“La politica non ci interessa, anzi credo sia un problema. In Africa scatena le guerre…”
Queste sono le parole di Nelson, 29 anni nigeriano, riportate sul quotidiano “Il Resto del Carlino” che ha curato un’intervista di alcuni dei ragazzi che dopo le polemiche degli ultimi giorni sono tornati a prestare servizio a Festa Reggio. Nelson, così come tanti altri è uno dei profughi (sarebbe più corretto chiamarlo richiedente asilo) accolto all’interno del progetto di accoglienza a Reggio Emilia. La politica non interessa a Nelson, così come a tanti altri, ma proprio su di loro si gioca la partita politica, si prendono o si perdono voti, si istituiscono regolamenti regionali, si producono leggi nazionali, si emanano decreti, si finanziano progetti. Non solo a Reggio Emilia, non sono in Italia ma in tutta Europa.
Da una parte le politiche di accoglienza dall’altra i loro corpi che attraversano i confini, che ridisegnano le geografie, da vivi e troppo spesso da morti. Ogni giorno ormai abbiamo notizie di chi non ce la fatta, di chi è morto annegato in mare, asfissiato nella stiva di una barca o dentro un tir. E in Europa si erigono muri, si investe nel controllo delle frontiere di chi fugge da guerra e miseria, rimane in vigore (se non eccezionalmente e per alcune categorie di migranti, in Germania dove la Merkel si rifà la faccia dopo lo strappo greco e i migranti vengono usati, come spesso succede, come merce di scambio) il Regolamento di Dublino che impone la richiesta di asilo nel primo paese di arrivo e si da la caccia ai trafficanti di uomini che organizzano questi viaggi clandestini. Non abbiamo sentito parlare di canali umanitari, non abbiamo sentito parlare di canali di accesso regolari per arrivare in Europa. E’ notizia recente inoltre che la Gran Bretagna intende fermare la libera circolazione all’interno dello spazio Shengen e permettere l’ingresso solo a chi ha un lavoro stabile e la Francia continua i blocchi alla frontiera di Ventimiglia.
In queste nostre righe vogliamo spazzare via discorsi populisti e propagande politiche per dare spazio ad alcuni dati e raccontare una realtà, certo difficile, piena di contraddizioni ma con la quale inevitabilmente tutti noi abbiamo a che fare.
Lo abbiamo detto più volte, ma oggi vale la pena ribadirlo, perché intorno alla vicenda dei profughi e dell’accoglienza che ha coinvolto la nostra città , si sono dette molte cose, alcune anche molto ambigue, che hanno contribuito a creare molta confusione: innanzitutto se queste persone potessero arrivare in Italia o in Europa in maniera regolare, anche con un semplice visto, magari prendendo un aereo non lo farebbero? Affiderebbero la loro vita in mano ai trafficanti di esseri umani? Non ci vogliono di certo studi particolari per rispondere che non lo farebbero, e non ci vogliono nemmeno studi particolari per comprendere che chi è disposto a rischiare la propria vita non lo si potrà fermare.
Veniamo al dato economico : nel 2015 il budget stanziato per Frontex ( che ha come scopo il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e l’implementazione di accordi con i Paesi confinanti con l’Unione europea per la riammissione dei migranti respinti lungo le frontiere )è stato incrementato del 14% rispetto allo scorso anno . Sono stati stanziati 114 milioni di euro.
Denaro che potrebbe essere utilizzato per l’accoglienza in diversi paesi europei fra cui il nostro.
Inoltre, per venire al nostro paese, dalle ultime elaborazioni della Fondazione Leone Moressa su dati Istat e Ministero delle Finanze, attraverso calcoli molto complessi ci dicono che fatti i conti costi-benefici, l’Italia ci guadagna 3,9 miliardi l’anno con il contributo economico degli immigrati. (Il Corriere Della Sera ha riportato la notizia in un suo articolo il 24 novembre del 2014).
Altra questione che sembrerebbe scontata : non c’è niente di così casuale come il luogo in cui si nasce e spesso il luogo di nascita determina lo sviluppo e la vita di un individuo, oltre al passaporto che gli permetterà o meno di cambiare, migliorare la propria vita o in molti casi di sfuggire alla morte.
Veniamo agli animi che si sono accesi durante questo fine agosto. La discussione nasce dai trenta profughi che prestano servizio volontario a Festa Reggio. L’attacco parte dalla Lega Nord contro il PD che utilizza a propria utilità queste trenta persone. Innanzitutto pensiamo che alla Lega interessi ben poco di questi migranti ma che siano stati un’ottimo pretesto per attaccare il PD (che sicuramente non sosteniamo) e in generale costruire un campagna mediatica che come sempre trova le sue fondamenta nella questione immigrazione. Detto questo ora la vicenda sembra riguardare le varie querele che la Lega fa al PD e che il PD fa alla Lega. Su Salvini e sulla Lega Nord non spendiamo altre parole ora, abbiamo già espresso il nostro dissenso il 25 aprile del 2014 quando organizzò un convegno sull’Euro a Reggio Emilia.
Notiamo come il Movimento 5 Stelle non intenda cedere il passo in fatto di speculazione politica nei confronti della Lega chiedendo chiarezza su di un bando per la gestione di 30 profughi che il comune ha affidato alla Dimora di Abramo. Crediamo che in questa particolare fattispecie intendano affidamenti relativi al progetto Sprar che giusto per dovere di cronaca non è lo stesso progetto comunemente chiamato Mare Nostrum. Il M5S, per voce della parlamentare Maria Edera Spadoni chiede se esistono delle modalità di inserimento anche per i giovani disoccupati cittadini italiani, tanto per buttare tutto nel pentolone e alimentare una guerra fra poveri, dividendo italiani colpiti dall’auserity e migranti. E’ giusto monitorare sui bandi, in particolare dove e come vengano spesi i soldi pubblici, ma su di una cosa fondamentale glissa il M5S; è lecito o meno un piano di accoglienza di fronte all’epocale fenomeno migratorio che vive l’Europa e l’Italia? Aldilà delle rendicontazioni e della gestione più o meno virtuosa dell’accoglienza, interessa al M5S reggiano la sorte di quei trenta ragazzi approdati nel nostro territorio? La lega su questo è chiara, la retorica infame della ruspa non ha bisogno di presentazioni, ci piacerebbe sapere invece la posizione dei grillini locali.
Da parte dell’Ente gestore c’è stata una leggerezza di fondo e una lettura molto superficiale nel pensare che fare attività di volontariato a Festa Reggio fosse uguale allo svolgere altre attività a titolo volontario presso associazioni o enti no profit.
Detto questo ci interessa brevemente sviluppare il tema del volontariato. In generale il volontariato non dovrebbe mai sostituire posti di lavoro e sappiamo che questo purtroppo spesso succede. L’expo di Milano e le varie forme di stage lo dimostrano.
Ma la domanda che facciamo è un altra, perché questi ragazzi devono fare volontariato? Perché si devono dimostrare utili? Devono in un qualche modo darci indietro qualcosa? No. Questi ragazzi che ci piaccia o meno non ci devono dare niente. Quello che si costruirà e quello che daranno alla nostra società e alla nostra comunità dipenderà da quello che tutti noi (compreso in questo noi anche “loro”) saremo in grado di mettere in campo a partire dalle relazioni, che come è ovvio si costruiscono sempre almeno in due.
Non è quindi per pagare un debito morale od economico ciò che sottende il coinvolgimento di questi ragazzi in attività volontaristiche, la realtà è che queste attività dovrebbero permettere loro di esercitarsi con la lingua italiana, di costruire relazioni e reti nel territorio, necessarie anche per un futuro prossimo. Il clima in cui viviamo non è sicuramente favorevole, a partire dalle reali difficoltà che coinvolgono sempre più persone e famiglie, ma, ammettendo anche che fosse possibile, non sarà di certo mandando via i migranti che gli autoctoni risolveranno il problema del lavoro e della casa per esempio. Abbiamo assisto alla propaganda neofascista anche nella nostra provincia dove Forza Nuova ha manifestato contro la presenza dei profughi all’Albergo Soliani di Fabbrico.
Come sempre è più semplice dare la colpa al più debole, a chi sta in basso piuttosto che riversare la rabbia verso chi sta in alto e opporsi alle politiche di austerity che producono la povertà di tutte tutti noi.
Come arrivano queste persone nei nostri territori? Molto Brevemente.
Sono quelle che sbarcano sulle coste italiane, i superstiti dei tanti naufragi che leggiamo sui quotidiani locali e “distribuite” nella varie città attraverso dei bandi di gara delle Prefetture per l’accoglienza dei migranti sbarcati sulle coste italiane che rientrano all”interno dello “ straordinario afflusso di cittadini stranieri extracomunitari sul territorio nazionale e richiedenti la protezione internazionale”. Il bando prevede 30/35 euro procapite e l’ente che vince l’appalto dovrà garantire oltre al vitto e all’alloggio vari percorsi sul territorio. I bandi e le convenzioni sono reperibili sui siti delle prefetture, a Reggio emilia il bando è stato vinto dal raggurppamento temporaneo di Impresa di cui la Dimora di Abramo è capofila. I migranti accolti all’interno di questi progetti richiedono tutti la protezione internazionale, per cui per loro inizierà l’iter di attesa della commissione che valuterà la loro domanda di asilo. I tempi sono spesso lunghi e non è scontato che la domanda vada a buon fine e si scontrano con l’iter burocratico della richiesta di asilo e di tutto quello che ciò comporta. Non hanno scelto di venire a Reggio Emilia e molte volte nemmeno in Italia, ma in Italia devono rimanere perché lo impone il Regolamento di Dublino. Sono alla ricerca di un lavoro e sperano di poter cambiare la propria condizione di vita, c’è chi fugge dalla guerra, dalla dittatura e chi da condizioni di miseria. Stefano Liberti, giornalista, afferma che potremmo chiamarli “avventurieri”, come loro molto spesso si definiscono.
Facciamo chiarezza innanzitutto che non prendono 30 euro al giorno, in questi trenta euro ci sono tutte le procedure che si mettono in campo per l’accoglienza compreso lo stipendio dei lavoratori. E di posti di lavoro questi progetti ne hanno creati, altri li hanno salvati, pensiamo alla proprietaria dell’hotel Soliani di Fabbrico che ha dichiarato alla stampa che l’albergo senza di loro avrebbe chiuso.
Sulla pelle dei migrati si giocano da sempre partite importanti.
Gli scandali di Mafia Capitale, le varie inchieste aperte dalla magistratura, che ormai non sono più una novità in quanto è il sistema a permettere cose di questo tipo, dimostrano come i migranti sono vittime anche del business che si crea intorno all’accoglienza, dove i fondi finiscono nelle tasche di gestori e politici corrotti, gli stessi politici che poi utilizzano la figura del migrante per propagande razziste e fomentano nei territori la cosiddetta guerra fra poveri, gettando inoltre discredito su tutto il mondo della cooperazione.
Sia chiaro: non pensiamo di trovarci di fronte ad una Mafia Capitale locale.
Non crediamo che la coop Dimora di Abramo sia parte di questo, ma che debba riflettere molto al proprio interno, non in termini di legalità ma di mission e ringraziamo Don Eugenio Morlini e Don Daniele Simonazzi che con il proprio voto contrario a bilancio, e anche se in maniera diversa Don Giuseppe Dossetti, sono stati in grado di porre al centro il mandato che una cooperativa sociale deve avere; l’accoglienza e il benessere dei propri lavoratori in primis.
Vediamo come nel mondo del lavoro questi principi siano spesso violati e dove le cooperative non sono altro che aziende cammuffate e luoghi di sfruttamento lavorativo.
Crediamo inoltre che l’accoglienza vera sia compito dell’ente gestore, delle amministrazioni ma anche di ognuno di noi perché rispecchia il grado di civiltà della nostra comunità. E che sia compito di tutti, ente gestore compreso denunciare le ingiustizie che si incontrano nei processi di accoglienza, da quelle burocratiche/amministrative al non permettere manifestazioni fasciste davanti ai luoghi dove queste persone vivono perché sono ostacoli per un processo di accoglienza degna.
Per concludere è necessario trattare anche la questione del dopo accoglienza. Che cosa è e sarà di queste persone una volta che escono dai progetti? L’iter prevede che una volta finita la procedura della richiesta asilo termina il percorso di accoglienza.
In molti casi queste persone lasciano la nostra città perché si ritrovano senza casa e senza lavoro, e si addentrano nell’inferno del lavoro agricolo del sud Italia finendo spesso nei ghetti balzati più volte agli onori della cronaca, altri lasciano l’Italia per raggiungere paesi europei con un tasso occupazionale più alto. Ma con il permesso di soggiorno ottenuto, non è consentito lavorare in regola in Europa, per cui si è costretti al lavoro nero. E l’ingiustizia continua…
Pensiamo sia giunto il momento di avere coraggio ed aprire un dibattito cittadino vero in cui discutere delle politiche in tema di immigrazione in generale e di accoglienza in particolare, senza paure dei conflitti, che metta in campo e a confronto tutti gli attori del territorio, compreso chi dal basso quotidianamente agisce l’accoglienza e lotta perché in questa città possa esserci spazio per tutte e tutti, anche quando i progetti istituzionali giungono al termine.
Ps: caro Nelson, anche in Italia la politica scatena le guerre, a volte non armate, ma pur sempre di guerra si tratta e a volte le armi le finanzia per altri paesi perché possano usarle. Anche questo è un grosso business.
Ass. Città Migrante, Laboratorio aq 16, Casa Bettola