Apre lo sportello sul diritto alla salute

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A Reggio Emilia, come Associazione Città Migrante, sono diversi anni che ci occupiamo di diritto alla salute.
Siamo usciti pubblicamente nel novembre del 2013 con un presidio in Via Amendola presso la sede della AUSL , per affermare che la salute non è un profitto e abbiamo chiesto l’applicazione dell’accordo Stato-Regioni del dicembre 2012 che regola l’accesso ai servizi sanitari delle persone migranti.
Il diritto alla salute, diritto costituzionale  fondamentale e che garantisce cure gratuite agli indigenti, viene lentamente e costantemente eroso.
Nelle scelte di politica sanitaria prevale l’aspetto economico a scapito dell’aspetto del bisogno sanitario di prevenzione, cura e riabilitazione.

Dal 2015 portiamo avanti un monitoraggio per capire meglio le difficoltà delle persone nell’accesso ai servizi sanitari e all’iscrizione al SSN.

I dati ci dicono prevalentemente che:
– Ai migranti vengono richiesti requisiti non stabiliti dall’accordo Stato- Regioni del 2012 escludendo singoli, famiglie, dall’accesso al servizio sanitario e non tutelando di fatto la gravidanza e l’interruzione volontaria della gravidanza.
– I ticket sanitari escludono le persone indigenti dall’accesso alle prestazioni sanitarie prescritte.
– Emergono problemi all’accesso al servizio sanitario rispetto al requisito della residenza

Trattare il tema della salute significa tenere in considerazione la persona nella sua integrità e qualsiasi condizione di mancanza di dignità mina lo stato di benessere fisico e psichico.
In particolare, solo per fare un esempio, la cancellazione anagrafica (quindi il non essere residenti) è dovuta alla perdita della casa che riflette la condizione di precarietà  del lavoro. Lavoro nelle sue mille sfaccettature che comprende il lavoro nero, conosciuto e tollerato, che costringe soprattutto i migranti a spostarsi da un luogo all’altro per sopravvivere spesso in condizioni di sfruttamento.

Con queste premesse, come associazione Città Migrante, apriamo lo sportello “Diritto alla salute”per ascoltare, monitorare, orientare e denunciare le situazioni di difficoltà di accesso ai servizi sanitari.
Lo sportello è aperto il mercoledì dalle 17 alle 20 in Via Fratelli Manfredi, 14 (RE) presso lab. Aq16.
L’accesso è libero e gratuito e si rivolge sia ai migranti che alle persone italiane in quanto crediamo che il diritto alla salute, in quanto diritto universale, debba essere garantito a tutte e tutti.

Ass. Città Migrante
cell. 3894204158
cell. 3474184461
e-mail: cittamigrante@gmail.com

Un autunno con Cucine senza frontiere

Anche quest’ anno l’osteria Cucine senza frontiere apre la stagione autunnale a Casa Bettola (via Martiri della Bettola, 6 RE) con due appuntamenti sabato 15 ottobre e sabato 19 novembre. A partire dalle ore 20.

Come sempre il contributo delle cene andrà a sostegno dei lavori di autorecupero delle case occupate di via Gramsci e via Gorizia per ribadire che l’abitare è un diritto di tutte e tutti!

Per informazioni e prenotazioni 338 7663416

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l progetto “Cucine senza frontiere” dell’ associazione Città Migrante nasce due anni fa a Reggio Emilia.Come tutti i nostri progetti prende vita dal confronto e dalle riflessioni che inevitabilmente si sviluppano tra le mura dei nostri spazi sociali, che quotidianamente viviamo e rendiamo vivi.Mura che potremo definire trasparenti, in quanto ci permettono tutti i giorni di osservare con sguardo critico quello che accade intorno a noi, nella nostra città, nel mondo, scegliendo di non restarne indifferenti. Spazi attraversati da tante e tanti, anche da chi, fuggito dalla guerra e dalla miseria, si ritrova oggi in Italia e tante volte non per scelta. Le attuali politiche sull’immigrazione infatti non lasciano molto spazio alla scelta.

Il Regolamento di Dublino prevede che la richiesta di asilo debba essere fatta nel primo paese di arrivo.Rimanere in Italia per tanti non diventa dunque una scelta e una volta finito l’iter per la richiesta di asilo, termina nella maggior parte dei casi anche il percorso di accoglienza.Quello che accade al termine di questi percorsi rimane spesso nascosto, al riparo dallo sguardo indiscreto delle coscienze di tanti.Centinaia di persone, chiuse le porte dell’ “accoglienza” si ritrovano in molti casi in strada, senza una casa e un lavoro. Da questo momento le uniche porte ad aprirsi sono spesso quelle dello sfruttamento, del lavoro nero, dell’ isolamento. La persona diventa il profugo. Il percorso di disumanizzazione è breve, mentre quello che si cerca è solo una vita dignitosa.

Negli ultimi due anni a Reggio Emilia, alcune di queste persone uscite dai percorsi di accoglienza e costrette a dormire in strada, hanno deciso di riappropriarsi del diritto alla casa, occupando due stabili abbandonati e lasciati da tempo al degrado.Con il supporto di tante e tanti comincia il percorso di autorecupero di questi spazi, che pian piano ricominciano a prendere vita, riacquistando la dignità che anni di abbandono gli avevano sottratto. La cittadinanza risponde numerosa alle richieste di sostegno e in breve tempo in queste case vuote arrivano letti, armadi, cucine, stufe per scaldarsi. Gli abitanti delle case non hanno però un lavoro che gli consenta di sostenere le spese di gestione di una casa.Ognuno di loro ha però delle competenze, saper cucinare per esempio.Le prime ricette le sperimentiamo tra di noi ma in breve tempo un’ idea si trasforma in un progetto reale.Nasce l’osteria “Cucine senza frontiere”. Non ci sembra vero: la gente chiama per prenotare un posto alle nostre cene, e sono anche in tanti! E mentre l’ Europa erige frontiere, noi proviamo ad abbatterle.

Da quel momento sono passati due anni e il progetto “Cucine senza frontiere è cresciuto”. C’è chi è più bravo a cucinare e chi meno, c’ è chi è appena arrivato e non capisce bene cosa sta succedendo ma ci prova lo stesso, c’è anche chi non è pronto a crederci e si ferma.Alcuni dei nostri cuochi sono rimasti, altri sono andati via. Di questi qualcuno ci chiama ancora, qualcun altro invece ha scelto di proseguire il viaggio senza voltarsi indietro perché la nostalgia è un lusso che non tutti si possono permettere.Tanti altri ne arriveranno.Abbiamo scelto di credere in questo progetto e di non fermarci. Continueremo a lottare e lo faremo tra i banchi di una scuola di italiano, dentro una ciclofficina autogestita, nelle piazze e perchè no tra i fornelli! E le mura dei nostri spazi sociali continueranno ad essere trasparenti e noi non smetteremo di guardare oltre.