Una nuova occupazione abitativa -Il nostro piano casa: recuperare le case abbandonate per recuperare diritti e dignità!

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Le video interviste

Federica- Ass. Città Migrante

Dansa – un abitante della nuova casa occupata

Makan un abitante della nuova casa occupata

Doten- un abitante della nuova casa occupata

 

Questa mattina, mentre nel centro di Reggio Emilia si monta il palco per Matteo Renzi, in periferia della città una casa abbandonata è stata occupata e restituita alla collettività. In occasione della visita del presidente del Consiglio ci siamo riappropriati del diritto all’abitare, presentando il nostro piano casa: recuperare le case vuote per recuperare diritti e dignità.

La casa di via Gramsci 44 si trova nell’Area Nord, una parte della città che più di altri rappresenta il nuovo cantiere della rendita immobiliare e finanziaria. Con l’apertura di una delle tante case abbandonate di questo territorio, che scorre tra la stazione dell’Alta Velocità  e i ponti di Calatrava, ribadiamo che l’unica grande opera che vogliamo è casa e reddito per tutti.

Durante la mattina i nuovi abitanti della casa, cinque profughi della cosiddetta emergenza nord-africa del 2011, hanno iniziato il lavoro di recupero dello stabile, praticando un’alternativa alla città in cui migliaia di case sono vuote mentre sempre più persone sono costrette a dormire in strada.

Non ci siamo solo riappropriati di una casa, ma del diritto alla città, inteso come diritto collettivo di determinare lo sviluppo e la gestione del territorio che abitiamo. Perché oggi per garantire una casa per tutte e tutti è necessario un vero è proprio cambio di paradigma; recuperando il patrimonio immobiliare esistente invece di consumare altro suolo, riconvertendo gli immobili confiscati alla malavita in uso abitativo e sociale, bloccando gli sfratti esecutivi e riconoscendo la residenza di tutte le persone senza casa che vivono nel territorio cittadino per poter accedere ai servizi sanitari e sociali.

Per fare questo siamo consapevoli che non possiamo prescindere dallo scenario Europeo e le politiche della Troika: politiche che determinano il governo locale, allargando sempre di più lo spazio del mercato;  ristringendo lo spazio dei diritti, redistribuendo la ricchezza e le opportunità verso l’alto, scaricando i costi sociali e ambientali verso il basso.

Partiamo quindi da qui per collegarci ad altri territori in lotta durante la settimana di mobilitazione Europea dal 15 al 25 maggio, guardando verso la mobilitazione transnazionale del 11 luglio a Torino.

Come sempre questo è solo un nuovo inizio.

Città Migrante, Casa Bettola, Laboratorio AQ16

Per sostenere l’occupazione in via Gramsci 44 è importante il contributo di tutti. Al momento stiamo cercando: 5 reti, 5 materassi, 1 tavolo, 1 stufa a legna, mobilio da cucina, sedie, comodini, tavolini, cuscini, lenzuola, coperte, biciclette  tel 3498766244, mail cittamigrante@gmail.com

 


 

 

 

18 maggio- pullman da RE per manifestazione contro i CIE a Bologna

Domenica 18 maggio parteciperemo alla manifestazione a Bologna contro la riapertura del CIE. Partenza da Reggio con pullman alle ore 14
presso parcheggio Foro Boario (davanti al Lab aq16).
Prenotazioni pullman 3387663416

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L’appello di lancio della manifestazione dal sito del Progetto meltingpot Europa:

Bologna – Manifestazione contro la riapertura del CIE
Praticare il dissenso, solidarietà senza confini: impedire la riapertura del CIE di via Mattei

Mnifestazione domenica 18 maggio, ore 16
Partenza da Piazza XX Settembre Bologna

Il Ministero dell’Interno ha stanziato i finanziamenti per i lavori di riapertura del CIE di Via Mattei, il centro di detenzione per migranti che ha rappresentato una pagina nera nella storia di Bologna. Noi non siamo disponibili ad accettare la sua riapertura e riteniamo necessario opporre con forza il rifiuto di tutta la città a questa fabbrica di ingiustizia e sofferenza, che rinchiude e priva della libertà i migranti per il solo fatto di non avere o di aver perso il permesso di soggiorno. Per questo invitiamo tutte e tutti a costruire insieme una grande manifestazione per domenica 18 maggio.

Un rifiuto dimostrato in oltre quindici anni di lotte che, a Bologna come altrove, hanno espresso – dall’esterno e dall’interno di quelle gabbie – un’opposizione senza ambiguità all’aberrazione umana e giuridica rappresentata dai CIE. Battaglie che hanno denunciato come la detenzione amministrativa – prevista per la prima volta dalla legge Turco-Napolitano – sia funzionale ai dispositivi legislativi che mirano a sfruttare, ricattare, discriminare i migranti, come la legge Bossi-Fini. Grazie a questi percorsi di mobilitazione e al protagonismo dei migranti in lotta dentro e fuori i luoghi di lavoro si è consolidato un patrimonio di dissenso che ha indicato le responsabilità degli attori coinvolti, incluse le amministrazioni locali, oggi a favore della chiusura definitiva del CIE di via Mattei.

Ma non possiamo fermarci qui. Sappiamo che l’attuale chiusura del CIE è anche frutto di questo percorso di resistenza, tuttavia siamo consapevoli che la politica nazionale ed europea in materia di migrazione e asilo prosegue nella direzione del blocco selettivo della libertà di movimento e dei percorsi individuali. Da un lato, è rafforzata la militarizzazione dei confini «materiali» e dei sistemi di respingimento/deportazione (come mostra la missione militare mare nostrum), dall’altro sono moltiplicate le barriere «immateriali» alla circolazione e all’inclusione nello spazio europeo. Ne sono esempio non solo le procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno che subordinano il diritto di restare al reddito e al contratto di lavoro, ma anche i requisiti di accesso al welfare, agli ammortizzatori sociali, alla previdenza. In tempi di crisi è ancor più evidente la logica escludente volta a costruire sempre nuovi confini, «materiali» e «immateriali», per cui casa, salute, istruzione, reddito sono trasformati da diritti a «privilegi» quasi irraggiungibili per gran parte della popolazione, migrante e non.

È ormai sotto gli occhi di tutti che le politiche di governo delle migrazioni, di cui sono espressione sistemi di confinamento come i CIE (ma anche i cosiddetti centri di accoglienza per richiedenti asilo – CARA), sono il terreno su cui si ridisegnano lo statuto complessivo della cittadinanza e le gerarchie dello sfruttamento. Basta considerare uno dei capisaldi dell’Unione Europea: la libera circolazione. Non solo essa è vietata per migranti e rifugiati (vale per questi ultimi il regolamento di Dublino), ma anche chi – pur essendo cittadino europeo – non soddisfa requisiti di reddito e residenza deve rinunciare ai diritti previsti dai singoli Stati dell’Unione. Ecco allora che l’inaccettabile discriminazione tra cittadini comunitari e non si riproduce in forme di differenziazione e gerarchizzazione anche fra gli stessi comunitari, come mostrano le richieste dei primi ministri, inglese e tedesco, di introdurre quote di ingresso per gli europei, l’allontanamento dal Belgio di cittadini italiani, quello di cittadini romeni di minoranza rom da molti Stati membri, senza sottovalutare le conseguenze del recente referendum in Svizzera.

Le stesse forme di segregazione e governo della mobilità delle persone vengono attuate anche fuori dai confini europei, a livello globale, andando a delineare nuove geografie della disuguaglianza lungo linee di classe, ’razza’ e genere. Il governo del lavoro migrante su scala globale si gioca anche sulla costruzione di centri di detenzione nelle frontiere esterne dell’Europa, dall’Ucraina alla Libia, ottenuta in cambio di investimenti e vantaggi commerciali.

Di fronte a politiche europee e nazionali che mirano a separare e diversificare, ci sentiamo sempre più uniti nelle nostre differenze e condizioni. Alla minaccia dell’egoismo e dell’indifferenza reagiremo il 18 maggio, all’interno della settimana di mobilitazione promossa tra gli altri dal coordinamento Europeo Blockupy, con solidarietà e determinazione, consapevoli che libertà e democrazia sono da reinventare e costruire attivamente dalla parte dei migranti, per il diritto a una vita degna per tutti/e, partendo dall’opposizione a tutti gli strumenti del razzismo istituzionale come i centri di detenzione e identificazione.

Lanciamo per questo un’assemblea cittadina giovedì 8 maggio alle 20.30 presso Làbas occupato, per costruire insieme una grande giornata di lotta nell’ambito della mobilitazione europea.

Adl Cobas, Carovana Europea Bruxelles 2014, Cobas Bologna, Coordinamento Migranti, Cs TPO, Hic Sunt Leones Football antirazzista, Làbas occupato, RID/CommuniaNetwork, ∫connessioni precarie, Scuola Kalima Tpo, SIM – scuola di italiano con migranti Xm24, Sportello medico-legale Xm24, Sportello Migranti Tpo, Unione sindacale italiana – Associazione internazionale dei lavoratori – lavoratori e lavoratrici anarchici, Vag61, Casa Bettola reggio Emilia, Associazione Città Migrante Reggio Emilia, Lab Aq16 Reggio Emilia, Lab. Paz Project Rimini, Casa Madiba Occupata Rimini, Associazione SOS Donna Bologna, Compagnia teatrale Cantieri Meticci Bologna, Atlantide R-esiste Bologna, Sportello Migranti Universo Bologna, …

#NoCieNoCara #BastaBossiFini #NoBorderRegime #StopDetention

Per adesioni: nocienocara@gmail.com

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/305128942972564/

11 maggio- Assemblea nazionale contro l’emergenza-collegamento da Casa Bettola

Domenica 11 maggio ore 16 presso Casa Bettola,
(Via Martiri della Bettola 6 RE)

ci colleghiamo all’assemblea nazionale on line contro l’emergenza.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare!

11 maggio

Dal sito del Progetto Meltingpot Europa
Domenica 11 maggio 2014 – Assemblea nazionale contro l’emergenza
Alle ore 16.00 in web conference. Iscrizioni a redazione@meltingpot.org

Da qualche mese ormai sono ricominciati gli arrivi di persone via mare sulle coste siciliane. Ed ancora una volta tutto è dominato dalla retorica dell’emergenza.E come sempre si tratta dell’ennesima occasione per imporre modalità fuori dalle regole, prassi arbitrarie e violazioni dei diritti.
Si parla come sempre di invasione con dichiarazioni shock ed allarmi. Eppure, guardando a ciò che avviene oltre i confini europei troviamo decine di conflitti, dalla Siria al Corno d’Africa, dall’est Europa alla fascia sub sahariana che producono la fuga di milioni di persone torturate, imprigionate, perseguitate.
Ci dicono che l’unica risposta possibile è l’operazione Mare Nostrum, come se l’unico problema fossero le morti nel “nostro mare” e non continuassero invece ad avvenire lontane dai nostri occhi. Al tempo stesso il Governo ha ancora una volta improvvisato in tema di accoglienza. Non mancano i respingimenti e le deportazioni, ma per chi invece raggiunge le nostre coste il destino è ancora una volta quello di una accoglienza improvvisata, fuori dai circuiti ufficiali, una nuova occasione per gonfiare le tasche di molti.
Intanto gli insopportabili confini interni dell’Europa ingabbiano chi raggiunge l’Italia costringendo migliaia di persone a superare le frontiere imposte dagli Stati UE di nascosto.

Crediamo che tutt questo debba necessariamente trovare risposta. Una risposta collettiva e condivisa, nello spirito della Carta di Lampedusa, riprendendo collettivamente la sfida per la costruzione di “canali umanitari” veri, di percorsi accoglienza degna, di un diritto d’asilo europeo.
Oggi abbiamo bisogno di riprendere il filo di quel discorso aperto negli scorsi mesi per rimetterci in cammino. A partire dalle lotte che, come questi ultimi mesi ci hanno dimostrato, nelle battaglie per il diritto all’abitare per contro lo sfruttamento nella logistica, sono state ricche di un rinnovato protagonismo dei migranti, senza dimenticare la necessità di costruire un discorso che riesca ad invertire la retorica che ci viene imposta, quella dell’invasione ma anche quella dell’accoglienza caritatevole, due facce della stessa medaglia.
Perché sullo sfondo rimane l’imminente riapertura dei CIE di Milano e Bologna, una legge (la Bossi–Fini) ancora intatta che continua a produrre ricatti, permamenti violazioni del diritto d’asilo e contro tutto questo dobbiamo opporci.

Per questo proponiamo a tutti di ritrovarci insieme per mettere in condivisione ciò che sta accadendo nei nostri territori e costruire le iniziative dei prossimi mesi, domenica 11 maggio 2014, alle ore 16.00 attraverso la Global conferece, una assemblea on line che permetterà a tanti di collegarsi da diversi luoghi della penisola.

Una nuova occasione per ripartire insieme

L’Altra fotografia- la presentazione della “Città che vogliamo”

Si è conclusa l’iniziativa “L’altra fotografia” che ha visto le ex poste centrali di Reggio Emilia occupate e restituite alla città con eventi culturali e dibattiti politici. Ringraziamo tutte e tutti per la partecipazione, l’entusiasmo e la gioia nell’ aver attraversato queste giornate con il contributo prezioso che ognuno ha saputo dare. La città che vogliamo è questa e siamo in cammino per realizzarla insieme, le battaglie che ci aspettano sono molte ma pronti ad affrontarle.

I video interventi della presentazione della “Città che vogliamo”:

Feancesco Paone – Lab aq16

Simone Armini- Casa Bettola

Federica Zambelli – Ass. Città Migrante

Scarica la Città che vogliamo

Commento conclusivo delle giornate di occupazione di Daniele Codeluppi – Lab aq16

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Da Global Project : Reggio Emilia – Temporary Autonomous Zone: L’Altra fotografia
Liberato lo stabile delle ex poste centrali per tre giorni di intervento in città

Si è conclusa oggi l’occupazione che il centro sociale Aq16, lo spazio autogestito Casa Bettola e l’associazione Città Migrante hanno effettuato in centro storico per tre giorni di iniziative culturali e politiche.

E’ importante focalizzare il luogo e il tempo scelti per l’occupazione temporanea.

Le ex Poste Centrali di via sessi, a fianco di piazza martiri del 7 luglio, è uno stabile dismesso da circa un anno, acquisito da Montipò, insieme ad un altro stabile storico di Reggio Emilia, Palazzo Busetti, entrambi destinati alla riqualificazione in stabili commerciali.

Esempio palese della riconversione privatistica della proprietà pubblica alla quale si sta assistendo in molte parti d’italia e non solo, rappresenta il nuovo brand dell’accumulazione di capitale e di speculazione finanziaria sugli immobili, che assegna nuova verve al vecchio modello speculativo legato alla cementificazione selvaggia cui abbiamo assistito negli anni passati e che a Reggio Emilia si ripropone in una nuova veste con mire ambiziose di espansione sull’area Nord della città, oggi occupata da stazione AV MedioPadana e ancora in procinto di definizione del piano regolatore.

Non solo. La destinazione finale di questo stabile, come dell’altro già citato, definiscono un ulteriore passo sulla strada che porta alla commercializzazione degli spazi urbani dentro e attorno al centro storico, se non un vero e proprio processo di gentrificazione, che pure si dà in altre zone della città, un esproprio del potenziale urbano che esautora la cittadinanza, privandola della possibilità di intervenire nella configurazione dei luoghi che abita, conducendo ad un quasi definitivo svuotamento di piazze e strade in un tempo in cui, per altro, le condizioni di lavoro e di vita della stragrande maggioranza delle persone difficilmente consentono l’accesso a questi luoghi di consumo.

Il 1 Maggio – #1M – di quest’anno ha visto moltissime piazze europee, da Milano a Berlino da Parigi a Istanbul, e non solo, riempirsi di mobilitazioni che riappropriandosi del dato storico legato a questa data (più che della sua memoria), ha espresso con interventi diversi, su tematiche diverse, la volontà di rompere l’accerchiamento imposto dalla norma mainstream che istituzioni elettive e non elettive, formali e non formali, producono e sviluppano in una dialettica ad una sola voce, che marca gli accenti unicamente su profitto e finanziarizzazione, dimentica e indifferente del piano sociale. Si tratta di piazze e di mobilitazioni che guardano oltre il primo del mese per una primavera dei movimenti territoriale, europea e mediterranea al contempo, ed è in continuità con queste piazze e con questo piano politico che a Reggio Emilia si è scelto di occupare le ex Poste Centrali. Inserendosi in un luogo e in un tempo cittadini egemonizzati dalla campagna elettorale in corso per le amministrative e le europee, così come dal grande happening (culturale e profittevole) della Fotografia Europea, si è voluto aprire uno squarcio visivo nella consuetudine relazionale che intercorre oggi tra il cittadino e la politica, ovvero quel rapporto culturale di delega stigmatizzabile nella figura sociale del consumatore.

Lo spazio si aperto ponendosi in maniera alternativa e conflittuale rispetto al modello del grande evento e delle grandi opere (retaggio dell’Expo) secondo il quale si attirano capitali esterni non redistribuiti al territorio e si impone una deroga della norma soprattutto per quanto riguarda le relazioni lavorative, sottoposte ad un regime speciale di sfruttamento e speculazione.

Si è rotto il paradigma di delega per il quale si fanno richieste e si concedono promesse, presentando all’interno delle ex Poste Occupate, un programma, parziale e di parte, che all’interno dello spazio mediatico della campagna elettorale non promuove nessun candidato, ponendo invece la sua centralità sui conflitti sociali, le battaglie e i percorsi politici che quotidianamente, dal basso, vengono agiti, in forma aperta alla costruzione partecipativa e collettiva per la costruzione di un’altra città.

Moltissime le iniziative che spontaneamente hanno arricchito il programma di eventi e dibattiti previsto per le tre giornate, durante le quali in particolar modo si è approfondito i temi della casa e della cittadinanza con la partecipazione di Rete diritti in casa di Parma e di Casa Madiba di Rimini, e rispetto ai temi dell’ambiente e dei territori con un intervento di Gianni Tamino all’incontro che si è tenuto Sabato mattina.

Tre giornate che hanno visto l’attraversamento di centinaia di persone, che in uno spazio nuovo, aperto, temporaneo e non consueto, hanno espresso interessi e curiosità in certi casi originali rispetto alla possibilità di riappropriarsi della propria capacità politica di intervenire in città.

Una Zona Temporaneamente Autonoma, per aprire un varco che partendo da Reggio Emilia  presenti una Fotografia Alternativa del territorio e dell’Europa che si intende realizzare, che rilancia immediatamente le prossime iniziative europee di maggio e di luglio contro la Troika, gli OGM e la disoccupazione, annunciando sul territorio prossime future occupazioni.

 

Riaperta la sede storica delle poste di Reggio Emilia

Riaperta la sede storica delle poste di Reggio Emilia , via Sessi 3,
L’altra fotografia. 1-2-3 maggio eventi e dibatti per ripensare e costruire insieme la città che vogliamo! Vi aspettiamo
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Oggi città migrante compie sette anni. Festeggiamo liberando temporaneamente una zona della città, ex poste in via sessi 3, insieme al lab aq16 e Casa Bettola e a tutte e tutti quelli che vogliono contribuire a costruire una città dove al centro ci sia l territorio, le persone  e i diritti.

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