita da questo provvedimento. Si respira solo la paura della libertà e, soprattutto, delle piazze che si riempiono contro la guerra, il patriarcato, per la giustizia sociale e per fermare i cambiamenti climatici; paura degli scioperi; paura di chi non ha un tetto, di chi arriva nel nostro Paese e viene detenuto immotivatamente, senza neanche il diritto ad una scheda Sim; di chi oppone resistenza agli abusi e alle violenze.
PERCHÉ IL DDL SICUREZZA È INACCETTABILE
Il Ddl Sicurezza segna un salto autoritario senza precedenti, colpendo con carcere e repressione i pilastri della democrazia: il dissenso e il conflitto sociale.
Criminalizza persino le pratiche di protesta non violenta e pacifica. Per la popolazione detenuta e per i migranti trattenuti nei CPR, introduce punizioni sproporzionate, arrivando a considerare reato azioni come battere una pentola contro le sbarre.
La norma, intrisa di una visione patriarcale, prevede che i figli e le figlie nascano in carcere, stigmatizzando le donne detenute per la “colpa” di avere violato una presunta “missione materna”.
Fuori legge finiranno i produttori di canapa, che hanno creato un settore agricolo dinamico, e le persone costrette a occupare una casa per emergenze abitative.
Il disegno di legge smonta anche strumenti essenziali del conflitto sindacale, colpendo i blocchi stradali e i picchetti.
Con i suoi 38 articoli, il Ddl crea un vero e proprio diritto penale del “nemico”, definendo figure sociali da punire e criminalizzando le pratiche di mobilitazione, soprattutto nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro.
FERMIAMO QUESTA DERIVA
Lo abbiamo detto con chiarezza nel documento conclusivo dell’Assemblea Nazionale della Rete No Ddl Sicurezza: siamo determinatə a fermare questo attacco alla democrazia. Intrecceremo questa battaglia con tutte le forme di opposizione sociale che in questi mesi stanno animando i territori e il Paese.
Sabato 14 dicembre, da tutta Italia, convergeremo in massa a Roma per una grande manifestazione nazionale.
Ma non ci fermeremo lì: la nostra mobilitazione continuerà anche nei giorni in cui il Ddl Sicurezza approderà in aula. Con pratiche diverse, faremo in modo che questo attacco ai diritti fondamentali non diventi legge.
La nostra democrazia è frutto della lotta, dell’impegno e del sacrificio di milioni di persone; non è un diritto stralciabile o calpestabile a colpi di decreto. Non ci piegheremo di fronte all’idea che si possa reprimere il dissenso, umiliare lə ultimə, le lotte per il futuro, per la giustizia sociale e ambientale.
La nostra battaglia comincia adesso.
Come realtà dal basso, movimenti sociali, associazioni, abbiamo dato vita al Network Against Migrant Detention, una rete transnazionale che si oppone al sistema della detenzione amministrativa e all’esternalizzazione delle frontiere.
Il comunicato congiunto che alleghiamo sotto racchiude rivendicazioni politiche e obiettivi che vogliamo perseguire
Contro i CPR, contro le politiche migratorie razziste e neocoloniali del governo Meloni, contro il nuovo Patto europeo sulla Migrazione e Asilo.
𝙋𝙚𝙧 𝙡𝙖 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙩𝙖̀ 𝙙𝙞 𝙢𝙤𝙫𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙚 𝙚 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙞!
The Italy-Albania Protocol is a failure from every perspective!
Despite the decision of the Italian government to suspend the deportation of migrant people to Albania, we as Network Against Migrant Detention have decided to stick to our mobilization on December 1 and 2 in Tirana, as well as at the centers in Gjadër and Shëngjin, to express our dissent against the deportation system established by the Protocol. While this failure represents a temporary stalemate, we are well aware that the logic driving these policies is far from defeated.
Just weeks after the Protocol’s implementation, the use of the hotspot and detention facilities in Albania has been suspended, at least until the European Court of Justice issues its rulings. The mechanism has stumbled over the definition of a “Safe Country of Origin” temporarily challenged by the October 4, 2024 ruling by the European Court of Justice. The ruling states that a country cannot be deemed safe unless it is so across its entire territory and for everyone. In practice, every case must be evaluated individually, and judges must consider whether the country in question is actually safe for the specific individual at the time of the decision. Thanks to this ruling, Italian judges have repeatedly disregarded the executive orders imposed by the Meloni government through emergency legislative decrees.
While this partial victory reflects a European legal framework that still withstands the harsh blows inflicted by illiberal right-wing forces and governments of all political stripes, it has been achieved through struggles, above all those of migrant people themselves, affirming the right to asylum and freedom of movement. Therefore, we believe that relying solely on the judicial system is insufficient to halt these policies. The horizon towards which the Protocol is heading is the implementation of the New Pact on Migration and Asylum planned for June 2026. This will introduce new criteria for defining safe countries of origin, broadening the scope for accelerated border procedures. At that point, the design of externalization embodied by the Italy-Albania Protocol might face no further obstacles and could serve as a model to be replicated in other EU Member States.
For this reason, over 200 activists from Italy, Albania, and Greece have gathered this weekend in Tirana, staging protests in front of the hotspot at port of Shëngjin, the detention center in Gjadër, the Albanian government headquarters, the Italian Embassy, and the European House.
Our goal is to lay the groundwork for a broad pan-european and transnational mobilization capable of opposing these policies in the long term.
As members of the Network Against Migrant Detention, we demand:
– The dismantling of Italian detention centers on Albanian territory, rejecting any repurposing for other forms of detention
– The abolition of any form of administrative detention for migrant people and asylum seekers.
– The abolition of the concept of a “Safe Country of Origin,” which serves only to restrict international protection.
– The withdrawal of Italian military forces from Albanian territory and their immediate return to Italy.
– The opening of safe, legal and accessible pathways, the right to mobility and self-determination for all migrant people, and the granting of the right to circulate freely, regardless of motivations and status recognition
The Network Against Migrant Detention sets the following objectives:
– To oppose the Meloni-Rama Protocol and the model it represents through various political tools, including information campaigns, public mobilizations, strategic litigation, and pressure involving opposition politicians from Italy and Europe, creating a broad, cross-sectoral, and interdisciplinary movement.
– To obstruct the construction of new detention and deportation centers and the strengthening of existing ones in Italy and Europe, promoting a counter-narrative to the populist rhetoric that exploits fear to justify militarized forms of security. This includes exposing the administrative detention industry, highlighting violations of fundamental rights within detention centers, and proposing a reception model centered on dignity, autonomy, and the development of migrant people’s life projects.
– To build a transnational and trans-European movement that establishes the struggle for universal freedom of movement as a fundamental condition for the radical democratization of this political space. This movement stands against both the rise of nationalist, illiberal conservatism in Europe and the neoliberal institution of the EU. Both in continuity with each other, reinforce violent systems of rejection and selection of migrant people.
– To forge connections beyond European territories with those opposing the EU’s border externalization policies, rejecting the neocolonial coercion imposed by agreements with third countries in exchange for European integration and economic support.