Condividiamo di seguito l’intervento di Federica Zambelli, presidente di #CittàMigrante in merito alla zona rossa e alla lettera del comitato 4 novembre sulla zona stazione a Reggio Emilia
Condivido, come più volte ho espresso, le emergenze nel quartiere della zona stazione sollevate dal Comitato 4 novembre. Ciò che credo è che la soluzione a queste problematiche non siano l’esercito e la cosiddetta zona rossa. E’ notizia di poche ore fa che è stata firmata dal prefetto Maria Rita Cocciufa l’ordinanza che istituisce la zona rossa in diverse vie della città fra cui la zona della stazione. La zona rossa, come sottolineato anche dagli avvocati del Consiglio direttivo della Camera penale di Milano, manifesta profili di violazione dei principi costituzionali, sottolineo inoltre che tale provvedimento nasce all’interno del disegno di legge denominato “ddl sicurezza”.
Quello che penso che al massimo si potrà ottenere con questi interventi è uno spostamento nei quartieri limitrofi degli stessi fenomeni, come per altro sta già avvenendo, che più si espandono e si ramificano, più diventano difficili da governare. Inoltre mi chiedo come sarà possibile operare a livello socio-sanitario all’interno della zona rossa.
Questo non significa che non sia necessario il lavoro e gli interventi delle forze dell’ordine, anzi sostengo azioni integrate e che le stesse forze dell’ordine debbano essere coinvolte nella progettazione sociale e sanitaria da mettere in campo e potenziare in zona stazione. A tal riguardo sarebbe interessante proporre un incontro con dei tecnici della riduzione del danno insieme al comitato 4 novembre in modo da affrontare in maniera approfondita la questione dell’uso/abuso di sostanze e di come gestire la complessità del fenomeno a tutela sia del territorio e dei suoi abitanti che del consumatore stesso.
È bene sottolineare che ciò che avviene nei pressi della Stazione di Reggio Emilia investe altre città contemporanee in quanto questi fenomeni sono determinati da cause strutturali che vanno dalla crisi economica, al crollo dell’occupazione, alle difficoltà di accesso alla casa, al quadro normativo che regola i flussi migratori. Anche per questo, al di là dell’approccio ideologico che ognuno può avere, non esiste una soluzione né facile né immediata.
Il comitato 4 novembre ha affermato che “il degrado è forse per qualcuno un’occasione per guadagnare”. Rispondo a questo che chi guadagna dal degrado è sicuramente la criminalità organizzata che trova manovalanza a basso costo e spesso disposta a tutto. Inoltre, a detta del comitato, l’assessora Rabitti al Graffio su Telereggio avrebbe sostenuto che “i soggetti che girano intorno alla stazione non si riescono a recuperare”.
In merito a questo tema come ho anche ribadito durante la stessa trasmissione penso che oggi i servizi non siano adeguati ai bisogni che emergono e che ci sia la necessità di ripensare il servizio per esempio nella sua prossimità di accesso. Inoltre è bene sottolineare che tante sono le persone che aderirebbero ad un progetto di accoglienza ma che ad oggi non si è in grado di far fronte a tutte le richieste. Basti pensare ai percorsi di accoglienza proposti da associazioni del territorio che ben funzionano ma non sono sicuramente sufficienti e alla lista di attesa per accedere al dormitorio. Servizi che avrebbero bisogno di essere implementati.
Ribadisco che non ho mai dichiarato di voler “trasformare il quartiere della Stazione in una grande zona libera per spaccio e consumatori di droga” nemmeno indirettamente come sostiene il comitato, ma affermo che sono favorevole ad una area di consumo controllato che è tutta un’altra cosa, cioè una progettazione che va nella direzione di controllare e governare i fenomeni droga-correlati in un’ottica di sicurezza del territorio. Anche su questo sarebbe importante fare un incontro di approfondimento con il Comitato dove mostrare i risultati degli studi che arrivano in merito da altre città europee.
Federica Zambelli – Ass. Città Migrante