Alleghiamo gli articoli usciti oggi sulla Gazzetta di Reggio e Il Resto del Carlino in merito ad alcune riflessioni che insieme ad altre realtà del territorio abbiamo condiviso in merito alla zona stazione di #ReggioEmilia
Di seguito il comunicato completo con le adesioni
Siamo un gruppo di associazioni, cooperative e realtà del terzo settore che da anni lavorano, con gruppi informali e residenti, nel quadrante cittadino della stazione, per costruire progetti di comunità e una presenza costante. Per questo, nonostante gli scarsi risultati di precedenti accordi e protocolli, alcuni di noi hanno firmato sul finire della scorsa legislatura, il progetto ‘Stazione In’ sottoscritto da diverse realtà del territorio per prendersi cura della zona stazione, di chi la abita e di chi per svariati motivi la attraversa, e altri collaborano da tempo con la rete di comunità Impossibile per gli stessi motivi.
L’accordo Stazione In sancisce un’alleanza strategica tra l’amministrazione e le tante realtà che vi hanno convintamente aderito e che hanno partecipato alla stessa sua stesura. Un accordo che costituisce il presupposto per un energico intervento socio-sanitario, che le parti firmatarie hanno concordato come prioritario e urgente. Questo intervento coordinato dall’amministrazione con il coinvolgimento degli attori sociali, sanitari, terzo settore e forze dell’ordine è una delle azioni pensate e programmate per agire sui contrasti in essere nella zona stazione a tutela sia delle persone ai margini con diverse problematiche e bisogni, da disturbi da uso di sostanze e disturbi della salute mentale, a esigenze sanitarie, documentali, abitative, disagio economico e di inserimento sociale, che a tutela dei residenti del quartiere.
Ad oggi, a parte momenti di incontro interlocutorio, stiamo aspettando di poter iniziare ad operare, di essere ascoltati e coinvolti nelle scelte strategiche come concordato: vorremmo capire se esistono ancora i presupposti di questo accordo. Leggiamo, a livello comunicativo, che l’azione dell’amministrazione in zona stazione si baserà sui tre pilasti dell’ordine pubblico, della riqualificazione urbana e dell’integrazione sociale, ma nella realtà emergono grandi manovre e impegni in ambito securitario e non molto a livello sociale. Crediamo sia importante, se ancora l’amministrazione crede che queste progettualità sociali, sanitarie e comunitarie, che “Stazione In” porta con sé, siano fondamentali per il benessere della zona, farle emergere e attivarle seriamente e concretamente con pari dignità. Richiesta dell’esercito, controllo di vicinato e forse istituzione delle zone rosse con il benestare del ministro Piantedosi fa sembrare che la strada scelta sia quella della militarizzazione, lontana dalla sinergia tra i vari ambiti come indicato nelle linee programmatiche di questa amministrazione approvate dal consiglio comunale lo scorso luglio.
Già negli scorsi mesi l’utilizzo della leva dell’ordine pubblico messa in campo dalle forze dell’ordine, necessaria ma isolata e non integrata in un’azione più complessiva, ha mostrato la propria debolezza, non portando alla soluzione, ma semplicemente allontanando le figure problematiche in altri quartieri. La zona rossa, con i suoi fogli di via, non farà altro che alimentare un’escalation, un meccanismo al cui termine c’è il carcere, di cui conosciamo bene gli annosi problemi di sovraffollamento. Questi dispositivi non faranno altro che alimentare la rabbia sociale. Cosa avverrà quando anche le zone rosse saranno insufficienti?
Come realtà sociali nasciamo su altri presupposti e siamo disposti a metterci in gioco, come ampiamente dimostrato, ma se il piano va su binari esclusivamente securitari non possiamo contribuire con la nostra specificità, con i nostri valori e con le nostre progettazioni e servizi che hanno bisogno di risorse e appoggio.
Non vogliamo credere che l’unico approccio possibile a Reggio Emilia sia quello militare.
Capiamo il disagio dei residenti con cui ci rapportiamo e incontriamo quotidianamente, la sofferenza dei tanti senza dimora, il dolore delle persone in balia della dipendenza da sostanze e siamo sicuri che solo la via della cura e dell’inclusione sociale potrà aggiustare i guasti di questa modernità ingiusta e crudele.
Realtà che hanno sottoscritto il Progetto Stazione In e/o parte della Rete di comunità Impossibile.
Firme (singole organizzazioni)
Associazione Città Migrante
L’Ovile Cooperativa di solidarietà sociale
La Vigna società cooperativa sociale
Avvocato di Strada ODV Reggio Emilia
Associazione Accademia di Quartiere (Acc.qua)
Associazione Rabbunì ODV
Comunità di Sant’Egidio Reggio Emilia
CGIL – Camera del Lavoro Territoriale di Reggio Emilia
Coress Cooperativa Sociale
6a Lega SPI-CGIL
La goccia nel deserto