Un uomo è morto a #ReggioEmilia dopo essere stato colpito da un #Taser durante un intervento di polizia. Non è un caso isolato. È l’ennesima morte che si consuma nel silenzio istituzionale, tra comunicati di circostanza e difese automatiche. Ma non basta più invocare “le regole d’ingaggio” o “l’attesa dell’autopsia”. Il Taser è uno strumento di violenza, e la sua legittimazione è una scelta politica precisa.
La narrazione che lo descrive come “alternativa non letale” è una mistificazione. Il Taser immobilizza attraverso scariche elettriche che possono provocare arresti cardiaci, crisi respiratorie, traumi. Viene usato su persone in stato di alterazione, disagio psichico, fragilità estrema. E ogni volta che accade, la responsabilità viene scaricata sulla vittima, mai sul dispositivo, mai sulla cultura dell’intervento.
Questa morte è il risultato di una deriva autoritaria che trasforma il disagio in minaccia, la sofferenza in pericolo, la marginalità in bersaglio. Non è sicurezza: è repressione. Non è tutela: è abuso. E ogni volta che un sindacato difende l’operato “senza esitazioni”, si legittima un sistema che uccide.
Il Taser non è uno strumento neutro. È parte di un modello di gestione del conflitto che punta alla neutralizzazione immediata, all’azzeramento del contesto, alla cancellazione della complessità. È il sintomo di uno Stato che non sa ascoltare, non sa mediare, non sa prendersi cura. E che risponde con la forza anche quando la forza è l’ultima cosa che serve.
Amnesty International ha definito il Taser un “strumento di tortura”, denunciandone l’uso eccessivo e sproporzionato in tutto il mondo. L’organizzazione ha più volte sottolineato come la sua classificazione come “arma non letale” porti a un impiego troppo disinvolto, soprattutto contro persone con condizioni di salute compromesse, aumentando il rischio di esiti fatali. In Italia, nonostante le segnalazioni e i casi di morte, il Taser continua a essere distribuito e difeso, senza alcun monitoraggio indipendente.
Chiediamo la sospensione immediata dell’uso del Taser da parte delle forze dell’ordine. Chiediamo che si apra un’indagine indipendente, non gestita dalle stesse istituzioni coinvolte. Chiediamo che si smetta di trattare le vite fragili come minacce da neutralizzare. Questa non è una tragedia inevitabile. È una responsabilità precisa. È una scelta. Ed è inaccettabile.
