𝗟𝗮 𝗱𝘂𝗲 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗺𝗼𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗻 𝗔𝗹𝗯𝗮𝗻𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗼𝗰𝗼𝗹𝗹𝗼 𝗥𝗮𝗺𝗮-𝗠𝗲𝗹𝗼𝗻𝗶 𝗲̀ 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮, 𝗺𝗮 𝗹𝗮 𝗹𝗼𝘁𝘁𝗮 𝗲̀ 𝗮𝗽𝗽𝗲𝗻𝗮 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗮!


Il cosiddetto Nuovo pacchetto sicurezza è un disegno di legge (1660) del governo che mira a processare e incarcerare tutto ciò che non si conforma al modello sociale e culturale della destra.
Non colpirà solo fette marginali o le parti maggiormente attive della popolazione ma colpirà tutt*.
Il miglior modo per contrastarlo è conoscerlo, per questo vi invitiamo giovedì 3 ottobre, alle 21:00, al Laboratorio AQ16 a discuterne insieme a noi e a due avvocati del foro di Reggio Emilia: 𝗩𝗮𝗶𝗻𝗲𝗿 𝗕𝘂𝗿𝗮𝗻𝗶 𝗲 𝗟𝘂𝗰𝗶𝗮 𝗟𝗮𝗿𝗼𝗰𝗰𝗮.
Laboratorio AQ16 / Città Migrante / Casa Bettola / ADL Cobas
In occasione del #WorldRefugeeDay, a #ReggioEmilia presso l’Ostello della Ghiara, in via Guasco 6, presenteremo il libro
CHIUSI DENTRO
I campi di confinamento nell’Europa del XXI secolo.
Prefazione di Livio Pepino . A cura di RiVolta ai Balcani
Con la presenza di
Gianfranco Schiavone – Coautore del libro e presidente di ICS ( Consorzio Italiano di Solidarietà)
Michele Rossi – Coautore del libro e direttore di Ciac Parma
Modera Federica Zambelli – Città Migrante
L’Europa muore ai suoi confini. “Chiusi dentro” è l’analisi critica più aggiornata delle politiche di respingimento dei migranti a livello internazionale: dall’esternalizzazione delle frontiere alla creazione di veri e propri campi di confinamento dentro e fuori l’Ue. Italia inclusa.
C’è un filo rosso che unisce i lager libici, i campi di transito bosniaci, i centri di detenzione lituani o greci e i Cpr italiani. È quello del trattenimento e della segregazione di migliaia di persone in movimento, spogliate della propria dignità e dei propri diritti.
Questo libro si propone di rispondere a domande cruciali, attraverso un’indagine approfondita delle politiche europee sull’asilo e sull’immigrazione.
Descrive, a più voci, i casi di Bosnia ed Erzegovina, Grecia, Lettonia e Lituania, Macedonia del Nord, Libia, Polonia, Serbia, Turchia, e infine dell’Italia.
Esplorando temi di grande attualità come l’impiego della tecnologia nella violazione dei diritti umani, il ruolo delle Agenzie internazionali (Frontex in primis), la cancellazione del diritto d’asilo, i respingimenti alle frontiere esterne dell’Ue e le “riammissioni” ai confini interni.
Si tratta ancora oggi di prassi illegittime e sistematiche, che l’Unione europea vorrebbe far diventare la “nuova normalità”. Conoscere e raccontare le pratiche di resistenza rappresenta il primo passo per contrastare questa eclissi.
Con i contributi di: Matteo Astuti, Alexandra Bogos, Caterina Bove, Anna Brambilla, Silvia Carbonari, Duccio Facchini, Robert Ford, Hannah Huser, Mahmut Kacan, Nikola Kovačević, Monica Massari, Keely McDonnell, Andrea McTigue, Davide Pignata, Michele Rossi, Erminia Rizzi, Luca Rondi, Gianfranco Schiavone, Ivana Stojanova, Meleanna Sunderland, Manuela Valsecchi
Corteo 1 giugno h.15, Gabella di Via Roma #ReggioEmilia
Dalla giornata di ieri siamo costretti a osservare la morte generata da un ennesimo attacco di Israele su Gaza. Questa volta l’attacco è avvenuto con dei bombardamenti feroci sul campo profughi dell’ UNRWA a Rafah, bruciando vivi corpi di uomini, donne e bambinɜ. Rafah è l’ultimo “luogo sicuro” (se ancora possiamo chiamarlo così), l’ultimo tassello per Israele per completare questo progetto mostruoso di genocidio dell’ intero popolo palestinese.
Le immagini di ieri e di questi ultimi 6 mesi non ci lasciano impassibili. Non possono.
Mentre in questi mesi Israele ha continuato con efferatezza i suoi attacchi, sono state inutili le risoluzioni ONU o le sentenze della Corte Penale Internazionale.
L’Occidente non si smuove davanti al massacro di un popolo, ma anzi continua a inviare armi e a alimentare i finanziamenti per un’ economia di guerra, perseguendo una logica coloniale per cui alcuni popoli sono subumani e conquistabili.
Arrivati ad oggi però questa logica deve essere ribaltata.
Rafah e i 2 milioni di palestinesi rifugiati vanno difesi e noi tuttə dobbiamo continuare la mobilitazione per un cessate il fuoco immediato!
Le acampade universitarie continuano da settimane per dimostrare solidarietà al popolo palestinese, fare pressione sui governi occidentali, complici di questo genocidio, e per rompere ogni accordo che le istituzioni universitarie hanno con Israele e con il settore delle armi, tra cui l’azienda italiana Leonardo, che ha il primato e che ancora commercia armi con Israele.
Guardando alle esperienze universitarie,
vogliamo anche noi tornare nelle piazze e nelle strade di Reggio Emilia, per non permettere la “normalizzazione” di ciò che sta accadendo.
La ricaduta immediata colpirà come sempre in basso, in primo luogo tutte quelle persone e progetti politici che invece lavorano da anni per una Palestina ed un medio oriente più giusto e libero.
Per quanto la nostra incisività ci sembri limitata non possiamo ritirarci davanti a questa inevitabile escalation del conflitto che trasformerà gli assetti globali e locali.
Scendiamo in piazza ancora una volta in solidarietà del popolo palestinese, per pretendere un cessate il fuoco immediato su Rafah e per un intervento concreto per mettere fine al colonialismo sionista.
ALL EYES ON RAFAH! CORTEO H. 15 QUESTO SABATO DALLA GABELLA DI VIA ROMA
Comunicato degli spazi sociali in merito all’occupazione di SOLDOUT a #ReggioEmilia del 1-5 maggio.
Dopo alcuni giorni dalla chiusura di SOLD OUT all’interno degli Ex Poliambulatori Liberati di via Monte San Michele, proviamo a restituire queste importanti e vissute giornate di riappropriazione e rilancio politico per noi, e crediamo anche, per le lotte che ci attendono.
Prima di tutto pensiamo sia importante riconsegnare l’accoglienza che abbiamo ricevuto dai residenti del quartiere, che hanno ascoltato le nostre ragioni, condiviso con noi difficoltà e desideri, sostenuto l’occupazione. Questa accoglienza non scontata è stata fondamentale per creare quelle che sono state delle giornate ricche di politica dal basso.
Siamo uscit3 da Sold Out con elementi in più, con prospettive di avanzamento, con persone nuove con cui cospirare per la città da trasformare.
Siamo entrati in uno spazio abbandonato da quattro anni in pieno centro storico, un ex presidio sanitario pubblico, smantellato, dislocato, e messo all’asta sul mercato. Ancora non sappiamo l’esito di questa seconda asta, chiusa il 7 maggio, ma presto vedremo se la denuncia dal basso è stata accolta o se è proseguita la svenduta al miglior offerente.
Abbiamo liberato un luogo di cura sottraendolo per alcuni giorni alla rendita privata a cui è destinato. Partendo da questi due elementi si sono sviluppati gli incontri e i ragionamenti collettivi sulla città, mettendo quindi al centro due diritti fondamentali: il diritto alla salute e il diritto all’abitare.
La Salute Si-Cura
Siamo volut3 partire proprio dal diritto alla salute, per il significato a cui appartiene il luogo che abbiamo riaperto.
La trasformazione del SSN dagli anni 2000 a oggi, dalla transazione delle Unità Sanitarie Locali a Aziende Sanitarie (con autonomia organizzata), ha attivato dei processi di saccheggio della salute pubblica: L’ introduzione del ticket, le liste d’attesa lunghissime, l’ingresso dei privati nella gestione dei servizi, accorpamento e centralizzazione delle funzioni dei presidi sanitari, precarietà del lavoro.
Questo è un ispido percorso a ostacoli per l’accesso alle cure.
La logica odierna del servizio sanitario nazionale crea incredibili crepe nel garantire il diritto alla salute per tutt3, basti pensare alle enormi disparità tra Nord e Sud Italia. L’esodo di persone che dal Meridione vengono in Emilia Romagna viene narrato dalla Regione come un vanto per “l’eccellenza” dei nostri servizi, ma è il risultato di un sistema malato e iniquo, che dalla Pandemia ne è uscito ancora più disastrato.
L’apertura del “MIRE” al Santa Maria Nuova è un altro pezzetto di questa alterazione del SSN.Il Mire è un progetto d’eccellenza, con diversi investimenti soprattutto in iper-tecnologia, più che in capitale umano, una punta di diamante che però sorge a seguito della chiusura del punto nascite a Scandiano e Castelnovo Ne’ Monti, a un’ora di distanza in ambulanza da Reggio. La chiusura di due punti nascite non può essere semplicemente nascosta con l’investimento in aperture di reparti al Santa Maria Nuova o di Case di Comunità, spesso più progetti vetrina che funzionali, basti guardare alla Lombardia in cui i servizi e il personale mancano e quindi si delegano questi luoghi alla gestione privata.
La provincia diventa sempre di più scoperta da risposte immediate alle esigenze, così come anche i quartieri della città, esempio lampante è Via Monte San Michele.
Abbiamo bisogno di luoghi di prossimità, tra i più importanti i consultori. Un tempo questi erano spazi di cura nati dalle lotte dei movimenti femministi, dal bisogno di autodeterminare i propri corpi e di creare una rete di relazioni. Oggi si stanno progressivamente chiudendo (da nove siamo a passati a due sul territorio reggiano), svuotandoli di funzionalità e sovraccaricando di lavoro il poco personale sanitario presente. Questa mancanza di tutela di spazi così importanti per donne, soggettività trans e giovani ha portato all’emendamento della 194 che permette ai “pro-vita” di entrarvi, finanziati con sussidi pubblici, per propagandare una morale cattolica e sessista contro le persone con utero che cercano supporto, e non un’inquisizione, nella libera scelta di abortire.
Abbiamo allora bisogno di mobilitarci per la difesa e la rivoluzione della sanità pubblica, di rimettere al centro la “cura” e qualificarla, ripartendo da ciò che il transfemminismo ci insegna, infrangendo la gestione privata e aziendale del diritto alla salute.
Dobbiamo proteggere i consultori e impedire l’ingresso degli antiabortisti, tutelare la nostra libertà di scelta e farlo attraverso una battaglia che rivendichi giustizia riproduttiva e una medicina di genere non costruita sul maschio bianco-etero-cis.
Possiamo farlo partendo dalle nostre esperienze politiche e competenze, creando spazi autonomi dove i diversi bisogni possano essere il motore che accende il nostro dissenso.
Reclaim the City
Diritto alla casa è diritto alla città.
Partendo dai Poliambulatori Liberati la volontà espressa è di contrastare lo sviluppo urbano dettato da speculatori e privati che generano profitto su luoghi che devono diventare o tornare ad essere beni comuni e presidi territoriali.
La politica cittadina deve farsi carico della crescente esclusione di cittadin3 dal mercato degli affitti e assumersi il dovere di frenare la speculazione immobiliare a Reggio Emilia, dagli appartamenti sfitti agli affitti brevi, perché una “città dei diritti” (cit.) deve in primis garantire l’accesso alla casa per tutt3, e promuovere e facilitare la nascita di spazi di aggregazione e cultura svincolati da logiche di consumo che rendano Reggio vissuta da tutt3.
La nostra città è investita da processi di gentrificazione mascherati da riqualificazione. Nelle assemblee è emerso un significato diverso di rigenerazione urbana in antitesi con quello neoliberale che domina il dibattito pubblico. La nostra riqualificazione rivendica per esempio un centro storico sottratto alla commercializzazione totale, un luogo che torni ad essere quartiere, pubblico, abitato, politico e vissuto oltre lo shopping. Rivendica un turismo sostenibile che non specula su chi accede ai servizi della città e che non si basi solo sull’attrazione dettata dalla logica dei grandi eventi, ma che valorizzi il tessuto sociale esistente.
È arrivato il momento di rompere il patto pubblico-privato per sancirne uno nuovo, quello tra pubblico e cittadinanza attiva.
Il candidato sindaco Massari ha preso parola sulla nostra TAZ dichiarando che gli ex Poliambulatori sono considerati all’interno del PRU (programma di recupero urbano) per essere destinati a un’area polifunzionale, residenziale, convenzionata con privati. Ribadiamo che è esattamente questo il modello che denunciamo e che non è più accettabile e sostenibile.La prossima amministrazione deve distanziarsi da questa logica, che è causa dell’aumento di disuguaglianze sociali, e che affida l’investimento di soldi pubblici in progetti contraddittori, spesso in mano a imprenditori del malaffare, in questo senso l’arresto dell’Ad di Iren di pochi giorni fa è sufficiente per darci ragione.
Abbiamo assunto che dal basso costruiremo il nostro programma di recupero urbano, invitando tutt3 a una mappatura collettiva dei vuoti presenti a Reggio Emilia, per immaginarci nuove destinazioni e per risignificare gli spazi in funzione di un abitare sociale, contro la privatizzazione selvaggia. La promessa è che continueremo ad attaccare la rendita e a praticare conflitto.
Sold Out è stato quello che voleva essere: una breccia nella dormiente politica reggiana, una dimostrazione che la città è di chi la vive, ma soprattutto una chiamata ad allearsi per praticare l’impossibile, perché siamo convint3 che solo chi lotta per una Reggio accogliente, si-cura, transfemminista, sostenibile e di giustizia sociale ha la possibilità di dettare i termini per il futuro della nostra città e delle nostre vite.
Domenica siamo usciti dagli ex Poliambulatori con un piano, e lo metteremo in pratica.
Lab AQ16 – Collettivo Rabun – Città Migrante – Casa Bettola
Ieri ci siamo riappropriati di un luogo importante della città, uno spazio da alcuni anni privato alla cittadinanza e messo all’asta per rispondere alle logiche pervasive della speculazione immobiliare. Con l’apertura delle porte dei Poliambulatori di via Monte San Michele abbiamo voluto indicare la possibilità di invertire la tendenza della svendita del patrimonio comune e la privatizzazione dei servizi pubblici, per restituire i luoghi della città ad una funzione collettiva e i processi di gestione del territorio alla comunità.
Un Primo Maggio fuori dalle ritualità in cui si sono intrecciate diverse vertenze incarnate nelle nostre vite – dal lavoro all’educazione, dalla casa alla sanità – sempre più soggette a forme di precarizzazione e impoverimento. Lungo il corteo, caratterizzato da un forte protagonismo giovanile, questi temi sono stati legati da un filo rosso tenuto insieme da una molteplicità di voci: dalla lotta contro il lavoro povero, per il reddito e condizioni di lavoro dignitose, al contrasto ai tagli alla sanità pubblica, per la riapertura di luoghi di cura e prossimità come i consultori, dalla lotta contro la rendita, per il diritto all’abitare e il diritto alla città, alla mobilitazione studentesca contro la mercificazione dell’educazione e della formazione, per affermare la scuola come luogo di emancipazione e autodeterminazione.
Una giornata che non rappresenta un punto di arrivo ma un momento per creare continuità e rilanciare in avanti.
Ci vediamo questa settimana a “Sold out” in via Monte San Michele 8!
– GIOVEDÌ 2 MAGGIO
ORE 18:30 – ‘La salute si-cura’
assemblea pubblica transfemminista
– VENERDÌ 3 MAGGIO
ORE 18:30 – ‘Reclaim the city’
assemblea sul diritto all’abitare
ORE 20:00 – a dialogo con CHEAP, presentazione del libro “Disobbedite con generosità”
– SABATO 4 MAGGIO
ORE 16:00 – ‘Praticare l’impossibile’, assemblea plenaria
Spazi sociali di Reggio Emilia | Lab AQ16 | Casa Bettola Casa Cantoniera Autogestita | Città Migrante | Collettivo Rabûn | ADL Cobas Emilia Romagna
📍 Ritrovo alle 21:30 a #CasaBettola (via Martiri della Bettola 6)
Il 24 aprile è il giorno della liberazione della nostra città dal nazifascismo.
Come antifascistə militantə da anni ci piace attraversare questa data (che apre al 25 aprile) insieme, attraversando strade e quartieri della città e lasciando il segno della Resistenza che ieri come oggi siamo chiamati a portare avanti, affinché le conquiste della lotta partigiana non vengano smantellate dai governi di destra, in Italia come in Europa.
In un momento storico in cui l’azione antifascista e la libertà dellə antifa sono in pericolo è necessario esserci, visibili e determinatə!
Ci vediamo mercoledì 24 a Casa Bettola per muoverci dopo pizzata verso il centro storico!
#freeallantifas 🚩
LABAQ16 – CASA BETTOLA – CITTÀ MIGRANTE – COLLETTIVO RABUN
Questo #primomaggio torneremo nelle strade di #ReggioEmilia con un corteo autonomo da quello dei sindacati confederali, per rappresentare al meglio la nostra comunità e 𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐞 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐞 𝐝𝐢 𝐦𝐮𝐭𝐮𝐨 𝐬𝐨𝐜𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨, 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐫𝐚𝐳𝐳𝐢𝐬𝐭𝐞, 𝐭𝐫𝐚𝐧𝐬𝐟𝐞𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐞 𝐚𝐧𝐭𝐢𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐞.
𝐔𝐧 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐯𝐞𝐫𝐠𝐞𝐧𝐳𝐚 di tutte quelle realtà e singoli che si vivono sulla propria pelle 𝐥’𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨, in una situazione dove anche chi lavora si trova spesso ad essere sotto la soglia di povertà e non ha garantito i 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐟𝐨𝐧𝐝𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐢 𝐞 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐥𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚, 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞, 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 𝐞 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐟𝐮𝐭𝐮𝐫𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚 𝐯𝐞𝐧𝐢𝐫𝐞.
In un momento storico in cui il 𝐜𝐚𝐫𝐨𝐯𝐢𝐭𝐚 intrecciato con il 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐨 crea profonde disuguaglianze sociali, si sceglie deliberatamente uno sviluppo della città che attrae forze economiche e che esclude le persone più fragili,𝐢𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐞𝐜𝐮𝐫𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐞 𝐞 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐚𝐥𝐢𝐳𝐳𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐢ù 𝐝𝐞𝐛𝐨𝐥𝟑, invece di risanare uno Stato sociale, ormai da anni in declino.
𝗔 𝗥𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗘𝗺𝗶𝗹𝗶𝗮 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝟰𝟬𝟬 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗔𝗖𝗘𝗥 𝘃𝘂𝗼𝘁𝗶 𝗲 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝟯𝟬𝟬𝟬 𝗹𝗲 𝗰𝗮𝘀𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗲𝘁à 𝗹𝗮𝘀𝗰𝗶𝗮𝘁𝗲 𝘀𝗳𝗶𝘁𝘁𝗲.𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗶ù 𝗱𝗲𝗯𝗼𝗹𝟯
Questo già un anno fa è stato portato nelle nostre piazze per far sì che il Comune si prendesse la responsabilità di rimediare e rendere il prima possibile agibili questi appartamenti, ma da allora ancora nulla è stato fatto.
𝐕𝐢𝐯𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭à 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐞𝐬𝐬𝐢 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐭𝐫𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐯𝐞𝐧𝐝𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐨 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐨 𝐬𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐫𝐞. Basta guardare allo spazio delle reggiane, da luogo abbandonato è oggi sì riqualificato, ma non pubblico e distante dagl3 abitant3 del quartiere.
Scendiamo in piazza il 1 maggio anche perché 𝐧𝐨𝐧 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭à 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐚, 𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐚𝐯𝐯𝐞𝐫𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐠𝐚𝐧𝐨 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐞 𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐨𝐫𝐬𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐩𝐞𝐫𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥ɜ 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐞𝐫 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐫𝐚𝐝𝐢𝐜𝐢 in una città davvero fatta a misura di ogni singolo student3, partendo in primis dall’accesso alla casa, a studentati pubblici e a dei servizi capaci di incontrare le esigenze dei più giovani.
Vogliamo un primo maggio contro il lavoro povero e le politiche di un governo autoritario che in poco più di un anno ha tolto il RDC, il contributo per gli affitti, ha continuato ad esternalizzare il welfare pubblico, ha deregolamentato gli appalti e continua a finanziare le guerre.
Queste misure sono state introdotte in un momento dove il carovita e l’inflazione hanno eroso 4000 euro di potere di acquisto alla popolazione negli ultimi due anni con i salari fermi agli anni 90, unico paese in Europa.
𝐔𝐧 𝐠𝐨𝐯𝐞𝐫𝐧𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐢𝐭à 𝐜𝐨𝐧 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐜𝐞𝐝𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚 𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐱𝐭𝐫𝐚-𝐩𝐫𝐨𝐟𝐢𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐛𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐮𝐥𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐧𝐚𝐥𝐳𝐚𝐭𝐨 𝐥𝐞 𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐦𝐮𝐭𝐮𝐢, non mette freni al libero mercato dell’energia e dei carburanti lasciando la possibilità di speculare sui i costi delle bollette e dei carburanti lasciandoci in balia del libero mercato.
Siamo in un paese dove chi ci governa non ha la volontà di favorire una riconversione ecologica che impone una trasformazione e i costi agli industriali che da decenni ricevono sgravi fiscali pubblici ed in cambio ci ripagano con modalità di produzione che inquinano i territori, precarietà e lavoro povero, con le ricadute sociali che impattano con i territori creando sempre piu’ insicurezza.
In questo contesto 𝐥𝐞 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐢𝐧𝐝𝐚𝐜𝐚𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐝𝐞𝐫𝐚𝐥𝐢 𝐫𝐢𝐦𝐚𝐧𝐠𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐢𝐧𝐟𝐥𝐮𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐞 𝐭𝐢𝐦𝐢𝐝𝐞 rispetto al preoccupante contesto in cui ci ritroviamo, più preoccupati della propria esistenza che di creare mobilitazioni in grado di conquistare diritti.
Saremo in strada il primo maggio portando le lotte quotidiane 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐩𝐨𝐯𝐞𝐫𝐨, 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐚𝐬𝐚, 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐝𝐢𝐫𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐥𝐮𝐭𝐞 𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚, 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐢𝐬𝐦𝐨, 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐚 𝐞 𝐜𝐢 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐧𝐨𝐧 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐦𝐚 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝟑 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐛𝐚𝐫𝐜𝐚 𝐞 𝐜𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐮𝐫𝐚 𝐠𝐥𝐢 𝐮𝐧𝐢 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢.
Continueremo giorno per giorno a lottare su tutti questi temi continuando a costruire una nuova forma di sindacalismo sociale che incida in modo radicale nelle lotte quotidiane strappando maggiori diritti per tutt3.
Continueremo a lottare per costruire una città inclusiva, in cui gli spazi urbani non siano abbandonati o un mero presidio di polizia ma spazi collettivi, di incontro, di decisionalità politica. 𝐔𝐧𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭à 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐥𝟑 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐚𝐧𝐭𝟑 𝐝𝐢 𝐞𝐭à, 𝐞𝐭𝐧𝐢𝐚 𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐚𝐧𝐨 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐭𝐚𝐠𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢 nel determinare l’uso delle risorse all’interno delle scuole, dei quartieri, nelle strade.
𝗟’ 𝟭 𝗠𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢 𝗧𝗨𝗧𝗧3 𝗜𝗡 𝗣𝗜𝗔𝗭𝗭𝗔! 𝗖𝗢𝗡𝗖𝗘𝗡𝗧𝗥𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗛.𝟭𝟰:𝟯𝟬 𝗔𝗟𝗟𝗔 𝗚𝗔𝗕𝗘𝗟𝗟𝗔 (𝗩𝗜𝗔 𝗥𝗢𝗠𝗔)
LABAQ16 – CITTA’ MIGRANTE – CASA BETTOLA – ADL COBAS – COLLETTIVO RABUN
La Road Map per il diritto di asilo e la libertà di movimento arriva a #ReggioEmilia
Il 6 aprile alle 17.00, presso la sede di Città Migrante – Viale Risorgimento 2/1 Reggio Emilia – ci troveremo per un incontro di formazione per esaminare il patto e le sue ricadute sull’Italia.
Verso la fine del diritto d’asilo in Europa?
Durante l’incontro, introdotto da Federica Zambelli (Città Migrante), Gianfranco Schiavone (CIS e ASGI) analizzerà i momenti chiave della storia del Patto Europeo che hanno portato alle recenti riforme che, il 20 dicembre 2023, hanno portato il Consiglio e il Parlamento europeo ad un accordo su quattro regolamenti chiave sottoposti a voto finale di approvazione da parte del Parlamento, prevista per metà aprile 2024:
1) un nuovo regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione (detto Reg. Ramm) che sostituisce il vigente Reg. Dublino III;
2) l’introduzione di un nuovo regolamento finalizzato alla gestione delle migrazione e in caso di crisi;
3) l’introduzione di un nuovo regolamento che introduce una procedura di screening alla frontiera;
4) la riforma della Direttiva 2013/32/Ue in materia di procedura comune di asilo adottando al suo posto un più stringente Regolamento.
Ci interrogheremo su quali siano le finalità della riforma, su quali rischi tale riforma comporterà per il sistema di asilo in UE, nonché sulle conseguenze della cessione delle responsabilità giuridiche – imposte dagli accordi internazionali – su paesi terzi.
Presenti in qualità di organizzatori:
Ass. Città Migrante,
Avvocato di Strada – Reggio Emilia, Passaparola,
Ass. Partecipazione,
Gruppo Laico Missionario,
Coop Vivere la Collina,
Cooperativa Centro Sociale “Papa Giovanni XXIII” – s.c.s. Onlus