Buon compleanno Stazione di Santa Croce!

L’associazione Città Migrante, a partire da marzo dello scorso hanno si è trasferita all’interno della Stazione di Santa Croce
In questo nuovo spazio l’associazione continua a portare avanti i suoi progetti: due scuole di italiano, uno sportello migranti e uno per il diritto alla salute, la ciclofficina “Raggi resistenti”, il progetto “Cucine senza frontiere” e uno spazio abitativo di accoglienza autogestita al piano superiore dello stabile.
Inoltre lo Spazio della Stazione oggi si trasforma in luogo di dibattito , di incontro e scambio e di proiezioni di film con il nuovo progetto della Cine-stazione.


In questa nuova sede Città Migrante sancisce il suo “passaggio” da associazione a spazio sociale, un passaggio che ha avuto inizio da un’occupazione abitativa ed è proseguito con un complesso e partecipato percorso. Grazie al sostegno e al contributo di tante tanti l’associazione Città Migrante arriva alla Stazione di Santa Croce vincendo una manifestazione di interesse con un conseguente  atto di concessione delle Ferrovie Emilia Romagna che cedono immobili in disuso ad utilizzo sociale affinché vengano abitati e ristrutturati. L’atto di concessione prevede che l’associazione si faccia carico della ristrutturazione, della manutenzione e della gestione quotidiana dello stabile.
Oggi, a un anno da questo importante passaggio, forti del nostro passato e pronti a guardare al futuro, affrontiamo una riflessione con lo sguardo dentro e fuori dalle mura di questa speciale stazione.

A Reggio Emilia, come in gran parte del territorio nazionale, il dibattito pubblico sulla questione migranti è divenuto centrale, purtroppo però in maniera distruttiva, per il migrante e per l’intera società.
Se un tempo la questione veniva affrontata con  queste modalità unicamente da chi, per ideologia, contrastava il naturale fenomeno delle migrazioni a prescindere, oggi è diverso. Oggi il migrante è divenuto per tanti il più appetibile capro espiatorio a cui addossare le colpe di una società malandata.
È divenuto normale puntare il dito contro chi viene considerato diverso, giustificandosi con la paura, paura che dà il via e legittima sempre più la violenza, a volte una violenza subdola, nascosta dietro una tastiera, ma altrettanto dolorosa e lesiva della dignità, ma anche, una violenza che si sta pericolosamente materializzando.
La paura è un’emozione che tutti proviamo, e quindi merita attenzione
Lo sanno bene i leader dei movimenti xenofobi, chi con la paura ci costruisce gli slogan elettorali e chi la paura e l’odio li fomenta tutti i giorni, per i propri interessi.

Noi, come associazione ci troviamo oggi nel quartiere di Santa Croce. Un quartiere abitato da un alto numero di migranti, da persone che sono riuscite con il tempo a costruirsi una vita dignitosa, ma anche da chi non ce l’ha fatta, dalle tante vittime delle politiche sull’immigrazione, le vittime delle frontiere, i sopravvissuti al mare che oggi vivono nel ghetto delle Reggiane, una realtà dolorosa, che la nostra città spesso preferisce non vedere, se non ignorare, uno spazio che cancella la dignità e che fa paura.

La povertà fa paura, certo.
Perché dove c’è povertà, dove c’è sofferenza, dove c’è disuguaglianza, si genera inevitabilmente una società malata.
Ma è davvero questa l’unica strada possibile?
Come si pone la nostra associazione all’interno di un contesto così complesso e contraddittorio?
A qualcuno piace definirci  buonisti, ma noi crediamo di non essere né buonisti né buoni, semplicemente non ci accontentiamo di soluzioni preconfezionate, ma cerchiamo in primo luogo di fare quotidianamente riflessioni  lucide rispetto a ciò che ci circonda.
Crediamo che nulla potrà fermare le migrazioni, sono sempre esistite e sempre esisteranno. Possiamo solo scegliere di renderle più umane.

Cosa fare dunque, nel quotidiano?
Su un piano nazionale e internazionale possiamo batterci insieme a tante e tanti per combattere le leggi assurde che sono alla base di questo disastro umano.
Ma crediamo fortemente nell’importanza di agire all’interno dei  nostri territori, di parlare con le persone, di raccontare, di confrontarci e di trovare insieme un’altra strada possibile.

Perché questo sia possibile partiamo dal presupposto che i migranti non sono  semplicemente un fenomeno sociale, ma persone, e come tali vanno considerate.
Spesso queste persone hanno vissuto storie dolorose, storie che ascoltiamo e che feriscono anche noi, provocandoci una grande rabbia.
Tuttavia crediamo che sia importante trasformare questa rabbia in altro e che i migranti, queste persone, abbiano il diritto di rinunciare al ruolo di vittime e divenire protagoniste attive di un processo di cambiamento, attraverso un percorso di autodeterminazione.
È questo quello che tutti i giorni le attiviste e gli attivisti della nostra associazione si impegnano a fare attraverso i diversi progetti che da anni portiamo avanti.
Così, le nostre scuole di italiano diventano non solo luoghi di apprendimento, ma occasioni  di scambio e di costruzione di relazioni significative.
Lo sportello diventa uno strumento per conoscere i propri diritti ed essere in grado di difenderli, la ciclofficina si trasforma in uno spazio in cui apprendere nuove competenze spendibili in ambito lavorativo, e il progetto Cucine senza Frontiere diventa un modo per tanti di raccontarci un pezzetto della propria cultura, oltre che un modo per i molti che partecipano a queste serate di contribuire alla realizzazione dei progetti, che così non sono solo “nostri”, ma diventano progetti di una comunità accogliente.

I lavori di recupero e ripristino che l’edificio della stazione richiede, e le spese per la luce, il riscaldamento e l’acqua,  per mantenere vivo lo spazio e renderlo un luogo accogliente per tutte e tutti sono per Città Migrante una sfida quotidiana che attraverso il lavoro collettivo e il contributo di tanti e tanti fanno della Stazione di Santa Croce uno spazio della città accogliente.
Tutto questo vuol dire dialogo, vuol dire conoscenza, vuol dire sconfiggere la paura e scegliere di restare umani.