In merito ai fatti accaduti alla scuola di italiano di Ya Basta! Bologna
La
luna e la notte arrivano. E’ lunedì. Col buio di una giornata di lavoro
dietro la schiena, a cavallo sulla mia bici penso ai visi che verranno
stasera. Il sorriso e l’energia di Larissa, qualcosa di tenero nello
sguardo di Kamel. L’affetto materno fra i frusci dei vestiti di Uzma.
Qualche ragazzo nuovo, appena arrivato, con ancora addosso e in bocca
il sapore del pesce fritto che prima della sua partenza si cucinava
sulla costa africana.
E’ lunedì e inizio la settimana con loro. Insieme prepariamo i giorni,
ma non si parla di futuro, a noi ci basta il presente : due ore, una
lavagna, dei fogli bianchi per ricominciare da capo.
Cacciamo
il freddo di febbraio con qualche parola d’italiano in più, un verbo
coniugato correttamente, una risata condivisa. Cacciamo insieme la
malinconia delle terre abbandonate, della solitudine, della nostalgia
del fratello lasciato dall’altra parte del mare, cacciamo i ricordi di
Lampedusa, della morte in mare. Cacciamo insieme le lacrime, le
riportiamo lontane, almeno ci proviamo.
Loro sono il Mondo : egiziani, pakistani, brasiliani, algerini,
marocchini, cinesi, moldavi, ucraini…E io sono ben poco, solo
un’insegnante volontaria d’italiano. Loro sono il mondo e io una
particella.
E’
lunedì e dopo la lezione ci fermiamo spesso volentieri davanti alla
scuola, per chiacchierare, per salutarsi bene. Si fuma una sigaretta,
si parla del Corano, dell’Amore che si sta aspettando, del razzismo,
dei dolci della mamma. Loro sono un po’ degli insetti notturni : escono
sotto la protezione della luna, sanno di poter vivere più liberi una
volta che le finestre dei palazzi sono chiuse e che la buonanotte è
stata data. Noi davanti alla scuola, non pensiamo un attimo alla paura,
alla polizia, alla legge. Siamo insieme, e questo ci basta per
illudersi qualche minuto prima di ritornare in una realtà dove il
giorno è lotta, assenza, nascondiglio, paura e dove la notte è riposo
ma anche angoscia per l’indomani che ricomincerà presto.
Oggi però
so degli avvenimenti accaduti dopo la scuola, a Bologna, una scuola come
la nostra, che accoglie migranti, che abbiano il permesso di soggiorno
o che non lo abbiano perché noi disobbediamo al pacchetto
sicurezza. Oggi però so della paura degli insegnanti e degli allievi
sorpresi da controlli della polizia mentre la lezione era finita. La
realtà è arrivata senza lasciare tempo di spegnere la sigaretta di
conforto. Il rifugio e il riposo della notte non sono nemmeno
consentiti ai migranti e a chi aiuta loro. Sappiate però che ieri come
oggi e sicuramente come domani, non ho e non avrò paura. Voi insegnanti
di Bologna, noi di Reggio siamo dalla parte giusta. Dalla parte di chi
accoglie, di chi riceve, di chi impara. Dalla parte di chi lotta, di
chi non si arrende, di chi non ha paura, di chi accompagna.
Non abbiate paura, chi arresta, controlla, sfida, intimidisce non si
merita neanche un fremito. Continuiamo quindi perché ci sono ancora
tanti fogli bianchi da scrivere, tante chiacchiere da fare.
Sappiate infine che la scuola d’italiano “Città Migrante” è solidale con tutti voi, insegnanti e allievi.
Una delle insegnati della scuola di italiano dell’associazione Città Migrante – Reggio Emilia